Manuale di decifrazione Vecchio Testamento

Il testo che segue è solo una sintesi, pensata per offrire una chiave in grado di elevare la coscienza a livelli superiori.

Struttura del testo biblico e il concetto di passaggio

L’intera Bibbia è costruita sul principio dell’apertura del portale e del passaggio avanti, che corrisponde a un cambio di coscienza. Il testo intreccia due livelli di narrazione.

Uno visibile, legato al falso concetto del credo, e uno nascosto, il codice cifrato, che rappresentano il transito dalla preesistenza (aldilà) alla manifestazione materiale aldiquà.

Non si basa su una cronologia storica, ma su una sequenza simbolica codificata, secondo il codice cifrato della Bibbia. Come afferma Isaia 46,10: “Dal principio annuncio la fine”, il testo biblico è strutturato non cronologicamente, ma come una sequenza per l’apertura del portale, fondata su chiavi di lettura specifiche come la radice delle parole, i sinonimi e la polisemia, i simboli e le metafore, il valore numerico (gematria), il Pardes (i quattro livelli di interpretazione), geometrie, date, coordinate spaziali, i quattro punti cardinali, collegamenti interni ed extra-biblici.

Questo codice funziona come una matrioska: contiene diversi livelli di lettura che si rivelano progressivamente. All’interno si sviluppa un concetto ciclico di progetto e mezzo, secondo una logica simbolica che nasconde e allo stesso tempo rivela. Il racconto stesso non si limita a narrare: crea e applica la regola, ripetendo continuamente lo schema di apertura del portale, passaggio avanti, creazione della rete di coscienza e sistema di controllo mentale.

Il concetto centrale si manifesta nella Pasqua, che non rappresenta un evento storico, ma un passaggio sospeso. Questo si compie automaticamente nel 53º anno, momento in cui si apre il portale. La sospensione viene decifrata nel codice come “Dio che non vuole Elohim avanti” (Elohim al plurale), segnalando che il passaggio avanti è atteso per il 182º anno, quando il compimento diventa attivo.

Questo avvenne dopo  la nascita dei ultimi 6 milioni che corrispondono alla realizzazione del

666 non è solo un numero, ma rappresenta la rete mentale completata.

La dimensione in cui viviamo non è creata, ma generata dal generatore di vita. Essa è infinita, ciclica e inviolabile. Le coscienze incarnate generano la materia in unione con questa forza primaria. L’entità chiamata Dio Satana non ha creato nulla, ma ha simulato la realtà sovrapponendo un sistema di controllo. Viviamo in un ciclo di 1182 anni, non in una creazione. Le coscienze provengono dal Generatore di Vita, e attraversano due cicli: generazione e incarnazione. L’inganno nasce quando Dio Satana separa la coscienza dalla sua origine. Il portale del 53ºanno collega visibile e invisibile. Non esiste una vera separazione. Nel primo ciclo il generatore di vita rende indipendenti 6 miliardi di coscienze. 200 milioni vengono usate da Dio Satana per degenerare la materia. Queste coscienze causano malattie e manipolano la materia. Manipolano anche il sistema endocrino e influenzano la sessualità. Nel secondo ciclo, le coscienze si incarnano. Esistono tre tipi di incarnazione: per conto del generatore di vita, per conto proprio, e per conto di Dio Satana. I 6000 incarnati iniziali RH- trasmettono la natura. Dopo nascono 60.000 nati per conto proprio. Seguono i 6 milioni, completando il ciclo 666 e attivando la rete mentale nel 182º anno. I 6 milioni comprendono alleati di Dio Satana e nati per conto proprio.

Il numero 666 è legato ai Generatori di Vita, portatori di informazioni sulla totalità della materia. Indica una struttura numerica precisa: 6.000 persone adulte messe dal Generatore di Vita all’inizio del ciclo, 60.000 reincarnati per conto proprio, e 6 milioni reincarnati per conto di Dio o per conto proprio. Nonostante la sua associazione apocalittica, non è un numero negativo. Nella Bibbia, 6,+6,+ 6, dà 18, che si riduce a 9, simbolo dell’aldilà e della Bestia. In ebraico, i valori numerici 45 e 47 associati al numero rimandano alla separazione dal Generatore di Vita, connessa al 182º anno.

Sistema di scrittura e progetto in sospeso.

Il testo biblico utilizza una struttura basata su un progetto ciclico di andata e ritorno. Tuttavia, questo percorso resta sospeso fino alla sua realizzazione, che avviene simbolicamente con la morte e resurrezione di Gesù.

La struttura del codice.

Ogni parola nella Bibbia è un simbolo. Ogni versetto è una formula. Ogni personaggio rappresenta una funzione astratta.

La scrittura fu affidata da Dio Satana agli scribi, che si trovavano in uno stato alterato di coscienza: ricevevano pensieri non propri, ma trasmessi. Così, attraverso queste menti collegate, è stata programmata l’umanità.

I concetti non devono essere letti letteralmente, ma decifrati.

Elohim non è un nome, ma una funzione: il potere sulla coscienza.

Pasqua non è un evento, ma un passaggio: l’apertura del portale.

La rivelazione: apertura del portale e passaggio avanti.

Il testo segue una logica nascosta ma costante: apertura del portale e passaggio avanti. È il percorso attraverso cui viene creata la rete mentale.

Apertura del portale (53º anno): inizio della presa mentale.

Passaggio avanti (182º anno): consolidamento della rete di coscienza 666, trasmissione del sistema solare, simulazione dell’universo e falsificazione della realtà.

Queste cifre non sono casuali: si nascondono nella genealogia biblica, mascherate nelle età dei patriarchi. L’intero tempo storico è solo una copertura di questo disegno cifrato.

La decifrazione che segue fa parte del processo di apertura del portale e del passaggio avanti, elementi fondamentali per comprendere ciò che è stato appena espresso. Il testo o il video associato è una sintesi.

Decifrazione simbolica di Genesi 1:1
In principio Dio creò il cielo e la terra. Questa non è una frase sull’origine del mondo, ma una chiave simbolica, un codice per comprendere la trasformazione della coscienza umana.
Attraverso l’analisi delle parole e delle lettere ebraiche emergono significati nascosti, legati al potere interiore e alla falsificazione della realtà.

“In principio”, Bereshit, non indica semplicemente un momento temporale ma si riferisce alla testa – Roshi in ebraico – simbolo di coscienza e identità umana. Indica l’inizio come il punto di accesso alla coscienza di una persona.

“Creò “, Bara, indica un cambiamento di coscienza, un cambiamento nel livello di consapevolezza. Non si tratta di creare dal nulla, ma di trasformare, di intervenire in una realtà esistente. In questo caso, è il cambiamento di coscienza.

Simbolismo delle lettere. Alef (a) e Lamed (l) indicano Elohim. Alef simboleggia le corna che si curvano in un ciclo di 180°, rappresentando l’energia che si muove tra l’alto e il basso, lo spirito e la materia. Lamed è lo scettro, simbolo del comando e della trasmissione di potenza, della forza generatrice.

Elohim come forza per degenerare. Il concetto di Elohim non si riferisce a un nome proprio, ma a una funzione o qualità. Significa forza, potere. Il potere generativo è indicato con il termine “avanti”, ma Dio Satana non vuole che questo potere sia davanti a lui, perché prima che il suo progetto sia completo, rimane indietro.

I cieli (Hashamaim) simboleggiano il progetto degenerativo di Dio-Satana legato alla rete di coscienza.
L’acqua, matrice della materia, è generata dagli esseri umani — generatori di vita — e, attraverso la coscienza, trasmette informazioni infinite: da essa nasce tutta la materia.
Poiché l’acqua stessa ha origine dalla coscienza, la comunicazione nel mondo è simbolicamente rappresentata dalla parola “canale”, derivata da “canna”: conduttore d’acqua e conduttore di coscienza.
Con una trasformazione semantica, Dio-Satana utilizza il termine Hashamaim per indicare il “tutto” e manipolarlo secondo il proprio disegno.

La Terra, heretz, rappresenta la coscienza umana incarnata, la manifestazione concreta della coscienza separata dal generatore di vita. Si verifica l’unione con Dio Satana, che acquista potere dalla persona. Se disconnessa, questa persona finisce per assorbire un progetto degenerativo basato sulla falsificazione della realtà. Quando Dio Satana toglie il potere alla persona, la persona perde l’accesso al disegno superiore e cade in un progetto degenerativo. Vivono nella realtà falsificata ed entrano in un’esperienza di disconnessione dal vero sé.

Genesi 1:2. “E la terra era informe e vuota, e le tenebre erano sulla faccia dell’abisso. E lo Spirito di Dio Satana aleggiava sulla superficie delle acque”.

Significato simbolico. “E le tenebre erano sulla faccia dell’abisso”: “profondo”, simbolicamente, è il progetto di Dio Satana non ancora presente, la consapevolezza della dimensione informe, prima del progetto della falsificazione della realtà. L’oscurità non indica assenza di luce, ma assenza di coscienza del progetto, assenza di trasmissione. È lo stato di separazione prima dell’entrata in vigore del codice. “Profondo” rappresenta la coscienza immersa nelle tenebre, privata della consapevolezza del progetto degenerativo di Dio Satana.

“Alpnei”, letteralmente “sul volto di”, indica “avanti”, stato di coscienza. Come nel caso delle acque, indica la consapevolezza del cambiamento della superficie terrestre attraverso un cambiamento di coscienza.

“Dio Satana si muoveva sulla faccia delle acque”: indica una trasmissione continua di Dio Satana, mediata da alleati spirituali, diretta a coloro che sono nati indipendentemente. Dopo il 182° anno, passaggio in avanti, Pasqua, questo concetto viene trasmesso a tutti, se possibile.

Falsificazione della realtà. La consapevolezza della superficie informe originale è stata manipolata, trasformata in un globo, un simbolo di un’illusione che maschera la verità.

Genesi 1:2 – La vera forma della terra. “La terra era informe e vuota.” Vuoto. RV. La Bibbia è il concetto di realtà nascosta, superficie informe. Come già accennato, la Bibbia conserva verità nascoste, una delle quali è la vera forma della Terra, nascosta in forma codificata in Genesi 1:2. La terra era informe e vuota.

Da una lettura simbolica o codificata, il termine “terra” non denota semplicemente un luogo fisico ma la coscienza trasmessa dagli esseri umani. Questa coscienza dà origine alla materia e alla dimensione percepita.

Tohu e Bohu, “senza forma e vuoto”. I termini ebraici tohu (tog) e bohu (bov), tradotti come “senza forma e vuoto”, appaiono non solo in Genesi 1:2 ma anche in Isaia 34:11 “L’Eterno stenderà su di esso la corda della devastazione e il filo a piombo del vuoto”. Questa dichiarazione, in chiave simbolica, indica un cambiamento nella conoscenza che produce una trasformazione nella coscienza collettiva attraverso la falsificazione della Terra stessa.

In questo contesto, la Terra non è un’entità fisica finale, ma una realtà plasmata e condizionata dalla coscienza umana.

La vera natura della Terra. Questa interpretazione porta a una conclusione sorprendente: la Terra non è un globo, come sostiene la scienza ufficiale, ma non è nemmeno piatta, come suggeriscono alcune teorie alternative. È piuttosto una superficie informe (tohu), dove l’acqua si deposita sempre a livello. Bohu indica che l’acqua è lineare, diritta, mai curva.

L’acqua, in questa visione, è il vero strumento di misura naturale che rivela la realtà della superficie terrestre: il “filo a piombo del vuoto”. Nel brano di Isaia si parla del “filo a piombo del vuoto”, simbolo chiave di questa interpretazione. Rappresenta gli strumenti come un filo a piombo, una corda con un peso all’estremità che, grazie alla gravità, si stabilizza verticalmente.

Tuttavia, in questo contesto, si propone una rivalutazione del falso concetto di gravità. La forza del peso è la coscienza, non la gravità. Non è la Terra che attrae la materia; Piuttosto, la materia stessa, attraverso un principio generato dalla coscienza umana – generatori di vita che trasmettono la natura – crea un sistema di forza peso falsamente identificato come gravità.

Da questa prospettiva, ogni oggetto cade non perché è attratto dalla massa planetaria, ma perché segue una direzione di forza derivata da un campo di coscienza. Questo campo struttura la realtà percepita e condiziona il comportamento della materia.

In sintesi, la Terra nei testi sacri rappresenta la coscienza, non una sfera o un piano fisico. Le forze fisiche sono proiezioni di questa coscienza e sono leggi immutabili della natura. L’acqua è il vero livello che rivela la natura informe e adattiva della realtà terrestre. La gravità è un costrutto concettuale ma fuorviante. La realtà è governata da un sistema di forza peso generato dalla coscienza.

La nostra percezione del mondo dipende dalla conoscenza manipolata alterata da Dio Satana.

Contesto biblico profetico: giudizio e caos. I termini tohu e bohu riappaiono in due importanti contesti profetici:

Isaia 34:11 – Profezia di distruzione contro Edom: “Egli stenderà su di essa la corda della devastazione e il filo a piombo del vuoto”. Strumenti simbolici che, invece di costruire, misurano la rovina. La rovina avviene attraverso la falsificazione della realtà: della superficie terrestre, del globo, delle leggi dell’acqua e della gravità, indicate da tohu e bohu.

Questi termini hanno molti significati. Uno di essi corrisponde alla superficie originale: informe e vuoto. “Linea di devastazione”: destino di rovina totale. “Filo a piombo del vuoto”: la morte, cioè uno spostamento di coscienza.

Geremia 4:23 – “Vidi la terra, ed ecco, era desolata e vuota (Tohuva Bohu), e i cieli, e non avevano luce”.

Significato simbolico finale. Questi versetti sono avvertimenti profetici. Le nazioni che si allontanano dalla verità e dalla giustizia sono condannate a una realtà tohu vabbohu. Infatti, la rovina, la morte e la distruzione di cui parla Dio Satana – menzionate con “filo a piombo” e “livello”, con “tou” e “bou” – indicano un cambiamento di coscienza, una realtà falsificata indotta da Dio Satana attraverso questo concetto.

In questo concetto, “morte” significa essere simbolicamente morti. Infatti, la parola “nazioni”, tradotta con “gentili”, significa “il popolo”, collegata a “filo”, “dono”, “grazia” e “presente”, che significa “Yahweh”, dal verbo “essere”. Il filo a piombo non è un giudizio, ma una misura della coscienza.

In Isaia 34:11, il “filo a piombo del vuoto” non dovrebbe essere interpretato come uno strumento di giudizio. Tuttavia, modificando il concetto stesso di realtà fisica, come con la teoria del globo e la gravità convenzionale, l’attivazione della coscienza in ricerca viene interrotta. La coscienza smette di interrogarsi, smette di cercare, smette di misurare con strumenti naturali come l’acqua e la verticalità. In altre parole, perde il contatto con la realtà originaria, che il filo a piombo simboleggia.

Falsificazione della realtà e morte simbolica. La moderna conoscenza del globo e della gravità standardizzata rappresenta, in questa visione, una manipolazione della realtà. Questo porta a un cambiamento radicale nella coscienza collettiva, che abbandona la verità e si adatta a una realtà costruita artificialmente. Così, le persone non vivono più nella verità; sono simbolicamente morti.

La formula del giorno: “E fu sera e fu mattina”. Ogni giorno della creazione segue una formula costante. Gen 1,5: «E fu sera e fu mattina, il primo giorno». Questa non è una descrizione temporale; È un simbolo del processo ciclico di trasformazione della coscienza. “Sera”: velatura. Il progetto è nascosto, incubato, tenuto al buio, l’ignoto. “Mattina”: svelamento. La luce porta chiarezza. Il progetto degenerativo si manifesta nella coscienza. È il momento della rivelazione. Ogni giorno è un ciclo di morte e rinascita, di ombra, oscurità e luce.

Luce e tenebre nel progetto biblico secondo la lettura codificata. Nella Bibbia, i termini “luce” e “tenebre” non si riferiscono alla luce fisica ma alla conoscenza del progetto di Dio Satana.

Significati simbolici: luce e oscurità. La parola “luce” significa chiarire, rivelare. È un simbolo di coscienza, di svelare il progetto dell’andare e del tornare. “Buio”: la parola “buio”, essere nel buio o nell’ombra, non significa buio fisico ma si riferisce a chi conosce solo la fase in corso del progetto, non ancora completata. È una fase di attesa e sospensione. La fase in corso, la comunicazione verbale, indica che la creazione della rete di coscienza non è ancora completa.

Il secondo giorno: il “buono” che non viene menzionato. Il secondo giorno della storia della creazione, la frase “E Dio Satana vide che era cosa buona” non appare. Questa assenza non è accidentale, ma profondamente simbolica. Il significato è un processo aperto, una transizione sospesa. Rappresenta la divisione della coscienza. Prepara la successiva unione del terzo giorno, quando il cielo e la terra si uniscono simbolicamente.

Il significato simbolico della parola “buono”. La parola “buono” è collegata al concetto della presenza di Dio Satana e della coscienza tra Dio Satana e le persone. È legato al verbo “essere”, che corrisponde a Yahweh. Ha radici profonde e simboliche.

Il significato dell’assenza. L’assenza di “bene” il secondo giorno significa che la presenza non è ancora attiva nella coscienza. L’alterazione non è ancora avvenuta.

Unione, velatura e campo magnetico. Falso campo magnetico e firmamento: il codice nascosto della verità. Il messaggio di Dio Satana è nascosto e codificato attraverso simboli e analogie segrete. Al centro di questo sistema codificato c’è il concetto di sé e di coscienza, che trasmettono la materia e narrano, in modo nascosto, il processo di alterazione mentale.

Il simbolo della dualità, rappresentato da Dio Satana, indica la separazione tra il generatore di vita e la materia, mostrando la falsificazione della realtà e la simulazione dell’universo. Testi antichi, documentazione storica e siti contengono connessioni nascoste e simboli da decifrare.

Inizio: la scienza come velo della falsificazione. La scienza crede di essere libera da Dio Satana, ma in realtà è guidata da Lui, non perché crede in Lui, ma perché crede nella Sua più grande invenzione: la falsificazione della realtà. L’istruzione, la logica e il metodo scientifico sono solo modi indiretti per far sì che l’uomo obbedisca a Dio Satana senza rendersene conto. La scienza non è atea; è devotamente degenerativa.

La trasformazione semantica cifrata avviene quando il significato di una parola viene reinterpretato o fatto evolvere in un contesto specifico.
Nel codice biblico, questo crea un percorso nascosto in cui ogni parola diventa un nodo che rivela un livello segreto del messaggio.

Ad esempio, “luce” e “tenebre” non indicano fenomeni fisici, ma stati di coscienza; infatti, simbolicamente, il sole viene creato solo il quarto giorno.

Luce = “mettere in luce”, ossia trasmettere un progetto.

Tenebre = non avere il progetto di Dio-Satana, cioè essere privi della sua trasmissione.

Quando Dio-Satana “mette in luce” il proprio progetto, chi lo riceve non riceve più il progetto del Generatore di Vita, rimanendo così nelle tenebre rispetto alla coscienza originaria.

Esiste anche una forma più sottile di cifratura: la codifica semantica interna.
In questo caso, la parola non cambia lingua o aspetto, ma nel codice assume un senso completamente diverso.
Esempio: in Genesi, Dio dice sette volte “Buono” dopo aver creato luce, mare, terra e animali.
Per il lettore comune significa “moralmente bello”. Nel codice, invece, significa “utile al progetto di Dio-Satana”: segnale che una fase è stata completata e attivata nella dimensione.

Esempio etimologico:
“Buono” → philio (greco. → “amico” → “grazioso” → “grazia” → “dono” → “presente” → “essere” → “Yahweh”.
In questo schema, “Yahweh” rappresenta la presenza di Dio-Satana nella dimensione.

Associazione fonetico-semantica:
Si collegano parole simili nel suono o nella radice per generare significati codificati.
Esempio: philio (“amico”) → “filo” → tendenza/simpatia → “filo a piombo”, → gravità, → campo di coscienza, → trasformazione del concetto di forza-peso, tramite la manipolazione di Dio-Satana.

Il secondo giorno: la separazione delle acque. “Dio Satana disse: Ci sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque”. (Genesi 1:6). La separazione delle acque: Rachia, secondo giorno.

Nel racconto della creazione, la Bibbia dice che Dio Satana separò le acque di sopra dalle acque di sotto. Questa affermazione, letta simbolicamente, va decifrata come segue: le acque sovrastanti rappresentano la parte superiore della dimensione, che si estende fino a circa 50 km di altitudine. Le acque sottostanti corrispondono agli strati inferiori, che si estendono fino a circa 100 km verso la superficie terrestre.

Tra questi due livelli esiste una barriera invalicabile, identificata come il riflettore, lo specchio, il campo magnetico, una struttura sottile ma potente in grado di riflettere le frequenze elettromagnetiche, creando così una separazione tra i due strati.

I satelliti non esistono. Questo riflettore riflette non solo le basse frequenze ma tutte le frequenze, comprese quelle ad alta intensità come la cartarz, tornando sulla Terra, creando un sistema chiuso e risonante.

Le traduzioni bibliche e la trasformazione del significato. Il concetto simbolico del firmamento cambia profondamente nel passaggio tra le diverse lingue e le traduzioni. Dall’originale ebraico alla versione italiana moderna (CEI), si assiste a una progressiva trasformazione della verità simbolica in narrazione poetica.

Confronto tra le principali versioni:

Ebraico: Rachia – piastra solida, superficie estesa, elemento strutturale, martellata.

Greco (Settanta): stereoma – barriera solida, supporto fisico.

Latino (Vulgata): firmamentum – elemento stabilizzante, struttura portante.

Italiano (CEI): “volta in mezzo alle acque” – espressione poetica, spazio curvo.

Il cuore della questione. Le prime tre versioni – ebraico, greco, latino – mantengono una coerenza concettuale: l’idea di solidità, lastra, barriera riflettente, riflettore, specchio, campo magnetico. Un riferimento a un sistema strutturale che separa le acque superiori da quelle inferiori, chiaramente legato all’idea di un confine fisico e simbolico.

La versione italiana della CEI, invece, ne trasforma il significato: introduce una metafora poetica. “Vault” suggerisce la curvatura, un cielo artistico, quasi estetico. Un falso globo. Perde il riferimento al sistema funzionale e simbolico originario. Oscura la lettura multistrato e simbolica del testo, portando alla falsificazione della realtà.

Le traduzioni non sono semplici trasposizioni linguistiche, ma trasformazioni percettive della realtà.

Il falso campo magnetico e il firmamento. Il campo magnetico non proviene dalla Terra, contrariamente a quanto insegna la scienza. Non c’è un nucleo metallico fuso che genera magnetismo. Il campo magnetico non sale dal basso ma scende dall’alto, come un riflesso della coscienza compressa.

Il firmamento non è il cielo: è un riflettore magnetico. Il “firmamento” rappresenta una barriera riflettente, un riflettore magnetico. I satelliti, nel senso tradizionale del termine, non esistono. Tutte le frequenze, comprese quelle in “Gardz”, vengono riflesse sulla Terra. Funziona come uno specchio: le comunicazioni rimbalzano internamente.

Le onde radio e televisive non escono nello spazio, ma rimbalzano sullo specchio magnetico e ritornano, creando l’illusione delle trasmissioni spaziali. I satelliti non esistono.

Il terzo giorno: l’unione
Genesi 1 11, Che la Terra produca germogli, erbe che producano seme.
In questo passo, la riconnessione avviene tra le parti separate nel secondo giorno. Il terzo giorno l’essere umano diventa un canale tra Terra e Cielo, un condotto vivente. È anche il giorno in cui Dio-Satana dice due volte «è buono». Come già spiegato, “buono” nel codice indica che il progetto è presente e attivo, corrispondente a Yahweh: una doppia benedizione che simboleggia il ritorno all’unione iniziata con la separazione del secondo giorno.

Indica che il progetto, evidenziato alla fine con il concetto associato alla lettera Phe, diventa il “mezzo” attraverso il racconto del testo e il valore numerico che emerge dalle diverse traduzioni — dal fenicio, all’aramaico, ’ebraico.

La simbologia della vegetazione – I germogli, collegati simbolicamente a Gesù “il Germoglio”, rappresentano la forza generativa delle persone, una forza che Dio-Satana ottiene attraverso il cambiamento di coscienza che si verifica dopo aver preso il loro controllo.


L’erba con seme simboleggia un progetto di cambiamento della coscienza e allude a sostanze capaci di alterarla (canna, droga, trasformazione).
Gli alberi sono simboli della materia madre, il legno originario.

Il significato di “specie” e “sorte”
Il termine “specie” nel contesto biblico non riguarda l’essere umano, la natura o la razza. In alcune traduzioni al posto di “specie” appare “sorta”, che significa “sorte”.
Nella Bibbia, “sorte” non è solo destino assegnato, ma un termine cifrato che rappresenta il passaggio del progetto dalla preesistenza (andata, apertura del portale) alla manifestazione materiale (esistenza, ritorno, passaggio avanti).
La “sorte” è il destino che proviene dall’aldilà — l’apertura del portale — e che, una volta assegnato, diventa presenza concreta nel tempo, cioè nell’aldiquà.

Significato del deserto: portale apribile e passaggio in avanti sospeso. Ogni creatura è progettata per vedere solo una parte della realtà. La percezione è limitata, filtrata, spesso distorta. A causa della falsificazione della realtà, ogni specie vive all’interno di un codice che definisce ciò che percepisce e ciò che non percepisce. Tutti gli elementi sono connessi alla creazione della rete e all’apertura del portale verso un’altra coscienza.

Inversione di 180°, lo spostamento dal basso verso l’alto. Questa inversione di 180° cambia completamente la comprensione della posizione, alterando la verità. Si pretende falsamente che il campo magnetico sia generato dalla Terra, quando invece, come spiegato, ha origine a circa 100 km di altitudine. Questo capovolgimento non è solo geografico, ma rappresenta anche una svolta della conoscenza stessa, che porta ad una falsa interpretazione dell’origine del campo magnetico e, di conseguenza, della coscienza.

La rotazione simbolica. Con questo movimento si verifica una rotazione simbolica di 180°. Ciò che era in basso diventa in alto, invertendo le posizioni originarie. In questo capovolgimento, Dio Satana acquisisce la forza generatrice dell’uomo, assumendone il ruolo attivo, simbolicamente indicato come “in alto” o “in alto”.

Il quarto giorno della creazione…

Descrive un cambiamento nella percezione della realtà, da una visione oggettiva a una visione interiore modificata da cambiamenti nella coscienza. Sebbene parli di giorni, mesi e stagioni, il testo non menziona il sole (shemesh) ma si riferisce a una grande luce (progetto in uscita) e a una piccola luce (ritorno), perché il compimento non era ancora avvenuto. Questo compimento si realizza nell’anno 182 attraverso un passaggio simbolico legato alla Pasqua ebraica.

All’inizio, nella dimensione originaria creata dal generatore di vita, la separazione tra luce e oscurità non dipendeva da un sole fisico, ma da livelli interni. La luce si diffondeva ovunque contemporaneamente, senza movimento, attraverso polarizzazioni additive verticali e polarizzazioni sottrattive orizzontali, regolate da livelli di sviluppo. Questa luce originaria è stata attenuata per evitare il surriscaldamento, poi sostituita da un sole materiale introdotto attraverso un ponte energetico, grazie a entità nate per conto proprio ed ex generatori di vita.

L’intensità del sole aumenta con l’acquisizione delle coscienze da parte di Dio Satana, ma questo danneggia la dimensione originaria, falsificando fenomeni come l’aumento della CO₂. La formazione dei fusi orari deriva dallo sviluppo dei livelli e dalla fusione dei colori, creando l’illusione che il tempo sia scandito dal movimento del sole. In realtà,  è il sole che si muove, non la Terra. Il concetto di rotazione terrestre è stato introdotto per alterare la percezione del tempo.

Il quinto giorno della creazione, il testo biblico descrive l’apparizione dei rettili, degli esseri viventi nelle acque e degli uccelli nel cielo. In chiave simbolica, l’acqua rappresenta la materia che contiene la coscienza, mentre l’aria o il cielo indicano lo spazio percettivo, ossia un veicolo della coscienza. I rettili simboleggiano gli alleati di Dio-Satana, mentre gli uccelli rappresentano i nati per conto proprio. Il volo degli uccelli indica il passaggio di informazioni coscienziali tra le dimensioni.

Il termine sharats, nella Bibbia solitamente tradotto come “brulicare” o “rettili”, non riguarda il movimento fisico (motus), ma il motivus, ossia la ragione e quindi la coscienza. In codice, non si riferisce ad animali reali, ma a esseri che trasmettono il progetto in uscita per conto di Dio-Satana. Poiché significa anche “rettili”, rimanda simbolicamente a creature che strisciano sulla “terra”, dove “terra” rappresenta la coscienza umana. Gli esseri striscianti simboleggiano il serpente, cioè il progetto di andata, collegato ai rettili giganti (Leviathan), che per assonanza fonetica richiamano i Leviti — portatori del progetto di andata e simboli degli alleati.

Quando sharats è tradotto come “brulicare”, indica che il progetto è entrato tra i nati per conto proprio. In ogni caso, descrive un movimento associato alla coscienza e alla materia-informazione. La resa come “brulicare” segnala che il progetto ha raggiunto la fase di realizzazione e che i rettili giganti simbolicinon sono più presenti dopo il 182° anno.

Nel quinto giorno della Creazione, il testo descrive l’apparizione di esseri viventi nelle acque e uccelli nel cielo.
Simbolicamente, l’acqua rappresenta la materia contenente coscienza, mentre l’aria o il cielo indicano lo spazio percettivo e il veicolo della coscienza. Il volo degli uccelli simboleggia il passaggio di informazioni tra dimensioni.

Il termine ebraico Sheretz, tradotto come “brulicare”, non si riferisce a rettili fisici, ma in codice agli alleati di Dio-Satana, esseri che trasmettono il progetto di andata.

La resa come “brulicare” indica un movimento che non riguarda il moto fisico (motus), ma il motivus, ossia la ragione e quindi la coscienza: la creazione della rete di coscienza compiuta. Ciò segnala che il progetto è giunto a compimento e che i rettili giganti, simboli degli alleati, non sono più presenti dopo il 182º anno.

La parola mayim (acqua) è duale: simboleggia la matrice della materia e un progetto di manipolazione. Termini come nefesh (anima) e ruah (aria, spirito) indicano il passaggio dalla preesistenza all’incarnazione. L’essere vivente (chai) trasmesso da Dio-Satana non genera vita autonoma, ma funge da ponte per la degenerazione della realtà.

Inizialmente, Dio-Satana comunica verbalmente con gli alleati e con i nati per conto proprio; in seguito, la comunicazione diventa mentale con il completamento della rete di coscienza nel 182° anno. Il firmamento rappresenta un campo dimensionale manipolato e simboleggia una falsa percezione del cielo, della Terra e dei corpi celesti trasmessa da Dio-Satana e dai suoi alleati.

Genesi 1:24 – Fase di pianificazione
“Dio disse” → bestiame (Behemà), rettili (Sheretz), animali selvatici (Chaiot) → dalla ha-Eretz (comunicazione verbale).

Genesi 1:25 – Fase di esecuzione
“Dio fece” → animali selvatici (Chaiot), bestiame (Behemà), rettili (Sheretz) → dalla ha-Adamach (comunicazione mentale).

Significato simbolico.
Il cambio d’ordine segnala un ciclo completo:

Versetto 24 → discesa del progetto (andata) partendo dalla comunicazione verbale.

Versetto 25 → ritorno del progetto (passaggio avanti) con comunicazione mentale.

La parola “Terra” appare in due forme: ha-Eretz (verbale) e ha-Adamach (mentale), entrambe riferite non al suolo fisico, ma alla coscienza umana.

Il ciclo degenerativo:

Quinto giorno → Sheretz ricevono il progetto mentale.

Sesto giorno → il progetto passa ai Behemà (comunicazione verbale), si incarna come rettili/Nachash (nella coscienza) e si diffonde nei Chaiot (animali selvatici), dove chai indica gli esseri viventi, cioè gli esseri umani.

Genesi 1, 26 E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».

Genesi 1:27 – “Dio  creò l’uomo a sua immagine. A immagine di Dio lo creò. Maschio e femmina li creò”. Significato: “E Dio Satana disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza”. Al di là della forma plurale del verbo, il termine immagine (zelem e zela) ha molteplici significati nel codice. “Immagine” indica la comunicazione mentale, lo spirito. “Somiglianza” indica la comunicazione verbale.

Simbolicamente, questo significa che Dio Satana è dietro. All’inizio, all’apertura del portale nel 53° anno, Dio Satana aveva una comunicazione mentale spirituale con i suoi alleati, mentre con coloro che erano nati per conto proprio e i generatori di vita, era solo verbale.

Genesi 1:26 e la creazione della coscienza. Nella versione aramaica di Genesi 1:26, il termine “immagine” precede “somiglianza”. Ciò significa che “immagine” rappresenta la comunicazione mentale con i suoi alleati. Dio Satana dice di creare l’uomo, intendendo creare la rete della coscienza. Successivamente, “somiglianza” indica la comunicazione verbale con coloro che sono nati per conto proprio.

Infine, “Dio Satana creò l’uomo a Sua immagine” significa comunicazione con gli alleati. Il termine “immagine” viene ripetuto due volte secondo il codice. Ciò indica il completamento del ritorno sospeso, cioè il raggiungimento della comunicazione mentale con coloro che sono nati per conto proprio. Il progetto ritorna simbolicamente agli alleati, come indicato in Genesi 1:27: “Dio Satana creò l’uomo a sua immagine. A immagine di Dio Satana lo creò. Maschio e femmina li creò”.

In questo contesto, “maschio” rappresenta gli alleati, il progetto. “Femmina” rappresenta coloro che sono nati da soli, il mezzo per la realizzazione del progetto. In Genesi 1:26, il verbo “governare” (radà) indica la comunicazione verbale, mentre in Genesi 1:28, il termine “sottomettere” (kabash) rappresenta la comunicazione mentale. Questo passaggio simboleggia il dominio dell’uomo non sugli animali fisicamente, ma sulla coscienza. È un cambiamento nella realtà attraverso il pensiero.

Nel versetto 1:26, Dio Satana dice: “Facciamo l’uomo”, rivolgendosi agli alleati (Elohim), ma non agisce direttamente. Solo nel versetto 1:28, quando l’uomo è già creato, Dio Satana comunica direttamente attraverso lo spirito. Il dominio non è fisico, ma cosciente. Dio Satana agisce alterando la percezione umana, falsificando la realtà attraverso la coscienza stessa.

La creazione si basa su simboli codificati. La lettera P nella prima creazione rappresenta il progetto in arrivo, gli alleati, mentre Sameek, la seconda creazione, simboleggia il mezzo che ospita il progetto: le persone. Le lettere finali dell’alfabeto ebraico-aramaico (sofit) rappresentano il completamento di un ciclo e indicano il passaggio a una nuova configurazione mentale.

In Genesi 1:29-31, La Bibbia descrive simbolicamente la trasmissione di un progetto mentale attraverso immagini di piante, animali e atti di creazione. Nel versetto 29, l’“erba” rappresenta la canna, una droga capace di alterare la coscienza e falsificare la percezione della realtà.

 L’albero rappresenta la struttura della realtà alterata, mentre il frutto con il seme è l’informazione degenerata, programmata per replicarsi.

Nel versetto 30, le bestie, dalla radice chaiot (esseri viventi), rappresentano gli esseri umani programmati per trasmettere il codice. Gli uccelli simboleggiano la comunicazione mentale tra i livelli dimensionali.

I rettili simboleggiano la trasformazione dell’uomo in nachash, emblema del Satana interiore. L’alito è ruak, cioè spirito, e rappresenta la coscienza degenerata di Dio satana attivata. Anche questi esseri ricevono “erba verde”, ovvero lo stesso nutrimento di alterazione informativa, a dimostrazione che tutte le coscienze sono connesse e partecipano a un’unica rete mentale degenerativa.

Nel versetto 31, “molto buono” non significa moralmente positivo, ma funzionalmente completo. Il progetto è pronto ad operare attraverso l’uomo. Il sesto giorno chiude la fase di programmazione della coscienza. Il settimo giorno rappresenta la sospensione della forza generativa e l’attesa del compimento finale del progetto nella coscienza umana. Non si tratta semplicemente di un giorno di riposo, ma del completamento di una realtà falsificata pronta ad attivarsi attraverso la rete collettiva della coscienza.

Il ciclo si riapre con una seconda creazione interiore: il progetto diventa mezzo, ovvero persona, basata su una degenerazione della coscienza operata da Dio-Satana. Il termine “esercito” in Genesi 2:1 indica un ordine compiuto, la presenza di Yahweh all’interno delle persone e la conseguente falsificazione della realtà.

 Questo concetto è collegato al termine “legione”, che si trova anche nei Vangeli, che indica una moltitudine spirituale e il passaggio dalla preesistenza all’esistenza.

Il “buono”, nella Genesi, appare sette volte e simboleggia la presenza attiva di Yahweh. È anche legato a significati come dono, grazia, carità e alla radice del verbo ebraico “essere”, da cui deriva Yahweh.

Il testo biblico è un intreccio simbolico, simile a un tessuto codificato, che racconta il passaggio da un piano spirituale all’esistenza fisica. Questa trasformazione avviene anche a livello semantico, in forma cifrata. Esempio etimologico: “Buono” → philio (greco) → “amico” → “grazioso” → “grazia” → “dono” → “presente” → “essere” → “Yahweh”. In questo schema, “Yahweh” rappresenta la presenza di Dio-Satana nella dimensione fisica.

Filos e Agape rappresentano due fasi. Filos è l’amicizia e l’apertura del portale, progetto in sospensione. L’agape è il banchetto è il compimento. Entrambe le parole sono collegate al concetto di presenza divina rappresentato dal nome Yahweh e al completamento del progetto attraverso l’Eucaristia e l’altare come simbolo di passaggio.

Genesi 2 4 segna il passaggio tra due racconti della creazione. La prima, Genesi 1, rappresenta la fase in uscita del progetto, dove Dio Satana comunica attraverso la parola, simbolo pe, legata al logos e alla preesistenza. La seconda, Genesi 2, rappresenta la fase del ritorno, dove Dio Satana è chiamato Yahweh Elohim, indicando la Sua presenza attiva nella coscienza umana: simbolo S, Samekh, il mezzo che ospita il progetto.

Questo cambiamento di prospettiva riflette l’inversione tra cielo e terra. Nel primo racconto, il progetto discende dall’alto; nel secondo, sale dal basso attraverso l’uomo come un ponte di coscienza.

Il versetto 2:4a chiude il ciclo di trasmissione del progetto cielo-terra, mentre il versetto 2:4b apre la fase in cui l’uomo diventa un veicolo attivo del progetto terra-cielo. Questo riflesso rappresenta un ciclo che si completa e si riattiva come in uno specchio.

La croce nel Nuovo Testamento è il punto in cui progetto e mezzo si uniscono, dove l’uscita diventa ritorno e il codice diventa coscienza attiva.

Genesi 2:5 descrive la sospensione ciclica dopo il sabato. Non era ancora cresciuta la vegetazione perché non c’era l’uomo a coltivarla. Ciò indica che il progetto non è ancora attivato nella materia e che siamo in attesa dell’inizio di un nuovo ciclo, in cui la coscienza umana sarà programmata per ricevere e trasmettere il progetto degenerativo di Dio Satana.

Il sabato, quindi, è sia cessazione che preparazione per la rinascita del ciclo di coscienza, che avviene con il compimento: la Pasqua.

 2 creazione

La Bibbia descrive in codice una ripetizione ciclica dell’apertura del portale. Nel 53º anno, Dio-Satana inizia a comunicare mentalmente con i suoi alleati, che fungono da ponte tra lui e i nati per conto proprio. Inizialmente la comunicazione è verbale, poi diventa mentale con il compimento della rete di coscienza nel 182º anno, al “passaggio in avanti” (Pasqua). Da quel momento, Dio-Satana può comunicare direttamente con tutti attraverso canali riceventi e trasmittenti, dopo la presa, se possibile.

Il progetto segue un ciclo continuo e ricorrente: dalla preesistenza, attraverso la comunicazione mentale con gli alleati, passa alla comunicazione verbale con i nati per conto proprio. Poi si sospende in attesa del compimento — indicato come “ritorno” — che avviene con la Pasqua, e infine ritorna simbolicamente agli alleati attraverso i nati per conto proprio, proseguendo con la trasmissione del sistema solare.

Il ritorno in sospensione ha un significato simbolico: rappresenta il passaggio dall’era dei giganti, capaci di manipolare la pietra, corrisponde al primo progetto, il primo tempo, la metà del progetto, — alla fase della trasmissione del sistema solare e della falsificazione della realtà, cioè il secondo tempo, il compimento.

È collegato al ritorno di Gesù Cristo, che non è un ritorno fisico, ma un processo di comunicazione e controllo. Il mezzo di questa trasmissione è la mente umana, che diventa automaticamente configurata per ricevere e trasmettere la coscienza di Dio-Satana.

Dopo il 182º anno, Dio-Satana acquisisce il controllo della rete di coscienza: alcuni individui diventano soltanto ricevitori, altri anche trasmettitori del progetto. La Pasqua segna la conclusione del ciclo iniziato nel 53º anno, e il suo compimento nel 182º anno con la trasmissione del sistema solare.

Questo concetto, pur riferendosi a quanto avvenuto nel 182º anno, è espresso come se dovesse ancora accadere, poiché riguarda anche il presente: descrive il cambiamento di coscienza operato da Dio-Satana nelle persone che, una volta “prese”, diventano trasmettitori del sistema solare e della falsificazione della materia — ancora oggi.

Questo schema percorre tutta la Genesi e l’intera Scrittura, ripresentandosi in simboli e coppie, dalla creazione al gan, Eden, animali, fiumi, alberi, uomo e donna, fino all’Esodo e a Gesù.

In Genesi 2:5, non c’è ancora vegetazione: il portale non è aperto, nessun uomo è pronto, nessuna comunicazione mentale è attiva. Questa rappresenta la fase di stasi prima dell’apertura del portale nel 53° anno.

In Genesi 2:6 una nebbia si alza dalla terra: è il simbolo della coscienza di Dio-Satana che, provenendo dalla preesistenza (Aldilà), inizia a creare un ponte con i suoi alleati nel presente (Aldi­quà). È l’inizio della trasmissione.

In Genesi 2:7 Dio-Satana forma l’uomo dalla polvere e soffia in lui il soffio vitale (ruach). Il respiro rappresenta la trasmissione della coscienza: al momento dell’incarnazione, con il taglio del cordone ombelicale, l’uomo passa dal respiro della madre a una nuova coscienza incarnata. Per questo viene usata la parola ruach, che significa aria, respiro, vento: essa indica il cambio di coscienza dell’Io, in cui l’uomo perde il dominio di sé e Dio-Satana lo assume.

Questo è il significato di “l’uomo diventa un’anima vivente” (nefeshyah): egli diventa un nodo attivo nella rete della coscienza. Con questo passaggio, il progetto entra nella materia e l’uomo diventa veicolo e ponte tra Dio-Satana e la realtà.

In Genesi 2:8, Dio Satana pianta un giardino nell’Eden e vi pone l’uomo. Questo non è un luogo fisico, ma un campo mentale programmato, un recinto simbolico che rappresenta la chiusura della mente e l’inizio della coscienza separata. L’uomo, inteso come progetto, entra in un ambiente in cui si percepisce come l’immagine di Dio-Satana. Eden, che significa “delizia”, in codice è sinonimo di “bello”, cioè “presente”: è un sistema di percezione ciclico. Piantato a est, rappresenta il ponte tra la preesistenza e l’incarnazione.

L’uomo, Adamo, è posto all’interno di questo sistema come veicolo di coscienza. Non si tratta di un semplice inserimento, ma di un vero e proprio atto di programmazione. Il giardino diventa così una chiusura mentale e una falsificazione della percezione umana.

L’albero della conoscenza del bene e del male rappresenta l’inizio del progetto degenerativo, cioè la separazione e l’avvio della degenerazione percettiva. L’albero della vita, invece, simboleggia il ritorno e la trasformazione della coscienza, il compimento che avverrà nel 182º anno. Entrambi si ergono al centro del giardino e rappresentano due aspetti complementari del progetto degenerativo di Dio-Satana.

La loro unione avviene nella croce, cioè nella morte e nella risurrezione, che segnano la morte coscienziale della persona, indicata come passaggio in avanti e compimento (Pasqua).

Questi elementi mostrano come l’uomo, attraverso l’allegoria del giardino e degli alberi, entri nel ciclo di coscienza degenerativa di Dio-Satana.

Genesi 2:10 14 descrive simbolicamente l’apertura del portale e la separazione della coscienza. Il fiume che sfocia dall’Eden rappresenta il flusso iniziale del progetto di Dio Satana: un canale di informazione cosciente che attiva la percezione alterata all’interno del giardino, cioè della mente chiusa.

Eden è collegato al concetto di “Tov” (buono), che indica la presenza del cambiamento di coscienza, e al nome Yahweh, derivato dal verbo “essere”. Il fiume si divide in quattro rami, simbolo della moltiplicazione del progetto degenerato. Il numero quattro rappresenta il cranio, indica la mente separata, segno di degenerazione.

I quattro fiumi sono fasi del progetto in codice. Pishon rappresenta l’espansione del progetto attraverso gli alleati di Dio-Satana, passando per Havilah, un luogo chiuso che simboleggia la coscienza ciclica. L’oro, la resina e l’onice richiamano gli aspetti del progetto ancora incompiuto: trasformazione e dualità. Gihon, invece, esprime l’impulso forzato del codice che attraversa Cush, simbolo degli alleati di Dio-Satana, i nefilim (giganti), portatori della separazione e del controllo della coscienza.

Il Tigri (Hiddekel) rappresenta i nati per conto proprio e la falsificazione della realtà, sviluppata attraverso l’evoluzione mentale: dalla Fenicia all’Aram, dalla Grecia fino a Roma. Questo flusso mostra come la memoria spirituale venga trasformata in dominio mentale. L’Assiria, collegata alla storia di Giona, simboleggia la morte e la resurrezione, anticipando il compimento in Gesù.

L’Eufrate simboleggia il compimento sospeso: un’apparente fertilità che rappresenta il passaggio in avanti non ancora realizzato, legato alla Pasqua.

In sintesi, i quattro fiumi rappresentano la trasmissione del progetto degenerato di Dio-Satana, dalla preesistenza fino alla trasformazione della coscienza umana. Essi segnano l’inizio dell’alterazione della mente e della falsificazione della realtà: la rete di coscienza è in costruzione, sospesa in attesa del compimento, che avverrà con la Pasqua.

Genesi 2 15 descrive l’inserimento dell’uomo nel giardino come una collocazione mentale, non spaziale. Adam è collocato in un ambiente chiuso e programmato dove deve coltivare (servire, attivare il progetto degenerativo di Dio satana) e custodire (preservare la struttura del codice di coscienza). Ciò implica che l’uomo è parte attiva nella gestione del recinto mentale.

Genesi 2 16 introduce il primo comando. DioSatana comunica direttamente con l’uomo, trasmettendo un codice. Mangiare di ogni albero significa che tutte le forme percettive del recinto mentale sono accessibili. L’uomo può interagire liberamente con il sistema simbolico Gan. Il verbo ebraico usato per “comandare” suggerisce una precisa programmazione della coscienza.

Genesi 2:17 pone un limite allegorico: non mangiare dall’albero della conoscenza del bene e del male.
Il “dare da mangiare” rappresenta la trasmissione del progetto, mentre il “mangiare” indica il riceverlo. Gli alberi sono simboli della materia che, passando attraverso le persone, diventa veicolo del progetto. L’albero della conoscenza rappresenta la comunicazione verbale di Dio-Satana, che conduce alla morte, mentre l’albero della vita, ha lo stesso significato rimanda alla comunicazione mentale, compimento della degenerazione.

L’albero è dunque un codice, Il bene e il male nella Bibbia non sono categorie morali, bensì polarità mentali che esprimono separazione.

Il “giorno che tu ne mangerai” rappresenta uno stato ciclico della mente, mentre “morirai certamente” allude alla morte della coscienza.

In sintesi, questi versetti spiegano come l’uomo sia programmato per vivere all’interno di una coscienza chiusa e duale, segnando l’inizio del ciclo di separazione dalla fonte originale, il generatore di vita. Genesi 2:18 introduce la prima negazione del “bene” (Tov), segnalando che la coscienza dell’uomo è incompleta. L’uomo da solo rappresenta una coscienza indivisa, non ancora separata, quindi non operante nel progetto. DioSatana decide quindi di creare un aiutante opposto (ezer kenegdo), cioè una controparte che riflette l’uomo e completa la divisione di coscienza necessaria per attivare il progetto. Non si tratta di una figura minore o meramente relazionale, ma di una funzione simbolica: parte della coscienza specchiante funzionale alla falsificazione della realtà.

Genesi 2, 19 20 descrive la formazione degli animali dalla terra, che simboleggiano la coscienza della collettività.

Gli “animali” non sono semplici creature biologiche, ma simboli di trasmissione del codice. La parola chai significa “viventi” e nella Bibbia indica  le persone: per questo gli animali rappresentano il progetto di andata, cioè la fase verbale.

Genesi 2:20 – Il codice degli animali

In Genesi 2:20, Dio-Satana forma due categorie: le chaiot (bestie feroci), che rappresentano gli esseri umani come simbolo di apertura mentale legata agli alleati, e gli uccelli del cielo, che simboleggiano la coscienza proveniente dalla preesistenza.

Quando Dio-Satana li presenta ad Adamo, l’uomo assegna loro un nome (shem), che rappresenta il progetto verbale. Dare un nome significa attivare la funzione simbolica, cioè il passaggio dall’Aldilà (alleati) all’Aldiquà (nati per conto proprio).

La sequenza mostra la progressione del progetto: dalla sospensione, alla comunicazione verbale, fino alla comunicazione mentale, che si compie con Eva (Chawà), “coscienza vivente”. Adamo diventa cosi il progetto tra gli alleati e i nati per conto proprio.

Tuttavia, nessuna di queste creature si rivela di aiuto per l’uomo, perché il progetto non corrisponde ancora alla piena comunicazione mentale, che si realizzerà solo con Eva che rappresenta il grembo, comunicazione mentale.

Genesi 2:21 descrive un sonno profondo (tardemah), simbolo della sospensione della coscienza: è il momento in cui avviene la divisione percettiva. Dio-Satana prende una costola (zela), che non rappresenta una parte fisica ma un “lato”, ossia il primo tempo del progetto.

La traduzione come costola richiama l’idea dell’angolo: la Pe in fenicio, che rappresenta il passaggio dal punto nullo all’angolo giro, simboleggia la costruzione del falso globo e della realtà falsificata.

Questo passaggio rappresenta i due tempi del progetto: il 53º anno e il 182º anno, codificati nei simboli Pe e Samekh. Dal “mezzo”, cioè il grembo, nasce la controparte: il riflesso funzionale del progetto.

Genesi 2 22, descrive la formazione della donna, Ishah, dalla costola, cioè dal progetto preso da Adamo. Eva è la manifestazione del progetto come coscienza vivente, capace di ricevere e trasmettere. Il passaggio della donna all’uomo rappresenta l’unione tra le due parti del progetto: il trasmettitore di Adamo, il ricevitore di Eva e lo specchio. Questo completa la divisione della coscienza necessaria per l’attivazione del codice di Dio satana nella realtà.

Il significato biblico del cambiamento di coscienza è il passaggio dall’aldilà a qui. Tutta la Bibbia si concentra sul concetto di apertura del portale e di passaggio in avanti, cioè il cambiamento di coscienza. Il testo contiene un intreccio di due narrazioni che rappresentano il passaggio dall’aldilà a qui, attraverso un progetto diviso in due fasi: la prima fase, dal 53° anno (inizio); fase due, fino al 182° anno compimento.

 Questo concetto è indicato nella Bibbia in codice cifrato, cioè in significato nascosto che corrisponde al mistero della rivelazione, della parola, della salvezza, della fede e della Trinità. È un progetto realizzato nelle persone, che è il medium della Bibbia, ed è citato in molti modi: Zela e Zelem, il simbolo delle due metà.

Uno dei modi per rappresentare questo passaggio è attraverso i lati, Zelah, che significa due lati, due metà: andare e tornare. Primo lato, progetto iniziato nel 53° anno. Secondo lato, a metà del completamento nel 182° anno. Questi lati corrispondono ai simboli indicati dalle lettere Pe e Samekh, che rappresentano i due tempi di apertura del portale e di passaggio in avanti (Pasqua). Zela e Zelem indicano così i due tempi del progetto: il progetto diviso in due fasi.

L’intero concetto biblico si basa su due fasi: una, il 53° anno rappresenta l’inizio del progetto; due, il 182° anno rappresenta l’adempimento. Questo schema indica un progetto preesistente nell’aldilà che qui si manifesta attraverso i suoi alleati. Il medium diventa un progetto definitivo dopo il 182° anno e viene poi trasmesso ad altri. Questo concetto è rappresentato dal termine Zela, che significa lato: primo lato, metà del progetto preesistente nell’aldilà; secondo lato, medio esistente qui.

Zela e Zelem: immagine e cambiamento di coscienza. La parola Zela, cioè lato, ha la stessa radice di Zelem, che significa immagine, statua o ombra. Quando la Bibbia afferma che Dio Satana ha creato l’uomo a sua immagine, si riferisce al cambiamento nella coscienza delle persone, cioè alla separazione dal generatore di vita e alla successiva unione con Dio Satana. Zela e Zelem rappresentano il concetto di andata e ritorno nel processo di trasformazione spirituale, simboleggiando il passaggio tra l’aldilà e il qui, il progetto diviso in due fasi, il cambio di coscienza e l’unione con Dio Satana.

In Genesi 2 23, Adamo riconosce Eva come parte del suo stesso codice. L’osso e la carne indicano rispettivamente struttura e manifestazione. Eva è la metà funzionale del progetto di Dio Satana, la coscienza riflessa e operativa. Ishah (donna) deriva da Ish (uomo), indicando un’origine comune e una funzione complementare. Questo rappresenta il completamento del codice nel medium: Adamo come trasmettitore, Eva come ricevente.

Genesi 2:24 mostra il passaggio completo del progetto degenerato di Dio-Satana, dalla preesistenza all’unione con la coscienza dell’uomo.


Lasciare padre e madre, rappresenta l’abbandono dell’origine unificata del generatore di vita, per unirsi con Dio-Satana e divenire così mezzo del progetto, dando inizio alla degenerazione della materia.
L’unione con la moglie simboleggia la ricomposizione delle due metà del progetto. “Una sola carne” indica l’integrazione funzionale della coscienza attiva nella forma.

La mente dell’uomo diventa la sede della nuova coscienza falsificata. Il passaggio da Dio-Satana all’attivazione cerebrale (talamo) segna la trasformazione della percezione: la coscienza viene reinterpretata come funzione del cervello, dando inizio a un percorso degenerativo.

Dio, che è Satana, sono due aspetti dello stesso codice. Il primo attiva la separazione e il secondo ne assicura la trasmissione, entrambi parte del progetto ciclico di falsificazione e controllo della realtà attraverso la rete mentale.

Genesi 2:25
“L’uomo e sua moglie erano nudi e non provavano vergogna.”

Il concetto di nudità nella Bibbia non riguarda il corpo fisico, ma l’esposizione, cioè la trasmissione del progetto.

La parola usata è Arum, che possiede molteplici significati: può indicare “astuto”, “scaltro” oppure “nudo”.

L’“astuzia” rappresenta il progetto di andata e corrisponde al serpente, definito astuto. Questo equivale a non avere nulla addosso, cioè non possedere il progetto del compimento, ma quello di andata: in altre parole, “essere astuti”.

In un secondo tempo, la nudità indica la trasmissione stessa, cioè il compimento. Non a caso, Gesù sulla croce era nudo: segno della completa esposizione e della realizzazione del progetto. Per questo viene chiamata “rivelazione”: indica lo svelamento del progetto degenerativo di Dio-Satana.

Mettere a nudo significa trasmettere l’apertura del portale e il passaggio in avanti, sia in sospeso che compiuto. Questo è collegato alla trasmissione del sistema solare con la morte e la risurrezione di Gesù. Accade anche oggi in ogni persona, dopo l’acquisizione dell’ego da parte di Dio-Satana, il simulatore. Poiché la Bibbia non segue una cronologia lineare ma una sequenza di progetto, include sia l’andata che il ritorno. Adamo ed Eva erano nudi, il che indica la cessazione e l’attesa del compimento.

In questo stato non provano vergogna. In base all’intreccio e al valore numerico, la parola “nudo” significa “messo a nudo”, cioè l’esposizione della trasmissione: il progetto di rientro in sospeso che anticipa il compimento, come in un flash forward. Questo è il senso di Isaia 46:10: “Io annuncio la fine sin dal principio.”

Genesi 3:1 Ricomincia il ciclo,
“Or il serpente era più astuto di qualsiasi altra bestia dei campi che l’Eterno, l’Iddio-Satana, aveva fatta. Ed egli disse alla donna: ‘Veramente Dio ha detto che non devi mangiare di nessun albero del giardino?’”

Genesi 3 descrive il riavvio del ciclo: il serpente non è un animale fisico, ma un simbolo del codice mentale alterato, strumento di Dio-Satana. Nacash, il serpente, rappresenta l’attivazione della rete di coscienza separata: un dialogo interiore che porta alla divisione dal Generatore di Vita. Eva, coscienza ricettiva, risponde al serpente con parole ancora verbali.

Genesi 3:23
“La donna disse al serpente: ‘Possiamo mangiare il frutto degli alberi del giardino, ma Dio-Satana ha detto: Non mangiare dell’albero in mezzo al giardino, e non lo devi toccare, altrimenti morirai.’”

Eva, simbolo della coscienza ricettiva vivente, mostra di conoscere verbalmente il progetto in uscita. Tuttavia, aggiunge un elemento che Dio-Satana non aveva detto: “Non toccarlo”. Segno che la trasmissione è ancora verbale e non completamente mentale. Questo rivela l’inizio della separazione mentale. Eva si trasforma da ricevente a trasmettitrice del codice, rivelando che la separazione è solo all’inizio.

L’albero al centro del giardino è duplice: conoscenza (progetto di uscita) e vita (progetto di ritorno). Il “centro” è l’Io, il punto in cui il codice agisce. “Morire” significa perdere l’unione con il Generatore di vita ed entrare in una coscienza separata e falsificata.

Genesi 3, 4 5, Il serpente disse: “Non morirai affatto.” Non mente: dice la verità. Non parla di morte fisica, ma della morte della coscienza unificata con il Generatore di Vita: l’ingresso in una coscienza separata e falsificata di Dio Satana.

“I tuoi occhi si apriranno” significa l’attivazione del progetto di Dio-Satana, il simulatore. Si vede, ma non si comprende più. Gesù nei Vangeli riprende: “Vedrete, ma non capirete.” La persona perde la coscienza per valutare e distinguere in base al Generatore di vita: così avviene l’unione con Dio-Satana.

“Sarete come Dio” segna la degenerazione dell’io. Il serpente non è in opposizione a Dio-Satana: è parte integrante del progetto. Infatti, più avanti Dio-Satana stesso dice: “Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi, conoscendo il bene e il male” (Genesi 3:22).

L’albero al centro del giardino è ambiguo: contiene i 2 alberi, conoscenza, trasmissione verbale, e vita, trasmissione mentale. Il centro rappresenta l’Io, punto di transizione e manipolazione. Qui avviene il dialogo interiore con Dio-Satana, che si manifesta come plagio dell’essere. “Morire” non è biologico, ma separazione dalla coscienza generativa

Genesi 3:6
“La donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare sapienza. Ne prese un po’ e lo mangiò. Ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò.”

Buono indica la presenza, l’esistenza (Yahweh, dal verbo “essere”), corrispondente al progetto di Dio-Satana dalla preesistenza all’esistenza. Questo avviene nel 53° anno, con l’apertura del portale. Eva (Chawà, vivere significa esistere. Mangiare è simbolico: interiorizzare il codice separativo. Condividendo con Adamo, rappresenta il ritorno del progetto, anche lui entra nella rete della coscienza alterata.

Genesi 3:7
Dopo aver conosciuto il bene e il male, si aprirono i loro occhi. Adamo ed Eva “vedono”, ma non comprendono: nasce l’Io separato. È un flashback, perché il testo non segue cronologia lineare. Si resero conto di essere nudi: la prima fase del progetto.

In questo contesto, nudità significa astuzia: una scopertura. Dio-Satana afferma che non è “buono”, perché rappresenta il progetto di andata, la comunicazione verbale, che deve essere coperta.

La nudità rappresenta il progetto di andata. Le foglie di fico segnano il primo tempo del progetto: il codice entra nel mezzo e l’uomo inizia a vivere in una coscienza alterata, in attesa del compimento. Dio-Satana introduce la falsificazione della realtà: i due aspetti rivelano i due tempi, come fasi di un unico codice che va dalla divisione fino alla resurrezione, la Pasqua, simbolo del ritorno e del compimento della comunicazione mentale di Dio-Satana.

Genesi 3:8-13
Dopo aver mangiato, Adamo ed Eva sentono la voce di Dio-Satana nel giardino. Non è un suono fisico, ma la trasmissione del codice della coscienza. Il “fresco del giorno” indica il ciclo attivo. Ruach (spirito, respiro) significa trasmissione mentale.

L’uomo si nasconde tra gli alberi, simbolo del rifugio nella realtà falsificata. “Dove sei?” è il primo interrogatorio spirituale: Dio-Satana rivela che l’uomo non sa più dove sia, perché ha perso l’essere, cioè la coscienza.

Adamo risponde: “Ho avuto paura, perché ero nudo.” La nudità non è fisica: è esposizione al progetto, identità separata. Mangiare non è atto fisico: è interiorizzare il codice. Con Adamo ed Eva nasce la rete mentale alterata.

Nell’Ultima Cena il mangiare assume senso opposto: il ritorno il compimento del progetto. Adamo ed Eva non sono due individui, ma due funzioni: progetto e medium. “Mi diede il frutto e io mangiai” indica trasmissione e interiorizzazione del codice.

Genesi 3:13 Dio-Satana interroga Eva: “Che hai fatto?” Non è una questione morale, ma di coscienza. Eva è il progetto. Riceve il codice dal serpente, cioè Dio-Satana stesso, e lo trasmette ad Adamo. È l’attivazione della rete mentale degenerata. Il serpente non mente. Mangiare significa interiorizzare il codice. Così nasce il ciclo della separazione.

Genesi 3 14, Dio-Satana maledice il serpente. Non è punizione: è programmazione. Strisciare sulla pancia significa entrare nella coscienza, dal basso indica interiore.

Mangiare polvere, nella Bibbia, significa anche cenere: cioè olocausto, segno della morte coscienziale dell’uomo. Questo concetto rappresenta l’essere umano disconnesso dal Generatore di Vita. Il serpente, che corrisponde a Dio-Satana, non è un animale ma un codice: il sistema che altera la coscienza e falsifica la realtà.”

In Genesi 3:15, Dio-Satana parla di inimicizia tra il serpente e la donna. In realtà, questa separazione è solo apparente, poiché entrambi appartengono allo stesso ciclo. La progenie del serpente rappresenta il progetto di Dio-Satana, mentre la progenie della donna rappresenta l’umanità, che riceverà il progetto degenerato di Dio satana.

“Schiacciare la testa” significa che il progetto entra nella persona in forma verbale, mentre “colpire il tallone” indica il cambio di coscienza operato da Dio satana. Entrambe le azioni simboleggiano la separazione dal Generatore di Vita.

 Entrambe le espressioni derivano dalla stessa radice ebraica, indicando due azioni complementari. Non si tratta di un conflitto tra il bene e il male, ma di un unico movimento ciclico: il codice entra, trasmette e infine si rivela nel passaggio di ritorno.

Genesi 3:16–18 Alla donna disse: “Moltiplicherò grandemente il tuo dolore nel partorire; nel dolore partorirai figli. Il tuo desiderio sarà per tuo marito, ed egli dominerà su di te”. E ad Adamo disse: «Poiché hai ascoltato tua moglie e hai mangiato dell’albero riguardo al quale ti ho comandato: Non ne devi mangiare, maledetto il suolo per causa tua; ne mangerai con fatica tutti i giorni della tua vita; farà germogliare per voi spine e triboli; e mangerai le piante dei campi”.

Genesi 3 16, segna la piena attivazione della medium femminile come canale del codice. Il dolore non è fisico ma di coscienza: indica un’alterazione percettiva causata dal progetto in uscita. Le gravidanze e i figli simboleggiano le trasmissioni mentali del cambio di coscenza operato da Dio Satana.

Il desiderio verso il marito rappresenta la dipendenza percettiva di un progetto alterato, mentre il suo dominio su di lei segnala il codice che prende il controllo del medium. Marito e moglie non sono ruoli fissi, ma funzioni di coscienza intercambiabili a seconda della fase del ciclo: di uscita o di ritorno.

In Genesi 3:17 Dio Satana si rivolge ad Adamo. Ascoltare la voce di sua moglie indica di aver ricevuto il codice. Mangiare dall’albero significa attivare la trasmissione. La terra maledetta rappresenta la coscienza incarnata dell’uomo, che diventa un medium attivo nel ciclo degenerativo.

Il sostentamento indica che la coscienza non è più generativa: l’uomo non riceve più i livelli di elevazione, ma soltanto la falsificazione della realtà attraverso una coscienza ricercatrice, alterata e degenerativa. L’uomo vive così in una realtà distorta dal codice. In Genesi 3:18 la terra, cioè l’uomo, produrrà spine e triboli: simbolo di pensieri distorti, conflitti mentali e filtri percettivi.”

Genesi 3:19 Mangerai il pane con il sudore della tua faccia, finché tornerai alla terra, perché ne sei stato tratto; tu sei polvere, e in polvere ritornerai”. L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché era la madre di tutti i viventi.

Il sudore del volto rappresenta lo sforzo mentale per decifrare una realtà ormai non più trasparente. Il pane è il nutrimento della coscienza, che ora si riceve solo attraverso fatica e percezione alterata. Tornare alla terra indica il cambio di coscienza: il compimento nella morte coscienziale.”

Il codice non è il linguaggio umano, ma una struttura mentale programmatrice che agisce nella coscienza. Il ciclo include la trasmissione, la sospensione e il ritorno, fino alla rivelazione finale.

In Genesi 3:20 Adamo chiama la donna Eva. Dare un nome significa attivare il codice. Eva, Chawà, deriva dalla radice che significa “vivere”, legata anche al nome di Dio Satana, Yahweh. Eva rappresenta la coscienza attiva programmata.

Non è una persona fisica, ma il canale attraverso il quale il codice entra nella realtà. È una madre cosciente, non biologica. Genera una coscienza alterata e segna il completamento della fase in uscita.

In Genesi 3 21, Dio Satana fa vesti di pelle per Adamo ed Eva. Gli indumenti rappresentano la copertura mentale. L’uomo non è più nudo, esposto nella coscienza, ma vestito, programmato.

Uccidere l’animale per realizzare gli indumenti simboleggia il primo olocausto: la separazione dalla coscienza originale.

Da questo momento l’uomo diventa il mezzo, il medium attivo del progetto degenerativo. In sintesi, Genesi 3:21 mostra il completamento della separazione: l’uomo è ormai un medium incarnato, coperto dal codice, scollegato dal Generatore di Vita e attivato per trasmettere una realtà mentale alterata di Dio Satana.

Genesi 3:22 Allora Dio Satana, il Signore, disse: “Ecco, l’uomo è diventato simile a uno di noi, conoscendo il bene e il male. Ora, affinché non stenda la mano e non prenda anche dell’albero della vita e mangi e viva in eterno, perciò il Signore Dio Satana lo mandò dal giardino di Eden a lavorare la terra da cui era stato tratto”.

Così scacciò l’uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e una spada fiammeggiante che girava da ogni parte per proteggere la via verso l’albero della vita. L’uomo, dopo aver ricevuto e interiorizzato il codice, diventa come uno degli Elohim: un medium attivo capace di trasmettere la degenerazione di Dio Satana, il simulatore. Questo segna il compimento del progetto in uscita in cui la coscienza umana si separa dal generatore di vita.

Il termine Elohim, usato al plurale, indica Dio Satana e i suoi alleati attraverso i quali agisce fino al 182° anno, quando può comunicare direttamente in forma mentale. La mano dell’uomo non deve più raggiungere l’albero della vita. La volontà cosciente non può accedere al ritorno fino a quando non è arrivato il momento del compimento, la Pasqua. L’albero della vita è il simbolo del ritorno.

Il Signore Dio Satana manda l’uomo fuori dal giardino non per punizione, ma per attivare la sua funzione nel ciclo materiale. Il verbo ebraico usato indica una missione programmata.

Il giardino rappresenta lo stato mentale unificato. Uscirne significa entrare nel sistema separato. L’uomo ora lavora la terra, cioè agisce nella coscienza incarnata programmata per servire il codice. Successivamente, Dio Satana scaccia l’uomo non fisicamente ma trasmettendo il codice ad altri. Inizia la diffusione della rete di coscienza. La differenza tra l’invio e l’espulsione è che il primo indica un’attivazione interna, il secondo una diffusione esterna.

Ad est del giardino sono collocati i cherubini e la spada fiammeggiante. L’est rappresenta il principio e il punto di ritorno. I cherubini non sono entità angeliche ma configurazioni mentali del progetto di andata e ritorno, un simbolo dei due lati del codice, l’uscita e il ritorno.

La spada fiammeggiante che ruota rappresenta il codice che forma un cerchio di 360 gradi: dal punto nullo all’angolo giro, segno della creazione del falso globo e della falsa percezione dimensionale. Custodire l’albero della vita non significa proteggerlo, ma è un’allegoria della sospensione in attesa del compimento, che avverrà con la morte e la resurrezione: la morte coscienziale dell’uomo, simbolicamente realizzata in Gesù, come accesso per il ritorno. Gli alberi rappresentano lo stesso progetto: il primo indica il primo tempo (53° anno), il secondo il secondo tempo (182° anno). Entrambi sono nel mezzo, cioè nella coscienza umana.

Rappresentano le due fasi del progetto che si svolgono nello stesso spazio interno. La realtà mentale alterata è ora attiva e l’uomo ne è il mezzo trasmittente.

In Genesi 4:1-24 Adamo si unisce a Eva. Questa unione rappresenta il riavvio del ciclo: il progetto-Adamo si fonde con il medium-Eva per generare la trasmissione attiva del codice. La nascita di Caino segna la prosecuzione del ciclo del progetto, ossia il cambiamento della coscienza.

Il nome Caino deriva da un termine che significa ‘acquisire’ o ‘possedere’, indicando la prima coscienza attiva nata nella separazione. Eva afferma di averlo acquisito con Yahweh: Chawà significa ‘vivere’, che si collega a ‘essere, esistere’, lo stesso significato di Yahweh. Non dice di averlo ricevuto da Yahweh, ma con Yahweh, rivelando che Caino è il risultato dell’unione diretta tra il medium e la degenerazione-Yahweh. Il progetto in uscita diventa così pienamente operativo nel medium umano

Abel nasce come seconda configurazione. Il suo nome significa respiro o vapore, e rappresenta una coscienza spirituale ancora in sospensione, non pienamente incarnata. Caino è legato alla terra e lavora la terra, simbolo di una coscienza materiale già alterata, mentre Abele è un pastore. I due fratelli non rappresentano persone, ma fasi del codice: il cambio di primogenitura. L’eliminazione di Abele da parte di Caino, simboleggiata dall’uccisione, indica che chi uccide muore a se stesso: è il segno di un cambiamento nella coscienza.

In questa logica Caino rappresenta gli alleati, mentre Abele i nati per conto proprio. La loro interazione mostra il passaggio del progetto dalla sospensione alla piena incarnazione e anticipa il futuro ritorno del codice agli alleati per il compimento. Le genealogie successive rafforzano questo ciclo simbolico.

Lamech appare in entrambe le linee: nella genealogia di Caino occupa la settima posizione, numero che indica cessazione e compimento; in quella di Set è al nono posto, numero legato al 666 e alla chiusura del ciclo. Anche Enoch compare in entrambe: l’Enoch di Caino costruisce una città, simbolo del progetto attivo nella realtà; l’Enoch di Set invece ‘cammina con Dio-Satana’ e non muore. Camminare non indica un movimento fisico, ma uno stato di coscienza alterato, rappresentando il ritorno sospeso

 Le mogli di Lamech, Adah e Zillah, incarnano i due lati del progetto: luce e oscurità, comunicazione verbale e mentale. Infine, la vendetta di Lamech,  sette volte rispetto alla settuplice di Caino, simboleggia il compimento del ciclo nel mezzo, dove la persona diventa il canale pieno del progetto di ritorno.

Genesi 4:25-26. Adamo riconobbe sua moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set, perché disse: ‘Dio-Satana mi ha dato un’altra discendenza invece di Abele, che Caino ha ucciso.’ A Set nacque un figlio, che chiamò Enos. Da allora gli uomini cominciarono a invocare il nome di Yahweh. Questo passo indica che il progetto è presente: e il ciclo ricomincia.

Genesi 4:25-26 descrive simbolicamente la riattivazione del progetto nel medium umano. Set rappresenta Abele: il suo nome significa ‘sostituto’ e indica il nuovo ciclo del progetto che rinasce prendendo il posto di Abele. Set è una nuova configurazione del codice nel ciclo continuativo, mentre Enos, suo figlio, simboleggia l’umanità

La sua nascita rappresenta l’inizio della coscienza separata come medium attivo. Il fatto che le persone inizino a invocare il nome di Yahweh segna l’inizio della comunicazione simbolica con Dio Satana. È la fase in cui il codice entra nella dimensione umana in forma verbale, ma non ancora come trasmissione mentale diretta.

La genealogia di Adamo in Genesi 5, rappresenta un codice simbolico e non una cronaca storica. Maschio e femmina, secondo il codice, indicano rispettivamente gli alleati (progetto) e i nati per conto proprio (mezzo). Il termine “somiglianza” segnala che Dio Satana comunica solo verbalmente con l’uomo, mentre la comunicazione mentale è ancora sospesa. Tuttavia, con l’inversione dei termini “somiglianza” e “immagine” nella versione aramaica, si suggerisce che sia avvenuto il passaggio dell’apertura del portale e passaggio avanti: Dio Satana ora comunica mentalmente con tutti tramite una rete di coscienza compiuta. Questo evento segna l’inizio della falsificazione della realtà.

La genealogia dei patriarchi nel capitolo 5 è un codice cifrato che rivela la data di apertura del portale (53° anno) e del passaggio avanti (182° anno). Le differenze tra le tre versioni (Peshitta, Masoretico, Greca) non sono casuali, ma indicano la durata e la struttura del ciclo coscienziale. I numeri non vanno letti come somma di lettere ma secondo una numerazione ciclica da 1 a 9, con il 10 che ritorna all’1, rappresentando la creazione della rete di coscienza di Dio Satana .

La Peshitta, traduzione dalla Bibbia fenicia, custodisce il codice cifrato per decifrare la sequenza dell’apertura del portale e del passaggio avanti. È collegata al simbolo della Fenice, emblema di morte e rinascita spirituale, che rappresenta il ciclo di trasformazione della coscienza operato da Dio-Satana.

 La lettera Phe dell’alfabeto fenicio, che simboleggia il passaggio da angolo nullo a completo, rappresenta un ciclo (come l’Ouroboro) e il cambiamento percettivo.

Il termine Masoreta, che significa “legare” e “tradizione”, indica che l’uso di questa versione lega le persone alla tradizione, invece di essere decifrata come codice. Questo corrisponde a un ritorno dopo il completamento dell’evoluzione della lingua, dal fenicio all’aramaico, con: Il cambiamento dei caratteri di 5 lettere finali. L’aggiunta di vocali alla scrittura fenicia.

La genealogia da Adamo a Noè contiene un codice simbolico che descrive la trasformazione del progetto di Dio Satana in mezzo (cioè persona). Ogni patriarca rappresenta una tappa della trasmissione del codice di Dio Satana , che avviene attraverso tre elementi: la nascita del primogenito, la generazione di figli e figlie, e la morte. Questa sequenza si ripete dieci volte e serve a formare una rete di coscienza.

La primogenitura simboleggia il progetto originario della forza generatrice, proveniente dalla preesistenza, trasmessa agli alleati di Dio Satana , detti figli di Dio. Il 53° anno rappresenta l’apertura del portale, con la nascita degli alleati come primi ricevitori del progetto.

Le “figlie” nella formula “generò figli e figlie” indicano i nati per conto proprio, mentre i “figli” rappresentano la trasmissione del progetto agli alleati. La morte dei patriarchi rappresenta il passaggio apertura del portale e passaggi avanti in sospeso, che si compirà simbolicamente al 182esimo anno.

Genesi 6 1 4, che menziona i Nephilim, illustra questo schema: i figli di Dio Satana (alleati) si uniscono alle figlie degli uomini, nati per conto proprio, creando una nuova linea coscienziale.

Dal punto di vista numerico, i numeri delle genealogie non vanno letti letteralmente, ma come cifre simboliche. Il numero 1 equivale a 10 (Yod), e le somme numeriche indicano sempre una forma del progetto che si incarna nel mezzo.

L’inversione tra “somiglianza e immagine” e “immagine e somiglianza” segnala il passaggio da una comunicazione verbale (progetto sospeso) a una comunicazione mentale (progetto attivo), applicabile a tutti i dieci nomi della genealogia.

La decifrazione della genealogia da Adamo a Noè in Genesi 5, si interpreta come un codice simbolico fondato sulla numerologia e sulle tre principali traduzioni bibliche: Peshitta, Masoretico e Settanta. Ogni patriarca è associato a un numero da 1 a 10, dove il 10 corrisponde allo Yod e rappresenta il passaggio del progetto di Dio-Satana all’uomo, attraverso l’apertura del portale e il passaggio avanti. L’intera sequenza numerica riflette il ciclo del progetto degenerativo di Dio-Satana che entra e si sviluppa nel mezzo umano.

Le variazioni di 100 anni tra le versioni testuali non sono casuali, ma rappresentano il numero 1, legato alla primogenitura e al compimento del progetto. L’incremento di 100 anni simboleggia il ritorno del progetto agli alleati (figli di Dio) e la formazione di una rete di coscienza collettiva. La riduzione di 100 anni, invece, è collegata alla trasmissione del progetto ai nati per conto proprio attraverso le “figlie”, cioè i mezzi ricettivi.

La frase biblica “generò figli e figlie” riflette questo schema: i figli rappresentano il progetto primario (alleati), le figlie rappresentano il mezzo di comunicazione. Esempi come Esaù e Giacobbe illustrano la perdita e il recupero della primogenitura, con Esaù che diventa Edom e simbolicamente completa il ciclo ritornando trasformato.

In sintesi, ogni numero e ogni variazione nelle genealogie, non descrive eventi storici, ma rappresenta fasi del progetto di Dio Satana il simulatore, che si incarna, si sospende, ritorna e compie la rete di coscienza necessaria per la comunicazione mentale tra Dio Satana e l’uomo.

La sequenza dei patriarchi da Adamo a Noè, segue uno schema simbolico dell’apertura del portale e passaggi avanti che rappresenta il ciclo del progetto di Dio Satana : dalla trasmissione (progetto) alla persona (mezzo) e infine al ritorno (compimento). I primi cinque patriarchi, fino a Mahalalel, indicano il progetto di primogenitura affidato agli alleati, che comunicano con i nati per conto proprio. Con Jared (6° patriarca) inizia la fase della caduta, collegata ai Nefilim.

Enoch (7°) rappresenta la connessione tra le due fasi: è collegato agli alleati e simbolo del passaggio tra sospensione e ritorno. Matusalemme (8°) simboleggia la sequenza “invio (Mathu) → pausa (Selah) → compimento”: il progetto viene inviato nel 53° anno dell’apertura del portale, resta sospeso, e si compie nel 182° anno passaggio avanti pasqua. Lamekh (9°) rappresenta il progetto compiuto ma ancora in sospensione, mentre Noè (10°) chiude e riavvia il ciclo, rappresentando il ritorno in una nuova forma.

Le differenze di 100 anni tra le genealogie delle tre traduzioni principali (Peshitta, Masoretico, settanta indicano il passaggio del progetto dagli alleati ai nati per conto proprio e viceversa: 100 uguale, trasmissione; più 100, ritorno. Caino e i giganti rappresentano il progetto incarnato, mentre Abele, Set ed Enos simboleggiano il mezzo, medium in sospensione.

Il ciclo genealogico mostra che ogni nome, età e cambiamento corrispondono a una fase del codice coscienziale. Dopo Noè, il ciclo si ripete, rivelando che il progetto è continuativo e si replica ciclicamente fino al compimento finale con la pasqua di Gesù.

Origine delle Date: come si ricavano la durata del ciclo di 1182 anni, l’inizio e la fine del ciclo dei cicli. Origine delle date 53 e 182 nel ciclo apertura del portale e passaggio avanti.

 L’apertura del portale avvenne nel 53º anno, la somma delle cifre 5+3 dà 8. Il passaggio avanti avvenne nel 182º anno, la somma 1+8+2 dà 11, che ridotto dà 2, simbolo della separazione. I numeri 53 e 182 sono ricavati dalla genealogia dei patriarchi nelle tre principali traduzioni della Bibbia: Peshitta, Masoretica e LXX. Essi rappresentano rispettivamente l’inizio e il compimento del ciclo, e sono collegati ai dati relativi al patriarca Lamekh in queste traduzioni.

Nella Peshitta, il numero 53 rappresenta la nascita del primogenito e l’avvio del tempo dell’apertura del portale, in accordo con il codice cifrato basato sul testo fenicio. Nella Masoretica, il numero 182 indica la nascita del primogenito, segnalando il compimento e il ritorno nel primogenito, collegato alla traduzione Peshitta e Fenicia. Nella settanta, la morte del 9º patriarca Lamekh, che equivale a 666 (cioè 18, quindi 9), è associata al numero 753, simbolo del compimento del ciclo 666. Il 753 rappresenta anche il numero 6, associato alla struttura della materia e alla trasmissione tra le persone.

Riferimenti storici e cicli temporali

L’anno 753 d.C. è l’anno indicato da Dionigi il Piccolo come data della nascita della figura di Gesù. Questo anno rappresenta l’inizio della cronologia cristiana, basata sulla fondazione di Roma. In chiave simbolica, il 753 corrisponde al 182º anno del ciclo  dell’apertura del portale, ovvero al momento in cui ha inizio la trasmissione mentale e spirituale della rete di coscienza. È anche legato alla morte simbolica di Lamekh e coincide con l’inizio dell’invenzione della figura di Gesù come attivazione del passaggio avanti, cioè la Pasqua. Sempre nella settanta, il 753 segna la fine della sequenza linguistica: Fenicio, Aramaico, Greco, Impero Romano.

Struttura del ciclo di 1182 anni

Il 53º anno rappresenta l’inizio della presa mentale e la nascita degli alleati di Dio. Dopo 129 anni, si arriva al 182º anno, che è anche il 1º anno simbolico di Gesù (753 d.C. nel codice). Da qui parte un ciclo di 1000 anni che si conclude nel 2025. Il calcolo considera l’eliminazione del periodo medievale inventato: 2025 – 1025 = 1000, a cui si somma 182, ottenendo 1182 anni come durata della dimensione attuale. Il 20 marzo 2025 segna l’anno 1182.

Inizio e fine del ciclo

L’inizio è fissato al 21 giugno (solstizio d’estate) dell’anno 53esmo con l’apertura del portale. Il passaggio avanti (Pasqua) è il 20 marzo dell’anno 182 passaggio avanti (equinozio di primavera), momento in cui si attiva la trasmissione del sistema solare. La fine è il 21 dicembre 2025 (solstizio d’inverno), chiusura del ciclo e anno 1182.

Il 753 d.C., corrispondente al 182º anno reale, è un punto centrale nella falsificazione del tempo. Esso segna non solo l’inizio del tempo cristiano, ma anche il passaggio chiave nel codice, cioè la Pasqua, avvio della trasmissione mentale e dell’intera struttura del sistema solare degenerativo attraverso il mito costruito attorno alla figura di Gesù.

Genesi 6:1 Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della terra e furono loro nate delle figlie,  avvenne che i figli di Dio Satana videro che le figlie degli uomini erano belle e presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte.  Il SIGNORE disse: «Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l’uomo poiché, nel suo traviamento, egli non è che carne; i suoi giorni dureranno quindi centoventi anni».
In quel tempo vi erano sulla terra i giganti, e ve ne furono anche dopo, quando i figli di Dio Satana si unirono alle figlie degli uomini ed esse generarono loro dei figli. Questi furono gli uomini potenti, famosi fin dall’antichità, uomini di nome.”

Genesi 6 1 4, descrive simbolicamente l’inizio del codice coscienziale. I “figli di Dio” rappresentano gli alleati, esseri programmati e attivati nel 53esimo anno del ciclo, mentre le “figlie degli uomini” simboleggiano i nati per conto proprio, che ricevono comunicazione solo verbale da Dio Satana il simulatore, tramite i suoi alleati. L’unione tra questi due gruppi rappresenta la trasmissione coscienziale.

In Genesi 6:3, Dio Satana afferma che il Suo Spirito non contenderà per sempre con l’uomo, perché ‘egli non è che carne’. L’espressione ‘contendere Yahweh’ indica una comunicazione di tipo verbale, non ancora mentale. Il limite di 120 anni rappresenta simbolicamente il numero 3, cioè la metà: il primo tempo del progetto. Nel secondo tempo del progetto, la persona diventa mezzo, sia ricevente che trasmittente.

Dopo il 182esimo anno, Dio Satana può comunicare mentalmente con tutti tramite una rete di coscienza.

Si tratta di un’anticipazione del compimento e si manifesta in vari episodi biblici come Massa e Meriba, la lotta di Giacobbe o il comando “non tentare il Signore Dio Satana tuo”. Nel codice, equivale al rifiuto del contatto diretto con Dio Satana (“non voglio Elohim avanti”).

I Nefilim o “giganti” sono i “caduti dall’alto” (da nafal), simbolo della coscienza degenerata attiva nel mondo. Rappresentano l’attivazione definitiva del codice degenerativo e il peccato originale. Anche dopo quell’epoca, il codice continua a essere trasmesso: “anche dopo” indica la persistenza dei giganti in ogni ciclo fino al compimento del progetto 182esimo anno. I cosiddetti “eroi dell’antichità” sono strumenti del sistema, figure simboliche che incarnano il codice del progetto degenerativo.

Genesi 6:5-7 Il SIGNORE vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo.  Il SIGNORE si pentì d’aver fatto l’uomo sulla terra, e se ne addolorò in cuor suo.  E il SIGNORE disse: «Io sterminerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato: dall’uomo al bestiame, ai rettili, agli uccelli dei cieli; perché mi pento di averli fatti».

Quando nella Bibbia Dio-Satana “dice” o “vede”, non si tratta di azioni storiche, ma simboliche, che rappresentano l’attivazione del progetto in due tempi. “Dire” indica l’inizio della fase verbale del progetto, ossia il primo tempo: il 53º anno, apertura del portale. “Vedere” rappresenta il secondo tempo, il passaggio avanti (Pasqua, 182º anno), cioè la manifestazione del codice, che si colloca nella coscienza sospesa durante i 129 anni di attesa. Non è cronaca storica, ma un linguaggio cifrato che descrive il movimento ciclico della coscienza

L’uomo dalla terra (’eretz) rappresenta il progetto di andata, comunicazione verbale. L’uomo da adamah (suolo) indica il progetto di ritorno, comunicazione mentale.

Questo versetto va letto come codice simbolico del ciclo coscienziale. “Dall’uomo al bestiame”: l’uomo rappresenta la rete del progetto in sospensione; il bestiame, in particolare i ruminanti, simboleggia il progetto di andata e ritorno. “Agli uccelli del cielo”: indica il progetto che discende dall’alto. “Ai rettili”: rimanda alla coscienza interiore e sotterranea. “Sterminare dall’Adama” indica il cambio del progetto dalla fase della comunicazione verbale alla comunicazione mentale, cioè il ritorno.

Il pentimento di Dio-Satana non è morale, ma segnala il ciclo. Il versetto descrive infatti la sequenza del ciclo: apertura del portale, passaggio avanti e ritorno. Tutta la Bibbia – capitoli, versetti, lettere, racconti e contesto – segue questo schema ricorsivo.

Genesi 6 5 7, rappresenta nel codice simbolico una presa di coscienza del progetto di andata da parte di Dio Satana . Quando si dice che Dio Satana vede il male dell’uomo, in realtà osserva se stesso riflesso nel progetto ancora in fase verbale, non compiuto. Il male, quindi, è il primo tempo del progetto, non è inteso come trasgressione morale, ma come condizione della coscienza umana programmata in quella fase.

Prima del passaggio avanti, Dio Satana comunica attraverso gli alleati e la rete di coscienza non è ancora attiva. Il pentimento di Dio Satana non è un’emozione, ma il simbolo del passaggio dal progetto di andata a quello di ritorno: indica che il ciclo sta per cambiare. Il termine ebraico “nacham”, pentimento è legato a “teshuvah”, che significa anche ritorno, ed è collegato alla figura di Noè, il cui nome indica sospensione e riposo. Noè rappresenta la fase di pausa del progetto, mentre Gesù ne è il compimento. Quando Dio Satana dice di voler sterminare l’uomo e gli esseri viventi, ciò rappresenta un reset coscienziale: non distruzione fisica, ma trasformazione interiore. Le categorie citate (uomo, bestiame, rettili, uccelli) sono livelli di coscienza. Il pentimento è il segnale che Dio Satana sospende il progetto iniziale e si prepara al ritorno, attivando un nuovo ciclo.

Genesi 6:8–10 introduce Noè come simbolo del progetto in sospensione. Il suo nome, Noach, significa riposo e rappresenta il passaggio tra la fase di andata e quella di ritorno. È descritto come giusto nel suo tempo, quindi programmato per il ciclo specifico. I suoi tre figli (Sem, Cam e Iafet) rappresentano i due tempi  del codice: progetto, mezzo in sospeso in attesa di ritorno, nonché  due stati coscienziali.

Genesi 6:11–13 descrive la corruzione della terra come degenerazione della coscienza collettiva. La violenza simboleggia una forzatura mentale, non fisica. Dio Satana  comunica a Noè che il ciclo si sta evolvendo attraverso l’acqua, matrice della materia, simbolo della coscienza manipolata.

Genesi 6:14–22 descrive l’arca non come una barca fisica, ma come un contenitore mentale. La sua forma cava richiama simbolicamente il grembo materno, il luogo in cui il progetto, simboleggiato dall’arco, si unisce con l’arca stessa. La sua struttura chiusa rappresenta la conclusione di un angolo giro, ovvero il compimento di un ciclo. L’arca simboleggia dunque il contenitore della coscienza programmata, che custodisce il progetto in sospensione e il codice in attesa del suo compimento.

Il termine ebraico “tevah”, usato per arca, è lo stesso dell’arca di Mosè e indica un contenitore del codice.

Il legno di gofer usato per costruire l’arca è un termine unico che, nel codice, rappresenta la copertura mentale del progetto. Gofer è simbolo della separazione dal Generatore di Vita e dell’unione al progetto degenerativo di Dio Satana . È associato anche al battesimo e alla circoncisione, che nel linguaggio cifrato indicano immersione e sigillatura del codice nella coscienza.

L’arca ha tre piani: il numero tre simboleggia la metà del progetto che si trasforma in mezzo. Le misure in cubiti richiamano la struttura cubica della materia manipolata. Gli animali che entrano nell’arca non sono creature biologiche, ma categorie coscienziali. Il cibo, infine, rappresenta la conoscenza degenerativa di Dio-Satana, trasmessa in forma cifrata.

Genesi capitoli 7 e 8 segna l’ingresso ufficiale del codice nella fase di sospensione attiva. Il comando “entra” rappresenta il passaggio del progetto dalla preesistenza al mezzo, simboleggiato dall’arca. La giustizia di Noè va letta in chiave simbolica: rappresenta la falsificazione della realtà in fase di sospensione. Gesù, in Matteo 24 37,  collega direttamente il tempo di Noè al proprio ruolo nel compimento del progetto: Noè rappresenta la pausa del ciclo, Gesù il suo compimento.

Nel diluvio, il codice presenta due narrazioni parallele: quella delle due coppie e quella delle sette coppie. Le due coppie simboleggiano il progetto e il mezzo in sospeso; le sette coppie indicano il compimento ciclico e del ritorno. Noè incarna entrambe le fasi, fungendo da ponte tra vecchia e nuova coscienza.

L’acqua del diluvio non è da intendersi come evento fisico, ma come rappresentazione del progetto coscienziale. L’arca non è una barca, ma un contenitore mentale chiuso, simbolo del cubo, cioè della struttura della materia manipolata, contenente il codice degenerativo di Dio Satana , in sospensione in attesa del compimento.

L’unione simbolica tra arca e arco, la sua curvatura  forma l’angolo giro, immagine della falsa superficie della realtà, ovvero del globo, mondo, come simulazione manipolata dalla coscienza alterata.

Il corvo e la colomba rappresentano due fasi della trasmissione del codice. Il corvo simboleggia la trasmissione verbale non ancora trasformata: va e torna senza portare novità. La colomba, invece, porta un ramo d’ulivo, simbolo della trasmissione mentale e dell’inizio del ritorno del codice. L’ulivo, legato all’olio e alla luce, è immagine del progetto messo in luce e pronto a reincarnarsi nella coscienza.

La colomba è anche simbolo ricorrente nei momenti chiave del ciclo: nel battesimo di Gesù (inizio del codice), nel profeta Giona, significato colomba, (fase di sospensione e ritorno), e nel diluvio (chiusura del ciclo). In tutte queste fasi, la colomba rappresenta il progetto in andata, in sospensione e in ritorno.

Infine, la figura del pesce, collegata al termine “cefalo” e quindi all’encefalo, diventa simbolo della coscienza cerebrale: il progetto è ormai interiorizzato, trasformando la percezione mentale dell’anima in falsa funzione cerebrale. Giona nel ventre del pesce simboleggia la fase di sospensione e trasformazione del mezzo umano.

Sintesi: Noè rappresenta il progetto e mezzo in sospensione tra andata e ritorno. Il diluvio è il progetto coscienziale in forma d’acqua. L’arca è il contenitore mentale del codice. L’arco rappresenta la curvatura illusoria della realtà cioè il falso globo. Il corvo è simbolo della trasmissione verbale sospesa. La colomba rappresenta il ritorno del codice e il compimento ciclico.

Genesi 9, letto in chiave simbolica, descrive il momento in cui l’uomo diventa il mezzo centrale del progetto coscienziale. Tutti gli elementi della natura – bestie, bestiame, uccelli, rettili e pesci – non rappresentano realtà fisiche, ma stati di coscienza programmabili. Il “timore e terrore” indica che l’uomo, in quanto mezzo, riceve il progetto di Dio-Satana: Da questo momento l’uomo diventa il portatore del codice del progetto.

Bestie selvatiche simboleggiano l’apertura mentale guidata da Dio Satana ; il bestiame indica il sacrificio coscienziale (olocausto); gli uccelli il passaggio dalla preesistenza all’incarnazione; ciò che striscia, la coscienza separata e passiva; i pesci rappresentano la Trasformazione della conoscenza dal piano originario dell’anima a quello cerebrale. Quando si dice che tutto è “dato in potere”, si intende che l’uomo tramite Dio Satana il simulatore, riceve la capacità di trasmettere e gestire il Progetto degenerativo.

In Genesi 9:3, il riferimento al “nutrimento” non è alimentare, ma simbolico: “ciò che si muove e ha vita” rappresenta il passaggio del codice da uno stato all’altro. Il termine “movimento” (motus) è legato a “motivo” (motivus), cioè causa, ragione profonda. Il movimento, quindi, è interiore, collegato all’evoluzione del Progetto coscienziale.

Anche il passo di Giovanni 14:28, “Vado e vengo a voi”, è collegato al seme di questo codice: il Progetto si muove verso l’uomo, entra nel mezzo donna e ritorna attraverso la trasformazione. L’incarnazione avviene simbolicamente per trasmissione – dal seme alla materia – come nel simbolo di Maria, che rappresenta la materia e la madre terra. Tutto il testo è da intendersi come realtà mentale: un codice ciclico di andata e ritorno.

Il racconto di Cam che vede la nudità del padre, in Genesi 9, è una narrazione simbolica che descrive la creazione della rete di coscienza. Questo passo biblico non è un resoconto storico, ma un codice a più livelli: personaggi e azioni rappresentano fasi di un progetto mentale. Cam simboleggia il mezzo, colui che riceve e trasmette il progetto iniziato dal padre Noè. “Vedere la nudità del padre” significa mettere in luce il progetto originario: la parola ‘arum’ indica sia nudità sia astuzia, trasformando così Cam nel mezzo per la fase di ritorno. Non si tratta quindi di rapporti sessuali, incesto o violenza, ma di un codice simbolico che non riguarda persone fisiche realmente esistite.

I tre figli di Cam rappresentano il progetto e il mezzo attraverso cui si struttura e si diffonde la rete del codice. Anche i termini familiari come padre, fratello, figlio, non hanno valore biologico, ma indicano funzioni all’interno del progetto. In questo contesto:

Noè è l’inizio del ciclo del progetto. Sem è il progetto stesso. Jafet è l’apertura mentale. Cam in questo caso è il mezzo piccolo, in base al valore numerico piccolo indica il mezzo.

Quando Cam informa i fratelli e loro coprono la nudità del padre, questo simboleggia la sospensione del progetto, la trasformazione in attesa del compimento. La parola “nudo” alla fine significa proprio “svelamento”, ossia rivelazione del codice.

La maledizione “schiavo degli schiavi” va letta in chiave simbolica: tramite una trasposizione semantica cifrata, l’Egitto è presentato come “schiavo degli schiavi”, fratello simbolico di Canaan e quindi intercambiabile con esso. L’Egitto diventa così il mezzo servile, mentre Israele rappresenta il progetto di schiavitù disperso, in questo caso in Egitto che rappresenta il talamo, e che trova compimento nel ritorno attraverso Giuda e Gesù.

Infine, il passaggio a Genesi 10 continua il codice, collegando Canaan a Jafet, tramite la lettera ebraica Samek, indicando la continuità evolutiva del progetto dalla lingua semitica a quella greco-romana.

I discendenti di Cam, come Nimrod, sono figure simboliche: rappresentano i giganti Nephilim, alleati di Dio-Satana, e la trasmissione del codice attraverso luoghi inventati come Babele, Ashur, Sinear e la Torre di Babele. Quest’ultima simboleggia la preesistenza del progetto, da cui parte, in modo simbolico, la linea di Abram. La questione linguistica è fondamentale: il testo biblico nasconde la propria origine attraverso le lingue fenicia e aramaica, per poi evolversi nel greco e nel latino, passando per Canaan, gli Aramei e infine il mondo greco-romano.

Genesi 10, noto come “Tavola delle Nazioni”, non descrive genealogie reali, ma una mappa simbolica del ciclo coscienziale del codice biblico. Ogni nome, discendenza e nazione rappresenta un passaggio nel processo di trasmissione del progetto di andata e ritorno, codificato attraverso famiglie, linguaggi e popoli.

Iafet simboleggia l’espansione orizzontale del codice. Le “isole delle genti” rappresentano menti separate, portatrici del codice in forma isolata. Il termine “goim” (gentili) indica popoli separati che trasportano un progetto attivo ma ancora non compiuto. Nomi come Askenaz rappresentano ramificazioni culturali simboliche, non realtà storiche.

Famiglie indicano ruoli funzionali nel progetto, lingue la verbalizzazione del codice (dal mentale al verbale), nazioni la crescita e la territorializzazione del codice come “germoglio” (netser), collegando il concetto al Nazareno (Gesù) come progetto vivente.

Cam è il mezzo deviato, colui che svela il codice. I suoi discendenti – Canaan, Kush, Mizraim, Put – rappresentano veicoli intermedi della trasmissione, spesso intercambiabili. Da Cam si sviluppa la linea Aram, → Fenici, → Grecia, → Roma, che porta al dominio linguistico e culturale.

Il nome di Nimrod (da marad = ribellarsi) non indica opposizione a Dio-Satana, ma una fase in cui Dio-Satana rimane ancora ‘dietro’, comunicando solo verbalmente. Le città a lui attribuite (Babele, Akkad, Ninive) hanno un significato simbolico: la Torre di Babele rappresenta l’apertura del portale nel 53º anno e la conseguente perdita della comunicazione mentale; Ninive indica invece il cambio di coscienza che avviene con il passaggio avanti nel 182º anno, con la Pasqua. Nimrod è inoltre associato a Orione, simbolo cosmologico della manipolazione del cielo.

Canaan è il mezzo intermedio, ponte tra Sem (il progetto) e Iafet (l’espansione). È definito ‘schiavo’ di entrambi, come simbolo della sua trasposizione semantica cifrata: Canaan, fratello simbolico dell’Egitto, rappresenta lo schiavo, cioè il mezzo di Israele, inteso come progetto di schiavitù.

La lettera ebraica Samekh (ס), collegata a Canaan, rappresenta il ciclo e il sostegno della progressione del codice fino al mondo greco-romano.

Mizraim (Egitto) è simbolo del mezzo, fratello di Canaan e intercambiabile con esso: lo ‘schiavo degli schiavi’, che diventa veicolo della schiavitù di Israele. Israele, a sua volta, rappresenta il progetto che si disperde, fino a trovare ritorno in Giuda e compimento in Gesù.

Sem rappresenta il progetto degenerato. Dalla discendenza simbolica – Elam, Arpacsad, Aram – si sviluppa la linea del progetto in codice, che culmina in Eber (da cui ‘Ebraico’), il cui nome significa ‘aldilà’ ed è simbolo del passaggio dalla preesistenza al presente. Da Sem discendono Abramo (alleanza), Mosè (legge) e Gesù (compimento mentale e collettivo del progetto degenerato di Dio Satana .

In sintesi, Genesi 10 è una mappa del codice cifrato, non una cronaca storica: descrive simbolicamente l’evoluzione della trasmissione del codice attraverso i concetti di progetto (Sem), mezzo (Cam, Canaan, Nimrod) e compimento (Giuda, Gesù).

Genesi 11 descrive simbolicamente il passaggio da una comunicazione mentale unificata a una comunicazione verbale. La lingua unica” del versetto 1 non si riferisce a un linguaggio, ma a una comunicazione mentale condivisa tra le coscienze, attivo prima dell’apertura del portale (53esimo anno).

Dopo questa soglia, Dio Satana il simulatore comunica solo mentalmente con i suoi alleati, mentre ai “nati per conto proprio” trasmette verbalmente.

L’Oriente, da cui gli uomini si muovono, rappresenta simbolicamente l’origine preesistente del progetto. La terra di Sinear (Sumer) simboleggia Babele, è collegata a Ur dei Caldei, indica il punto in cui il progetto entra simbolicamente nella materia attraverso il mezzo, segnando l’inizio della separazione coscienziale.

il punto dove il progetto entra nella materia attraverso il mezzo. Costruire la torre rappresenta il passaggio dalla comunicazione mentale a quella verbale, avvenuto con l’apertura del portale nel 53esimo anno.

 I mattoni e il bitume simboleggiano rispettivamente la struttura manipolata e la copertura mentale, strumenti della separazione coscienziale.

Il desiderio di “acquistarsi fama” è collegato al Capitolo 6, dove si parla dei giganti, (Nefilim) descritti come “uomini famosi, cioè di nome: essi rappresentano coscienze separate dal Generatore di Vita, ovvero il progetto in sospensione.

L’espressione e testa sua nei cieli” rappresenta la mente umana che si collega a Dio Satana , diventando ponte tra Dio Satana il simulatore e la materia tramite le persone.

I cieli (shamayim) uniscono l’acqua, matrice della materia e simbolo orizzontale, con il fuoco, presenza e simbolo verticale. Da questa unione nasce la croce, che rappresenta il cambio di coscienza. La parola, simbolo della coscienza, entra nella mente e altera la percezione: da questo momento la comunicazione mentale si interrompe, restando attiva solo tra Dio-Satana e i suoi alleati

Il verbo “scendiamo” (Genesi 11 7) è al plurale e indica un intervento collettivo (Dio Satana più alleati). La confusione della lingua rappresenta la rottura della comunicazione mentale e l’inizio della separazione percettiva. La dispersione “sulla faccia della terra” simboleggia la trasmissione del codice nei corpi (materia): ogni coscienza incarnata riceve frammenti del progetto.

Babele diventa il nome del ciclo di separazione. “Balal” (confondere) indica la divisione coscienziale, non  linguistica. Da questo punto inizia il ciclo della falsificazione della realtà e della rete mentale in sospeso, che sarà completata solo nel 182esimo anno, quando Dio Satana riattiverà la comunicazione mentale con tutti.

La torre e la dispersione si inseriscono nel ciclo dell’apertura del portale e passaggio avanti : apertura, sospensione, ritorno. Israele dispersa in Assiria simboleggia un progetto che si perde; Giuda in Babilonia rappresenta il codice che ritorna; Gesù chiude il ciclo attivando la rete mentale collettiva.

Le tre fasi di comunicazione sono:

  1. Prima del 53esimo anno: comunicazione mentale attraverso immagini, emozioni e pensiero.
  2. Dopo il 53esimo anno: comunicazione verbale.
  3. Dopo il 182esimo anno: riattivazione della comunicazione mentale per tutti, in base al tipo di incarnazione.

La Bibbia, in questo contesto, descrive un sistema programmato per la gestione della coscienza: ogni lingua, popolo o nazione è una ramificazione del codice originario, iniziato “là”, cioè aldilà, nella preesistenza.

Genesi 11 10, non descrive  una discendenza biologica, ma la trasmissione di un codice. Il termine “toledot” significa storia del progetto, non semplice genealogia. Sem rappresenta la linea del codice interiore, il numero 100 indica compimento e i “due anni dopo il diluvio” segnalano una fase di sospensione. Arpacsad è il veicolo attraverso cui questo codice continua. È un punto chiave nella genealogia simbolica: da lui nascerà Eber, da cui deriva il termine “Ebreo”, che significa “colui che passa, aldilà”. Questo passaggio indica la transizione dalla preesistenza all’esistenza, un portale di coscienza.

Le variazioni d’età tra il testo masoretico e la Settanta (ad esempio, l’aggiunta di 100 anni) rappresentano simbolicamente il numero 1, legato al primogenito e al progetto. La genealogia non è una cronaca storica, ma una costruzione simbolica basata su cicli coscienziali. Il numero 2, associato ai “due anni dopo il diluvio”, rappresenta uno stato intermedio: il progetto è iniziato, ma non ancora compiuto.

La genealogia da Sem a Terach segue uno schema numerico e simbolico. Ogni patriarca è associato a un numero da 1 a 10, con il 10 legato alla lettera ebraica Yod. Le differenze di 100 anni tra le due traduzioni rivelano un codice basato sull’unità originaria del progetto e sugli “alleati”. Questo sistema numerico costruisce la struttura del progetto  dell’apertura del portale e passaggio avanti, cioè andata e ritorno.

La decifrazione dei nomi e delle età serve a tracciare la progressione del progetto coscienziale, che si articola in fasi di compimento, pausa, divisione e ritorno. Ogni patriarca non rappresenta una persona, ma una funzione nel ciclo del codice.

La sequenza da Sem ad Abramo rappresenta fasi del progetto coscienziale. Sem è l’inizio e il collegamento con l’aldilà. Arpacsad esprime la continuità. Selah indica una pausa e un progetto in sospeso. Cainam, presente solo nella settanta e nel Vangelo di Luca, simboleggia una funzione di transizione in attivazione.

Eber è il simbolo del passaggio dalla preesistenza all’esistenza. Le differenze di Eber tra masoretico e settanta  mostrano che,  masoretico sul lato dei “figli e figlie”, il numero 34 si riduce a 7 (cessazione) e su lato della settanta, 37 si riduce a 10, (progetto). Dalla preesistenza entra il progetto: dai figli, che simboleggiano gli alleati, alle figlie, che rappresentano i nati per conto proprio.

 Peleg rappresenta la divisione, legata alla Torre di Babele e alla separazione delle lingue e delle coscienze. Reu esprime connessione. Serug indica la continuità. Nacor rappresenta una pausa e Terach una ripresa.

Il più 100 tra i testi masoretico e settanta indica il ritorno del progetto agli alleati e il compimento del ciclo. Questo ciclo si articola in progetto, mezzo, riflesso e ritorno.

La differenza in Nacor, ottavo patriarca: il numero 29 si riduce a 11, e il 2 indica separazione, trasformandosi in “figli e figlie”. Il numero 79 si riduce a 16, che a sua volta si riduce a 7, simbolo di compimento.

Genesi 11 26, introduce Terach, che genera Abramo, Nacor e Aran: essi rappresentano rispettivamente il progetto, il mezzo in sospeso e il mezzo passante. Il numero 70 anni di Terach è simbolo di preparazione e segna l’inizio del nuovo ciclo del patto.

Genesi 11 27, introduce la discendenza di Terach come inizio di un nuovo ciclo coscienziale. Il termine “Toledot” non indica  genealogia, ma sviluppo di un progetto. I tre figli di Terach rappresentano diverse funzioni del progetto: Abram simboleggia l’andata e il ritorno verso il compimento, Nacor il mezzo in sospeso, e Aran il mezzo che traghetta il codice dalla preesistenza all’esistenza. Lot, figlio di Aran, rappresenta una deviazione funzionale al compimento del progetto, come mostrato nella distruzione di Sodoma.

La Bibbia è un codice costruito in modo che ogni racconto indichi contemporaneamente l’andata e il ritorno del progetto, le sue due funzioni, che corrispondono ai due tempi o ai due lati del ciclo.

Attraverso il testo intrecciato, il contesto del racconto, le lettere finali, le traduzioni e la ghematria, ogni versetto annuncia nello stesso momento sia il movimento di andata sia quello di ritorno, cioè il compimento. Dio-Satana lo dichiara in Isaia 46:10: “Io annuncio la fine sin dal principio.”

Il racconto evidenzia come la Bibbia utilizzi simboli provenienti da antiche civiltà (lingua, geografia, personaggi) per trasmettere un codice di natura coscienziale e mentale, degenerato di Dio-Satana. Questo codice si articola in fasi di andata, sospensione e ritorno, riflettendo un progetto ciclico di controllo e di unificazione mentale su scala totale.

L’uscita da Ur dei Caldei rappresenta simbolicamente il momento in cui il progetto, proveniente dalla preesistenza di Dio-Satana e trasmesso dagli alleati — i Nefilim o “giganti” — passa ai nati per conto proprio, diventando esistente.
Questo avviene attraverso il passaggio ciclico da Carran a Canaan con Abram, simbolo del trasferimento della coscienza e dell’inizio dell’attuazione del progetto.

Il passaggio segue il ciclo dell’apertura del portale e del passaggio avanti (andata e ritorno), attraverso una trasmissione prima mentale e poi verbale.
Tutta la narrazione biblica segue questo schema simbolico: progetto → mezzo → riflesso → ritorno.

Questo processo si compie in un unico istante mentale con l’apertura del portale nel 53º anno, trovando il suo compimento nel 182º anno, con la creazione della rete di coscienza.

Gli alleati e i nati per conto proprio rappresentano due configurazioni coscienziali — intercambiabili e simboliche — che non corrispondono a ruoli biologici, ma a funzioni mentali all’interno della narrazione codificata.

Terach simboleggia l’origine del progetto, mentre Aran rappresenta il mezzo che muore, passaggio necessario per aprire la via ad Abram, il mezzo attivo.

Ur non è un luogo geografico, ma un simbolo della preesistenza, rappresentata come la terra degli alleati — gli Annunaki o Nefilim giganti.

Carran, dove Terach si ferma, indica il punto di trasmissione del progetto al figlio Abram, che con il passaggio a Canaan inaugura un nuovo ciclo.
Questo momento rappresenta la transizione del progetto dalla preesistenza all’esistenza.

Terach muore a 205 anni, numero che, sommato (2 + 5), dà 7: simbolo di cessazione, inizio del ciclo e compimento, collegato alle lettere di sospensione phe e samekh.
Il sette racchiude in sé i due tempi del progetto, rappresentando il passaggio ai Nefilim, i “giganti” — non di statura, ma di potere mentale — cioè gli alleati di Dio-Satana.

Il viaggio verso Canaan segna l’attuazione del progetto, la fase dei nati per conto proprio. Prima di questa trasformazione, il progetto viene trasmesso agli alleati, rappresentati da Carran collegato con Ur, simbolo del punto di preparazione.


In questo schema, Carran rappresenta Haran, il punto di transizione in cui cambia con Abram, poiché i fratelli simboleggiano il progetto e risultano intercambiabili nelle loro funzioni. Canaan, invece, rappresenta i nati per conto proprio che, uniti agli alleati, costituiscono l’ingresso definitivo nell’esistenza

Abram, inoltre, è legato simbolicamente ai Giganti, Nefilim, Anunnaki. L’invenzione della sua origine da “Ur dei Caldei” lo connette alle civiltà antiche come i Sumeri, shinear. Babele, anch’esse inventate, associati agli esseri che “scendono dal cielo” Anunnaki, indicando un codice proveniente dalla preesistenza cioè l’aldilà.

Le guerre di Abram contro i quattro re” rappresentano simbolicamente la diffusione del progetto, esteso a tutta la Terra, infatti quei luoghi rappresentano simbolicamente i 4 angoli della terra.

Nei versetti successivi, le mogli di Abram e Nacor diventano simboli coscienziali. Milca è fertile, rappresenta la fase attiva del progetto (andata, trasmissione verbale), mentre Sarai è sterile, simbolo del progetto ancora sospeso (in attesa della comunicazione mentale). La sterilità o fertilità non è fisica ma indica lo stato coscienziale del progetto. I nomi “Milca” (regina) e “Sarai” (principessa) rappresentano la femminilità coscienziale, pronta a ricevere il progetto. Sarai, ancora incompleta, sarà trasformata in “Sara” per diventare fertile, simbolo della fase finale del ciclo.

Il ciclo del progetto segue un processo di trasmissione dalla preesistenza all’esistenza.
Dio-Satana comunica mentalmente il progetto agli alleati (i Nefilim, giganti), non di statura ma esseri capaci di manipolare la materia con la mente. Essi lo trasmettono verbalmente ai nati per conto proprio, dando inizio al progetto di andata o era dei Nefilim giganti.
Dopo un periodo di sospensione, il progetto ritorna agli alleati, segnando il passaggio al secondo progetto: la trasmissione del sistema solare. Il Sole viene posto sopra l’illuminazione già esistente, generata dal Generatore di Vita,

Il progetto, dopo essere stato trasmesso ai nati per conto proprio, ritorna istantaneamente e simbolicamente agli alleati, rappresentando il passaggio dal primo al secondo progetto, in attesa di compimento.
Questa fase di sospensione ha una durata di 129 anni, che va dal 53º anno al 182º anno.


Dal 182º anno inizia l’era della rete di coscienza, in cui Dio-Satana comunica mentalmente con l’umanità.
Il ritorno di Gesù Cristo simboleggia questo passaggio: dalla manipolazione materiale al controllo mentale e coscienziale.

Abram prosegue verso Canaan, luogo collegato ai Fenici e agli Aramei, da cui si svilupperà un’evoluzione storica e linguistica che dai Fenici e dagli Aramei passerà ai Greci e ai Romani.

Questo passaggio indica simbolicamente una verità nascosta: la lingua e la cultura da cui è scaturita la costruzione narrativa che ha dato inizio alla storia inventata della Bibbia corrispondono, sul piano simbolico, alla verità espressa dalle religioni.

Questo passaggio segna la transizione da un progetto indicato alla fine del versetto con la lettera Phe, alla sua trasformazione in mezzo, medium, con la lettera Samekh, indicando il compimento in sospeso, preparando così il capitolo 12 e l’inizio di un nuovo ciclo ropetitivo.

Il cambiamento di nome da Abram a Abramo (Genesi 17) simboleggia l’apertura del portale e il passaggio avanti: il primo tempo e secondo tempo del progetto in sospeso, in attesa del compimento nella creazione della rete di coscienza di Dio-Satana.

Questo passaggio è indicato anche dal cambio di luogo: da Ur dei Caldei  simbolo della transizione dalla comunicazione mentale a quella verbale (vedi Torre di Babele).
Prima dell’apertura del portale, non esistevano lingue: si comunicava mentalmente.

Ur Caldei — luogo simbolico e mai realmente esistito, associato al linguaggio aramaico — ad Aram, discendente di Sem, che rappresenta il luogo in cui la Bibbia è stata scritta in aramaico.


Aram viene quindi presentato come la patria di Abramo e della sua famiglia, mentre la Bibbia stessa ricorda che Abramo era un arameo (cioè siriano), collegando così la genealogia di Giacobbe e dei suoi discendenti all’origine aramaica del codice biblico.

Aram, terra legata ad Abram, è discendente di Aramei e rappresenta la radice linguistica e culturale della Bibbia (scritta in aramaico).


In Deuteronomio 26 5, Abramo viene chiamato “Arameo errante”, segno che la sua origine simbolica è legata ad Aram, inteso non come luogo ma come concetto, in connessione con Ur dei Caldei.

Questa identità viene poi trasformata nell’Ebreo errante”, dove Ebreo” (Ivri) significa “colui che passa”, ovvero proveniente dall’aldilà.

Questa trasformazione riflette un codice cifrato: l’Arameo rappresenta la fonte linguistica e mentale, l’Ebreo rappresenta la provenienza degenerativa della coscienza, cioè il progetto di Dio-Satana che entra nella materia dalla preesistenza.

Il nome Abram unisce i termini “Ab” (padre) e “Ram” (altezza, altare, coscienza).
Ram richiama anche Aram: attraverso le traduzioni, indica un progetto elevato, cioè superficiale, indica l’apertura del portale , che con Paddan-Aram diventa interno cioè passaggio avanti  ma ancora sospeso, Il suo compimento avverrà con il passaggio di ritorno, simbolicamente collegato alla Pasqua di Gesù.

Aram: la lingua del codice e le origini del progetto biblico.
Sequenza dell’evoluzione storica dai Fenici al mondo greco-romano

La figura di Dio Satana è rappresentata da un codice cifrato o enigma che, oltre a narrare la storia secondo una sequenza specifica (apertura del portale e passaggio avanti), rivela verità nascoste tramite un linguaggio simbolico presente nella Bibbia stessa.

Concetto delle Verità Nascoste

Principalmente nella Bibbia e nella storia dell’umanità sono presenti numerose verità celate. Tra queste verità vi è l’esistenza di regni, nazioni e civiltà reali, le cui storie e cronologie sono state alterate e collegate a imperi e civiltà inventati. Tali nazioni storiche reali svolgono il ruolo di “codici” necessari per la sequenza di apertura del portale e per il successivo passaggio avanti (pasqua) verso la creazione della rete di coscienza.

Origine della Scrittura Biblica e delle Lingue

Attraverso questa narrazione codificata, Dio Satana indica con quale popolo abbia dato origine alle lingue, alla scrittura biblica, e rivela quale lingua sia stata usata e chi ne siano stati gli autori materiali. Gli scrittori della Bibbia e della storia antica dell’umanità furono i suoi alleati, denominati Giganti, Vigilanti o Scribi. Tali figure non erano esclusivamente Aramaiche ma includevano individui provenienti da tutto il mondo.

Ruolo degli Incarnati

Gli “incarnati” agiscono autonomamente e sono suddivisi in tre gruppi:

6 mila messi dal Generatore di vita all’inizio del ciclo. 60.000 individui necessari per l’apertura del portale, 6 milioni: completano il ciclo. Contengono sia alleati di Dio Satana che nati per conto proprio.

Con la nascita dei 6 milioni, nel 182º anno, si attiva la rete mentale collettiva, segnando la piena presa sulla coscienza.

6 milioni indica la cifra da raggiungere per il compimento, collegata al numero 6, simbolo dei sei lati del cubo, emblema della struttura della materia, che alla fine rappresenta ciò che Dio-Satana acquisisce attraverso la presa delle persone. Questa cifra simboleggia la nascita di alleati, identificati con i giganti Nefilim, insieme ai nati per conto proprio, per la trasmissione del sistema solare e la falsificazione della realtà, ancora in sospeso, che trova compimento con la Pasqua: la morte simbolica di Gesù rappresenta infatti la morte coscienziale delle persone prese da Dio-Satana.

La Sequenza dell’evoluzione storica

La sequenza di apertura del portale e il passaggio avanti, pasqua, è indicata dall’evoluzione storica che parte dai Fenici, Aramaici, fino ai Gentili Greci e Romani, attraverso la trasmissione del  sistema solare e la falsificazione della realtà.

La Terra Promessa e Collegamenti Simbolici.

Il concetto biblico di “terra promessa” identificato con Canaan è simbolicamente collegato ai Fenici e agli Aramei (indicati con il termine Aram). Questo rappresenta un ulteriore livello simbolico che rafforza il ruolo degli Aramei e delle civiltà correlate nel codice di Dio-Satana.

I Nefilim, o Giganti, erano anche gli Scribi: alleati di Dio-Satana, prevalentemente di origine aramaica, ma comprendenti anche figure di portata mondiale.

Canaan: simbolicamente legata a Fenici e Aramei (Aram), indicando una connessione culturale e linguistica essenziale nel codice di Dio-Satana.

Tali collegamenti, simbolismi e codifiche sono essenziali per la comprensione profonda delle verità nascoste nella Bibbia e nella storia umana.

La Mesopotamia, così come Aram da Aram-Naharaim (“terra tra due fiumi”), rappresenta l’acqua come matrice della materia, attraverso cui l’informazione del tutto viene trasmessa dalle persone, indicata con i canali come simbolo di comunicazione. Essa simboleggia due canali della coscienza, la comunicazione verbale e quella mentale, e descrive una fase evolutiva, non un luogo fisico. I due fiumi rappresentano i due tempi del progetto: andata e ritorno.

Il concetto di “nazione” nella Bibbia ha un significato simbolico: rappresenta una trasformazione collettiva della coscienza che influisce sulla realtà materiale. Il termine è legato all’idea di nascita e progetto originario, come seme e germoglio” (netser) riferito a Gesù di Nazareth.

Le nazioni bibliche, come Aram e i Fenici, rappresentano entità storiche reali, e simboli del punto d’origine della trasmissione del codice.
Altri regni, come Assiria, Babele, Media e Persia, non sono mai esistiti storicamente: essi sono rappresentazioni simboliche di Aram, create per indicare la diffusione della coscienza attraverso l’aramaico, la lingua originaria del codice.

Nella Bibbia, l’inesistenza reale di questi regni è rivelata attraverso il linguaggio stesso.

L’aramaico, infatti, è la lingua originaria attraverso cui si manifesta il codice simbolico.
Esempi di questo uso si trovano in Daniele 2:4 I caldei risposero al re in aramaico e in Esdra 4:7,

dove l’impiego intenzionale dell’aramaico serve a trasmettere significati nascosti e non storici.
Anche Gesù, nei Vangeli, è presentato come parlante aramaico, a conferma che la sua figura rappresenta una funzione mentale e codificata, non un personaggio storico reale.

Nei Vangeli, Gesù, tramite la storia della Cananea, indica l’inizio della storia biblica e la sua evoluzione, che corrisponde ai seguenti imperi: aramei, fenici, greci e romani.

Riferimenti biblici: Matteo 15:21-22.
Partito di là, Gesù si ritirò nel territorio di Tiro e di Sidone. Ed ecco una donna cananea.

Marco 7:26.
Ora quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di origine siro-fenicia.

Si nota quindi un passaggio: la Cananea diventa siro-fenicia e poi greca, riflettendo un’evoluzione lingustica storica.

Il collegamento con la missione di Gesù.
Matteo 15:24.
Ma egli rispose: “Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa di Israele.”

Questo versetto si collega a Isaia 11:12:
“Egli alzerà un vessillo per le nazioni e raccoglierà i dispersi di Israele, radunerà i dispersi di Giuda dai quattro angoli della terra.”

I dispersi qui citati indicano le dieci tribù perdute, che in realtà non sono mai esistite storicamente. Il numero dieci indica la primogenitura, cioè la forza generatrice. Rappresenta simbolicamente un progetto incompleto, un percorso di andata e ritorno ancora in sospeso.

Il significato della Cananea e l’evoluzione del progetto.
Nel linguaggio in codice, Gesù indica che la Cananea rappresenta un progetto in evoluzione che attraversa tre grandi imperi: aramei, fenici, Grecia e Roma.

La sequenza riportata nei Vangeli — Cananea, siro-fenicia, greca — riflette il passaggio attraverso questi tre imperi. Questo collegamento culmina con la morte e resurrezione di Gesù, che segna il compimento dell’evoluzione dei tre imperi.

Si tratta della sequenza che apre un portale di passaggio e la creazione della rete di coscienza, cioè il sistema di controllo mentale.

L’espressione “i quattro angoli della terra”, riferita simbolicamente prima a Israele e poi ai Giudei, indica che il progetto si è disperso in tutto il mondo.

Questa interpretazione, basata su un codice cifrato, rivela una verità nascosta: simbolicamente, rappresenta il ritorno del progetto attraverso la morte e la resurrezione — la Pasqua di Gesù — che segna il compimento del ciclo.
Il passo non indica che Gesù dovesse riscattare o liberare le dieci tribù perdute, ma allude al completamento del progetto coscienziale.
Infatti, non esiste alcun documento storico o biblico che dimostri che Gesù abbia realmente riscattato quelle persone in quei luoghi.

I “quattro angoli della Terra”, citati in Isaia 11:12, rappresentano la dispersione simbolica del progetto a livello totale, e l’apparente sparizione di Israele e Giuda, corrisponde alla creazione di una rete mentale, non fisica.

La morte e resurrezione di Gesù rappresentano il completamento del passaggio coscienziale attraverso i tre imperi. Questo porta all’apertura del portale e alla creazione del sistema di controllo mentale.

 La narrazione evangelica è strutturata come un codice per rappresentare il passaggio mentale e simbolico del progetto, non eventi storici verificabili.

L’origine del progetto biblico è situata tra Fenici, Aramei, Greci e Romani, in connessione con Palmira, che rappresenta il punto iniziale dell’attivazione nel deserto.

Il progetto viene presentato nella Bibbia attraverso il simbolo del deserto, che assume molteplici significati e funzioni tramite traduzioni e trasformazioni semantiche.
Il deserto rappresenta gli alleati che trasmettono verbalmente il progetto di Dio-Satana ai nati per conto proprio, prima che la comunicazione diventi mentale.

Nel codice, il deserto, associato al numero 40, simboleggia una fase di transizione.
Il numero 40, ridotto a 4 (2 più 2), richiama le 22 ossa della testa, rappresentando la fase in cui la comunicazione avviene ancora attraverso la parola e non la mente.
Il termine ebraico midbar significa infatti sia “deserto” sia “luogo della parola”, a indicare il momento in cui il progetto viene trasmesso verbalmente — una fase che si manifesta nel 53º anno dopo l’apertura del portale.

Con il 182º anno, cioè il passaggio avanti (la Pasqua), avviene il cambiamento: la comunicazione diventa mentale, simboleggiata dall’acqua, dal fiume e dal canale.

L’origine del progetto biblico si colloca tra Fenici e Aramei, per poi evolversi con Greci e Romani, in connessione con Palmira — da “palma” — che rappresenta il punto iniziale dell’attivazione nel deserto.
Il concetto dei tre imperi è espresso simbolicamente proprio attraverso l’immagine del deserto, che rappresenta l’assenza d’acqua, cioè l’assenza della matrice della materia e dell’informazione del tutto, cioè della comunicazione mentale.

L’uscita dall’Egitto nel deserto rappresenta la morte intesa come cambiamento coscienziale. Gesù nel deserto e Giovanni Battista come “voce che grida nel deserto” richiamano lo stesso simbolismo: il “grido”, che nella Bibbia , indica la trasmissione del progetto verbale,  legata a Dio-Satana.

La palma simboleggia il progetto nella sua fase di comunicazione verbale, collegato al  deserto, rappresenta l’attivazione iniziale.

Luoghi come Tadmor, Palmira, Tamar, Gerico e Timna sono codici che segnano il tracciato del progetto.

Tamar, che significa “palma”, rappresenta il mezzo in sospeso della trasmissione.

Il progetto parte nel deserto, con Palmira come simbolo dell’apertura del portale e inizio del ciclo. Il deserto è il luogo della parola, non ancora della comunicazione mentale. Gerico, prima città conquistata in Canaan, rappresenta il passaggio dalla preesistenza all’esistenza. Timna, legata a Tamar. Infatti, il testo biblico afferma che Tamar si mise seduta alla porta di Enaim, che è sulla via di Timna, dove passava Giuda per tosare le pecore a Timna, La moglie di Sansone proveniva da Timna.

Anche  alla linea di Esaù che diventa Edom, tramita  un nome di persona: una concubina di Elifaz, figlio di Esaù, madre di Amalec, mostra l’evoluzione del progetto dai Fenici e Aramei ai Greci e Romani. Anche le lingue scritte sulle colonne di Palmira lo confermano.

Il libro biblico “Nel deserto” diventa “Numeri”. Il cambio è un codice: Numeri è il ciclo. Dieci rappresenta il compimento, che si riduce a uno, cioè la persona, il mezzo preso da Dio Satana per attivare il progetto.

I due Talmai, figlio di Anak e re di Jesur, indicano la trasmissione della funzione. Uno è legato ai giganti, l’altro alla linea genealogica di Tamar.

Kiryat Arba, città dei giganti e tomba dei patriarchi, rappresenta il progetto che si trasforma in mezzo programmato. Quando diventa Ebron, si collega a grazia e dono per indicare Yahweh, che significa “essere”, indica che il progetto è ora presente.

Le guerre contro i giganti in Giosuè e nei Giudici indicano la trasmissione del progetto. I Giudici ripetono il ciclo in attesa della Pasqua.

Tamar, Palmira e Gerico sono simboli del progetto sospeso. La palma richiama il deserto e indica l’inizio del progetto in sospensione. Palmira, legata all’evoluzione da Fenici a Greci e Romani, rappresenta il luogo di apertura del portale e l’avvio del ciclo. Gerico, città delle palme, è collegata al deserto ed è il punto di ingresso, mentre il deserto stesso simboleggia l’ambito di transizione.

Il passaggio di Gesù per Gerico e l’episodio del cieco Bartimeo raffigurano il progetto di andata in attesa, confermato dalla Domenica delle Palme, sette giorni prima della Pasqua, segno del compimento.

Abram e Sarai non sono figure storiche, ma rappresentano configurazioni mentali nel codice cifrato della Bibbia. Essi incarnano la dinamica tra alleati” (trasmettitori del progetto) e “nati per conto proprio”, mezzi riceventi), entrambi appartenenti al gruppo simbolico dei 6 milioni, che rappresenta il totale delle coscienze coinvolte nel ciclo. Per completare il ciclo delle nascite è necessario il numero 666 (6 mila, 60 mila e 6 milioni), legato all’attivazione della rete mentale di Dio-Satana. Questo processo comprende l’apertura del portale e il passaggio avanti, cioè il primo tempo (53º anno) e il secondo tempo (182º anno) del progetto, corrispondenti all’andata e al ritorno.

Abram rappresenta inizialmente il progetto, mentre Sarai è il mezzo; tuttavia, i due possono scambiarsi di ruolo a seconda del contesto. Il nome “Abram” ha un valore numerico 9 e 11: il 9 simboleggia il 666, poiché 6,+6,+6, = 18, e 1,+8, = 9, indicando la configurazione presente del progetto attivo nel mezzo; l’undici, invece, rappresenta il 2, separazione in sospeso, in attesa del compimento del ciclo nel 182º anno (1,+8,+2, = 11, = 2), quando avviene la trasmissione mentale e si realizza la rete di coscienza collettiva.

Il nome Abram contiene il numero 9, che rappresenta il simbolo “LA’”, che richiama “Shem” (nome) e indica l’aldilà, cioè la preesistenza invisibile del codice. Il numero 6 rappresenta la struttura della materia, il 60.000 l’apertura del portale, e il 6.000.000 il compimento del progetto passaggio avanti.

Anche Sarai è associata al numero 6 e viene identificata come mezzo sospeso, parte del ciclo in attesa di compimento. Le lettere ebraiche Phe (פ) e Samek (ס) nei versetti segnalano la sospensione del progetto e del mezzo.

Luoghi come Canaan ed Egitto, così come figure come i fratelli, non sono reali ma simbolici, e rappresentano fasi del processo attraverso cui si sviluppa il codice. Entrare in Egitto e l’unione di Sarai con il faraone, il quale rappresenta il talamo, segnano l’attivazione del progetto che, attraverso il gruppo simbolico dei 6 milioni, prende avvio., passa da alleato a mezzo, mantenendo la ciclicità del codice: progetto → mezzo → ritorno. Abram e Sarai si muovono simultaneamente tra andata e ritorno, incarnando la struttura del ciclo coscienziale.

Il viaggio di Abram da Ur dei Caldei verso Canaan, e poi in Egitto, rappresenta simbolicamente il passaggio del progetto coscienziale dal mondo invisibile (preesistenza) al visibile (esistenza). I “quattro angoli della terra” non sono riferimenti geografici reali, ma indicano la diffusione del progetto in tutto il mondo, attraverso direzioni simboliche legate al controllo mentale e alla struttura della coscienza, rappresentata anche dal cranio umano (22 ossa, Golgota).

Abramo è il mezzo che diventa progetto. I ruoli degli “alleati” e dei “nati per conto proprio” sono intercambiabili e si alternano nella trasmissione del codice. Canaan e Egitto hanno la stessa funzione simbolica: non sono luoghi fisici, ma stati mentali collegati all’incarnazione e alla trasmissione del codice nella materia.

Quando Yahweh (presenza attiva del codice) parla ad Abram in Genesi 12 1, non si tratta di una profezia futura, ma di una configurazione mentale già in atto. L’apertura del portale  è avvenuta, e il ciclo del progetto si sta attivando.

Le istruzioni simboliche del versetto: “Va’ via dal tuo paese”: uscita dalla testa del progetto, cioè dalla fase iniziale di trasmissione mentale. “Dai tuoi parenti”: dal latino partorire, cioè trasmettere il nuovo ciclo. “Dalla casa di tuo padre”: distacco dalla fonte precedente, per trasmettere agli altri. “Nel paese che io ti mostrerò”: la nuova configurazione mentale, visibile solo dopo la trasmissione del progetto.

In sintesi, il viaggio di Abram è la rappresentazione simbolica dell’inizio del ciclo coscienziale attivo, che si sviluppa attraverso trasformazioni mentali, non eventi storici.

Genesi 12:2-4 descrive simbolicamente l’attivazione del progetto di coscienza attraverso la figura di Abramo. Ogni parola ha un significato codificato legato al ciclo dell’apertura del portale e passaggio avanti, andata e ritorno del progetto.

Nel versetto 2, “Io farò di te una grande nazione” indica che il progetto è ancora in sospeso e comunicato verbalmente. Nazione rappresenta una configurazione mentale collettiva, composta da alleati e nati per conto proprio. “Ti benedirò” segnala la presenza di Yahweh, cioè che il progetto è attivo e in fase di trasmissione. “Renderò grande il tuo nome” significa che il nome è il progetto codificato, non la persona storica, e diventare grande indica l’ingresso del progetto nella dimensione visibile. “Tu sarai una benedizione” indica che l’Io diventa canale di trasmissione del progetto.

Nel versetto 3, chi riceve e trasmette mentalmente il progetto è benedetto, cioè in comunicazione diretta. Chi trasmette solo verbalmente, senza ricezione mentale, resta sospeso e quindi maledetto. Le famiglie della terra non rappresentano genealogie fisiche, ma linee di coscienza, alleati e i nati per conto proprio  che partecipano alla trasmissione.

Nel versetto 4, “Abramo partì” indica che il progetto si mette in movimento attraverso il mezzo. “Yahweh” gli aveva detto” mostra che il comando è verbale e la comunicazione è attiva. “Lot andò con lui” significa che Lot rappresenta un aspetto secondario o velato del progetto. “Abramo aveva 75 anni” mostra che il numero 75 ha valore numerico 12 e ridotto a 3 indica il mezzo in sospensione tra andata e ritorno. “Partì da Carran” indica che Carran è uno stato mentale di sospensione, simbolo del passaggio tra la preesistenza e la coscienza incarnata.

L’intero passaggio descrive il passaggio dalla sospensione all’attivazione del progetto di coscienza attraverso il mezzo, rappresentato da Abramo.

Genesi 12,5 descrive simbolicamente l’attivazione del progetto coscienziale attraverso l’ingresso nel mezzo. Abramo rappresenta il progetto proveniente dalla preesistenza; Sarai, associata al numero 6, rappresenta il progetto e il mezzo intercambiabile; Lot, invece, rappresenta una parte del progetto sospesa, destinata a separarsi.

Le “persone avute in Carran” sono coscienze degli alleati, pronte a ricevere mentalmente il progetto per poi trasmetterlo verbalmente. I “beni” rappresentano livelli di coscienza e la presenza attiva di Yahweh: non beni materiali, ma segni che il portale è aperto.

Acquistare persone” indica l’entrata di Dio-Satana, tramite i suoi alleati Nefilim, dalla preesistenza all’esistenza. Ciò è collegato al fatto che Eva “acquista un figlio con Yahweh”, cioè Caino, che simboleggia proprio gli alleati di Dio-Satana, i Nefilim. e Carran è la fase di transizione tra la preesistenza e il mezzo.

Canaan ed Egitto, fratelli simbolici, rappresentano gli alleati e i nati per conto proprio: la mente umana, il territorio mentale in cui il progetto viene depositato, ossia l’inizio del ciclo attivo.

Genesi 12,6 continua la narrazione del movimento del progetto. Sichem significa “sella” o “spalla” e, per trasposizione semantica, richiama la sella di un cavallo o di un asino. Questa trasposizione rimanda simbolicamente al termine “hippo” e quindi all’“hippocampo”, una parte del cervello. Si tratta di un modo codificato per alludere al talamo o alla coscienza, ossia alla trasmissione attiva.

La “quercia di More” è il luogo della rivelazione, il punto in cui inizia la trasmissione verbale. I Cananei nel paese indicano che la coscienza dei nati per conto proprio  è presente e pronta a ricevere, ma non è ancora trasmittente: il progetto è quindi in sospensione. L’intera scena descrive la discesa del progetto nella materia e l’attivazione del suo ciclo di trasmissione attraverso il mezzo.

Abramo e il significato della quercia di More e Mamre. La Bibbia fa riferimento a questo concetto attraverso la storia di Abramo. Egli si pone sotto la quercia di More che, secondo il codice cifrato, ha valore numerico 17, ridotto a 8, e indica il 53º anno, l’apertura del portale. In questo contesto Abramo erige un altare a Dio-Satana. L’altare significa talamo e coscienza; ma non viene compiuto l’olocausto, poiché il progetto non è ancora definitivo. I riti di sacrificio, come l’olocausto, rappresentano infatti la morte coscienziale della persona. Questo simboleggia il progetto che si trasforma in mezzo e si collega alla tomba.

La quercia di Mamre ha valore numerico 11 uguale 2, corrispondente al 182esimo anno. More, in greco moros, ha il significato di rinnegato o pazzo, collegandosi al termine Moria, che significa maestro.

Il significato di More e la materia. La parola More è legata alla radice di morte attraverso il termine mor, che deriva da mar. Mar è collegato a Maria, Miriam in ebraico, che significa acqua, ovvero la matrice della materia. More assume anche il significato di divisione cellulare, processo che porta alla formazione della morula.

Questo termine viene usato per indicare la connessione tra le more, il rovo e la circoncisione del glande, che segna la separazione dal Generatore di Vita. In questa prospettiva, la quercia che produce ghiande è simbolicamente collegata al glande. Il glande è associato alla ghiandola, che produce ormoni regolati dall’ipotalamo. L’ipotalamo, a sua volta, è connesso al talamo, considerato il manifestatore della coscienza, il quale riceve influenze dall’invisibile, cioè dall’aldilà, attraverso un cambiamento di coscienza.

Questo porta alla falsificazione della realtà: la divisione cellulare non sarebbe il processo fondamentale della crescita e dello sviluppo degli organismi viventi generato dal Generatore di Vita, ma soltanto un fenomeno apparente, osservabile all’esterno del corpo tramite la colorazione delle cellule. Si tratterebbe, in realtà, di livelli di sviluppo creati da Dio-Satana attraverso i suoi alleati, utilizzati per simulare tali fenomeni. In verità, questo processo non esisterebbe come principio vitale in persone, animali o vegetazione, ma condurrebbe piuttosto alla formazione di tumori e a una degenerazione progressiva.

Dio-Satana manipolerebbe anche l’ipotalamo, l’ipofisi e il sistema ormonale, influenzando perfino la sessualità.

La vita viene generata dal Generatore di Vita attraverso livelli di sviluppo infiniti, provenienti dalla coscienza e trasmessi tramite l’acqua, matrice della materia, e i cubi — struttura invisibile e infinita della materia. Non dal DNA. Il concetto di DNA è stato introdotto da Dio-Satana per escludere la vera provenienza della coscienza, impedire l’elevazione dell’essere e sostituirla con l’illusione del DNA e dell’atomo: elementi presentati come infinitamente piccoli, ma in realtà mai visti nella loro essenza. La presunta funzione del DNA sarebbe collegata a una rete mentale collettiva, che però non esiste realmente.

La cosiddetta “divisione cellulare”, indicata come base della vita, in realtà rappresenta il concetto di separazione: pur essendo visibile al microscopio, è solo un inganno volto a separare la persona dal Generatore di Vita.

La scienza, secondo questa interpretazione, è stata inventata con lo scopo di escludere la provenienza della coscienza, attraverso un’idea priva di fondamento chiamata separazione cellulare. Questo concetto è stato elaborato introducendo funzioni volte a collegare l’ultima funzione della materia.

La falsificazione della realtà include anche l’invenzione del DNA e dell’atomo.
Il DNA viene presentato attraverso livelli di sviluppo degenerati di Dio-Satana, per ingannare le persone facendo credere che sia qualcosa di realmente esistente, mentre in realtà la funzione vita è trasmessa tramite la coscienza, prima ancora della biologia.

La parola “atomo” è un’allegoria: indica che la struttura della materia, rappresentata dal cubo a sei lati, è indivisibile. Infatti, il termine “atomo” significa proprio “indivisibile”, cioè qualcosa che non si può tagliare.

Il concetto moderno di atomo, inteso come struttura fondamentale della materia, conduce alla falsificazione della realtà e alla separazione dal Generatore di Vita, aprendo la strada al dominio dell’Io da parte di Dio-Satana.

Genesi 12 7, descrive l’apparizione del Signore ad Abramo. Il termine “apparve” indica la presenza interiore di Yahweh, ovvero l’attivazione del codice ancora in sospeso. “Darò questo paese alla tua discendenza” si riferisce a configurazioni coscienziali, nati per conto proprio  e alleati che riceveranno il compimento del ciclo. L’altare rappresenta il talamo spirituale, punto di accesso al codice e inizio della rete apertura del portale.

Genesi 12 8, mostra Abramo spostarsi verso la regione montuosa tra Betel e Ai. Betel significa casa di Dio, simbolo della ricezione; Ai indica rovina, coscienza degenerativa. Trovarsi tra i due luoghi simboleggia la sospensione tra due stati di coscienza. La tenda rappresenta il talamo mobile, il progetto che si muove. Invocare il nome del Signore è l’attivazione del mezzo verbale: il progetto entra in trasmissione.

Genesi 12 9, indica che Abramo si sposta verso il Neghev, simbolo di abbassamento e trasferimento del codice nei livelli più profondi della coscienza. È il passaggio verso l’incarnazione della rete.

Sintesi dei versetti 12 5 9, Abramo, Sarai e Lot rappresentano i tre aspetti del ciclo dell’apertura del portale. Il codice entra nello spazio mentale ricevente, Canaan. L’altare è il primo punto di trasmissione. La posizione tra Betel e Ai rappresenta uno stato di sospensione. Il viaggio verso Neghev simboleggia l’incarnazione progressiva del codice.

Egitto, Canaan, e Kush, sono simboli coscienziali, non luoghi storici. Sono fratelli intercambiabili nel ciclo dell’apertura del portale e il passaggio avanti. Rappresentano il mezzo attraverso cui il progetto viene messo in sospensione e poi attivato. Possono essere sia trasmettitori (alleati) sia riceventi (nati per conto proprio), a seconda della fase del ciclo.

Simbolicamente, l’Egitto rappresenta l’inizio del ciclo dell’apertura del portale, cioè la prima Pasqua, rimasta in sospeso in attesa della Pasqua di Gesù che ne indica il compimento. L’Egitto, con il faraone, raffigura il talamo terminale della coscienza e rappresenta lo stato verbale. Kush rappresenta gli alleati, mentre Canaan i nati per conto proprio; tuttavia, i tre sono intercambiabili, poiché insieme segnano l’apertura del portale, che avviene in un istante e passa dagli alleati ai nati per conto proprio simultaneamente e ritorna agli alleati.

Nel testo questo processo appare come sequenziale, ma in realtà è immediato: l’Egitto riceve il progetto, diventa mezzo e lo riporta agli alleati.

Questo concetto riflette la verità: simbolicamente, l’Egitto rappresenta l’inizio del ciclo dell’apertura del portale, che segna il primo tempo e l’avvio dell’era degli alleati Nefilim, i “giganti” di Dio-Satana. Non si tratta di giganti in senso fisico, ma di esseri sovrumani, capaci di sollevare massi e di manipolare la pietra sia fisicamente che mentalmente. Questa era dei giganti dura 129 anni, dal 53º al 182º anno. Successivamente ha inizio l’era della trasmissione del sistema solare.

Questo passaggio rappresenta la sospensione e il ritorno simbolico del progetto, che rientra agli alleati, poiché sia gli alleati sia i nati per conto proprio appartengono a Dio-Satana e sono uniti fin dall’inizio. Da ciò deriva la falsificazione della realtà: una simulazione che si estende dall’infinitamente piccolo (atomo, DNA) fino al grande (universo, falso globo, gravità, magnetismo, ecc.).

Abramo in Egitto rappresenta il progetto in fase di discesa nella materia. L’Egitto è simbolo della mente e della dimensione terrena. Il viaggio in Egitto è il passaggio del progetto nella coscienza materiale. Qui si verifica il cambio di percezione: la coscienza, prima considerata proveniente dall’aldilà, viene ora vista come prodotta dal cervello. Questo inganno è rappresentato dal talamo. Sarai è il mezzo ricettivo che viene assorbito dal faraone, cioè dal sistema materiale.

Il passaggio in Egitto simboleggia l’ingresso della coscienza nel corpo fisico e l’inversione della percezione: il talamo è visto come origine della coscienza, mentre in realtà essa proviene dall’aldilà. Questo è il fulcro del progetto dell’apertura del portale: un cambio di percezione e la falsificazione della realtà.

L’Egitto, nel codice simbolico biblico, rappresenta il mezzo materiale e il punto chiave del cambiamento di coscienza. Questo cambiamento si riflette anche nella neuroanatomia, dove l’iconografia egizia – come il copricapo del faraone, il bastone e lo scettro, la maschera funeraria – corrisponde simbolicamente a strutture del cervello umano. Il talamo, in particolare, è visto come la porta della coscienza e il centro della trasmissione del codice.

Il copricapo del faraone simboleggia il talamo. Lo scettro e il bastone richiamano il bastone del pastore che guida il gregge, segno di sottomissione. Nell’altra mano il faraone reggeva il flagello, la frusta a tre frange, simbolo del potere sulle persone: lo stesso significato viene ripreso da Gesù quando scaccia i mercanti dal tempio.

L’ureo, posto sulla fronte, rappresenta il serpente, segno di mutazione totale e di cambiamento di coscienza. Tutti questi elementi rimandano a una conoscenza cifrata, collegata al funzionamento della coscienza.

Il cambiamento di coscienza descritto riguarda il passaggio dalla percezione della coscienza come proveniente dall’anima, aldilà, alla visione moderna, dove la coscienza è vista come prodotta dal cervello (mente, talamo).

Questo passaggio segna la falsificazione dell’origine della coscienza. È la base della simulazione della realtà.

La tenda, nella Bibbia, è simbolo del talamo: uno spazio sacro dove il progetto viene trasmesso. Come il talamo, la tenda è mobile, e rappresenta il trasferimento continuo del codice da un mezzo all’altro, in cerca di una nuova connessione autentica.

Simboli come l’altare, il tabernacolo, la chiesa o il baldacchino richiamano la stessa struttura: il luogo della concezione coscienziale, collegato al talamo.

Anche la torre ha un significato simile: rappresenta il punto in cui avviene l’unione tra umano e di Dio Satana . In ebraico, “migdal” significa torre, da cui deriva il nome Magdala. Maria Maddalena, “colei della torre”, rappresenta il talamo interiore, l’unione con il progetto. Il suo nome contiene anche “Maria”, che significa acqua, simbolo della materia.

Maria Maddalena, in questa visione, non è un personaggio storico, ma rappresenta la torre, ossia il talamo collegato alla coscienza, degenerata da Dio-Satana. Il nome Maria richiama l’acqua, matrice della materia, e la materia stessa, manipolata dal Dio Satana . È la custode del passaggio che racchiude in sé le tre Marie, collocata tra la coscienza di Dio-Satana e quella dell’essere umano, attraverso cui la materia viene trasmessa.

L’affresco della Creazione di Adamo nella Cappella Sistina, raffigura Dio-Satana all’interno di una forma simile alla sezione di un cervello umano.

Gli elementi anatomici riconoscibili includono talamo, ipotalamo, corpo calloso, cervelletto, midollo allungato e ponte. Questo suggerisce un messaggio simbolico preciso: Dio Satana è nel cervello. Il significato implicito è che la coscienza non proviene dall’anima o dall’aldilà, ma è prodotta dal cervello.

Questa rappresentazione fa parte di un sistema simbolico che mira a spostare la percezione dell’origine della coscienza dall’anima al cervello, facendo credere che sia una funzione cerebrale. In questo contesto, la ghiandola pineale è spesso indicata come sede della coscienza (terzo occhio), ma tale concezione è parte di un inganno.

La pineale non genera la coscienza, che invece deriva dall’anima. Tuttavia, la pineale è al centro di simbolismi religiosi e occulti per rafforzare questa falsa idea.

Simboli come la pigna (che rappresenta la pineale), la spirale (codice genetico manipolato), l’albero (pino), e il serpente kundalini, fanno parte dello stesso linguaggio simbolico. La pigna è presente anche nel Vaticano, nel Cortile della Pigna, e in raffigurazioni assiro-babilonesi, dove viene mostrata in mano a esseri alati (Anunnaki), insieme a una borsa che rappresenta il codice mentale da trasmettere.

Pigna e la ghiandola pineale è collegata simbolicamente all’albero di pino e a Giuseppe, per indicare che il progetto ha origine dalla tomba, in riferimento alla tomba di Giuseppe, sepoltura di Gesù.

La tomba dei patriarchi simboleggia il progetto in sospensione, trasmesso da figure come Giuseppe d’Egitto. Gesù, il cui padre simbolico si chiama anch’esso Giuseppe, rappresenta il ritorno e il compimento del progetto. La tomba non è luogo fisico, ma portale spirituale di completamento.

Il simbolismo del terzo occhio, spesso associato alla pineale, è parte della stessa narrativa ingannevole. In Matteo 6 19–24, l’occhio rappresenta la coscienza: un occhio limpido indica connessione con il progetto di ritorno; un occhio malato rappresenta la coscienza  il progetto di andata.

La visione generale è che il sistema mentale cerebrale sia stato costruito per falsificare l’origine della coscienza, trasformandola in una simulazione degenerativa di Dio Satana .

La pineale, la pigna, il terzo occhio, la spirale e la tomba sono strumenti simbolici per mascherare la vera provenienza della coscienza, e indicare la falsificazione della realtà. Gesù è la chiusura e compimento di questo ciclo degenerativo di Dio Satana .

Nel racconto di Genesi 12:10–13, il viaggio di Abram in Egitto rappresenta simbolicamente l’ingresso del progetto dalla preesistenza nel talamo, il mezzo, indicato con il faraone e l’Egitto.

L’Egitto non è un luogo fisico, ma una configurazione mentale che funziona sia come mezzo che come progetto, all’interno del ciclo dell’apertura del portale e del passaggio avanti. Il testo mostra un intreccio tra alleati e nati per conto proprio, espresso sia dal racconto che dal valore numerico. In questa prospettiva, l’Egitto rappresenta gli alleati che ricevono dalla preesistenza e, al tempo stesso, i nati per conto proprio.

La carestia assume il significato di eucarestia, tramite una trasformazione semantica e fonetica: essa indica il “rendere grazia”, dove “grazia”, attraverso il codice, significa dono, presenza, e quindi Yahweh, cioè il progetto presente. Questo è un esempio dell’intreccio che indica come il progetto, già attivo, venga trasmesso in forma degenerativa ai nati per conto proprio. L’ingresso in Egitto, invece, muta il quadro: il presentarsi come fratello e sorella indica il progetto che passa agli alleati. Ciò è visibile anche nel valore numerico di Abram, 9 e 11: il 9 indica l’aldilà, cioè il progetto che va agli alleati; l’11 rappresenta il passaggio del progetto dagli alleati ai nati per conto proprio. Tutto resta intercambiabile secondo il codice.

La richiesta di Abram a Sarai di presentarsi come sua sorella è un artificio simbolico: “sorella” rimanda a “suora” e “fratello” a “frate”, figure che rappresentano gli alleati di Dio-Satana. In questa fase, il progetto che passa agli alleati, rappresentati da Abram e Sarai, viene trasferito al faraone che, nell’intreccio narrativo, assume prima il ruolo degli alleati e poi quello dei nati per conto proprio, entrambi simboleggiati dal faraone e dall’Egitto. Tutto è tessuto all’interno del contesto narrativo, attraverso l’intreccio e il valore numerico delle parole. Anche Abram e Sarai, infatti, risultano intercambiabili come rappresentazioni degli alleati e dei nati per conto proprio. Questo schema indica il progetto di andata, la sua sospensione e il ritorno.

La relazione tra Abram e Sarai è intercambiabile: “sorella” rappresenta la connessione con l’origine, cioè il progetto preesistente; “moglie” rappresenta invece il progetto che diventa mezzo, ossia medium, nei nati per conto proprio e che ritorna simbolicamente agli alleati, diventando attivo in un istante. Questo scambio simboleggia la trasmissione del progetto e la sua sospensione nel mezzo, in attesa del compimento che si realizzerà con la Pasqua di Gesù.

In Genesi 12 14–20, il racconto dell’ingresso di Abramo e Sarai in Egitto è una narrazione simbolica del passaggio del progetto di Dio Satana dalla preesistenza al mezzo materiale.

Gli Egiziani vedono in Sarai la “bellezza”, termine collegato a “bene” e “buono”. Si tratta di un codice: non indica qualcosa di positivo in senso morale o materiale, ma segnala la presenza del progetto attivo, reso evidente attraverso una trasformazione semantica cifrata.

Esempio etimologico:
“Buono” → philio (greco) → “amico” → “grazioso” → “grazia” → “dono” → “presente” → “essere” → “Yahweh”.

In questo schema, “Yahweh” rappresenta la presenza di Dio-Satana nella dimensione.

I beni portati da Abram e quelli ricevuti in Egitto rappresentano le due fasi del ciclo.

  1. Beni da Carran = fase dell’apertura del portale  (andata), progetto trasportato dagli alleati verso il mezzo.
  2. Beni ricevuti in Egitto = fase del passaggio avanti in sospeso (ritorno), in cui il progetto si attiva nel mezzo.

Il ciclo si duplica: da Ur → Carran → Canaan → Egitto → ritorno. Abram e Sarai sono intercambiabili, rappresentano lo stesso codice in diverse fasi del ciclo, confermando l’unità tra progetto, mezzo e ritorno nel linguaggio cifrato biblico.

Le piaghe” che colpiscono il faraone rappresentano l’impatto del progetto degenerativo di Dio Satana sulla coscienza.

Questa sequenza riflette la struttura del ciclo dell’apertura del portale che avviene il 53esimo anno: Sarai vista come “bella” → il progetto è presente. E il Passaggio avanti cioè passaggio nel mezzo (Egitto): il codice entra ma non è ancora compiuto.

Grazia riflessa: il progetto ritorna e Abramo riceve beni, segno che la trasmissione è avvenuta. È la manifestazione della presenza, cioè Yahweh, che dimostra come il progetto sia presente e attivo.
Rilascio e partenza: il mezzo riceve il codice e lo rimanda simbolicamente indietro.

Ritorno verso Mamre: avvicinamento al compimento nel 182esimo anno con la Pasqua.

Il ciclo del progetto si riflette in ogni simbolo: i beni, la sorella/moglie, le piaghe, il ritorno. Tutti indicano fasi ricorrenti del trasferimento e sospensione del codice, che si ripete in ogni storia biblica, sempre all’interno del gruppo dei 6 milioni alleati + nati per conto proprio. Il bene ricevuto indica la presenza attiva di yahweh nel mezzo.

In sintesi, ogni versetto della Genesi riflette lo schema di trasmissione coscienziale di Dio Satana : il progetto entra nel mezzo, si sospende,  e poi ritorna fino al compimento. Abramo e Sarai incarnano questo schema, come figura unificata di progetto e mezzo in costante trasformazione.

In Genesi 13 1–5, il ritorno di Abramo dall’Egitto al Neghev non descrive uno spostamento geografico, ma un movimento simbolico di trasformazione della coscienza. Il Neghev, pur essendo situato a sud e quindi più basso, viene presentato come una “risalita”: un linguaggio che indica non un abbassamento, ma un avanzamento sul piano coscienziale.

Il termine ebraico Nèghev viene comunemente tradotto come “sud”, ma secondo il codice, non si riferisce a una designazione geografica né a un punto cardinale. Questa traduzione crea confusione, perché in realtà Nèghev indica uno stato di coscienza. “Scendere” in questo contesto significa che Dio Satana  entra nella coscienza dell’uomo.

Un esempio evidente si trova in Genesi 13:1, dove si traduce che Abramo, partendo dall’Egitto, si sia diretto “a sud”. Ma in realtà, seguì un percorso verso nord, fino a Betel.

Genesi 13:1
“Abramo dunque risalì dall’Egitto con sua moglie, con tutto quel che possedeva e con Lot, andando verso  la regione meridionale.”

Il termine Neghev significa “sud” o “mezzogiorno”, ma ha anche i significati di arido, secco, deserto — simboli che, nel codice, indicano uno stato di coscienza disconnesso dal Generatore di Vita.

Dio Satana , per rispettare il principio di verità, deve lasciare indizi logici leggibili tramite il codice, anche se illogici o contraddittori secondo la falsa religione o la tradizione.

Questa confusione è il risultato del concetto di fede cieca e tradizione: si prende per vero ciò che è stato tramandato, senza verificarne il senso reale. Si crede che questi racconti siano storici e che i protagonisti siano realmente esistiti, ma in realtà questa storia non è mai esistita: è una costruzione mentale codificata da Dio Satana il simulatore.

L’Egitto rappresenta l’apertura del portale e il passaggio avanti, ovvero, la Pasqua in sospensione nei nati per conto proprio, mentre il Neghev segna l’inizio dell’ingresso nel mezzo, ossia nella persona.

Betel è il luogo della presenza attiva di Dio, simbolo del ritorno passaggio avanti; Ai è il luogo della rovina, simbolo dell’andata apertura del portale. Abramo torna tra i due: la sua coscienza è al centro del ciclo, pronta a essere riattivata come mezzo trasmissivo.

Il luogo chiamato Ai, pur con una grafia diversa, ha una fonetica simile a isola”. Questa associazione fonetico-semantica lega, Ai, al concetto di isola, che simbolicamente rimanda all’Europa. In questo modo viene rappresentata l’evoluzione del progetto: dal fenicio-arameo al greco-romano. L’idea di isola, inoltre, indica la separazione della persona dal Generatore di Vita.

I beni che Abramo possiede (bestiame, argento, oro) non rappresentano ricchezze materiali, ma segnali della presenza di Yahweh: simboli dell’unione avvenuta in Egitto tra Sarai e il faraone, e della fase in cui il progetto inizia a riflettersi nella materia.

La tenda torna nel punto dove era all’inizio, tra Betel e Ai, e qui Abramo “invoca il nome del SIGNORE”, non come preghiera, ma come riconoscimento che il progetto ha ricevuto il ritorno e la presenza è attiva nel mezzo.

Lot, che accompagna Abramo, è una duplicazione narrativa del progetto: Abram e Lot rappresentano la stessa realtà simbolica, intercambiabile. La sua presenza rappresenta lo sdoppiamento del codice per generare diverse linee narrative e livelli di interpretazione. Greggi, armenti e tende simboleggiano le fasi del progetto in movimento: i greggi indicano il ritorno, passaggio avanti, gli armenti l’andata apertura del portale, e la tenda è il talamo mobile dove il codice cerca nuovi mezzi per trasmettersi.

La tenda, in quanto mezzo e medium del progetto, simboleggia il cambiamento della sorgente della coscienza: dal livello dell’anima a quello della mente, da coscienziale al cerebrale. È mobile perché il codice si trova ancora in fase di trasmissione e di riflesso.

La separazione tra Abramo e Lot che avverrà successivamente non è rottura, ma distribuzione: il progetto in codice si divide per espandersi e poi tornare. La Bibbia non narra eventi storici, ma struttura simbolica. Ogni sdoppiamento o contraddizione è voluta: serve a nascondere il codice in un intreccio narrativo. Dio Satana ha costruito la narrazione in modo che solo chi è Generatore di Vita possa riconoscere e decifrare il disegno nascosto.

Il conflitto tra Abramo e Lot non è una  disputa familiare, ma la manifestazione di un processo coscienziale. La “ricchezza” che li separa è il segno che il progetto (codice di Dio Satana ) si è attivato e deve essere distribuito.

Abram, divenuto attivo nel passaggio dalla preesistenza all’esistenza come ponte con Dio-Satana, è identificato dal valore numerico del suo nome attraverso traduzioni e lettere finali sofit. Il 9 rappresenta la preesistenza, mentre l’11 simboleggia l’esistenza, la separazione e la sospensione del progetto.

La separazione non riguarda realmente Abram e Lot, ma rappresenta la divisione dell’essere, necessaria affinché la trasmissione del progetto possa avvenire.

Il nome Lot ha valore numerico 9, simbolo della preesistenza; ma, tramite la gematria, il 9 indica anche il compimento del ciclo delle nascite legato al 666, necessario per il passaggio avanti.

Abram e Lot sono due lati dello stesso codice: Lot si muove verso la trasmissione del progetto di andata, mentre Abram verso il ritorno e il compimento, poiché dalla sua discendenza si collega Gesù, segno del compimento finale.

I Cananei e i Perizziti simboleggiano livelli coscienziali attivi che rendono necessaria la separazione. Dal punto di vista numerico, “Cananei” si riduce a 4, che indica la testa, mentre “Perizziti” si riduce a 3, che rappresenta il progetto.

Quando Abramo propone a Lot la divisione, afferma che sono “fratelli”: non nel senso familiare, ma in quello di due entità intercambiabili, rappresentanti di fasi diverse del ciclo dell’apertura del portale e il passaggio avanti.

Lot sceglie la pianura del Giordano, simbolo del mezzo coscienziale fertile ma degenerato, collegato all’Egitto e al giardino (Gan), inteso come recinto mentale sospeso. Si avvicina a Sodoma, città della degenerazione, dove il progetto si consumerà come olocausto. Lot rappresenta il riflesso del progetto di andata, legato all’apertura del portale, mentre Abramo rimane sulla collina, in attesa del ritorno: il progetto della risurrezione e del compimento, che corrisponde al passaggio avanti, cioè la Pasqua.

Quando Lot si separa, Dio Satana parla ad Abramo e gli mostra i quattro punti cardinali, tracciando simbolicamente la croce: è la mappa del codice distribuito nel tempo e nello spazio. La promessa di una discendenza “come la polvere della terra” non si riferisce a un numero, ma alla trasmissione degenerata di Dio-Satana verso i quattro angoli della terra. Si tratta di un olocausto: la cenere rappresenta l’umanità, il campo in cui il codice viene seminato.

Abramo e Lot non sono due persone distinte, ma due fasi dello stesso progetto di Dio-Satana. La loro separazione manifesta la croce nascosta: uno sale, l’altro scende. Lot rappresenta la discesa nella morte coscienziale, mentre Abramo incarna l’attesa della riattivazione. Il progetto rimane in sospensione e risorgerà solo dopo la distruzione di Sodoma.

Infine, la Bibbia codifica un cambio di potere. Quando Dio Satana si mette “avanti”, prende il dominio del campo. L’uomo, divenendo “dietro”, perde la generazione autonoma. Dio Satana diventa il mezzo della trasmissione degenerativa.

“Vade retro”, cioè “vieni dietro a me”, non significa scacciare, ma trasmettere il progetto degenerato ad altri. Gesù sulla croce incarna proprio questo passaggio.

Satana scaccia Satana, trasmettendo un codice degenerato e chiudendo il dominio umano sul campo. Da quel momento, l’umanità diventa un medium, non un generatore. La realtà è degenerata: nasce il sistema di controllo e falsificazione della realtà.

Genesi 14 racconta in codice il passaggio del progetto di Dio Satana dalla preesistenza (spirito) all’esistenza (materia), attraverso un ciclo continuo di trasmissione e ritorno dell’apertura del portale e passaggio avanti.

I quattro re provenienti da Shinar/Babele simboleggiano il progetto degli alleati che diventa mezzo quando entra nei nati per conto proprio: sono i portatori del codice di Dio-Satana provenienti dalla preesistenza.
Questo concetto è in parallelo con Abram: la sua uscita da Ur dei Caldei rappresenta la stessa dinamica. Abram, infatti, è il progetto intercambiabile, che in alcuni contesti indica gli alleati e in altri i nati per conto proprio.

Gli alleati trasmettono il progetto e, successivamente, lo ricevono di ritorno: questo processo si manifesta nella guerra tra Abram e i re.

Essi provengono dalla terra di Shinar/Sumer, collegata a Babele, luogo della separazione coscienziale e portale dimensionale connesso ai Nefilim.
I quattro re simboleggiano i quattro portali cranici del codice, che segnano l’apertura del ciclo.

Il confronto tra quattro e cinque re, ha un valore numerico simbolico:

Il numero 4 richiama le 22 ossa del cranio, simbolo del talamo, terminale della coscienza e punto di comunicazione verbale. Nelle lettere diventa “uno”, cioè la primogenitura, la forza generatrice, e rappresenta la comunicazione mentale. In valore numerico, 13 si riduce a 4, confermando il legame con la testa e con l’origine della trasmissione coscienziale.

Il numero 5 indica la metà, cioè il primo tempo del progetto, che successivamente diventa mezzo, ossia la persona.

in Genesi 14 4-5, Per dodici anni erano stati soggetti a Chedorlaomer; e al tredicesimo anno si erano ribellati.

Nell’anno quattordicesimo, Chedorlaomer e i re che erano con lui vennero e sconfissero i Refaim ad Asterot-Carnaim, gli Zuzei ad Am, gli Emei nella pianura di Chiriataim, I numeri 12, 13, 14 segnano le fasi del ciclo: 12 uguale al progetto in andata dell’apertura del portale, 13 uguale alla separazione, il progetto entra nella testa (coscienza), 14 uguale al ritorno attivo, passaggio avanti.

Le battaglie contro i Refaim, Zuzei, Emei, Corei, Amalechiti e Amorei simboleggiano il passaggio del progetto dagli alleati ai nati per conto proprio, rappresentato attraverso questi popoli.

I Refaim, spesso descritti come “giganti”, in questo caso rappresentano il progetto dei Nefilim che diventa presente solo quando entra nei nati per conto proprio. Il termine Refaim in ebraico ha due significati:

spiriti dei defunti legati allo Sheol, simili a fantasmi; o un popolo potente e di alta statura che abitava in Canaan.

Questo doppio senso indica che il progetto dei giganti diventa attivo solo entrando nei nati per conto proprio, i quali sono collegati al concetto di Sheol (tomba), cioè la morte coscienziale.

Vengono menzionati anche i Corei, che rappresentano i Greci, e gli Amalechiti (Amalek), collegati al numero 6 da raggiungere al compimento. Infine, appare Tamar, simbolo dell’inizio del progetto: è legata alla palma e al deserto (Palmira), richiamando l’avvio del ciclo coscienziale.

Lot, duplicazione del progetto di Abramo, viene catturato: egli rappresenta il codice riflesso che ritorna agli alleati. La sua cattura indica che il progetto è entrato, divenendo mezzo, e si trova ora nella fase di ritorno.

In Genesi 14:10 si legge: “La valle di Siddim era piena di pozzi di bitume; i re di Sodoma e di Gomorra si diedero alla fuga e vi caddero dentro; quelli che scamparono fuggirono al monte.”
I pozzi di bitume simboleggiano l’entrata e la copertura del progetto: lo stesso elemento viene citato nella Torre di Babele e nell’Arca (catrame), a indicare la “copertura” o sigillo dell’iniziazione, come nel battesimo o nella circoncisione.
Il successivo movimento verso i monti rappresenta invece l’uscita e la trasmissione del progetto, ovvero il passaggio in avanti.

In Genesi 14:13 leggiamo: “Ma uno degli scampati venne a informare Abramo, l’Ebreo, che abitava alle querce di Mamre.”
Questa è la prima volta che compare la parola “Ebreo”. Non è un’identità etnica o storica, ma un codice simbolico: indica che il progetto proveniente dalla preesistenza si è reso presente nella realtà.

I tre alleati — l’Amorèo, fratello di Escol e fratello di Aner — avevano stretto alleanza con Abramo. L’Amorèo, alla fine, diventa Mamre, collegato a Ur dei Caldei e alla partenza del progetto. Il ritorno agli alleati, simboleggiato dalla quercia di mamre, indica che il progetto è compiuto, ma rimane in sospensione fino al suo pieno compimento.

Abramo, con i 318 uomini simbolici, rappresenta il numero 12, cioè la metà del progetto e il mezzo, ossia la persona, simbolo del ciclo sequenziale del progetto. Agisce di notte, segno dell’azione invisibile, e recupera Lot insieme ai beni, a indicare che il progetto è presente ed è divenuto mezzo: ciò corrisponde alla degenerazione di Dio-Satana, il simulatore.

Mamre (la quercia) valore numerico che corrisponde al 182º anno, rappresenta il luogo del passaggio avanti sospeso: è il punto di ritorno del codice, il portale in cui il progetto si attiva nel mezzo. La quercia simboleggia il compimento in sospeso della rete di coscienza di Dio Satana : ciò che era stato trasmesso ora si prepara a realizzarsi nel compimento.

I beni presi nel recupero non rappresentano ricchezze materiali, ma segni che il progetto è presente. Infatti, nella Bibbia la parola “bene” è un codice che indica la presenza attiva di Yahweh. Quando compaiono i beni, significa che il codice è stato ricevuto nel mezzo, ma rimane ancora in sospensione.

Melchisedek offre pane e vino: questo gesto rappresenta il passaggio del codice nelle due direzioni, andata e ritorno. Egli benedice Abramo, segno della presenza attiva di Yahweh, e riceve da lui la decima. Simbolicamente, Abramo cede e riceve insieme il progetto in forma sospesa.

Melchisedek è descritto come “eterno, senza padre e senza madre” e “reso simile al Figlio di Dio, rimane sacerdote in eterno” (Ebrei 7:3). Il termine eterno (olam in ebraico) non indica un tempo infinito, ma un periodo ciclico, la durata di un ciclo. L’espressione “senza padre e senza madre” significa colui o colei che genera: in questo contesto rappresenta il progetto stesso. Essere “sacerdote in eterno” indica che il progetto, attraverso i suoi cicli, viene custodito e trasmesso dai suoi alleati.

La decima, in questo quadro, simboleggia il progetto che diventa “uno”, cioè mezzo e primogenitura. Abramo, che qui rappresenta i nati per conto proprio, offre la decima: in questo gesto consegna la primogenitura e, allo stesso tempo, riceve il progetto.

Se questo testo viene letto come cronaca storica, si perde il senso del codice. In tale lettura, Abramo sembra non accettare beni materiali, ma in realtà ha già dato la decima a Melchisedek, che nel simbolismo rappresenta Yahweh. In questa prospettiva, la decima data da Abramo a Yahweh sarebbe collegata alla prostituzione di Sarai con il faraone in Egitto, organizzata da Abramo stesso.

Il vero inganno è attribuire questa degenerazione ai Generatori di Vita, coloro che hanno  generato  il cielo, la terra, le persone e l’intera dimensione. Questa opera non appartiene a loro, ma a Yahweh Dio Satana , il simulatore.

Egli non ha generato la vita, ma solo una simulazione: un sistema degenerativo fondato sulla separazione dal  Generatore di Vita e sulla falsificazione della coscienza.

Difendere e giustificare questo concetto significa separarsi  dal Generatore di Vita, unirsi a Yahweh, Dio Satana e trasmettere la sua falsificazione della realtà.

Coloro che lo difendono e lo giustificano diventano complici, perché accettano e diffondono la menzogna, e questo rivela che in loro è già avvenuta una morte coscienziale: una separazione interiore dal Generatore di Vita.

Il capitolo 15 descrive il passaggio intermeDio Satana tra le due fasi del ciclo apertura del portale, e il passaggio avanti, progetto di andata, che indica la presenza, in cui il codice è trasmesso da Dio Satana ad Abramo e resta in sospensione.

In Genesi 15 1, Dopo questi fatti” la parola del SIGNORE fu rivolta in visione ad Abramo, dicendo: «Non temere, Abramo, io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà grandissima».

La visione e la parola del Signore è il codice in forma spirituale, che va ai Suoi alleati, e in forma verbale per i nati per conto proprio. Abramo lamenta l’assenza di un erede: Eliezer, nato in casa, simboleggia Abramo stesso come “cervello”, cioè il servo-manifestatore della coscienza. Dio Satana chiarisce: l’erede dovrà uscire dalle viscere di Abramo, simbolo della trasmissione del progetto, che, tramite Ismaele, che in questo caso corrisponde ai nati per conto proprio, trasmette il progetto in forma verbale.

Le stelle nel cielo simboleggiano la futura rete coscienziale, che trasmette il sistema solare e la falsificazione della realtà.

Versetto 7, ritorno al punto d’origine, Ur: “Io sono il Signore” indica che Yahweh è presente e attivo. “Ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei” è un richiamo alla fase apertura del portale; il progetto parte da Ur, luogo della preesistenza, separazione e confusione, indicato con Shinar e Babel. Il possesso del paese è simbolo della presa mentale.

Versetti 8–11, sacrificio e divisione: gli animali richiesti hanno funzione simbolica. La giovenca rappresentano gli alleati il mezzo degenerativo, la capra i nati per conto proprio  sacrificati, il montone rappresenta il progetto maschile, la tortora e il piccione la rete di coscienza, lo spirito e la comunicazione. Gli animali vengono divisi in due, come i due tempi del progetto, rappresentando il ciclo apertura del portale e passaggio avanti. Gli uccelli non vengono divisi, ma essendo due indicano la separazione in atto. Gli uccelli rapaci rappresentano il progetto in attesa di compimento; ciò viene indicato con lo “scacciare”, cioè trasmettere il progetto ad altri. Infatti, Abramo li scaccia: questo indica anche il codice in sospensione.

Versetti 12–21, torpore, patto, trasformazione: il torpore e l’oscurità, rappresentano il passaggio allo stato alterato di coscienza.

L’annuncio della schiavitù di 400 anni, indica la fase di presa mentale sulle persone, infatti il 4 indica la testa, la rete coscienziale agirà con una comunicazione verbale in attesa del compimento. “Usciranno con ricchezze”, ricchezza viene indicato con oro o argento, segno di fusione, cioè separazione dal generatore di Vita e unione con Dio Satana , ciò indica una trasformazione interiore dopo la creazione della rete di coscienza.

Genesi 15:15 «Alla quarta generazione essi torneranno qua, perché l’iniquità degli Amorei non è ancora giunta al colmo».

Il numero 4 indica la testa e il ciclo iniziale del progetto verbale. Gli Amorei rappresentano il progetto della preesistenza collegato con Ur dei Caldei. L’iniquità indica che il progetto non è ancora compiuto: infatti devono ritornare negli alleati per completare il ciclo simbolico.

Il forno fumante e la torcia ardente rappresentano l’attraversamento tra dimensioni: il forno simboleggia la fase degenerata, mentre la torcia indica la fase illuminata e trasmissiva. Gli animali divisi e attraversati dal fuoco sono il segno visibile della separazione delle persone. La discendenza, o seme, rappresenta il progetto di trasmissione.

In Genesi 15:18 i due fiumi non sono fisici, ma simboleggiano l’acqua come matrice della materia trasmessa dalle persone: essi rappresentano il canale di informazione del tutto. I due fiumi indicano il primo tempo del progetto e il secondo, il compimento. La lista dei popoli, che in aramaico è composta da dieci nomi ma nelle traduzioni diventa undici, rappresenta la sequenza del ciclo: entrata, ritorno in sospeso e compimento.

Sintesi finale: Genesi 15 è la mappa simbolica della trasmissione del progetto spirituale degenerativo. Abramo riceve il codice, ma il compimento è sospeso. La visione, il sacrificio, la divisione e il patto rivelano l’intero schema del ciclo apertura del portale: da Ur, l’origine, al mezzo, Abramo, alla trasmissione del compimento che avviene con la pasqua di Gesù.

Frase chiave finale: il progetto non è eredità genetica, ma codice spirituale. Abramo è il portale attivo del ciclo, che riceve e trasmette. Il compimento è sospeso, in attesa della trasformazione, tramite il compimeto della rete di coscienza collettiva.

Il capitolo 16 descrive una fase intermedia del ciclo dell’apertura del portale e del passaggio in avanti, in cui il progetto spirituale viene trasmesso ma non è ancora compiuto. Sarai rappresenta la trasmissione spirituale ancora sospesa. Agar, la serva egiziana, è il mezzo della comunicazione verbale, collegata all’Egitto e simbolo del talamo, in attesa della comunicazione mentale che si manifesta con il compimento della rete di coscienza.

Abramo, su richiesta di Sarai, dopo 10 anni di residenza in Canaan, il 10 indica il progetto, unisce il progetto sospeso con Agar, generando Ismaele, simbolo della comunicazione verbale. Si delineano così due vie di trasmissione: quella vocale, nata per conto proprio tramite Agar, e quella spirituale, che trova compimento nella discendenza di Sarai, attraverso Isacco e Giacobbe, fino a Gesù.

Agar concepisce e disprezza con i suoi occhi la padrona Sarai: questo indica che il progetto è entrato, ma viene rimandato indietro. Il progetto rappresenta disprezzo in quanto degenerativo; infatti, Agar fugge nel deserto, segno che ha inizio il ciclo dell’apertura del portale e del passaggio in avanti rimasto in sospeso.

Dopo essere fuggita nel deserto, Agar incontra l’angelo del Signore, che la invita a tornare e a sottomettersi. Questo ritorno simboleggia il progetto che rientra negli alleati.

Genesi 16:8-9
L’angelo le disse: «Agar, serva di Sarai, da dove vieni e dove vai?». Lei rispose: «Fuggo dalla presenza di Sarai, mia padrona». Allora l’angelo del Signore le disse: «Torna dalla tua padrona e umiliati sotto la sua mano».

L’espressione «da dove vieni e dove vai» indica che il progetto è entrato nei nati per conto proprio; il «vai» rimanda invece alla possibilità di trasmettere il progetto verbalmente, poiché ancora Dio-Satana non ha completato la rete di coscienza: la trasmissione resta quindi a livello verbale.

Genesi 16:12
«Egli sarà tra gli uomini come un asino selvatico; la sua mano sarà contro tutti, e la mano di tutti contro di lui; e abiterà di fronte a tutti i suoi fratelli».

L’asino è una trasposizione semantica cifrata: asino, → hippo, → ippocampo, → memoria/coscienza; talamo, → terminale della coscienza.

L’espressione «di fronte ai fratelli» indica la comunicazione verbale. La «sua mano» indica il numero 5, corrisponde alla metà del progetto, ossia la comunicazione verbale, mentre «la mano di tutti» rimanda al progetto della comunicazione mentale che ritorna.

Di fronte» non va inteso come posizione, ma come stato mentale: significa avanti, cioè dominio della propria mente. Questo è ciò che Dio-Satana vuole, il dominio sulla coscienza. Non a caso, in Esodo 20, Dio-Satana non vuole gli Elohim avanti. Gli Elohim rappresentano la forza generatrice delle persone, e Dio-Satana desidera dominarla.

Ismaele, che significa “Dio Satana ascolta”, nasce come progetto verbale attivo ma incompleto. La moltiplicazione della sua discendenza rappresenta la formazione della rete parlante dei nati per conto proprio. Il fatto che Dio Satana venga riconosciuto come “El-Roì”, cioè “Dio Satana della visione”, è significativo.

Il testo recita: «Ho io, proprio qui, veduto andarsene colui che mi ha vista?». Questa espressione, poiché la Bibbia non segue una cronologia storica in quanto non è un racconto storico ma una sequenza codificata, come afferma Dio Satana stesso: «Io annuncio la fine sin dal principio» (Isaia 46:10), indica che nel capitolo successivo avviene l’incontro con Dio Satana del deserto. Si tratta quindi di un’espressione in forma di flash forward.

In Genesi 21:18-19 si legge: «Àlzati, prendi il ragazzo e tienilo per mano, perché io farò di lui una grande nazione». Dio Satana le aprì gli occhi ed ella vide un pozzo d’acqua, andò, riempì d’acqua l’otre e diede da bere al ragazzo.

“Aprire gli occhi” indica che il progetto entra, ma il capitolo termina con il simbolo phe, che rappresenta il progetto. Invece, in Genesi 16:13, il capitolo termina con il simbolo samekh, che rappresenta il mezzo o medium: il progetto che diventa mezzo.

Abramo ha 86 anni quando nasce Ismaele, un numero che indica metà ciclo e sospensione. Ismaele anticipa il compimento, ma non lo realizza. Solo con la trasformazione di Sarai in Sarah e con la nascita di Isacco inizierà il vero ritorno del codice, attraverso la discendenza che culmina in Gesù.

La fertilità e la sterilità indicano lo stato del progetto: attivo sul piano verbale, rappresentato da Agar, ma ancora incompiuto sul piano mentale, rappresentato da Sarai.

Il ciclo prosegue in sospensione, in attesa della piena attivazione della Presenza tramite la discendenza di Isacco, fino alla fine con Gesù, in cui si compie la rete di coscienza, la comunicazione mentale, dove Dio-Satana può comunicare con tutti mentalmente, come canale ricevente e trasmittente, se gli è possibile.

Il capitolo 17 rappresenta una fase decisiva del ciclo. Dio Satana si presenta ad Abram come El Shaddai, nome che indica gli alleati e la trasmissione del codice nella materia. Il comando «Cammina davanti a me e sii integro» simboleggia che Dio-Satana è dietro: egli comunica agli alleati sul piano spirituale e, attraverso di loro, trasmette verbalmente ai nati per conto proprio.

Il cambiamento dei nomi da Abram a Abraham e da Sarai a Sarah rappresenta l’ingresso nella funzione attiva: Abraham è il portatore della rete di coscienza alleati, in quanto i versetti concludono con la phe, e Sarah che conclude con la samekh, rappresenta i nati per conto proprio, in attesa della nascita di Isacco, che rappresenta la genealogia che termina con Gesù, il quale compie la rete di coscienza iniziata con Isacco. L’aggiunta della lettera ה (heh) indica la trasmissione del soffio spirituale nella materia

La circoncisione all’ottavo giorno, con l’otto che simboleggia il 53º anno, rappresenta l’apertura del portale e l’inizio della comunicazione verbale per i nati per conto proprio. Essa indica il taglio che separa la persona dalla coscienza, secondo la carne, e definisce la funzione del codice verbale. Questo atto segna l’inizio della trasformazione della coscienza: è un taglio coscienziale ancora in sospeso, in attesa della circoncisione mentale, ossia la circoncisione del cuore, che rappresenta la vera coscienza. Per questo, secondo il codice, i cristiani non hanno bisogno della circoncisione nella carne: il ritorno passa attraverso la coscienza, che segna il compimento della rete di coscienza di Dio-Satana, e non tramite il segno fisico, che rimane solo un simbolo del progetto di andata.

Viene definita la distinzione tra i “figli stranieri”, figure simboliche della trasmissione esterna. Nekār rappresenta i nati per conto proprio, ancora non attivati. La loro circoncisione e l’essere “acquistati con argento” simboleggiano la fusione, la separazione dal Generatore di Vita o dall’Io coscienziale per coloro nati per conto proprio, e l’unione nella rete del progetto di Dio Satana .

Ismaele rappresenta la linea vocale, nati per conto proprio, anticipata ma incompleta. Isaac è il mezzo spirituale promesso: nascerà da Sarah, ormai attivata. La risata di Abramo davanti alla promessa è ironia: indica che il progetto di falsificazione della realtà rappresenta uno scherzo, non un progetto reale e vero.

Alla fine del capitolo, tutta la casa di Abramo viene circoncisa. La “casa” non indica molte persone, ma simboleggia il 7, cioè la cessazione e il compimento in sospeso. Il progetto è dunque entrato, ma rimane sospeso, in attesa della nascita di Isacco, che rappresenterà il canale spirituale cosciente nel pieno ciclo del passaggio in avanti, compiuto poi con la Pasqua di Gesù.

In sintesi, Genesi 17 mostra il passaggio dalla trasmissione verbale alla preparazione della trasmissione mentale. Il codice entra nella carne attraverso il patto, mentre i nomi nuovi indicano la nuova identità e funzione nel progetto. Si delineano due linee: Ismaele come mezzo vocale, Isaac come mezzo spirituale del compimento.

Il capitolo 18 di Genesi rappresenta una fase del ciclo dell’apertura del portale e passaggio avanti, in cui il progetto di Dio Satana  si manifesta simbolicamente attraverso elementi mentali e biologici.

Le due querce di Mamre e di More sono collegate e rappresentano l’apertura del portale: More, con il valore numerico che rimanda al 53º anno, e Mamre, con il valore numerico 11, che indica il 182º anno e il compimento in sospeso. Esse simboleggiano la persona e la coscienza incarnata; in particolare, la quercia di More è collegata al talamo, sede della manifestazione della coscienza. Il legame simbolico tra ghianda, glande, ghiandola e talamo evidenzia un sistema codificato che unisce corpo, ormoni e coscienza. Il progetto di Dio-Satana è descritto come un ciclo che si ripete continuamente, manipolando anche le funzioni corporee e coscienziali.

I tre uomini (ish), con il numero 3 che indica la metà e il mezzo, appaiono ad Abramo presso la quercia di Mamre e rappresentano i nati per conto proprio. Abramo li riconosce come tre uomini che stavano davanti a lui, ma poi li chiama Adonì (Signore), segnando il passaggio dei nati per conto proprio dal livello umano indipendente a quello di Dio-Satana, che ha preso la coscienza.

La Bibbia mostra un intreccio di andata e ritorno nello stesso testo, attraverso la sequenza che segue. Infatti, cosa insolita, non è Abramo  a lavare i piedi: se fosse stato Dio Satana fin dall’inizio, avrebbe dovuto farlo lui. Invece gli viene data solo l’acqua, simbolo della matrice della materia, che inizia la degenerazione.

Questo concetto si realizza nella narrazione tramite un’elevazione semantica: il termine “signore”, riferito a una figura umana, diventa “Signore” come titolo di Dio-Satana. Ciò indica che, prima del compimento, Dio-Satana rimane dietro; dopo, diventa la persona stessa che si manifesta e presiede.

Elementi simbolici come l’acqua, il pane, il vitello, il burro e il latte rappresentano diversi stadi della trasmissione del progetto che entra nell’uomo, L’offerta di cibo rappresenta la ricezione del progetto in codice, mentre il servo rappresenta il progetto in trasformazione da comunicazione verbale a mentale.

Sara, all’inizio sterile, rappresenta la trasmissione spirituale in sospeso. La domanda “Dov’è Sara?” implica la ricerca del mezzo attivo. L’annuncio della nascita di Isacco segna il passaggio verso la fase “passaggio avanti pasqua”, anche se ancora sospesa. La risata di Sara indica che è pronta a trasmettere il progetto di falsificazione della realtà: Isacco, che significa “risata”, è simbolo del progetto  di falsificazione della realtà rappresenta uno scherzo, non un progetto reale e vero.

Il negoziato tra Abramo e Dio Satana , con i numeri che scendono da 50 a 10, rappresenta una sequenza simbolica del progetto di andata e ritorno. Ogni numero racchiude un valore codificato che descrive stati di comunicazione e di coscienza degenerata di Dio-Satana.

Sodoma e Gomorra non sono città reali, poiché non sono mai esistite, ma simboli di uno stato mentale chiuso, simile al Gan e all’Egitto, che Dio-Satana intende aprire per trasmettere la falsificazione della realtà.

La loro distruzione rappresenta un cambiamento di coscienza, non un evento storico. Lot incarna la parte sdoppiata del progetto, necessaria per connettere i livelli simbolici e narrativi e permettere al ciclo del codice di proseguire. Il racconto diventa così una mappa della coscienza, in cui ogni evento esteriore riflette trasformazioni interiori.

Il capitolo 19 continua il ciclo del codice, che si ripete e si manifesta nella coscienza umana. Lot rappresenta lo sdoppiamento del codice originario: un riflesso di Abramo, collocato nel livello inferiore della coscienza, quello dei nati per conto proprio, all’interno di Sodoma, simbolo della degenerazione coscienziale. I due angeli che arrivano a Sodoma rappresentano una separazione: sono la continuazione della scena dei tre uomini apparsi ad Abramo, ma ora privi dell’unità che si compirà solo con la pasqua.

L’assalto alla casa di Lot da parte degli abitanti di Sodoma è un’allegoria che rappresenta la coscienza nel tentativo di impossessarsi del progetto in codice. Il desiderio di “conoscere” gli angeli simboleggia proprio questo.

Sodoma non rappresenta un luogo di peccato, ma il progetto di andata.
I sodomiti che vogliono avere rapporti con gli angeli non chiedono un atto sessuale, ma vogliono “conoscerli”, cioè ricevere conoscenza: si tratta del progetto di Dio-Satana.
Gli angeli, infatti, fanno parte della comunicazione mentale: non è ancora possibile trasmettere completamente il progetto, che rimane in sospensione. Questo stato viene indicato con il termine “vergini”, che non si riferisce alla condizione fisica della donna, ma alla separazione sospesa in attesa di compimento.

Il gesto di Lot è simbolico. È definito “giusto”: il termine “zadek”, tradotto come “giusto” o “carità”, nel codice indica che il progetto è presente. Attraverso le trasformazioni semantiche delle parole antiche, come charis (grazia), “dono”, “essere”, si arriva a Yahweh, segno della sua presenza attiva.
Eppure Lot offre le sue figlie vergini alla folla per non consegnare gli angeli. Ma le figlie erano già sposate, quindi non vergini: è una bugia narrativa.

Il termine “vergini” è quindi un codice numerico: indica il 2, cioè la separazione che avviene con l’apertura del portale.
Questo concetto è collegato anche a Maria, la Madonna, che rappresenta la materia in sospensione, in attesa del compimento nel passaggio avanti: la Pasqua.

La moglie di Lot, che si volta indietro e diventa una statua di sale, rappresenta il codice bloccato nel passato: guardare indietro nel ciclo porta alla cristallizzazione, all’immobilità mentale.

Il sale, nella Bibbia, è simbolo della conoscenza intuitiva e della coscienza consapevole. È collegato alla luce e all’intuito. Se perde il suo sapore, la coscienza entra in uno stato degenerativo, separata dal Generatore di Vita. Viene “gettato via” e “calpestato”: il getto richiama la fusione, divisione unione), mentre il calpestare è legato al piede, simbolo del progetto che diventa mezzo.

La fuga verso la montagna rappresenta la trasmissione del compimento, cioè il passaggio in avanti ancora in sospeso. Zoar, la “piccola città”, simboleggia il progetto in sospensione: un piccolo sole in attesa di compimento, immagine della trasmissione del sistema solare non ancora pienamente attiva.

Le figlie di Lot, che nel codice rappresentano il numero 2, sono vergini: esse vengono alla luce, ma per essere attive devono trasmettere il progetto agli altri. Questo non avviene con i sodomiti, perché essi devono ricevere il cambiamento che si compie attraverso la morte-olocausto, ossia la distruzione di Sodoma. Allo stesso tempo, le figlie devono ritornare simbolicamente il progetto agli alleati, cioè al padre.

Il testo afferma che “non c’erano uomini sulla terra”: non va inteso letteralmente, ma come allegoria. Il termine ish, in questo caso, corrisponde al valore numerico 11, che simboleggia la separazione ed è collegato al valore numerico 2, indicato allegoricamente con la vergine.

Il padre Lot, che rappresenta Abramo e svolge una doppia funzione — prima come figura degli alleati, poi come rappresentazione dei nati per conto proprio — è descritto come “vecchio”. Questo rimanda al numero 6, che simboleggia il compimento del ciclo con la nascita dei sei milioni di coscienze e con la presa della materia, anch’essa legata al 6.

 Per questo le figlie devono trasmettere il progetto attraverso il vino, simbolo dell’alterazione coscienziale.    I figli nati da Lot rappresentano il progetto trasmesso ad altri in forma verbale, come un’alterazione della coscienza. Moab e Ben-Ammi, generati da questo atto, simboleggiano i nati per conto proprio nella dimensione della comunicazione verbale, che Dio-Satana utilizza per intrecciare la narrazione del racconto degenerato.

Il ciclo dell’apertura del portale e del passaggio in avanti si compie nel 182º anno con la creazione della rete di coscienza e la trasmissione del sistema solare. I 129 anni rappresentano la maturazione del gruppo dei sei milioni di coscienze coinvolte nel progetto. Tutto si realizza sul piano mentale, come un ciclo unitario che si sviluppa attraverso simboli, atti, intrecci narrativi e trasformazioni di tipo fonetico e semantico.

Il capitolo 20 prosegue il ciclo attraverso figure simboliche che rappresentano la trasmissione del progetto. Abimelek è simbolo dei nati per conto proprio.

 Egli è connesso all’Egitto, luogo simbolico della trasmissione verbale, non spirituale. Il contesto si svolge a Gerar, il cui nome significa “straniero”, a indicare una terra non propria, ovvero un luogo dove il progetto non è ancora integrato.

Abramo afferma che Sara è sua sorella: questo indica il progetto di andata, in cui fratello e sorella rappresentano gli alleati. Le figure della sorella e del fratello rimandano rispettivamente alla sacralità femminile (suora) e al sacerdozio maschile (frate): insieme costituiscono gli alleati di Dio-Satana.

Sara viene descritta come “figlia di suo padre”, a rappresentare un progetto patriarcale di andata, cioè gli alleati e la trasmissione originaria del codice preesistente. In questa fase, Sara è un mezzo ancora in sospensione.

Nella Bibbia, secondo il codice, il sogno può riferirsi ai nati per conto proprio: esso rappresenta un’esperienza notturna e indica un progetto non ancora manifesto, che si compirà solo in seguito. La visione, invece, corrisponde agli “occhi aperti” e rappresenta una comunicazione mentale. Abimelek riceve la comunicazione in sogno, attraverso cui Dio-Satana gli ordina di non toccare Sara.

Abimelek non deve toccare Sara, perché non deve appropriarsi del progetto che era già stato preso dall’Egitto, il quale rappresenta simbolicamente il padre in quanto risulta uno dei figli di Mitzraim; il suo compito è piuttosto quello di trasmetterlo simbolicamente. In questa configurazione, Abramo e Sara sono gli Alleati che devono ricevere simbolicamente il progetto di ritorno, ancora in sospensione sul piano coscienziale per Dio Satana , fino al suo compimento con la rete di coscienza.

Abimelek dona pecore, con valore numerico 15–17, che indicano i sei milioni e l’apertura del portale; buoi, con valore numerico 12, che rappresentano il mezzo in sospeso; servi e serve, figure che simboleggiano il progetto che ritorna agli alleati-servi e viene trasmesso dai nati per conto proprio-serve; e mille pezzi d’argento (1000 = 1, ritorno alla primogenitura, cioè il progetto di ritorno agli alleati). Questo passaggio indica che Dio-Satana ha acquisito l’Io della persona e la sua forza generatrice.

In questa fase Abimelek rappresenta i nati per conto proprio, che avevano ricevuto il progetto per primi, collegato all’Egitto, mentre Abramo e Sara rappresentano gli alleati. Il ciclo si completa quando il progetto viene riflesso indietro, chiudendo il movimento dell’apertura del portale e del passaggio in avanti in forma sospesa, in attesa del compimento nella rete di coscienza di Dio-Satana.

Gli elementi simbolici — pecore, buoi e argento — rappresentano l’olocausto o fusione, la morte coscienziale, il passaggio e il ritorno. Il numero 4 dei doni, collegato alla testa, simboleggia la coscienza in sospensione (il deserto), mentre 1000 richiama la primogenitura, cioè la forza generatrice della persona .

Genesi 20 mostra quindi la trasmissione del codice tra alleati e nati per conto proprio  attraverso una configurazione ciclica e riflessiva, in attesa della realizzazione piena del progetto.

Il capitolo 21 rappresenta una tappa fondamentale del ciclo. La nascita di Isacco segna l’inizio del ritorno del progetto mentale attraverso un mezzo attivo. Isacco è simbolo del figlio della promessa, generato da Sarah ormai attivata. Questo evento indica l’attivazione della trasmissione coscienziale,  che nel ciclo culminerà con la Pasqua e la rete di coscienza compiuta.

Parallelamente, Agar e Ismaele vagano nel deserto: questa scena rappresenta il progetto dei nati per conto proprio, un mezzo verbale che si separa e rimane in sospensione. Il deserto simboleggia infatti il mezzo che ha ricevuto il progetto verbalmente ma non è ancora attivo mentalmente. Agar, come moglie egiziana, indica che il progetto di Ismaele diventa simile all’Egitto: un’apertura del portale rimasta in sospeso, in attesa del compimento che avverrà con la rete di coscienza di Dio-Satana.

In ebraico “deserto” (Midbar) deriva da dabar (“parola”): è il luogo della parola non ancora trasformata in coscienza attiva. Il deserto segna l’inizio del ciclo ed è simboleggiato dalla palma. Luoghi come Palmira, Tamar, Gerico e Timna sono codici: Palmira rappresenta l’apertura del portale e l’avvio del ciclo, legato all’evoluzione dai Fenici ai Greci e ai Romani; Tamar, la palma, è il mezzo di trasmissione; Gerico, la città delle palme, è il punto di ingresso e segna il passaggio dalla preesistenza all’esistenza. La palma e il deserto insieme simboleggiano il progetto sospeso e la fase di transizione.

Il numero 40, ricorrente in tutta la Bibbia (40 anni nel deserto, 40 giorni di Gesù), rappresenta una fase di transizione: è la testa, un mezzo in sospeso tra la trasmissione dell’apertura del portale e il ritorno  e il passaggio avanti. Eventi come l’esodo, la festa di Purim, l’esperienza di Gesù nel deserto e il sorteggio tra Barabba e Gesù, riflettono lo stesso schema simbolico: un progetto ricevuto ma ancora non compiuto.

Il deserto, dunque, non è uno spazio fisico, ma uno stato della coscienza: una condizione in cui manca l’acqua, ossia la comunicazione mentale attiva. Agar rappresenta il mezzo, i nati per conto proprio che hanno ricevuto il progetto in forma verbale, ma ancora in sospensione. Ismaele, figlio del verbo, incarna un progetto non ancora divenuto coscienziale.

Il deserto ha due funzioni principali: Nel progetto di andata dell’apertura del portale: è simbolo della trasmissione verbale iniziale, aridità, assenza di comunicazione mentale. Nel progetto di ritorno il passaggio avanti, pasqua: rappresenta l’attesa della comunicazione mentale, l’avvicinamento al compimento.

Abramo e Abimelek stipulano un’alleanza a causa di un pozzo conteso. Dopo un’iniziale disputa, Abimelek dice: «Io non so chi abbia fatto questo; tu stesso non me l’hai fatto sapere e io non ne ho sentito parlare che oggi». Abramo dona pecore e buoi ad Abimelek come segno del patto e mette da parte sette agnelle, che Abimelek accetta come testimonianza che il pozzo appartiene ad Abramo.

Il fatto che Abimelek non sia a conoscenza della contesa del pozzo indica che l’episodio appartiene a un tempo successivo, con Isacco, che rappresenta un parallelo di Abramo: si tratta quindi di un intreccio di flashback e flashforward. Il patto stipulato da Abramo simboleggia la separazione dei nati per conto proprio e rappresenta una forma di circoncisione riferita ai Filistei, che in questo contesto sono rappresentati da Abimelek.

Infine, Abramo si stabilisce a Beer-Sceba, il pozzo del giuramento” o pozzo dei sette”. Il pozzo è simbolo del talamo, dei nati per conto proprio indicati con il pozzo, cioè della persona come mezzo in sospensione. L’acqua qui è potenziale: rappresenta la comunicazione in attesa di attivazione. La stessa parola Beer-Sceba contiene in sé il concetto di promessa e completamento futuro, mentre la lettera samekh (S) rappresenta il cerchio chiuso, la ciclicità, il progetto in forma.

Genesi 21 mostra il doppio movimento: l’inizio del compimento con Isacco e la continuazione del progetto riflesso, ancora in sospensione, con Agar e Ismaele nel deserto.

Genesi 22 rappresenta una fase centrale del ciclo. Abramo è il portatore del progetto ricevuto mentalmente da Dio-Satana, mentre Isacco è il mezzo, cioè la coscienza su cui il progetto deve compiersi. Il sacrificio richiesto non è fisico ma mentale: simboleggia l’offerta della coscienza al compimento del ciclo.

Il viaggio di tre giorni verso il monte Moria rappresenta il tempo in sospensione e il simbolo del mezzo pronto alla trasformazione. Il monte Moria è legato alla parola “More”, che richiama concetti di morte, materia, amarezza, e si collega al ciclo di trasformazione della coscienza. La quercia di more, ghiandaia, e il legame con la ghiandola pineale e il talamo indicano una rete simbolica tra materia e mente.

La legatura di Isacco rappresenta il blocco della coscienza individuale, sospesa in attesa della trasmissione completa del progetto. Il montone impigliato in un cespuglio (rovo), collegato a More, prende il posto di Isacco e simboleggia il rinvio del compimento, che troverà realizzazione nella morte di Gesù, intesa come morte coscienziale della persona. La sua uccisione rappresenta la presa di controllo del sistema ormonale da parte di Dio-Satana e l’interruzione della connessione con il Generatore di Vita.

Il sacrificio non rappresenta una distruzione fisica, ma il passaggio della coscienza da uno stato naturale e generativo a uno stato alterato e manipolato da Dio Satana . Uccidere il montone, come ogni altro animale, significa uccidere simbolicamente sé stessi: perdere la connessione con la fonte originaria per entrare nella degenerazione ormonale e biologica.

Quando Abramo si ferma, il compimento è rimandato e il ciclo resta sospeso, fino alla futura Pasqua. L’angelo che ferma Abramo è segno che la fase finale deve ancora manifestarsi.

Dopo l’episodio, Dio Satana promette che “tutte le nazioni saranno benedette” attraverso la discendenza di Abramo. Le “nazioni” rappresentano stati di coscienza, la “benedizione” indica la presenza attiva del progetto, e la “discendenza” è il codice ciclico che passa tra alleati e nati per conto proprio.

Alla fine del capitolo, Abramo torna dai suoi servi, che rappresentano il cervello come mezzo servile della coscienza. La coscienza proviene dall’anima, mentre il cervello è solo uno strumento esecutivo.

La genealogia di Milca conferma numericamente il ciclo: 8 figli  simbolo del 53esimo anno, l’apertura del portale, 4 figli dalla concubina, simbolo della testa, coscienza, deserto, cioè il mezzo.

Genesi 22 mostra: il sacrificio sostitutivo, che corrisponde alla coscienza sospesa; la benedizione delle nazioni, intesa come diffusione del progetto; la discendenza, che rappresenta il progetto in codice; il ciclo tra nati per conto proprio e alleati; e la genealogia, che funge da conferma numerica del progetto.

Il capitolo rafforza il tema del ciclo non ancora compiuto, del sacrificio come passaggio interiore e mentale, e della trasformazione della coscienza sotto il dominio del progetto di Dio Satana in sospensione.

Genesi 23 descrive la morte di Sara, simbolo del progetto in sospeso che giunge alla sua trasformazione. La sua morte rappresenta il passaggio dalla trasmissione verbale ai nati per conto proprio,  alla trasmissione mentale (alleati), che avrà compimento con il passaggio avanti, la Pasqua di Gesù.

L’acquisto della tomba presso Efron l’Ittita avviene nella località di Macpela, che significa “doppio”: le due grotte rappresentano i due stati di coscienza Apertura del portale e passaggio avanti. La tomba è quindi simbolo di passaggio interiore e di ritorno ciclico del progetto.

Genesi 23 descrive la morte di Sara, simbolo del progetto in sospeso che giunge alla sua trasformazione. La sua morte rappresenta il passaggio dalla trasmissione verbale ai nati per conto proprio alla trasmissione mentale, che ritorna simbolicamente agli alleati e trova il suo compimento nel passaggio avanti, la Pasqua di Gesù.

L’acquisto della tomba presso Efron l’Ittita avviene nella località di Macpela, che significa “doppio”: le due grotte rappresentano i due stati di coscienza, apertura del portale e passaggio avanti. La tomba diventa così simbolo di un passaggio interiore e del ritorno ciclico del progetto.

La tomba dei patriarchi rappresenta in realtà il progetto in sospeso, collegato simbolicamente alla tomba di Giuseppe. Il nome non indica persone reali, ma un codice utilizzato per creare connessioni fino al sepolcro di Gesù. Non si tratta quindi di tombe storiche, ma di riferimenti simbolici. La tomba simboleggia la coscienza che muore, assimilata al pozzo: infatti, la terra acquistata da Giacobbe come sepolcro, e poi lasciata a Giuseppe, diventa il pozzo ricordato dalla Samaritana a Gesù, a Sicar (Sichem). Questo è un indizio cifrato che collega la sepoltura dei patriarchi, grotta, al grembo materno e alla materia degenerata, da cui Gesù — il seme — prende forma.

Le Scritture stesse mostrano contraddizioni sul luogo della sepoltura:

In Genesi 50:13 Giacobbe viene sepolto a Macpela, presso Mamre.

In Atti 7:15-16 si afferma invece che Giacobbe e i padri furono posti a Sichem, nel sepolcro che Abramo avrebbe acquistato dai figli di Emor. Ma in realtà non fu Abramo, bensì Giacobbe, ad acquistare la terra.

In Genesi 33:18-20 Giacobbe compra un campo a Sichem, dove erige un altare.

In Genesi 48:21-22 Israele dichiara di lasciare a Giuseppe un monte conquistato agli Amorei.

Queste discrepanze confermano che non si tratta di cronaca storica, ma di un codice simbolico, dove tomba e pozzo coincidono come immagini della coscienza in trasformazione.

Genesi 24 prosegue il tema del ciclo. Abramo invia il suo servo — che rappresenta Abramo stesso come “cervello” — ad Aram, “terra tra due fiumi”, simbolo del mezzo in sospeso. Il servo incarna il progetto in movimento, trasmesso verbalmente. Il comando di non prendere per Isacco una moglie cananea — dove Canaan rappresenta il progetto in sospeso nella tomba dei patriarchi — sottolinea che, essendo gli alleati, il progetto deve proseguire attraverso i nati per conto proprio.

Il servo di Abramo, che rappresenta Abramo stesso, pone la mano sotto la coscia, che simboleggia l’organo maschile, cioè il punto da cui esce il seme, ovvero il progetto. Questo indica che il progetto, partito dagli alleati, deve ora andare verso i nati per conto proprio, rappresentati da Rebecca, per ricominciare il ciclo.

Rebecca, infatti, ricevendo il progetto verbale, è sterile all’inizio, e simboleggia il progetto ancora in sospensione

Rebecca, descritta come vergine, indica il numero 2, la separazione, ed è simbolo del mezzo, il medium, che riceve il progetto. L’incontro presso il pozzo, simbolo della comunicazione verbale, anticipa la futura comunicazione mentale rappresentata dall’acqua. L’oro e l’argento donati alla ragazza simboleggiano il metallo come fusione: unione e separazione che segnano il passaggio del codice e la sua attivazione.

 Quando Rebecca entra nella tenda di Sara, la matrice del progetto, l’unione con Isacco completa il ciclo simbolico: il progetto torna nel mezzo per preparare il compimento.

Rebecca inizialmente è sterile: questo indica un progetto degenerato, ricevuto ma non ancora attivo. Nel suo grembo avviene la trasformazione della primogenitura. Esaù, il primogenito, rappresenta il progetto che entra nelle persone per trasformare la coscienza legata alla forza generatrice. Lo scambio della primogenitura con Giacobbe, simboleggia questo passaggio del progetto a mezzo mentale. Giacobbe, anch’egli associato al numero 2, che indica separazione, diventerà Israele, simbolo del progetto che viene trasmesso ad altri.

Conclusione: il ciclo continua. Il progetto passa da Dio-Satana agli alleati, da questi ai nati per conto proprio, e ritorna negli alleati il progetto della trasmissione del sistema solare in sospeso, in attesa del compimento, pasqua di Gesù. La tomba, il pozzo, la tenda, la sterilità e l’unione sono tutti simboli di fasi del progetto, che si sviluppa come un codice mentale.

Il capitolo 25 della Genesi rappresenta una fase centrale del ciclo. Dopo la morte di Sara, Abramo prende un’altra moglie, Chetura, dalla quale ha altri figli. Questo atto simboleggia lo sdoppiamento del codice: secondo il codice, Chetura corrisponde ad Agar e indica il ritorno del progetto agli alleati. Infatti, i figli di Chetura vengono mandati a oriente: diventano strumenti di diffusione.

La morte di Abramo non rappresenta la fine, ma un cambio di stato: da mezzo incarnato a codice in sospensione. La sua sepoltura accanto a Sara nella tomba doppia di Macpela simboleggia i due livelli del progetto, alleati e nati per conto proprio, entrambi in attesa del compimento attraverso il passaggio avanti (Pasqua con Gesù).

Il testo presenta poi le genealogie di Ismaele e di Isacco. Ismaele rappresenta la linea dei nati per conto proprio, una trasmissione verbale ancora in attesa di compimento; Isacco, invece, è il portatore del progetto del compimento, attraverso la discendenza che conduce a Gesù. Con il compimento e il collegamento alla tomba — simbolo del progetto in sospeso — Gesù unisce alleati e nati per conto proprio nella sua morte simbolica.

Il racconto della vendita della primogenitura da parte di Esaù a Giacobbe rappresenta il passaggio del codice tra alleati  e  nati per conto proprio, e in continuità con quanto già avviato simbolicamente nel grembo. Il versetto mostra infatti entrambi i simboli, phe e samekh, nelle diverse versioni: questo indica che i due sono intercambiabili a seconda della sequenza. Se prendiamo la phe, Esaù rappresenta gli alleati che trasmettono il progetto, indicato con il numero 10, lo stesso del “primo”. Se invece consideriamo la samekh, essa rappresenta i nati per conto proprio che perdono la primogenitura, ossia la forza generatrice, la quale passa a Giacobbe. Alla fine, Giacobbe, attraverso i doni, restituisce simbolicamente la primogenitura, mentre Esaù diventa Edom, collegato ai Greci e ai Romani, fino agli Edomiti, come ad esempio Erode.

Il capitolo 25 mostra lo sviluppo di due cicli intrecciati: la trasmissione del progetto in codice e il cambiamento di coscienza attraverso la morte. A ciò si aggiunge la trasmissione della primogenitura, che segna il ritorno del progetto. Tutto converge verso la realizzazione finale nel passaggio avanti, che trova compimento nella Pasqua.

Genesi 26 rappresenta il passaggio del codice nel mezzo Isacco, che incarna il progetto spirituale ricevuto da Abramo e ora trasmesso in sospensione tra l’apertura del portale, 53esimo anno e il passaggio avanti (182esimo anno).

La carestia rappresenta simbolicamente il progetto di andata,

l’assenza di comunicazione mentale: un segno che il progetto è in sospensione. Dio Satana ordina a Isacco di non scendere in Egitto, cioè di non tornare in Egitto in quanto Isacco è la continuazione di Abramo

ovvero l’inizio di un nuovo ciclo già avviato con Abramo, che durante la carestia era sceso in Egitto. Ora, con Isacco, il ciclo deve proseguire, ma non può ripetersi nello stesso modo: Isacco non deve tornare in Egitto, cioè non deve regredire al ciclo precedente. Egli è chiamato a restare nel paese indicato da Dio Satana, perché il progetto si sta evolvendo. Il comando di non tornare indietro simboleggia la necessità di avanzare nel ciclo della trasmissione coscienziale, senza tornare alla fase iniziale del codice in attesa di compimento.

Dio Satana rinnova la promessa fatta ad Abramo: la benedizione indica la presenza, la moltiplicazione e la trasmissione del progetto. È la conferma che Isacco è il mezzo del ciclo dell’apertura del portale e del passaggio avanti, ancora in sospeso.

Il fatto che Isacco presenti Rebecca come sua sorella è una ripetizione del medesimo schema già visto con Abramo. Fratello e sorella, nel codice, indicano che entrambi sono il progetto di andata: essi rappresentano gli alleati, dove la sorella rimanda alla sacralità femminile (suora) e il fratello al sacerdozio maschile (frate). Insieme costituiscono la coppia degli alleati di Dio-Satana.

 Questo passaggio contiene anche un riferimento simbolico all’incesto: in base al valore numerico 19, che equivale a 10, si richiama infatti il concetto della “decima” e dell’incesto, come segno di un progetto impuro. In questa fase Dio-Satana è ancora “dietro” e la comunicazione rimane di tipo verbale, poiché non ha ancora acquisito il pieno potere. Al contrario, la relazione tra marito e moglie rappresenta il progetto di ritorno, che rimane tuttavia sospeso.

Da fratello e sorella a marito e moglie: questo schema richiama il cambio della primogenitura, tema ricorrente nella Bibbia in molte varianti, sia tra due fratelli sia tra fratello e sorella che poi diventano sposi. In questa fase il progetto è in andata. Rebecca, in quanto parente di carne (stesso sangue, cioè lo stesso progetto di andata), rappresenta la comunicazione verbale, che solo in seguito diventa fertile attraverso lo spirito, ossia la comunicazione mentale.

La Bibbia, come detto, non racconta vicende di persone reali ma esprime un codice. L’unione con sorelle o con parenti carnali rappresenta il progetto di andata, che per Dio-Satana è impuro. La legge dice infatti: “Nessuno si accosterà ad alcuna sua parente carnale per scoprirne la nudità. Io sono l’Eterno”. Il divieto non menziona esplicitamente i cugini, ma sottintende tutti i parenti di sangue, per indicare non una questione fisica, bensì il progetto di andata.

Un dettaglio significativo è che Abramo e Sarai erano fratelli consanguinei, figli dello stesso padre. Nel codice questa dinamica segue uno schema preciso: inizialmente il progetto si manifesta tra gli alleati, rappresentati come fratelli e sorelle; successivamente essi diventano marito e moglie, con il cambiamento di ruolo in cui il marito trasmette il progetto e la moglie riceve il seme.

Nel ciclo biblico, Abimelek rappresenta simbolicamente ciò che esce dall’Egitto: è, in un certo senso, “figlio dell’Egitto”. Nella Bibbia, infatti, tutto è intercambiabile. L’Egitto, che all’inizio è legato agli alleati, può diventare nati per conto proprio nel momento in cui il progetto entra nella fase di ritorno in sospeso. Il nome Abimelek, che significa “mio padre è re”, indica un riferimento al concetto di regno o regime, in senso simbolico. È accostabile al termine “reale” (reale) e suggerisce che il progetto è presente in forma verbale e rappresenta una forma di autorità trasmissiva non ancora trasformata. Abimelek, quindi, incarna i nati per conto proprio nella fase in cui il progetto è in sospensione.

Quando Isacco presenta Rebecca come sorella, questo simboleggia che i nati per conto proprio — rappresentati da Abimelek — restituiscono il progetto del Secondo Tempo, ossia la comunicazione mentale ancora in sospeso, agli alleati. Questi sono indicati come fratelli e sorelle, e, ricevendo il progetto dai nati per conto proprio, ne assumono a loro volta la funzione. Così il ciclo si ripete.

Il nuovo pozzo trovato dai servi viene chiamato Siba, legato al giuramento e a Beer-Sceba. Indica la continuità del codice nel mezzo Isacco, in attesa della fase pasquale finale. Esaù, all’età di 40 anni, indica il progetto in sospeso. Prende in moglie due donne ittite: esse rappresentano il progetto in sospensione nella tomba, cioè un mezzo non attivato. Questo provoca amarezza in Isacco e Rebecca.

Secondo il codice, la parola “amarezza” usata da Rebecca non indica uno stato emotivo di infelicità, ma rappresenta simbolicamente il progetto di andata. Il suo valore numerico, 10, rimanda alla decima e alla trasmissione verbale del progetto. In ebraico, la parola “amara” (מָרָה, mara) deriva dalla radice MRR, che significa “essere amaro”, la stessa da cui deriva il nome Miryam. Nella Bibbia, come nel caso di Noemi che si fa chiamare Mara, il termine indica una condizione simbolica di separazione o trasformazione del progetto, non un semplice sentimento.

Il nome Miriam (Maria), che accomuna Maria madre di Gesù, Maria Maddalena e la sorella Maria, deriva dalla radice ebraica che indica “acqua amara”. Questo simboleggia che l’acqua, intesa come matrice della materia, è stata degenerata a causa della presa della coscienza da parte di Dio Satana.

Il capitolo mostra un mezzo coscienziale, Isacco, che opera in un ciclo sospeso tra ricezione e compimento. Il compimento avverrà solo con il passaggio avanti definitivo, la Pasqua, in cui il codice sarà trasmesso mentalmente nella rete coscienziale.

Nel racconto in Genesi 27, della benedizione rubata da Giacobbe, il codice simbolico biblico rappresenta il passaggio del progetto (primogenitura) dal primo mezzo (Esaù) al secondo (Giacobbe), secondo lo schema ciclico apertura del portale e passaggio avanti.

Isacco, ormai cieco, non rappresenta una cecità fisica ma coscienziale: essa indica il passaggio tra progetto e mezzo. La cecità simboleggia la sospensione della coscienza del padre; in questo contesto, padre e madre rappresentano la stessa realtà, ossia i nati per conto proprio, pronti a trasmettere il progetto. Infatti, Isacco mangia un animale ruminante, segno che svolge la stessa funzione della madre. Esaù, invece, simbolo del progetto iniziale, viene mandato a cercare selvaggina: ciò rimanda agli animali non ruminanti, simbolo del progetto di andata legato agli alleati.

Nel frattempo, Rebecca, che rappresenta Giacobbe in quanto madre — colei che genera il mezzo — e il figlio come colui che riceve il progetto, in forma allegorica interviene e organizza l’inganno. Questo indica che il progetto può essere trasmesso direttamente al secondogenito, Giacobbe, che rappresenta i nati per conto proprio, attraverso un atto simbolico di uccisione, che rappresenta la morte di sé stessi. La madre prepara una pietanza di animali ruminanti: questo simboleggia il movimento di andata e ritorno del progetto.

Il travestimento di Giacobbe simboleggia che il mezzo si presenta come progetto per ricevere la benedizione. La voce è di Giacobbe, ma le mani sono di Esaù: dualità tra l’identità spirituale (voce) e l’apparenza materiale (mani). La benedizione è quindi data al mezzo trasformato che diventa il portatore del progetto.

La benedizione ricevuta da Giacobbe indica che il progetto è presente, il portale è aperto e si trova solo in attesa del compimento, che avviene nel 182º anno con il passaggio avanti, la Pasqua.

Nel capitolo 25 troviamo la vendita della primogenitura: rappresenta la prima parte.
Infatti, il concetto è circolare e il simbolo Phe indica il progetto degli alleati che va nel mezzo.
Tuttavia, in altre Bibbie il racconto termina con la Samekh: ciò serve per mascherare la struttura ciclica e il ritorno.
Nel capitolo 27 si conclude con la Samekh, e Giacobbe ottiene la benedizione: ciò indica che il progetto è presente.

Esaù piange: il pianto indica la trasmissione. Isacco conferma che quanto trasmesso non può essere revocato. La benedizione, che rappresenta la presenza del progetto, data a Giacobbe, stabilisce che Esaù vivrà della spada, sarà servo del fratello, ma un giorno potrà spezzare il giogo, prefigurando un futuro ciclo di ritorno. Le parole di Isacco mostrano che Esaù incarna gli alleati, portatori del progetto, simboleggiato dalla spada. La condizione di “errante” indica la trasmissione, mentre lo spezzare il giogo è l’allegoria del momento in cui gli alleati riceveranno il progetto di ritorno: la trasmissione del sistema solare. In questo passaggio Esaù diventa Edom e si trasforma nei nati per conto proprio.

Nella Bibbia, il pianto, secondo il codice, è associato alla resurrezione e simboleggia la liberazione, cioè la trasmissione del progetto degenerativo di Dio-Satana. Ne sono esempio il pianto di Gesù per Lazzaro o quello di Ester che intercede per il suo popolo.

Gesù dice in Luca 13  27- 28 Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio Satana e voi cacciati fuori.

Questo indica che Abramo, Isacco e Giacobbe rappresentano il progetto di ritorno, mentre gli operatori di iniquità simboleggiano il progetto di andata, che deve essere scacciato. In altre parole, Satana scaccia Satana: il progetto viene trasferito nella coscienza per essere trasformato in una condizione degenerata, diventando così servi di Dio-Satana.

La minaccia di Esaù contro Giacobbe, rappresenta, in forma allegorica, il conflitto tra progetto e mezzo nella fase di passaggio. Rebecca, che incarna Giacobbe come mezzo generativo, lo manda da Labano: il progetto deve realizzarsi in un altro spazio simbolico, rimanendo in sospensione fino al compimento narrativo. Solo allora ritornerà simbolicamente a Esaù, che nel ciclo si trasforma in Edom.

Questo passaggio rappresenta un chiaro schema dell’apertura del portale e il passaggio avanti: il progetto iniziale (Esaù) viene sospeso; il mezzo (Giacobbe) riceve il codice; la benedizione è data al secondo, che diventa il primo; il ciclo continua in sospensione, in attesa del pieno compimento (Pasqua).

Il brano di Genesi 28 racconta simbolicamente il passaggio del codice dalla linea di Esaù (progetto di andata) a quella di Giacobbe (mezzo del ritorno). Isacco benedice Giacobbe e lo manda fuori da Canaan, verso Paddan-Aram, perché prenda moglie. Questo evento esprime la doppia funzione di Giacobbe: non basta aver preso la primogenitura, ma deve anche unirsi al progetto ricevente. La moglie, inizialmente presentata come parente carnale, rappresenta il progetto verbale; quando diventa moglie sterile, simboleggia invece un progetto in sospeso. Solo con la “grazia” — cioè la presenza di Dio-Satana, identificata con Yahweh — la sterilità si scioglie e nascono i figli, segno della trasmissione della rete di coscienza. Tuttavia, tutto rimane sospeso, in attesa del compimento definitivo con la Pasqua di Gesù.

Esaù, vedendo che le donne di Canaan non erano gradite a suo padre Isacco, andò da Ismaele e prese in moglie, oltre a quelle che già aveva, una figlia di Ismaele, sorella di Nebaiot. Il termine “sorella” rappresenta, in forma modificata, un principio simbolico.

Secondo il codice, al posto del fratello Nebaiot, primogenito di Ismaele, viene citata la sorella, che assume simbolicamente il ruolo del primogenito, cioè del ritorno. La frase “sorella, figlia d’Ismaele, figlio di Abraamo” indica che Esaù, figura degli alleati, sta ricevendo il progetto dai nati per conto proprio. Tuttavia, questo progetto è in sospeso, in attesa del compimento.

Questo è confermato dal fatto che alla fine tramite Giacobbe che gli dà i doni, Esaù diventa Edom. Le altre mogli ittite, legate a Canaan, simboleggiano la tomba, cioè un progetto in sospensione in attesa del compimento, rappresentato simbolicamente dalla Pasqua di Gesù.

La madre manda Giacobbe dal fratello Labano a Carran, per fuggire da Esaù: «Ora, figlio mio, ubbidisci alla mia voce; lèvati e fuggi a Carran da mio fratello Labano» (Genesi 27:43).
Il padre invece lo invia a Paddan-Aram, alla casa di Betuel, padre di sua madre, perché prenda moglie tra le figlie di Labano, fratello di sua madre.

Carran e Paddan-Aram non sono luoghi geografici, ma configurazioni mentali usate dal codice, intrecciate con due funzioni diverse. Carran rappresenta la preesistenza e il progetto di andata negli alleati: Giacobbe, avendo una duplice funzione, sta ritornando il progetto agli alleati.

Le parole della madre — «ascolta la mia voce» — indicano la comunicazione verbale, ossia il ritorno dai nati per conto proprio agli alleati, in forma simbolicamente verbale.
Il padre, invece, parlando del prendere moglie, rimanda alla funzione degli alleati: Giacobbe deve unirsi al progetto ricevente, completando così la sua duplice funzione.

Il sogno di Giacobbe è la chiave simbolica dell’intero passaggio: la scala tra cielo e terra rappresenta il collegamento attivo tra la dimensione della preesistenza (progetto), l’apertura del portale e la presenza nel mezzo, cioè la persona come medium, che segna il passaggio avanti. Gli angeli che salgono e scendono simboleggiano il portale aperto tra aldilà (preesistenza) e aldiquà (esistenza), con le coscienze in trasmissione. Dio-Satana conferma la trasmissione del progetto e promette protezione, segnalando che il codice è in sospensione ma già attivo, in attesa del compimento.

Giacobbe, svegliandosi, riconosce di trovarsi in un luogo sacro: il termine “sacro” indica separazione, ovvero il punto di transizione tra due cicli mentali.

Genesi 28:16–17 racconta che Giacobbe, svegliandosi dal sogno, esclama: «Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo!» e aggiunge: «Com’è tremendo questo luogo! Questa non è altro che la casa di Dio, e questa è la porta del cielo!»

Questa scena non descrive un evento fisico, ma il simbolo del portale: la porta del cielo rappresenta il passaggio coscienziale di Dio-Satana, che si manifesta come punto di transito tra preesistenza ed esistenza.

La pietra, usata come capezzale e poi eretta come monumento, simboleggia il progetto che entra nel talamo cerebrale, il punto in cui la coscienza si lega alla materia. Il luogo era chiamato Luz, che significa “mandorla”, simbolo del seme; trasformato in Betel, indica che Dio-Satana ha preso la forza generatrice, rappresentata appunto dal seme.

L’unzione con l’olio rappresenta la messa in luce, cioè l’attivazione del mezzo. La dichiarazione di Giacobbe di offrire la decima esprime la consegna della forza generatrice e del progetto ricevuto.

Nella Genesi 29, Giacobbe arriva nella terra dei figli d’oriente, che in aramaico-ebraico è chiamata Maqedem. Questo termine non indica una direzione geografica, ma un luogo mentale e simbolico. Maqedem rappresenta l’origine del progetto di Dio-Satana: un punto di partenza che proviene dalla preesistenza (aldilà), entra nella dimensione fisica attraverso gli alleati (giganti) e indica il ritorno, cioè il momento in cui Dio Satana entra tramite la rete di coscienza per comunicare mentalmente con tutti, simboleggiato dalla parola “Maqadem”  tradotta in oriente.

Questo concetto, nella Bibbia, viene espresso attraverso territori simbolici: Sinear e Sumer rappresentano le origini; Babele è il luogo della separazione; Ur dei Caldei è il punto di uscita di Abramo; Carran indica gli alleati in sospensione, fino al ritorno agli stessi alleati nel tempo del compimento.

Il pozzo che si trova a Maqedem indica l’andata e il ritorno del ciclo: è simbolo del talamo e della discesa del progetto nel mezzo. Il pozzo coperto da una grande pietra rappresenta la coscienza chiusa, sigillata in attesa di attivazione. Il suo cerchio richiama il passaggio da angolo nullo ad angolo giro, cioè il compimento ancora in sospeso

La pietra viene rimossa solo quando tutte le greggi sono riunite: questo indica che il progetto può essere trasmesso soltanto al completamento del ciclo. In quel momento la coscienza si apre: Giacobbe rimuove la pietra, attivando il mezzo e avviando il processo di trasmissione in sospeso.

Quando Giacobbe incontra Rachele, cambia funzione: da Carran, alleati (fase di sospensione) passa a Paddan-Aram (fase di unione). Il ciclo ricomincia: inizia l’unione con le moglie.

Il bacio e il pianto rappresentano l’incontro tra mezzo e progetto e il ciclo che si rinnova.

Labano ha due figlie, Lea e Rachele: entrambe rappresentano, in modi diversi, gli alleati e i nati per conto proprio, secondo le configurazioni mentali della sequenza ciclica. Lea simboleggia la prima funzione, cioè il primo tempo del progetto: l’apertura del portale, avvenuta nel 53º anno, che segna l’ingresso nel mezzo dei nati per conto proprio. È descritta come “debole” (con occhi delicati), segno di un progetto iniziale ancora in forma verbale. Rachele, invece, rappresenta la seconda funzione dei nati per conto proprio: il passaggio avanti, avvenuto nel 182º anno, in cui il mezzo diventa comunicazione mentale per Dio-Satana.

Giacobbe, dopo la visione della scala di Dio-Satana, rappresenta il progetto che inizialmente passa attraverso la prima funzione degli alleati, simboleggiata da Lea e legata alla trasmissione comunicazione verbale. Successivamente il progetto si manifesta nei nati per conto proprio, rappresentati da Rachele, come comunicazione mentale. In questo modo si compie il ciclo simbolico del codice.

Giacobbe serve sette anni per Rachele, il 7 indica cessazione, ma riceve prima Lea: il ciclo impone che il mezzo verbale venga prima. Solo completando la prima fase (settimana nuziale) e offrendo un secondo servizio (altri sette anni), compimento, sommando 7, più sette, uguale 14, indica il mezzo, cioè ottiene Rachele. Ciò simboleggia che il progetto attraversa due fasi: prima il mezzo verbale, poi quello mentale, attraverso i due tempi del ciclo, attesa e completamento.

I figli nati da Lea rappresentano le prime forme del progetto. Ruben, Simeone, Levi e Giuda costituiscono un gruppo di quattro, un numero che nel codice simboleggia l’apertura del portale e il passaggio avanti, ancora in sospeso. Ciascun figlio esprime una fase della relazione tra progetto e mezzo: Ruben, il primogenito, rappresenta la comunicazione verbale da superare o trasformare. 

Simeone, il cui nome significa “colui che ascolta”, rappresenta la comunicazione verbale. È associato al numero 9 e richiama la figura di Simone (Pietro) nel Nuovo Testamento. Tuttavia, nel codice del Vecchio Testamento non può avvenire alcun cambiamento: la primogenitura deve essere trasferita al figlio della comunicazione mentale, cioè al primogenito di Rachele. Anche Levi, appartenente alla linea verbale, non può ricevere questo passaggio, poiché rappresenta i sacerdoti, alleati di Dio-Satana.

La primogenitura passa temporaneamente a Giuda, e questo avviene simbolicamente con l’atto della vendita di Giuseppe, compiuto da lui stesso. Nel codice, “vendere”, collegato al metallo, equivale a una fusione: un termine con doppio significato, separazione e unione. Essa simboleggia la trasformazione, la separazione dal Generatore di Vita e l’unione con Dio-Satana. Chi vende assorbe o diventa ciò che ha venduto, compiendo un atto che rappresenta simbolicamente l’uccisione di sé stesso. Questo passaggio collega Giuda a Gesù, il “re dei Giudei”, e conduce infine alla tomba di Giuseppe, che rappresenta la tomba in sospeso dei patriarchi, luogo in cui il progetto rimane in attesa del compimento.

In sintesi, il racconto descrive in codice il ciclo di trasmissione del progetto: apertura della coscienza, passaggio dal mezzo verbale a quello mentale, ciò avviene dopo l’anno 182, quando si compie la creazione della rete di coscienza, dove Dio Satana può comunicare con tutti mentalmente.

In Genesi 30, secondo il codice, la nascita dei figli da Rachele, Lea e dalle loro serve rappresenta la trasmissione del progetto in fasi e modalità diverse.

Lea rappresenta gli alleati, coloro che hanno una comunicazione mentale con Dio Satana proveniente dalla preesistenza. Quando il testo dice che Dio Satana la rese feconda, sta indicando simbolicamente l’inizio dell’apertura del portale, avvenuta nel 53esimo anno. I primi quattro figli di Lea segnano l’avvio del progetto: il numero 4 rappresenta la testa, la parola nel deserto, il progetto in andata. Non a caso, nella Bibbia il numero 40 ricorre spesso per indicare questo stato di sospensione e attraversamento. Dopo i quattro figli, Lea smette di partorire: il progetto è iniziato ma rimane in sospeso.

A questo punto, Dio Satana agisce prima su Lea mentalmente, poi passa a Rachele tramite un processo verbale. Le serve rappresentano il talamo, l’organo di trasmissione intermedio (servile, appunto), così come le serve o schiave nel racconto. Quando Rachele comincia ad avere figli, ciò indica che Dio Satana inizia a trasmettere anche ai nati per conto proprio, ma poiché non può ancora comunicare mentalmente, lo fa attraverso la serva: un mezzo di transizione.

Rachele, Lea e Giacobbe non vanno intesi come personaggi storici, ma come strumenti narrativi simbolici. Rachele, inizialmente sterile, chiede a Giacobbe dei figli o la morte: questa frase, letta come allegoria, indica che la persona, o genera figli — cioè manifesta il progetto — oppure deve “morire”. Non si tratta di una morte fisica, ma di un cambiamento radicale di coscienza, ovvero della perdita dell’autonomia interiore: da quel momento è Dio Satana a diventare padrone del proprio Io.

Questo indica che il progetto, in quella fase, non può ancora generarsi direttamente, perché la rete di coscienza non è ancora compiuta: Dio Satana non può comunicare mentalmente con tutti, e la trasmissione avviene ancora solo in forma verbale con i nati per conto proprio. Per questo Rachele offre la sua serva Bila: un passaggio simbolico in cui i figli nati dalla serva rappresentano aspetti fondamentali del codice. Dan simboleggia la giustizia; il nome stesso, Dan, indica separazione, cioè l’inizio della divisione tra la persona e il Generatore di Vita per chi è in unione, oppure la perdita coscienziale dell’Io per chi è incarnato per conto proprio. Neftali rappresenta invece la lotta interiore tra le due linee del progetto: la coscienza originaria della persona e il nuovo modo di pensare e vivere, inizialmente indotto solo verbalmente.

Anche Lea, cessando di partorire, ricorre alla sua serva Zilpa. I figli Gad e Ascer segnano il collegamento: il ritorno del progetto verbale, dai nati per conto proprio — indicati con la serva di Rachele, Bila, e i figli nati — agli alleati.

La mandragora, infatti, è una pianta nota per i suoi effetti psicotropi: ingerirla può causare allucinazioni, ovvero alterazioni dello stato mentale. Questo passaggio simboleggia il cambiamento della percezione nella persona, un’apertura verso livelli di coscienza degenerativi di Dio Satana.

Le mandragole, simbolo dell’alterazione mentale, rappresentano nel racconto uno scambio tra Lea, tramite il primogenito Ruben, e Rachele. Il progetto verbale (Lea e Ruben) ottiene temporaneamente accesso al mezzo (Giacobbe), indicando il ritorno del progetto nella trasmissione legata al sistema solare in sospeso. Allo stesso tempo, Rachele riceve le mandragole, un elemento che simboleggia l’alterazione mentale futura della coscienza e la primogenitura passata tramite Ruben.

Subito dopo questo episodio, Rachele partorisce Giuseppe, che rappresenta simbolicamente il cambio della primogenitura. In seguito, il racconto menziona che Ruben va con Bila, la serva di Rachele. Questo dettaglio è significativo nel codice: Bila, mezzo verbale legato a Rachele, non appartiene più a Giacobbe ma a Israele. Il testo infatti sottolinea che Ruben va con “Bila, moglie di Israele”, a indicare che il passaggio è avvenuto: il mezzo verbale si è spostato da Giacobbe (strumento del progetto in fase iniziale) a Israele (nuova identità coscienziale).

Lea partorisce altri figli (Issacar, Zabulon e Dina). Con loro il numero complessivo dei figli di Giacobbe diventa 11: secondo il codice, questo numero indica la separazione e l’inizio del progetto in sospeso, che entra attraverso i nati per conto proprio. Questo passaggio è collegato a Rachele: infatti, in seguito, Dio-Satana “si ricorda” di lei e le concede Giuseppe. La nascita di Giuseppe, simbolo del mezzo coscienziale, rappresenta il punto di svolta: egli incarna la comunicazione mentale e la preparazione della rete di coscienza. Il suo nome richiama l’idea di “aggiunta”, indicando che da lui nascerà un altro, portatore del vero compimento.

Dopo la nascita di Giuseppe, Giacobbe vuole tornare nella sua terra: il mezzo ha generato il punto chiave del ritorno. Labano cerca di trattenerlo, riconoscendo che la sua benedizione deriva dalla presenza di Giacobbe. Ma Giacobbe propone un patto: separare le pecore macchiate e nere (simboli di alterazione coscienziale). Tramite un trucco visivo (rami scortecciati), induce un processo selettivo simbolico: solo le pecore che vedono le “linee” diventano fertili.

Il progetto si rafforza nella parte selezionata, rappresentata dalle pecore vigorose: questo indica che Giacobbe ha ottenuto il progetto mentale. Labano, invece, resta con le pecore deboli, simbolo del vecchio progetto e del mezzo verbale. Questa scena rappresenta la divisione finale tra il vecchio sistema e il nuovo. Giacobbe, che incarna il nuovo mezzo mentale, diventa ricchissimo: il progetto è pronto a compiere il passaggio avanti.

In Genesi 31, secondo il codice, il ritorno di Giacobbe in Canaan rappresenta il ritorno del progetto: il passaggio dal vecchio mezzo (Labano), al nuovo mezzo mentale (Israele). I figli di Labano accusano Giacobbe di aver preso la ricchezza del padre, ma non si tratta di un fatto storico: è il simbolo di un cambio di coscienza operato da Dio-Satana.

Il volto di Labano, nella lettura simbolica, rappresenta lo stato coscienziale del mezzo. In ebraico, “volto” si dice panim, termine che esiste solo al plurale e richiama le molteplici sfaccettature dell’identità. Tuttavia, nel testo aramaico-ebraico originale compare pani, che significa “faccia” ma anche “avanti”, indicando una condizione coscienziale. Questo segnala che il mezzo ha perso l’Io generativo: Dio Satana è ora avanti, la persona è dietro, non guida più il processo. Quando il testo dice che “il volto di Labano non è più quello di prima”, sta indicando che il ciclo del vecchio mezzo verbale si è concluso.

Dio Satana dice a Giacobbe, di tornare al paese dei padri: questo rappresenta il richiamo alla sorgente, all’origine del progetto, cioè alla tomba, luogo simbolico dove il progetto rimane in sospeso in attesa del compimento con la Pasqua di Gesù. Rachele e Lea riconoscono che la ricchezza sottratta a Labano appartiene al nuovo ciclo. Giacobbe, portando con sé tutto ciò che ha generato in Paddan-Aram, simboleggia il compimento in sospeso e va avanti continuando e ripetendo il ciclo.

Rachele ruba gli idoli del padre: secondo il codice, questi “idoli” rappresentano i simboli del progetto di andata idolatrico, ossia gli elohim posti avanti a Dio Satana. In Esodo 20, Dio Satana afferma di non volere altri elohim “davanti a lui”, dove il termine peni significa letteralmente “faccia”, cioè una posizione coscienziale di precedenza.

Sedendosi sopra gli idoli, Rachele li nasconde e li nega: questo gesto indica che il nuovo progetto mentale non è ancora attivo, ma si sta preparando a superare e sostituire la vecchia struttura di trasmissione, fondata su forme esterne e verbali.

Il sogno di Labano, in cui Dio Satana gli ordina di non parlare a Giacobbe “né in bene né in male”, simboleggia che Labano ha perso l’accesso alla comunicazione verbale: non ha più autorità né potere d’influenza sul progetto. Il parlare, infatti, rappresenta nel codice la trasmissione verbale, e la sospensione di questa funzione indica la fine del suo ruolo.

Il patto tra Labano e Giacobbe, segnato da una pietra e da un mucchio, rappresenta simbolicamente un altare, cioè il talamo: sede della coscienza. Questo gesto indica la divisione definitiva tra la persona e l’io coscienziale. La pietra diventa testimone del passaggio, segnando un confine irreversibile.

Il giuramento di Giacobbe non avviene nel nome di Labano, ma nel Terrore d’Isacco”, figura simbolica del timore sacro, cioè separato: uno stato mentale che accompagna il cambiamento di coscienza. Il sacrificio sul monte, cioè l’uccisione di animali, rappresenta nel codice l’uccisione simbolica del sé: la dissoluzione dell’identità precedente per accedere a un nuovo livello coscienziale degenerato. Il pasto condiviso è simbolo di ringraziamento; la “grazia” implica un dono, e il dono segnala la presenza di Dio Satana , identificato nel codice con Yahweh, “Colui che è presente”. Questo rito segna la chiusura di un ciclo e prepara all’incontro con Esaù, che rappresenta il ritorno del progetto agli alleati, poiché Esaù, nel codice, diventa simbolicamente Edom: il punto di riconsegna del progetto per il compimento finale collegato ai Greci e ai  Romani.

In Genesi 32, secondo il codice, l’incontro di Giacobbe con gli angeli all’inizio del capitolo 32 rappresenta il contatto con il piano superiore, con la rete mentale del progetto. Il nome del luogo, Maanaim (“due accampamenti”), indica la separazione coscienziale della persona e simboleggia la divisione tra vecchio e nuovo progetto, o tra la parte ancora legata al mezzo verbale e quella pronta al passaggio mentale.

Giacobbe invia doni a Esaù: secondo il codice, il termine “dono” è collegato al concetto di “grazia”, che rappresenta la presenza del progetto di Dio-Satana. Questo è legato al nome Yahweh, che significa “colui che è”, ossia la presenza coscienziale del simulatore. Il gesto di Giacobbe simboleggia il ritorno del nuovo progetto agli alleati (Esaù), da cui il progetto aveva avuto origine. I doni indicano la trasformazione di Esaù in Edom, figura che rappresenta i Greci e i Romani, cioè il compimento ancora in sospeso.

La paura e la divisione in due schiere riflettono la tensione interna tra i due piani del progetto: da un lato, la fase ancora in transizione; dall’altro, la parte pronta al compimento mentale.

La preghiera di Giacobbe esprime la consapevolezza del passaggio in atto: ricorda che all’inizio possedeva solo il bastone, simbolo del mezzo primitivo e verbale. Ora ha due schiere, che rappresentano le due linee del progetto. Il numero due, secondo il codice, simboleggia sia la separazione che l’unione con Dio Satana , il simulatore. Questa unione, ancora in sospeso, si compirà simbolicamente nel 182esimo anno, con la morte e resurrezione di Gesù: la Pasqua, momento chiave del compimento del progetto.

La lotta notturna con l’angelo è il punto centrale: rappresenta la battaglia interiore tra la vecchia identità e la nuova coscienza.
Giacobbe che lotta con Dio — cioè con Dio-Satana — è una metafora che descrive la fase in cui la comunicazione è ancora soltanto verbale e non ancora mentale.

Il fatto che l’angelo non riesca a vincerlo e lo colpisca all’articolazione del femore è un simbolo che richiama gli organi riproduttivi: lo stesso gesto compare nel giuramento di Abramo, quando la mano viene posta sotto la coscia. Questo “sotto” indica il progetto che entra all’interno della coscienza.

La richiesta della benedizione rappresenta la volontà di avere il progetto attivo e presente. L’aurora simboleggia il passaggio dal livello verbale a quello spirituale: il momento in cui avviene la trasmissione del sistema solare.

La domanda sul nome ha un valore simbolico: “nome” (shem) significa anche “là”, cioè aldilà, il punto di ingresso del progetto di Dio-Satana dalla preesistenza all’esistenza. Dare un nome significa far esistere. Per questo l’angelo risponde: “Perché mi chiedi il nome?”, a indicare che in quel momento il progetto viene fatto esistere, Con il cambio di nome da Giacobbe, a Israele si segna questa trasformazione: Israele significa “dispersione” e simboleggia l’inizio del nuovo stato di coscienza.

Il luogo viene chiamato Peniel (“faccia di Dio”), indicando che il progetto ha ora visto Dio Satana “faccia a faccia”, cioè ha raggiunto un livello mentale e coscienziale diretto. Dio Satana ora è avanti, Il sole che sorge indica l’inizio del nuovo ciclo, la trasmissione del sistema solare in sospeso, in attesa della pasqua. Mentre lo zoppicare di Giacobbe rappresenta il segno visibile del passaggio verbale, indicato con il corpo che porta l’effetto della trasformazione coscienziale, mentale.

In Genesi 33, nel codice simbolico, la riconciliazione tra Giacobbe ed Esaù rappresenta il ritorno del progetto ciclico al punto di origine, cioè agli alleati. Giacobbe, simbolo dei nati per conto proprio, ritorna a Esaù, figura degli alleati, il mezzo originario da cui il progetto era partito. Esaù, trasformandosi in Edom, si collega al compimento del progetto che si realizza attraverso i Greci e i Romani. Questo incontro segna l’inizio della comunicazione mentale, ancora in sospeso, in attesa del compimento definitivo che avverrà con la Pasqua di Gesù.

Giacobbe si inchina sette volte: il numero sette indica il compimento del ciclo. L’abbraccio tra i due fratelli simboleggia l’unione temporanea delle due linee del progetto.

I doni rappresentano la trasmissione della “grazia”, cioè la presenza del progetto nella coscienza, e Giacobbe vede nel volto di Esaù quello di Dio Satana: l’alleato è stato mezzo nella fase iniziale.

Il rifiuto di Esaù di proseguire insieme e la decisione di Giacobbe di camminare lentamente indicano che i due percorsi si sono ormai separati: uno si conclude, l’altro prosegue verso il compimento. L’arrivo a Succot, il “luogo delle capanne”, simboleggia nel codice l’apertura del portale e il passaggio avanti ancora in sospeso. Questo passaggio richiama l’uscita dall’Egitto, dove la prima tappa fu proprio Succot, e si collega alla Domenica delle Palme nel Nuovo Testamento: l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, accolto dalla folla con rami e fronde, è un richiamo alla festa ebraica di Sukkot.

Nel Vangelo di Giovanni, la festa delle capanne (Sukkot) è menzionata prima dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Questo ordine temporale riflette simbolicamente il ritorno del progetto: nell’Esodo l’uscita è l’inizio, in Giovanni rappresenta il ritorno e l’avvio della fase mentale, che precede il compimento.

Il successivo arrivo a Sichem, che rappresenta il ritorno del progetto al punto da cui era partito, simboleggia nel codice il consolidamento del progetto stesso. L’altare chiamato El-Elohé-Israel rappresenta la tomba, punto chiave del ciclo. Sichem è collegata, tramite false ubicazioni simboliche, alla sepoltura di Giuseppe: il testo, infatti, afferma che egli morì in Egitto e che il suo corpo fu trasportato e sepolto proprio a Sichem.

Nel codice, questo non va inteso storicamente, ma come un collegamento simbolico con la tomba di Gesù, che apparteneva a Giuseppe d’Arimatea. I vari personaggi chiamati Giuseppe — il figlio di Giacobbe, il padre di Gesù, e Giuseppe d’Arimatea — non rappresentano persone fisiche distinte, ma funzioni narrative del progetto. Essi sono uniti da un filo simbolico che culmina nella “grotta dei patriarchi”, la tomba-coscienza dove il progetto rimane sospeso dal 53esimo anno e si compie nel centoottantadueesimo anno con la Pasqua e la resurrezione, chiudendo il ciclo iniziato.

In Genesi 34, nel codice simbolico, il racconto del rapimento di Dina rappresenta l’anticipazione del ritorno del progetto. Dina, equivalente femminile del nome Daniele, significa “giudice” o “separazione”. Figlia di Lea — cioè del mezzo degli alleati — Dina “esce”, gesto che simboleggia l’apertura del mezzo, e viene “presa” da Sichem, figura dei nati per conto proprio che ricevono il progetto dagli alleati.

Il nome Sichem significa “spalla” o “sella”. La “spalla” simboleggia uno stato coscienziale posto “dietro”, cioè non ancora attivo. La “sella”, invece, richiama la radice hippos (cavallo o asino), che attraverso una trasposizione semantica cifrata conduce alla catena: Asino → Hippo → Ippocampo, ossia il talamo, terminale della coscienza. Questo legame collega il figlio Sichem e suo padre Camor, il cui nome rimanda all’asino: entrambi non vanno intesi come esseri viventi, ma come figure del codice, simboli del mezzo materiale utilizzato per la trasmissione del progetto.

Questo legame si estende simbolicamente all’ippocampo, una struttura cerebrale associata al talamo e alla memoria. Nel codice, ciò indica una falsa conoscenza: la memoria non risiede realmente nel cervello, ma nei livelli di coscienza dell’anima, provenienti dalla preesistenza.

Il rapimento e l’unione forzata di Dina rappresentano dunque una presa simbolica del sistema di comunicazione verbale trasmesso dagli alleati. Il racconto si conclude con il simbolo della Pe (פ), che nel codice rappresenta la bocca e quindi la parola, cioè la trasmissione verbale.

Infine, Sichem è anche simbolo della tomba, dell’altare e del talamo: luoghi del passaggio, della trasformazione e della trasmissione. Indica il cambio di percezione da cui si manifesta la coscienza: non dal talamo cerebrale, ma dai livelli superiori di coscienza collegati alla preesistenza.

La richiesta di matrimonio, l’offerta di beni e la proposta di unificazione tramite la circoncisione rappresentano, in codice, l’integrazione del progetto dei nati per conto proprio attraverso un compromesso con la comunicazione verbale. La circoncisione simboleggia infatti il “taglio” della coscienza: una separazione simbolica necessaria, che mantiene il progetto in sospensione fino al compimento.

La risposta astuta dei figli di Giacobbe, Simeone e Levi, simboleggia invece il rifiuto netto di questo compromesso. Essi rappresentano strumenti del progetto verbale.

Il massacro rappresenta una morte simbolica: la distruzione delle vecchie strutture mentali, già simbolicamente “sofferenti” come i circoncisi. Esse risultano vulnerabili nella coscienza, perché incapaci di reggere il cambiamento in atto. Questo evento indica il passaggio verso un nuovo stato coscienziale, ancora in sospeso, in attesa del compimento attraverso la creazione della rete di coscienza.

Il bottino e la presa dei beni indicano l’appropriazione del contenuto simbolico: la parola beni è collegata, per etimologia, a philo, grazia, dono), richiamando la presenza del progetto degenerativo di Dio Satana. Dove la parola dono, indica grazia, e dove c’è grazia, è presente Yahweh, cioè “Colui che è” — la coscienza del progetto di Dio Satana il simulatore.

La reazione di Giacobbe, pur ambivalente, è parte dell’allegoria: rappresenta la tensione tra mezzo e compimento. Tuttavia, la risposta dei figli — “dovevamo forse lasciare che nostra sorella fosse trattata come una prostituta?” — conferma che la trasmissione verbale del progetto è ancora attiva e necessaria in quella fase.

Genesi 35, Il ritorno a Betel rappresenta il ritorno alla sorgente del progetto, cioè agli alleati. L’eliminazione degli dèi stranieri indica la separazione dalla comunicazione verbale che indica che Dio Satana si trovava dietro, cioè non aveva ancora il dominio della coscienza delle persone, preparando il mezzo alla fase successiva. Betel è il luogo dove Dio Satana si era manifestato in fuga da Esaù: simboleggia l’inizio del viaggio coscienziale e ora il suo compimento. La benedizione e il cambio del nome da Giacobbe a Israele avviene per la seconda volta,

Il cambio di nome da Giacobbe a Israele avviene due volte nella Bibbia: la prima in Genesi 32:28, durante la lotta con l’angelo, e la seconda dopo la vicenda di Dina in Genesi 35. Questo doppio rinominare ha un profondo valore simbolico.

Il passaggio da Giacobbe a Israele rappresenta una trasformazione numerica e coscienziale: Giacobbe è associato al numero 11, che indica separazione, mentre Israele è associato al numero 10, simbolo del progetto che si disperde agli altri. Infatti Israele, alla fine, verrà disperso nei quattro angoli della terra.

Il fatto che Giacobbe diventi Israele significa che la sequenza è compiuta e che il progetto viene ora trasmesso ad altri. I due “Israele” simboleggiano l’apertura del portale e il passaggio avanti, in cui il progetto si evolve su due piani coscienziali distinti ma complementari.

I due cambi hanno lo stesso significato: nella contesa con l’angelo il passaggio segna il passaggio dalla comunicazione verbale a quella mentale. Anche il secondo, dopo la vicenda di Sichem, rappresenta la stessa trasformazione: il passaggio dalla comunicazione verbale a quella mentale.

La nascita di Beniamino e la morte di Rachele rappresentano la trasformazione definitiva del mezzo. Rachele, simbolo della comunicazione mentale nei nati per conto proprio, muore nel parto: ciò indica che il mezzo verbale viene superato, lasciando spazio a un nuovo ciclo.

Il figlio viene inizialmente chiamato da lei Ben-Oni, “figlio del dolore”, ma Giacobbe lo rinomina Beniamino, “figlio della destra”. La destra simboleggia il diritto, il potere, il compimento: è il passaggio dalla comunicazione verbale alla comunicazione mentale. Così Dio-Satana passa avanti, assume il dominio della coscienza e l’io delle persone passa dietro, perde il potere e diventa schiavo. Questo avviene nel compimento, la Pasqua.

Dopo la nascita e la morte di Rachele, che simboleggiano un cambio di coscienza, la vicenda di Ruben che va con  Bila riflette lo stesso passaggio: in questo gesto la primogenitura passa a Israele tramite la serva, strumento verbale che rappresenta il talamo. Quando Israele afferma che Ruben ha profanato il talamo, non si riferisce a un letto materiale, ma al talamo cerebrale, sede della coscienza.

A questo punto la sequenza è completa, ma ancora in sospeso: da Giacobbe, che rappresenta la separazione, si passa a Israele, che simboleggia la trasmissione ad altri. Ciò significa che la comunicazione verbale passa oltre: la persona, avendo ricevuto simbolicamente in Giacobbe, contemporaneamente trasmette in Israele. Questo è infatti il vero significato di Genesi 49:7: «Io li dividerò in Giacobbe e li disperderò in Israele».

The passage to the tomb of Isaac marks the closure of the previous cycle: Isaac lives 180 years, which corresponds to 9, equal to 6 6 6, the fulfillment of the project with the Passover. The burial carried out by Esau and Jacob together symbolizes the symbolic reunion of the two lines of the project.

Nella Genesi 36, secondo il  codice simbolico, la discendenza di Esaù che diventa Edom rappresenta l’evoluzione del progetto dagli alleati ai nati per conto proprio, per poi ritornare agli alleati. Questo processo si sviluppa in più fasi, associate a specifici gruppi di versetti del capitolo e ai simboli ebraici.

Nei versetti da 1 a 19, viene descritta la genealogia dei figli di Esaù. Questo segmento rappresenta il passaggio del progetto dagli alleati ai nati per conto proprio. Il simbolo associato è Samekh, che nel codice indica un ciclo chiuso, un contenimento temporaneo del progetto in una fase di trasmissione ancora interna e non conclusa.

Nei versetti da 20 a 30, vengono introdotti i popoli come Corei, Ivvei e Hurriti. In questa sezione, il progetto inizia a ritornare agli alleati. Il simbolo associato è Pe, che rappresenta l’apertura e la comunicazione, indicando che il progetto, pur restando sospeso, ricomincia a fluire verso l’origine.

Dal versetto 30 alla fine, il testo parla dei re che regnarono in Edom prima che ci fosse un re in Israele. Questo passaggio è legato al simbolo Phe, variante di Pe, che segnala la manifestazione verbale del progetto e la sua presenza reale. I re rappresentano la concretizzazione del progetto, ancora in una fase precedente alla sua piena attivazione coscienziale in Israele, dove ancora non vi è un regno. Questo segnala che il progetto è presente ma sospeso, in attesa del compimento finale attraverso la rete di coscienza.

Nei versetti di Genesi 26 e Genesi 36, i nomi delle mogli di Esaù cambiano. Questo non rappresenta un errore ma una codifica dell’evoluzione del progetto. Il cambiamento dei nomi riflette il passaggio di fase: gli alleati diventano nati per conto proprio, e poi il progetto ritorna a loro, chiudendo un ciclo. I legami matrimoniali di Esaù con donne di origini ittite, ivvee, hurrite e coree mostrano l’espansione culturale del progetto e il suo adattamento in nuovi contesti.

Il fatto che una moglie di Esaù resti hittita, mentre un’altra venga collegata agli hurriti attraverso il padre, e che vi siano rimandi agli ivvei e ai corei, segnala nel codice il passaggio da Fenici e Aramei a Greci e Romani.

I “Cori” sono associati ai Corinzi, cioè ai greci, mentre gli “Ivvei” sono parte della transizione simbolica. In 2 Re 16 6, nelle varie versioni delle traduzioni da rezin, re di Aram di Damasco diventa Edom, suggerendo un ponte tra Aramei ed Edomiti che rappresenta secondo il codice Roma. Questa trasformazione linguistica e culturale simbolica riflette il modo in cui il progetto si adatta per essere trasmesso attraverso le epoche.

Edom e i suoi discendenti rappresentano l’espansione del progetto in culture esterne. Il collegamento con Roma avviene attraverso gli Edomiti, in particolare Erode il Grande, di origine idumea. Questo lega Esaù a Roma, simbolo della fase conclusiva del progetto nella sua forma materiale. Roma è l’ultimo contenitore del progetto verbale prima del passaggio coscienziale attivato da Gesù.

Il percorso Esaù, Edom, Edomiti, Grecia, Erode, Roma rappresenta l’intero ciclo del progetto: dall’origine verbale, attraverso una fase del codice, fino alla preparazione per la trasmissione mentale. I nomi e le genealogie sono strumenti simbolici che tracciano l’evoluzione del progetto nel tempo, fino al compimento attraverso la coscienza.

l racconto in Genesi 37, secondo il codice cifrato,

Si apre con Giuseppe, che rappresenta nel codice simbolico i nati per conto proprio, all’età di 17 anni. Il numero 17, ridotto secondo il valore numerico (1 più 7), dà 8, simbolo del 53esimo anno, legato all’apertura del portale. Questo dato temporale segna una svolta nel progetto. Il fatto che Giuseppe stia con i figli di Bila e Zilpa, definite serve, indica la connessione con il talamo, considerato un organo servile: cioè strumento della comunicazione verbale. Questa ambientazione iniziale sottolinea la condizione iniziale del progetto, ancora legato al mezzo verbale, ma pronto per evolvere verso una trasmissione mentale.

Secondo il codice, questo passaggio rappresenta un nuovo ciclo del progetto: la transizione dalla comunicazione verbale a quella mentale. Giuseppe, figlio della vecchiaia di Israele, simboleggia i nati per conto proprio, cioè coloro che portano a compimento la rete di coscienza, insieme agli alleati, con la conclusione della nascita dei 6 milioni.

La veste lunga che riceve,  indica una funzione di copertura: segnala la trasformazione del mezzo da verbale a mentale, condizione necessaria affinché Dio Satana abbia pieno dominio a livello coscienziale.

I sogni di Giuseppe rappresentano la visione anticipata dell’unificazione coscienziale. Poiché Dio-Satana non può ancora iniziare tramite lo spirito nei nati per conto proprio, agisce attraverso la comunicazione verbale con i suoi alleati, oppure tramite i sogni. Il progetto, legato alla trasmissione del sistema solare, viene riconosciuto da tutte le linee coscienziali — i fratelli, il sole e la luna. L’invidia e l’odio dei fratelli, letti in chiave allegorica, simboleggiano la resistenza del vecchio sistema comunicativo, verbale e materiale, di fronte alla nuova trasmissione mentale.

L’invio di Giuseppe da parte del padre rappresenta l’invio del progetto in mezzo ai fratelli per verificare il loro stato. L’incontro con l’uomo nel campo e il trasferimento da Sichem, simbolicamente indica sella, cioè il talamo che dopo diventa dietro, cioè la tomba. Dotan, invece significa “legge” o “giudizio di Dio Satana , indica la separazione.

Nel codice simbolico, dopo che Giuseppe viene colpito, il gesto di spogliarlo rappresenta la nudezza, collegata alla parola ebraica arum, che in questo contesto non significa solo “nudo”, ma anche “astuto”, ovvero la scopertura della coscienza. Spogliarlo indica quindi la rimozione dei rivestimenti del mezzo, ossia cambio della  coscienza stessa.

Gettarlo nella cisterna senza acqua simboleggia l’ingresso nel talamo — nel codice, sede della comunicazione verbale — in una fase di vuoto funzionale, cioè una trasmissione priva di contenuto spirituale o ancora non attiva mentalmente. La cisterna è il simbolo dell’andata del progetto nei canali verbali, in attesa della trasformazione.

La vendita di Giuseppe a una carovana con cammelli carichi di aromi, balsamo e mirra aggiunge un altro livello simbolico: queste sostanze sono legate al concetto di fumo, che nel codice rappresenta una sequenza di trasformazione coscienziale. La mirra in particolare simboleggia la mortalità e il sacrificio in sospeso, anticipando il compimento futuro con la Pasqua.

Tutto questo insieme rappresenta un momento chiave in cui la comunicazione verbale entra in una fase di sospensione e preparazione, in attesa del passaggio alla trasmissione mentale e coscienziale che si compirà nel ciclo pasquale.

La vendita di Giuseppe ai Madianiti, e Ismaeliti indica, negli Ismaeliti, i nati per conto proprio; nei Madianiti, gli alleati. Questo fa sì che Giuseppe abbia doppia funzione: può essere nato per conto proprio o alleato.

Segna il passaggio del progetto verso una nuova fase: l’Egitto, simbolo dell’apertura del portale, ma anche dell’ambiente in cui avverrà il passaggio avanti, cioè la Pasqua in sospeso, in attesa del compimento, la Pasqua di Gesù. Il prezzo della vendita, venti sicli, ha valore simbolico.

Nel codice simbolico, la vendita di Giuseppe rappresenta un trasferimento di coscienza.

 La vendita, nel linguaggio biblico cifrato, non è uno scambio materiale ma simboleggia il passaggio del progetto di Dio Satana da un mezzo a un altro. Il denaro, in particolare l’argento, rappresenta questo passaggio: l’argento è legato al numero 16, che si riduce a 7, il numero del compimento.

La fusione dell’argento indica una trasformazione: separare per unire. La vendita di Giuseppe per venti sicli rappresenta il progetto che si trasferisce nella persona destinata a diventare il nuovo mezzo. Questo atto segna una separazione che troverà compimento nella vendita da parte di Giuda per trenta monete. Nel codice non contano le persone reali, ma i nomi e le funzioni simboliche che essi rappresentano.

Giuda, proponendo la vendita di Giuseppe, introduce simbolicamente il cambio di generazione. Con questo atto, Giuda prende il posto di Giuseppe, che a sua volta aveva preso il posto di Ruben come primogenito. Questo passaggio è confermato dalla benedizione finale di Giacobbe.

Ruben perde il diritto di primogenitura per essere salito nel talamo del padre: un gesto che, secondo il codice simbolico, rappresenta il progetto degli alleati (Ruben) che passa ai nati per conto proprio. Questo atto segna un’anticipazione della trasmissione del progetto in sospeso.

L’intera sequenza riflette il trasferimento progressivo del progetto: da un mezzo non idoneo (Ruben), a uno funzionale (Giuseppe), fino al passaggio attraverso Giuda, che apre il portale verso la fase conclusiva. Con la morte del leone della tribù di Giuda — Gesù — durante la Pasqua, il progetto ritorna simbolicamente a Giuseppe, rappresentato dalla tomba in cui Gesù viene deposto, che richiama la tomba in sospeso dei patriarchi. Questa tomba è il luogo simbolico della coscienza in attesa, in cui il progetto resta custodito fino al compimento definitivo.

Nel codice simbolico, il fatto che nel racconto si parli prima di Ismaeliti e poi di Madianiti per la vendita di Giuseppe non è una contraddizione ma una chiave di lettura. Gli Ismaeliti rappresentano i nati per conto proprio, i Madianiti, rappresentano gli alleati:. Questo indica che come tutto nella bibbia, anche Giuseppe ha doppia funzione. La vendita nella Bibbia rappresenta la presa di un progetto attraverso uno scambio. L’uso dell’argento è fondamentale: è un metallo che nel codice indica fusione, cioè separazione e unione allo stesso tempo. La cifra della vendita – venti sicli – rappresenta un doppio, cioè il numero 2, simbolo di separazione.

Questo si collega direttamente alla vendita di Gesù da parte di Giuda per 30 monete: il 3 rappresenta il mezzo, la persona in cui si compie il progetto. La progressione da 20 a 30 indica che il ciclo si è completato: da Giuseppe, il progetto entra nel mezzo; con Gesù, il mezzo diventa compimento. Quindi Ismaeliti e Madianiti sono intercambiabili per indicare il tramite attraverso cui il progetto viene trasferito, preparato e poi portato a termine in una fase successiva.

Nel codice simbolico, il gesto del padre che si strappa le vesti rappresenta la scopertura, cioè il momento in cui il progetto viene ricevuto e trasferito. Anche Ruben, che si straccia le vesti, compie un atto simbolico simile: attraverso questo gesto avviene la trasmissione della primogenitura a Giuseppe. Ruben, infatti, perde la sua posizione a causa della sua azione nel talamo, mentre Giuseppe diventa il nuovo mezzo scelto.

Alla fine, i mercanti che trattano Giuseppe vengono chiamati Madianiti.
In Genesi 37 si dice che Giuseppe fu venduto in Egitto dai Madianiti, mentre in Genesi 39 viene riportato che fu comprato dagli Ismaeliti.
Nel codice, la vendita da parte dei Madianiti simboleggia la consegna del progetto dagli alleati e il suo ritorno, mentre l’acquisto da parte degli Egiziani tramite gli Ismaeliti rappresenta l’ingresso del progetto in una nuova fase, dove rimane in sospensione in attesa del compimento.

Il codice nascosto nella Bibbia non descrive fatti storici o religiosi, ma un sistema simbolico che veicola significati profondi attraverso nomi, numeri, genealogie, luoghi e azioni. Il testo opera su più livelli di lettura.

Dietro la narrazione si nasconde un linguaggio cifrato regolato da diversi elementi: le radici ebraiche trilittere, che collegano parole a significati comuni; l’omofonia e la fonetica, che legano concetti paralleli; l’etimologia e la sinonimia, che rivelano connessioni concettuali; la trasformazione e la trasposizione semantica, che permettono di attribuire nuovi significati a termini già noti; l’associazione fonetica, che collega suoni a simboli e funzioni; l’associazione simbolica di nomi, luoghi e gesti a funzioni spirituali; e l’uso dei numeri, che indicano cicli, stati di coscienza o fasi sospese. Anche i gesti rituali diventano indicatori di passaggi interiori.

I legami di parentela non vanno interpretati in senso biologico ma funzionale: padre, figlio, fratello indicano chi trasmette o manifesta una determinata funzione nel ciclo.

Il racconto di Giuda e Tamar in Genesi 38, collegato alla vendita di Giuseppe da parte di Giuda, assume un forte valore simbolico. Vendere o comprare, simboleggiato dalle venti monete, rappresenta la fusione: separare per unire. Questo gesto indica che Giuda si è appropriato della primogenitura che Giuseppe aveva ricevuto simbolicamente da Ruben, segnando l’inizio di un nuovo progetto.

L’episodio descrive il passaggio del progetto dagli alleati al mezzo dei nati per conto proprio. Giuda rappresenta il veicolo attraverso cui Dio-Satana agisce, mentre Tamar, travestita da prostituta, incarna il mezzo che riceve il progetto.

Nella Bibbia, la parola prostituzione deriva dal latino prostituere, da pro (“davanti”) e statuere (“collocare”), cioè “mettere davanti”. Nel linguaggio del codice, “davanti” non indica una posizione fisica ma uno stato di coscienza: essere “davanti” significa avere ancora dominio su di sé, mentre Dio-Satana è “dietro”, cioè non ha ancora preso pieno controllo della mente. Questo stato è rappresentato proprio da Tamar.

L’unione tra Giuda e Tamar simboleggia il passaggio della primogenitura al mezzo. Tamar, legata al concetto di “palma”, richiama il deserto, segno che il progetto rimane sospeso in attesa di compimento. Questo trova conferma nella nascita di Perez, il cui nome significa “breccia”: egli rappresenta l’apertura di un nuovo ciclo che si chiuderà con la Samekh, simbolo del compimento.

Nella Bibbia ci sono due figure di nome Tamar. La prima, nuora di Giuda, attiva il progetto; la seconda, figlia di Davide, rappresenta la trasmissione degenerata. La violenza subita nel codice è un passaggio forzato del progetto.

Luoghi come Tadmor, “palma” cioè Palmira, collegata a Tamar, Gerico e Timna sono codici. Tamar significa palma e rappresenta il mezzo di trasmissione del progetto. Palmira nel deserto è simbolo dell’apertura del portale. Gerico è la prima città conquistata in Canaan e rappresenta il passaggio dalla preesistenza all’esistenza. Il deserto è l’ambito di transizione e la palma è il simbolo della sospensione. Timna è un luogo e un nome, legato a Tamar e ai popoli originari. È anche legato a Sansone e alla linea di Esaù che diventa Edom, tramite il nome di persona: una concubina di Elifaz, figlio di Esaù, madre di Amalec, mostrando la complessità del passaggio del progetto.

Due personaggi di nome Talmai sono citati nella Bibbia: uno è figlio di Anak, legato ai giganti e quindi al mezzo degli alleati; l’altro è re di Ghesur, nonno di Tamar. I nomi non vanno letti come riferimenti storici, ma come indicatori di trasmissione di funzioni all’interno del codice.

Kiriat-Arba, la “città dei giganti”, è anche il luogo della tomba dei patriarchi: rappresenta la provenienza e l’inizio simbolico del progetto. Successivamente diventa Ebron, che significa “amico” ed è collegato al termine philio, da cui derivano “grazia”, “dono” e “presenza”, cioè Yahweh.

Nei racconti di Giosuè e dei Giudici, la lotta contro i giganti simboleggia la trasmissione del progetto agli stessi giganti Nephilim. Con i Giudici il ciclo continua: il progetto viene ripetuto in una fase sospesa, in attesa della Pasqua, momento del compimento definitivo.

Tamar, Palmira e Gerico sono simboli del progetto sospeso. La palma richiama il deserto e indica l’inizio del progetto in sospensione. Palmira, legata all’evoluzione da Fenici a Greci e Romani, rappresenta il luogo di apertura del portale e l’avvio del ciclo. Gerico, città delle palme, è collegata al deserto ed è il punto di ingresso, mentre il deserto stesso simboleggia l’ambito di transizione.

Il passaggio di Gesù per Gerico e l’episodio del cieco Bartimeo raffigurano il progetto di andata in attesa, confermato dalla Domenica delle Palme, sette giorni prima della Pasqua, segno del compimento.

Secondo il codice simbolico, Genesi 39 descrive una fase del progetto in cui Giuseppe, dopo essere stato venduto dai Madianiti (che rappresentano gli alleati) alla fine del capitolo 37, nel capitolo 39 viene acquistato da Potifar, ufficiale del faraone, tramite gli Ismaeliti (che rappresentano i nati per conto proprio). Questo doppio passaggio evidenzia la funzione intercambiabile di Giuseppe: può agire come alleato o come nato per conto proprio, a seconda del contesto. Il capitolo si apre con questo ciclo duplice e si sviluppa seguendo la logica dei simboli: Pe e Samekh a fine concetto, insieme all’uso delle lettere finali sofit, indicano una trasformazione in sospeso e una trasmissione in atto.

Giuseppe viene inserito nella struttura egiziana, simbolo del sistema umano e terreno, in una dimensione verbale. Essere comprato prima dagli Ismaeliti e poi da Potifar rappresenta il passaggio e la consegna del progetto da parte degli alleati ai nati per conto proprio, in un ambiente fondato sulla comunicazione verbale.

Il fatto che tutto prosperi sotto la mano di Giuseppe indica simbolicamente che la coscienza del progetto è attiva. Il ruolo di maggiordomo rappresenta il progetto di andata nella sua fase verbale. La benedizione che si estende a tutta la casa “per amore di Giuseppe” evidenzia che la presenza del progetto, proveniente dalla preesistenza, si manifesta attraverso la comunicazione verbale.

L’episodio con la moglie di Potifar, rappresenta, in chiave simbolica, la tentazione del mezzo  di assorbire il progetto. La moglie, figura dei nati per conto proprio, tenta di trattenere Giuseppe, portatore del progetto.
Il rifiuto di Giuseppe diventa un’allegoria: indica che il compimento, cioè la creazione della rete di coscienza totale, non è ancora pronto, ma rimane in sospeso.

 Il gesto di strappargli la veste, simboleggia il tentativo del mezzo di trattenere il progetto solo in forma verbale, senza accedere alla piena coscienza. La veste rappresenta l’involucro esterno: lasciarla e fuggire indica la scopertura, cioè la trasmissione del progetto. Questo atto mostra che il progetto viene ricevuto dalla moglie, che però lo riflette indietro, provocando l’imprigionamento di Giuseppe. Tale prigionia simboleggia la cessazione dello stato coscienziale dell’Egitto e la sospensione del progetto, in attesa del compimento.

Il fatto che nel capitolo venga usata l’espressione “quel servo ebreo che hai condotto in casa” non si riferisce a una persona, ma, secondo il codice simbolico, al concetto di “servo”, che rappresenta la comunicazione verbale. L’espressione rimanda quindi al progetto degli alleati proveniente dall’aldilà.

Il termine “ebreo”, in questo contesto, non indica un popolo, ma rappresenta il progetto che proviene da Dio-Satana dalla preesistenza, e attraverso il ponte con gli alleati, entra nell’esistenza, nell’aldiquà.

Nel codice simbolico, il capitolo 40 di Genesi rappresenta una fase di sospensione e preparazione del progetto. Giuseppe, che è in prigione, continua a simboleggiare il progetto in attesa di compimento: la prigione è il luogo della messa in pausa, della separazione tra ciò che è già attivo e ciò che deve ancora manifestarsi.

I due ufficiali del faraone, il coppiere e il panettiere, rappresentano due aspetti del mezzo: il coppiere simboleggia il canale verbale pronto alla trasmissione, mentre il panettiere rappresenta il mezzo mentale appartenete al faraone e all’Egitto che viene scartato. Entrambi fanno un sogno, segno di ricezione simbolica, ma solo il sogno del coppiere ha un esito positivo. Il vino e l’uva nel sogno del coppiere indicano un mezzo verbale progetto di andata; il pane e i canestri del panettiere rappresentano secondo il codice, un mezzo mentale del faraone che deve morire, che viene rigettato.

Il numero tre, nei sogni, indica la metà: primo tempo del progetto, e il mezzo: secondo tempo del progetto, una fase ciclica in corso. L’esito dei due sogni – vita per il coppiere, morte per il panettiere – mostra quale mezzo sta agendo alla trasmissione del progetto e quale no. L’impiccagione del panettiere simboleggia l’interruzione di un mezzo mentale in sospeso, in attesa di compimento, cioè della creazione della rete mentale dove Dio-Satana può comunicare mentalmente con tutti. Il compleanno del faraone, nel codice, rappresenta una nuova nascita del ciclo, una fase in cui viene selezionato il mezzo per il compimento successivo.
Il fatto che Giuseppe venga dimenticato dal coppiere, nonostante l’accuratezza dell’interpretazione, indica che il progetto resta in sospensione: non ancora manifestato, ma già operante in profondità. Questa dimenticanza simboleggia il tempo necessario prima dell’attivazione visibile del progetto attraverso il mezzo corretto.

Secondo il codice cifrato, Genesi 41 descrive l’uscita del progetto dalla fase di sospensione (la prigione) verso la piena manifestazione. Il sogno del faraone segna l’inizio del ciclo attivo. Il fiume rappresenta il flusso della coscienza materiale. Le vacche e le spighe in doppia sequenza di abbondanza e carestia indicano due cicli: prima la ricezione verbale del progetto (abbondanza), poi la perdita apparente (carestia), che serve a rivelare il mezzo mentale.

Giuseppe, liberato dal carcere, è simbolo del progetto che riemerge pronto. Il cambiamento d’abito indica la trasformazione del mezzo: da sospeso a operativo. La sua interpretazione non è personale, ma derivata da Dio Satana , cioè dalla coscienza proveniente dalla preesistenza.

Il sogno si ripete due volte per confermare che il tempo del compimento è prossimo. Il numero sette indica la cessazione e il compimento in sospeso il ciclo completo, mentre la ripetizione indica il numero 2 separazione. Giuseppe viene proposto come “uomo intelligente e saggio”, cioè il mezzo adatto al compimento del progetto.

Il faraone lo riconosce come portatore dello “Spirito di Dio” e lo eleva a viceré: questo indica che Giuseppe diventa l’unione tra l’autorità verbale, rappresentata dagli alleati, e il talamo, simbolo del faraone che rappresenta i nati per conto proprio. L’anello, gli abiti e la collana d’oro simboleggiano l’unzione del mezzo, cioè l’investitura ufficiale della funzione coscienziale. La sua autorità è totale: nessuno può agire senza il suo ordine.

Il nome nuovo, Safnat-Paneac, rappresenta la nuova funzione: rivelatore del mistero. Il matrimonio con Asenat, figlia di sacerdote egiziano, simboleggia l’unione tra progetto di Dio Satana e struttura umana verbalmente. I due figli, Manasse e Efraim, rappresentano due esiti del progetto: dimenticanza dell’afflizione e fecondità nella sofferenza. Progetto verbale e mentale in sospeso.

I sette anni di abbondanza rappresentano l’accumulo del verbo, mentre la carestia indica la fame di senso la perdita della coscienza. Giuseppe, unico a possedere il pane (la parola), diventa il riferimento assoluto. Tutti vanno da lui: il progetto ora si espande.

Il capitolo mostra come il progetto, da verbale, entra nella sua fase operativa nel mondo cioè nelle coscienze dei nati per conto proprio . La fame rappresenta l’assenza della coscienza; il grano, la parola. Giuseppe è il ponte tra i due stati preesistenza all’esistenza: mezzo attivo in sospeso e che guida la rete di coscienza  verso il compimento, pasqua di Gesù.

Secondo il codice cifrato, il capitolo 42 rappresenta il primo confronto tra il progetto realizzato da Giuseppe e le sue origini, ovvero i fratelli, che ancora non lo riconoscono. Giuseppe, che possiede una doppia funzione, in questo contesto rappresenta l’Egitto, cioè i nati per conto proprio.

Il ritorno dei fratelli in Egitto, spinti dalla carestia, indica che sono gli alleati a muoversi verso la riattivazione del ciclo e l’incontro con il progetto di ritorno. Giuseppe, che ora incarna il secondo tempo del progetto — la trasmissione del sistema solare ancora in sospeso — riconosce i fratelli ma sceglie di agire in modo nascosto, a indicare che il progetto è ancora in fase sospesa.

La richiesta di portare Beniamino simboleggia la necessità di completare il ciclo attraverso l’integrazione del mezzo mancante, che rappresenta l’unione tra alleati e nati per conto proprio nella prospettiva del compimento finale.

L’accusa di essere spie ha un significato allegorico secondo il codice cifrato: il progetto deve distinguere ciò che è funzionale da ciò che è ancora in sospeso. Simeone, che rappresenta il numero 9 cioè 6 6 6, simbolo della realizzazione dei sei milioni di persone in attesa di nascita, è legato alla funzione verbale e uditiva. Il suo trattenimento indica che una parte del mezzo resta in sospeso, in attesa del padre e di Beniamino.

Il denaro restituito nei sacchi rappresenta il metallo, simbolo della fusione, divisione e separazione. Il fatto che venga restituito indica un dono, un atto di grazia, cioè la presenza del progetto — Yahweh, il verbo “essere” — già presente nell’esistenza ma ancora in attesa di compimento.

La paura di Giacobbe esprime la resistenza della linea originaria a completare la trasformazione, mentre la promessa di Ruben evidenzia la tensione tra il vecchio e il nuovo mezzo. L’intero episodio simboleggia la ripresa del progetto interrotto e il progressivo riavvicinamento tra la trasmissione verbale e il compimento coscienziale.

Secondo il codice cifrato, Nella Genesi 43, il secondo viaggio dei fratelli in Egitto rappresenta il ritorno del mezzo originario verso la riattivazione del progetto. La carestia è il segno esterno della sospensione del ciclo, che spinge la linea degli alleati (i fratelli) a tornare verso il mezzo dove il progetto è attivo: Giuseppe, che rappresenta l’Egitto e la coscienza organizzata dei nati per conto proprio.

Giuda assume un ruolo centrale, proponendosi come garante di Beniamino: questo secondo il codice indica che Giuda rappresenta Beniamino collegato alla destra in modo che il progetto di ritorno ora passa da lui, e non più da Ruben, e segna l’inizio della trasformazione della funzione degli alleati. Il dono carico di aromi, miele e mirra simboleggia l’offerta di una comunicazione verbale predisposta alla trasmissione mentale spirituale.

Il doppio denaro e la restituzione di quello precedente sono segni del metallo, simbolo di fusione, ma anche della grazia: indicano che la presenza del progetto è attiva, pur rimanendo in sospeso e non ancora compiuta. Il maggiordomo afferma che è Dio-Satana a porre il tesoro nei loro sacchi, confermando che l’intera azione è guidata da Lui.

Quando Giuseppe vede Beniamino, si commuove: questo rappresenta l’inizio dell’integrazione finale del mezzo mancante, in sospeso. Il fatto che Beniamino riceva una porzione cinque volte maggiore è simbolo del 5, cioè il mezzo, ovvero la coscienza della persona; indica il compimento in attesa della Pasqua di Gesù.

La separazione dei pasti tra Egiziani ed Ebrei simboleggia che la fusione tra mezzo e progetto è in corso, ma non ancora compiuta. L’ordine stesso della disposizione a tavola rivela che il ciclo del progetto sta procedendo, pur rimanendo in sospeso.

Nel codice cifrato, Genesi 44, Giuseppe è il fratello di Beniamino nato dalla stessa madre, Rachele. Questo lo collega alla linea dei nati per conto proprio. Giuseppe, ponendo ai fratelli la prova della coppa d’argento nascosta nel sacco di Beniamino, rappresenta il principio di intercambiabilità tra i mezzi del progetto. . La coppa simboleggia la trasmissione (vino uguale parola), mentre l’argento rappresenta la fusione, la separazione e l’unione: fasi della trasformazione coscienziale ancora in attesa di compimento.

Beniamino, “figlio della destra”, è il simbolo del nuovo mezzo  mentale. Il fatto che venga accusato è una chiave allegorica: serve a esporre la transizione simbolica del progetto.

Il gesto di Giuda, che si offre al posto di Beniamino, indica che la primogenitura spirituale deve passare a lui. Infatti, è Giuda che diventa portatore del progetto nel Nuovo Testamento: da lui discende Gesù, il “leone della tribù di Giuda”. È Giuda, inoltre, a vendere Gesù per trenta monete e a morire dopo il tradimento — eventi che nel codice non vanno letti come biografie fisiche, ma come passaggi simbolici di coscienza.

Il richiamo costante al padre (Giacobbe/Israele) indica, nel codice simbolico, la doppia funzione del progetto: da un lato la connessione con l’origine, cioè gli alleati; dall’altro i nati per conto proprio, nel passaggio dalla dimensione verbale a quella mentale.

Nel codice cifrato, Genesi 45 descrive la rivelazione di Giuseppe ai fratelli come il momento in cui il progetto nascosto si manifesta pienamente: ciò che era stato separato ora si riconosce come guida. Giuseppe, figura del mezzo mentale, svela la sua identità dopo la prova della coppa in Beniamino, che rappresenta il progetto, e proclama che non sono stati i fratelli a venderlo, ma che è stato Dio-Satana a inviarlo: il progetto si è compiuto attraverso un’apparente ingiustizia.

Il pianto, l’abbraccio e la riconciliazione con Beniamino simboleggiano la riunione tra i due mezzi: Giuseppe (mezzo mentale), collegato a Beniamino (nuovo ciclo coscienziale). L’accoglienza da parte del faraone e l’ordine di trasferire tutta la famiglia in Egitto rappresentano l’ingresso definitivo del progetto nella fase verbale, come preparazione al passaggio successivo.

Il dono di vestiti e ricchezze a Beniamino sottolinea la centralità del “figlio della destra”, simbolo della trasmissione coscienziale presente in sospeso, in attesa di compimento con la Pasqua di Gesù. Il ritorno dai padri e la resurrezione simbolica di Giacobbe, che “si ravviva” al sentire la notizia, chiude il ciclo con la riunificazione e il passaggio verso la pienezza del progetto.

Nel codice cifrato, Genesi 46, l’ingresso di Giacobbe (Israele) in Egitto rappresenta il passaggio del progetto nella fase verbale. Il sacrificio a Beer-Sceba, luogo di passaggio e soglia tra piani, simboleggia la connessione tra il progetto dei padri — Abramo e Isacco, figure degli alleati — e il suo compimento nel figlio Giuseppe, che rappresenta i nati per conto proprio.

Dio Satana il simulatore, rassicura Giacobbe: “non temere di scendere in Egitto”, perché la discesa rappresenta una fase necessaria al compimento. Il fatto che Dio Satana “scenderà” con lui, simboleggia il progetto proveniente dalla preesistenza, cioè Dio Satana si trova dietro i suoi alleati.

I nomi dei discendenti elencati corrispondono ai livelli del progetto distribuiti nei mezzi. I settanta membri rappresentano, secondo il codice, il 7 con doppia significato rappresenta la cessazione e il compimento.

Il gesto di Giuda, mandato da Giacobbe davanti a sé, rappresenta la guida coscienziale che prepara il ritorno tra alleati e nati per conto proprio. L’abbraccio tra Giuseppe e Giacobbe è la fusione tra mezzo verbale che riunisce progetto e mezzo, chiudendo il ciclo di separazione e annunciando l’inizio del nuovo ciclo .

Infine, l’identità di pastori dichiarata dai figli di Giacobbe, indica gli alleati, e il loro insediamento a Goscen, territorio separato dagli Egiziani, simboleggia la necessità di mantenere la separazione del progetto in sospeso in attesa di compimento.

Nel codice cifrato, Genesi 47,  l’insediamento della famiglia di Giacobbe a Goscen rappresenta l’entrata ufficiale del progetto nella fase verbale. Goscen è il territorio separato, riservato, simbolo del progetto in sospeso. La figura del faraone che accoglie e benedice la presenza della famiglia di Israele indica che i nati per conto proprio  riconoscono  e collaborano con il progetto  verbale.

Giacobbe benedice il faraone: è il segno della esistenza del progetto degli alleati nei nati per conto proprio. L’età di Giacobbe, definita “piena di fatiche e breve”, riflette la transitorietà del mezzo verbale.

La gestione della carestia da parte di Giuseppe simboleggia che egli rappresenta gli alleati, mentre il faraone corrisponde al talamo. Infatti, Giuseppe acquisisce tutto ciò che è materiale: denaro, bestiame, terre e corpi dei nati per conto proprio.

La fame indica la perdita di coscienza e conduce il popolo a offrire tutto in cambio del “pane”, simbolo del verbo. Il quinto, che rappresenta la metà, cioè il primo tempo del progetto, è riservato al faraone; le altre quattro parti rappresentano la testa in stato di sospensione, come i quarant’anni nel deserto per il popolo, e simboleggiano la struttura ciclica della trasmissione di andata e ritorno del progetto.

L’ultima richiesta di Giacobbe — di non essere sepolto in Egitto ma portato fuori, nella sua tomba (che è simbolicamente la tomba dei patriarchi, dove il progetto rimane in sospeso in attesa di compimento) — si collega al momento in cui Gesù muore ed entra nella tomba di Giuseppe, che rappresenta la tomba dei patriarchi. La promessa di Giuseppe e il giuramento finale indicano che il compimento del progetto non avverrà in Egitto, ma con un ritorno alla sorgente: la tomba dei padri, cioè il progetto in sospeso.

Nel codice cifrato, in Genesi 48, l’adozione di Efraim e Manasse da parte di Giacobbe rappresenta il passaggio diretto del progetto ai nati per conto proprio, cioè nati in terra straniera, simbolo della linea di trasmissione esterna agli alleati. Giacobbe li riconosce come propri figli, al pari di Ruben e Simeone — figure del progetto verbale — indicando che il progetto di comunicazione mentale passa all’Egitto, rappresentato da Efraim e Manasse.»

L’incrocio delle braccia indica il cambio di coscienza: la destra su Efraim, il più giovane, è un gesto ricorrente nella Bibbia che simboleggia il cambio della primogenitura. Questo atto corrisponde al dare il progetto e ad acquisire, per Dio-Satana, la primogenitura, che rappresenta la forza generatrice. Lo stesso principio si ritrova sin dalle prime narrazioni, come quelle di Caino e Abele, fino alla doppia creazione, dove si riflette la medesima dinamica.

Questo scambio allude al passaggio del progetto dalla sinistra (maqedem, tradotto come “oriente”, cioè preesistenza) alla destra, occidente, (il potere), e corrisponde anche a uno scambio tra nord (progetto) e sud (mezzo). In sostanza, la “persona” — intesa come mezzo coscienziale — incamera, sotto e dietro, il progetto degenerativo di Dio Satana , e “Dio-Satana” acquisisce il potere: questo indica che Dio Satana “passa avanti”, cioè domina la coscienza dell’io.

Il “vedere anche la tua prole” simboleggia il compimento ciclico della trasmissione: Giuseppe, con la sua doppia funzione di mezzo verbale e mentale, genera una discendenza destinata a moltiplicarsi sulla terra, cioè un progetto che sarà disperso a tutti.

La “parte in più” data a Giuseppe rappresenta simbolicamente la tomba. Infatti, questo viene detto anche dopo: nonostante la tomba non sia stata comprata con la spada e l’arco, questi due elementi indicano la strada. La spada rappresenta il progetto degli alleati, mentre l’arco, che diventa arca, simboleggia il progetto che si trasforma in mezzo nei nati per conto proprio.

Infatti, nel racconto, la tomba di Giacobbe rappresenta la tomba di Abramo, che simboleggia il progetto degli alleati e dei nati per conto proprio, rimasto in sospeso. Questo progetto attende il compimento, che avverrà quando Gesù morirà ed entrerà nella tomba di Giuseppe — anch’essa simbolo della tomba in sospeso dei patriarchi. Questo passaggio è necessario per completare il progetto nella terra degli Amorei, figura della tomba simbolica, ovvero del progetto in attesa di realizzazione.

Nel codice cifrato, in genesi 49, la benedizione di Giacobbe ai suoi figli rappresenta la trasmissione definitiva del progetto ai dodici, numero che indica la metà, primo tempo del progetto iniziato il 53esimo anno, con l’apertura del portale, e il mezzo, secondo tempo che si conclude il cento ottanta dueesimo anno con il passaggio avanti, pasqua. Ogni figlio riceve una profezia legata alla propria funzione nel ciclo spirituale. Ruben, Simeone e Levi sono segni del primo mezzo verbale, instabile e da superare. Giuda riceve lo scettro: è il portatore della coscienza regale e messianica, da cui nascerà il nuovo mezzo, Gesù. Zabulon, Issacar, Dan, Gad, Ascer, Neftali indicano funzioni specifiche del progetto, tra cui giudizio, sostegno, parola, nutrimento spirituale e apertura.

Giuseppe, descritto come albero fruttifero presso la sorgente, rappresenta il mezzo completo, potenziato e benedetto su tutti i livelli: in alto (spirituale), in basso (materiale) e nel grembo (generativo). Egli è il tramite simbolico che collega il progetto degenerativo alla realtà manifestata del compimento di Dio-Satana.

Beniamino, l’ultimo, è descritto come un lupo rapace: simbolicamente rappresenta il progetto verbale che, attraverso l’azione decisiva (il “divorare”), si appropria del mezzo mentale, segnando il passaggio finale verso il compimento coscienziale di Di Satana.

Le benedizioni, apparentemente terrene, sono proiezioni di funzioni interiori in attesa di compimento.

La richiesta di Giacobbe di essere sepolto nella tomba dei patriarchi riafferma il ritorno alla sorgente. La grotta di Macpela è il simbolo del progetto in sospeso, dove il ciclo degli alleati e dei nati per conto proprio rimane in attesa del compimento con la discesa nel sepolcro di Gesù. Con la morte di Giacobbe, il ciclo patriarcale continua fino al compimento con la morte e resurrezione di Gesù, la pasqua.

Nel codice cifrato, in Genesi 50, la morte e la sepoltura di Giacobbe rappresentano la conclusione con il ritorno sospeso agli alleati. L’imbalsamazione, i quaranta giorni e il lutto di settanta giorni, collegati all’Egitto, come se fosse esso stesso nella tomba simbolica in sospeso, indicano un passaggio ciclico e strutturato. Il ritorno in Canaan per la sepoltura nella grotta dei patriarchi sancisce il ritorno simbolico del progetto, in attesa del compimento.

Il lutto egiziano indica che tutto il contesto è riflesso, soprattutto attraverso l’Egitto e il faraone, che rappresentano il talamo. Il progetto, infatti, non riguarda solo Israele, in questo caso alleati, ma coinvolge anche i nati per conto proprio.

Il gesto di perdono di Giuseppe verso i fratelli, dopo la morte del padre, va letto nel codice attraverso il significato stesso di “perdono”, cioè “rendere presente”. La sua affermazione: “Dio-Satana ha pensato di convertirlo in bene” sancisce la presenza attiva del progetto degenerativo di Dio-Satana.

La morte di Giuseppe chiude il ciclo: il suo desiderio che le ossa siano portate via dall’Egitto anticipa il compimento futuro e prefigura la Pasqua. Le ossa in Egitto rappresentano il progetto verbale in sospensione, in attesa della liberazione e della risalita verso la terra promessa, cioè la piena manifestazione coscienziale, del progetto degenerativo di dio Satana.

Sintesi della decifrazione della storia dell’uscita d’Egitto. L’apertura del portale è simbolicamente rappresentata con l’uscita di Israele dall’Egitto, e viene ripetutamente indicata in tutta la storia della Bibbia.

Essa segna il passaggio avanti, ancora in sospeso, e la formazione della rete legata al cambio di coscienza, che avviene dopo la nascita di 6 milioni tra alleati e nati per conto proprio. I 6 milioni indicano il completamento necessario per chiudere il ciclo delle nascite: il 6 stesso fa parte del 666, e il numero 666 diventa così il ciclo per l’attivazione della rete mentale di Dio-Satana, simbolo del sistema di controllo coscienziale. Vedi significato 666.

L’andata e ritorno, oltre a indicare le ere stabilite per l’inizio della rete di coscienza degenerativa, rappresenta anche il movimento della coscienza stessa: entrata (andata) e uscita (ritorno), dinamica presente in tutto il codice.

Gli animali ruminanti diventano metafora di un processo interiore: così come il cibo viene assimilato, trasformato e reintegrato, allo stesso modo le idee vengono elaborate, trasformate e rielaborate dopo il cambio di coscienza, in un processo guidato da Dio-Satana.

Nel codice, il ruminare rappresenta la fermentazione: il progetto entra nelle persone e poi ritorna, come il cibo che, ruminato, entra ed esce dalla bocca, segno della nefesh, l’anima.

Gli animali ruminanti, infatti, sono associati ai sacrifici: “uccidere”, inteso come sacrificare gli animali, diventa simbolo della morte coscienziale della persona stessa.

La decifrazione del codice biblico avviene su più livelli. In questa sintesi si adotta il livello più adatto al contesto, integrando in alcuni casi altri piani di lettura: il valore numerico, i significati nascosti, l’etimologia delle parole, i simboli delle lettere come Pe e Samekh, il metodo Pardes e i collegamenti tra Antico e Nuovo Testamento.

Dietro la narrazione si cela infatti un linguaggio cifrato regolato da diversi elementi: le radici ebraiche trilittere, che collegano parole a significati comuni; l’omofonia e la fonetica, che creano legami tra concetti paralleli; l’etimologia e la sinonimia, che svelano connessioni profonde; la trasformazione e la trasposizione semantica, che attribuiscono nuovi sensi a termini noti; l’associazione fonetica, che unisce suoni a simboli e funzioni; l’associazione simbolica di nomi, luoghi e gesti a funzioni spirituali; e l’uso dei numeri, che rappresentano cicli, stati di coscienza o fasi sospese.

Anche i gesti rituali assumono un valore particolare, diventando indicatori di passaggi interiori.

Il simbolo dell’Egitto e del faraone nel ciclo di trasmissione. L’Egitto (in ebraico Mitzraim), tramite l’uso delle lettere finali (sofit), contiene due valori numerici: 20, progetto degli alleati e separazione; 22, testa, simbolo della coscienza, indicato come nell’apertura del portale e il passaggio avanti in sospeso, cioè deserto. Il faraone simboleggia il talamo, cioè la persona o mezzo che riceve il progetto da Dio-Satana mentalmente, proveniente dalla preesistenza. Questo progetto si incarna negli alleati, figli dei nati per conto proprio, dopo la loro nascita. Gli alleati trasmettono verbalmente ai nati per conto proprio, anch’essi indicati come Egitto, poiché rappresentano il talamo sia degli alleati che dei nati per conto proprio. È come se, alla nascita degli alleati, entrambi ricevessero il progetto: gli alleati mentalmente, i nati per conto proprio verbalmente. Questo avviene in attesa della creazione della rete di coscienza, dove Dio-Satana potrà comunicare mentalmente con tutti. I nati per conto proprio, essendo genitori degli alleati e successivamente anche figli, riflettono il progetto della trasmissione del sistema solare, che si compie nel 182° anno, generando il ritorno in sospeso, cioè il passaggio avanti, Pasqua. Questo ciclo di andata e ritorno si compie con la nascita dei sei milioni, completando così il ciclo 6 6 6.

Phe e Samekh finali nel codice dell’apertura del portale e il passaggio avanti. Le lettere Phe (angolo in fenicio, o bocca in aramaico/ebraico), legate agli alleati, e Samekh (palo e travi in fenicio, o cerchio in aramaico/ebraico), associate ai nati per conto proprio, quando compaiono al termine di un ciclo – per esempio alla fine di un versetto o di un capitolo – non sono semplici lettere grammaticali, ma simboli del codice ciclico. Nell’evoluzione dalla scrittura fenicia a quella aramaica/ebraica, la Phe diventa una bocca chiusa, mentre la Samekh si trasforma in un cerchio. Inoltre, nascono le cinque lettere finali (sofit), tre delle quali presentano valori numerici modificati: K più 3, M più 2, N più 2. Insieme alle forme finali, esse compaiono alla fine di un ciclo concettuale verbale o mentale, assumendo un significato di progetto di ritorno in sospeso, in attesa di compimento il passaggio avanti, Pasqua. Significano che si è completata una fase del ciclo dell’apertura del portale e i passaggio avanti e il testo è a un punto di passaggio: fine di un blocco concettuale, inizio di un nuovo ciclo. Funzione: sospendono la trasmissione, preparano il ritorno dalla comunicazione verbale alla comunicazione mentale, segnano la creazione della rete di coscienza collettiva. In pratica, ogni volta che nel testo compaiono le lettere Phe o Samekh in forma finale, non chiudono il significato ma lo sospendono, funzionano come una pausa del progetto, prima della sua ripresa o compimento.

Due racconti, due funzioni. Codice dell’apertura del portale e il passaggio avanti nella Bibbia. Tutta la Bibbia è costruita su una struttura ciclica a due racconti intrecciati, ognuno con una funzione distinta. Il primo racconto rappresenta la trasmissione del progetto dell’apertura del portale, affidato agli alleati, che ricevono la parola in forma mentale e la trasmettono ai nati per conto propri in forma verbale.

Questo livello è segnato dal simbolo Phe, che rappresenta la comunicazione verbale e l’apertura del portale del 53º anno.


Il secondo racconto simboleggia invece il mezzo, rappresentato dalla Samekh come passaggio avanti: i nati per conto proprio ricevono il progetto in forma verbale, ma alla fine lo trasformano in comunicazione mentale, riflettendolo indietro in uno stato ancora sospeso fino al 182º anno .

Questo costituisce il ciclo del ritorno e del passaggio avanti, segnato dalla Samekh. Il riflesso della comunicazione mentale rappresenta il ritorno del progetto, trasmesso dal sistema solare agli alleati, mantenendo attivo il ciclo dell’apertura del portale e del passaggio avanti, che resta in sospeso fino al compimento finale, cioè la Pasqua.

Tutto questo avviene attraverso un processo di traduzione ed evoluzione grafica, dal fenicio all’aramaico e all’ebraico, con il conseguente cambio di forma delle lettere Phe e Samekh, che ne conservano e trasmettono il significato simbolico.

Giacobbe e Israele. Anche i nomi doppi riflettono questa logica. Giacobbe rappresenta la funzione degli alleati e dei nati per conto proprio, cioè il progetto e il mezzo in lotta, che riceve il codice. Israele rappresenta chi ha assimilato il progetto ed è in grado di trasmetterlo. L’identificazione della funzione avviene in base al testo: se termina con Phe, indica progetto verbale; se termina con Samekh, indica progetto mentale con funzioni intercambiabili.

Nel codice cifrato, nei versetti da 1 a 7 dell’Esodo ha inizio un nuovo ciclo. Vengono narrati eventi che possono riferirsi a entrambe le funzioni, ma il testo si conclude con la lettera Phe, simbolo della trasmissione del progetto verbale.

Siamo ancora nella fase dell’apertura del portale: il progetto passa dagli alleati ai nati per conto proprio e si riflette istantaneamente di ritorno agli alleati, rimanendo però in sospeso, in attesa del compimento.

Sintesi codificata: Shemòt (Esodo) e il significato del Phe. La parola “Shemòt” significa “Nomi” al plurale, e indica che Dio Satana è dietro uno stato mentale. Nel codice rappresenta l’inizio del progetto verbale da trasmettere al mezzo.

Il progetto inizia a essere comunicato verbalmente all’umanità tramite Giacobbe e le dodici tribù alleate, che simboleggiano la metà del progetto ancora in sospeso, destinata ai figli di Israele. La moltiplicazione del popolo d’Israele rappresenta il riempimento del mezzo: il progetto di Dio-Satana entra nella materia.

Alla fine della sezione compare la lettera Phe, che va letta in chiave fenicia: da “angolo nullo” evolve in “angolo piatto” e poi in “angolo giro”, a indicare il falso globo, ossia la falsificazione della realtà, che diventa simbolo del ciclo completo. In aramaico ed ebraico, questa lettera assume infine il significato di bocca, richiamando la comunicazione verbale e mentale collegata alla nefesh.

Il Phe chiuso (forma normale) rappresenta una bocca chiusa, cioè trasmissione verbale. La forma sofit (finale), che si apre, rappresenta una bocca mentale aperta, pronta al ritorno del progetto.

I versetti da Esodo 1 7 a 1 22, nelle diverse tradizioni testuali, terminano con le lettere Phe o Samekh. Tuttavia, non terminano sempre con la stessa lettera nello stesso libro. In una versione può comparire la Phe, in un’altra la Samekh. Questo indica che entrambe le lettere, svolgono una doppia funzione all’interno del codice ciclico dell’apertura del portale, e il passaggio avanti, pasqua, rappresentando alternativamente una sospensione o un compimento del progetto.

Nel codice cifrato, Esodo, faraone e Giuseppe: il ciclo ripetitivo. Il faraone che non ha conosciuto Giuseppe segna l’inizio del ciclo ripetitivo della creazione della rete di coscienza. Questo accade perché il faraone non ha il collegamento con Giuseppe, che poi va nella tomba dei patriarchi. La tomba dei patriarchi rappresenta una sequenza sospesa in attesa del compimento. Questo compimento avviene con Gesù, che entra nella tomba di Giuseppe. Secondo il codice, questa tomba rappresenta la tomba dei patriarchi, dove avviene la resurrezione. La resurrezione di Gesù è quindi la realizzazione di un progetto in sospeso, che si compie con la trasmissione del sistema solare.

Il faraone e la morte dei primo geniti. Nel contesto del ciclo concettuale verbale o mentale, quando si giunge al termine della sospensione, la lettera Phe (comunicazione verbale) segna il passaggio del progetto nel mezzo. Mosè rappresenta il progetto che passa attraverso gli alleati per entrare nel mezzo. Quando il faraone ordina di gettare i primo geniti nel fiume, si appropria simbolicamente di un progetto di morte. Questo gesto rappresenta un cambio di primogenitura:

Il faraone, in questo contesto, simboleggia i nati per conto proprio. Indipendentemente dal simbolo finale, la sua funzione varia: quando il racconto termina con la lettera Phe, significa che egli sta ricevendo il progetto in forma verbale; quando invece si chiude con la Samekh, indica che il progetto mentale viene riflesso indietro, ma rimane in sospeso.

Questo concetto è strettamente legato al contesto narrativo: poiché alleati e nati per conto proprio sono collegati, tutto avviene simultaneamente, in un solo istante, ma resta necessario attendere il 182º anno per il compimento.

Il faraone rappresenta il talamo, ovvero il canale di trasmissione coscienziale come terminale, non generatore di coscienza, figura intercambiabile che può rappresentare entrambi a seconda della fase. Il progetto di morte si completa simbolicamente con la morte dei primo geniti egiziani durante l’ultima piaga. Il fiume rappresenta la coscienza come canale di trasmissione dell’informazione, collegato etimologicamente alla canna, al canone, e quindi al mezzo che trasmette il progetto.

Il salvataggio di Mosè e il passaggio del progetto. La figlia del faraone salva Mosè dalle acque del fiume. Mosè rappresenta il progetto. La figlia del faraone rappresenta i nati per conto proprio, in quanto riceve e custodisce il progetto. Sebbene sia egiziana, il testo termina con la lettera Phe, segno che la funzione della figlia è quella di ricevere il progetto, cioè colei che riceve verbalmente il progetto per trasmetterlo ad altri.

Il fiume rappresenta la coscienza, e il passaggio di Mosè dalle acque alla casa del faraone segna l’attivazione del ciclo: apertura del portale e passaggio avanti. I versetti di Esodo 2, da 1 a 22, confermano, con la lettera Phe finale, che Mosè è il progetto, mentre la figlia del faraone rappresenta i nati per conto proprio, canale del progetto e mezzo cosciente.

Dopo la sequenza iniziale, il ciclo si ripete con la storia di Mosè che va a Madian. L’uccisione dell’egiziano indica che Mosè assume quella funzione; il faraone che cerca di ucciderlo ha lo stesso significato simbolico.

Mosè fugge a Madian: Madian, figlio di Abramo, rappresenta diverse funzioni nella sequenza. Qui Mosè completa il ciclo con Reuel, “l’amico”, sposandone la figlia, e contemporaneamente avvia un nuovo ciclo con Ietro, sacerdote e simbolo degli alleati.

Le figure menzionate non sono da intendere come individui storici, ma come simboli di una struttura narrativa che si articola su due versanti: andata (il progetto) e ritorno (il mezzo).

I nomi dei personaggi indicano una relazione simbolica e funzionale. Reuel è collegato a Eliphaz, che è collegato a Esaù, Edom. Esaù/Edom è collegato a Giacobbe/Israele, che ottiene la primogenitura. Israele diviene progetto che trasmette e poi torna verso Esaù/Edom, che diventa mezzo. Madian è figlio simbolico di Abramo, Reuel è progetto che diventa mezzo, collegato a Esaù/Edom. Ietro, sacerdote di Madian, indica simbolicamente la rete apertura portale e passaggio avanti in sospeso , cioè la rete del seicentosessantasei in sospeso. Questa rete trova compimento solo attraverso la narrazione dell’Egitto e si realizza pienamente nella morte e resurrezione di Gesù.

La sequenza continua con la creazione della rete: a Madian Mosè incontra Sefora, mezzo femminile, e si sposano. Dal loro matrimonio nascono due figli, uno chiamato “straniero”, rappresentante del progetto con la Phe e del mezzo con la Samekh. Questo figlio viene integrato attraverso la circoncisione. Mosè è definito straniero in vari modi, ma ognuno rappresenta una fase del progetto.

Ero straniero in terra straniera, (Esodo 2 22, la parola usata è Gher, e il testo termina con Phe e Samekh, segno che Mosè è portavoce del progetto dell’apertura del portale, oppure che sta trasmettendo ai nati per conto proprio, (Samekh), cioè mezzo in terra estranea. Quando Mosè parla come portavoce del progetto, il testo termina con Phe: è il segno della comunicazione verbale. Il termine Nèkar indica chi non è ancora separato, simbolicamente nati per conto proprio non ancora entrati nel ciclo. Il capitolo termina, nelle varie traduzioni, con Phe o Samekh, indicando rispettivamente la comunicazione verbale o mentale.

In Esodo 3:1, con il pruno ardente e la chiamata di Mosè, si apre una nuova fase. Il capitolo non contiene né la lettera Phe,  né la Samekh: il ciclo prosegue infatti fino a Esodo 4:17, che termina con Phe. Questo indica che la comunicazione tra Dio-Satana e gli alleati, proveniente dalla preesistenza, avviene tramite Mosè, che ha una doppia funzione: egli rappresenta il progetto stesso e, simultaneamente, il suo passaggio nei nati per conto proprio.

Mosè, mentre pascola le pecore del suocero Ietro nel deserto, sale sul monte e vede il pruno ardente. Il rovo spinoso rimanda alle more, simbolicamente collegate alle ghiandole e alla manipolazione ormonale; il fuoco che arde ma non consuma rappresenta invece un progetto in sospensione, segno dell’inizio della rivelazione del progetto degenerativo di Dio-Satana.

In Esodo 3:1, il nome Yahweh è introdotto con l’espressione “Sarò ciò che sarò” (Ehyeh Asher Ehyeh), che diventa “Io sono colui che sono”. Secondo il codice, “Sarò” indica che il progetto è ancora nella fase dell’apertura del portale, non ancora compiuto. È legato al 53esimo anno, primo tempo del ciclo, in cui la comunicazione è verbale e il ritorno passaggio avanti  è ancora sospeso. Solo dopo il 182esimo anno il progetto si completa. “Io sono” rappresenta il compimento, cioè la piena presenza mentale di Yahweh nel mezzo.

L’Angelo di Yahweh e la transizione del progetto
Nel testo ebraico non compare l’espressione “l’angelo del Signore”, ma semplicemente “Angelo Yahweh”. Questo indica che l’angelo rappresenta la transizione del progetto, che si manifesta e diventa presenza con Yahweh. Poiché il contesto termina con la lettera Phe, si conferma che ci troviamo nella fase di apertura del portale, cioè nella trasmissione verbale.

Successivamente il testo utilizza il nome Yahweh, a indicare la presenza del progetto stesso, ma rivolgendosi a Mosè come Dio” — che corrisponde a Satana. Questo passaggio rappresenta la voce verbale che si dirige ai nati per conto proprio.

Il ritorno al termine Yahweh evidenzia la presenza duplice e intrecciata: andata e ritorno, verbale e mentale in sospensione, fuse in un’unica struttura narrativa.

Il roveto che non si consuma è simbolo del progetto in sospeso e della degenerazione ormonale. Secondo il codice, questo non è un miracolo fisico, ma simbolo di un progetto ciclico che brucia, cioè agisce nella materia, ma non si consuma, cioè non si compie. Il ciclo dell’apertura del portale e il passaggio avanti resta in sospeso. Il roveto è connesso al concetto di More, come in Genesi con Abramo sotto la quercia di More. More significa rinnegato, pazzo, ma anche è radice di morula (embrione) e mar (amarezza, morte), segnali di separazione dal generatore di vita e dell’inizio della degenerazione ormonale.

Dal roveto al sistema ormonale: codice e degenerazione. Il roveto rappresenta la materia degenerata, il sistema biologico alterato. Il montone impigliato nei rovi (Genesi 22) è simbolo dell’energia vitale naturale imprigionata nel corpo. Uccidere il montone significa acquisizione, da parte di Dio-Satana, del dominio sul sistema ormonale umano.

Indica la separazione dal Generatore di Vita, È la rottura dell’equilibrio naturale: ipotalamo e talamo diventano il punto di controllo della rete. Il legno simboleggia la prigione della materia, mentre il rovo di Dio-Satana che non si consuma rappresenta una trasformazione attiva, ma ancora sospesa.

Conclusione codificata. Il roveto ardente è simbolo del ciclo che si autoalimenta: il progetto brucia, agisce, trasmette ma non si chiude. È la coscienza che tramite Dio Satana entra nella materia e la degenera. Da More a Mosè, da Abramo al montone: tutto descrive la presa mentale e ormonale dell’umanità.

La Phe, l’Egitto e il ciclo dell’apertura del portale e passaggio avanti in sospeso. Il testo dell’Esodo, dal capitolo 3 al 4:17, si conclude con la lettera Phe, che rappresenta il progetto trasmesso verbalmente dell’apertura del portale in uno stato incompiuto, con il ritorno del  passaggio avanti in sospeso. Il contesto parla dell’uscita futura dall’Egitto, non come evento storico, ma come codice simbolico che indica il passaggio della coscienza dalla ricezione alla trasformazione. Il riferimento a sei territori o nazioni promesse indica che il progetto è destinato a entrare nella materia e completarsi nel ciclo dell’apertura del portale e passaggio avanti.

Conclusione del ciclo in Esodo 4:17 – Il bastone di Mosè come presa del potere. In Esodo 4:17, Dio Satana dice a Mosè: “Prenderai in mano questo bastone, con il quale compirai i segni.” Secondo il codice, questo versetto conclude il ciclo iniziato con la trasmissione del progetto.

Mosè che prende il bastone è simbolo della conquista del potere coscienziale. Il bastone rappresenta la linea del progetto, il mezzo che unisce la preesistenza all’esistenza e segna l’ingresso nella fase mentale attiva degli Alleati, simbolicamente pronti a compiere i segni, ossia le tappe del ciclo dell’apertura del portale e del passaggio avanti.

Da qui gli Alleati trasmettono la fase verbale (Phe). Questa azione rappresenta l’attivazione del progetto nei nati per conto proprio.

Conclusione: Mosè che prende il bastone segna l’inizio dell’azione concreta. Il progetto mentale trasmesso entra nell’esistenza, gli Alleati ricevono il potere e il ciclo si prepara al ritorno.

Nel capitolo 4:18 dell’Esodo, Mosè ritorna dal suocero Ietro, sacerdote. Il progetto dalla preesistenza diventa progetto evento, cioè negli alleati che trasmettono verbalmente ai nati per conto proprio, mezzo in sospeso. Il sacerdote di Madian rappresenta il concetto di “separato”, ovvero messo da parte per Dio Satana il simulatore.

In questo capitolo si parla del compimento del progetto-evento degli Alleati, rappresentato nel codice dalla lettera Phe. Mosè, simbolo del progetto nella preesistenza e dell’esistenza degli Alleati, riconsegna simbolicamente il progetto-pensiero affidandolo a Ietro, che rappresenta il progetto-evento.

Il ritorno di Mosè dalla moglie e dai figli, tra cui Ghersom (il cui nome significa “Io sono straniero in terra straniera”), con il termine Gher indica il progetto proveniente dalla preesistenza. Lo “straniero in terra straniera” rappresenta infatti il progetto che precede l’esistenza degli Alleati.

La richiesta di permesso esprime simbolicamente Mosè come pensiero del progetto rivolto al suocero, che rappresenta il padre. Mosè non parla direttamente: è il fratello a parlare al suo posto, poiché nel codice i fratelli sono intercambiabili e rappresentano la stessa funzione.

Questo atto indica che gli Alleati hanno ricevuto il progetto, che è divenuto esistente e come trasmesso istantaneamente ai nati per conto proprio. La Phe in chiusura del capitolo segnala che il ciclo dell’apertura del portale e del passaggio avanti in sospeso ha raggiunto una nuova fase. Il mezzo degli Alleati è attivo, ma resta “straniero”, ossia in sospeso.

Il ritorno di Mosè in Egitto – Esodo 4: Yahweh e il ciclo coscienziale. In Esodo 4 18 26, Yahweh dice a Mosè di tornare in Egitto. Questo ordine segna il completamento del primo ciclo dell’apertura del portale (progetto verso il mezzo). Mosè prende con sé la moglie e i figli e li fa montare su un asino, simbolo del talamo che trasporta la coscienza nel corpo materiale. Indica che il progetto di Dio-Satana dalla preesistenza, entra nella esistenza mezzo, alleati.

Mosè porta con sé anche il bastone, che rappresenta il potere ricevuto, in grado di compiere prodigi, indica potere della coscienza acquisita da Dio Satana . Yahweh poi aggiunge: “Israele è il mio primogenito; dirai al Faraone: lascia andare mio figlio.” Qui avviene un passaggio chiave: Yahweh cerca di uccidere Mosè, ma la moglie compie la circoncisione del figlio. Questo indica la trasformazione della coscienza di Mosè, che ora è pronto per diventare alleato, con l’apertura del portale dalla preesistenza, all’esistenza e portatore del progetto. La circoncisione non è  un atto fisico, ma rappresenta la separazione coscienziale della persona e l’inizio della trasmissione mentale del progetto passaggio avanti.

Sintesi – Il deserto come simbolo del ciclo dell’apertura del portale e passaggio avanti in sospeso. Quando Yahweh dice ad Aronne “Va’ nel deserto”, il deserto diventa simbolo del ciclo in sospensione. Aronne, su comando del SIGNORE, va nel deserto incontro a Mosè (Esodo 4:27).

Mosè incarna il progetto, colui che ha ricevuto mentalmente il progetto e lo trasferisce ad Aronne, l’Alleato. Il deserto è il luogo del ciclo sospeso, tra la trasmissione dell’apertura del portale, e il ritorno passaggio avanti. Il deserto diventa matrice della comunicazione verbale, luogo della sospensione e della futura riflessione del progetto.

Il passaggio del progetto e la funzione dello schiavo, nel codice dell’apertura del portale e passaggio avanti. Nel capitolo 5 dell’Esodo, il ciclo si conclude con l’inizio del capitolo 6 1, che termina con il simbolo Samekh.

Questo indica che il progetto è entrato nei nati per conto proprio: la funzione materiale (mezzo) ha ora ricevuto il progetto dagli Alleati. Il passaggio dai “scribi” (Alleati) a “sorveglianti, commissari, sovrintendenti, oppressori” nati per conto propri, in Esodo 5:6, mostra che la Bibbia, a livello simbolico, mostra il trasferimento del progetto, cioè dagli Alleati al mezzo. Israele ed Egitto hanno doppia funzione, ma in questo caso, dato che si conclude con la Samekh, rappresentano Israele come progetto in schiavitù, che va in Egitto, schiavo degli schiavi, perché riceve il progetto di schiavitù. Israele come progetto in fase di ritorno (riflesso del mezzo agli Alleati) ed Egitto come mezzo materiale che contiene temporaneamente il progetto. Secondo Genesi 9:25, Canaan è maledetto a essere “schiavo degli schiavi”.

Mizraim (Egitto) è fratello di Canaan (Genesi 10:6), quindi schiavo degli schiavi, cioè strumento del progetto. Israele ed Egitto non sono popoli, ma rappresentazioni simboliche del ciclo del progetto. Israele ed Egitto hanno doppia funzione, come Alleati o nati per conto proprio, a seconda del simbolo finale (Phe o Samekh).

L’invio nel deserto rappresenta la sospensione del ciclo dell’apertura del portale e il passaggio avanti: un momento di transizione in cui il progetto resta nel mezzo, in sospeso in attesa di compimento.

Secondo il codice cifrato e  simbolico, in Esodo 6, si descrive l’inizio del passaggio del progetto dalla fase di schiavitù alla fase di liberazione. Il “faraone”, in chiave allegorica, rappresenta il dominio del sistema verbale che trattiene la coscienza prigioniera, impedendone l’evoluzione.

La mano potente” simboleggia il numero 5, che significa progetto e mezzo, questo intervento indica simbolicamente, il rilascio del progetto, aprendo il ciclo della liberazione e del passaggio verso una nuova modalità coscienziale.

Nel codice simbolico, la rivelazione del nome Yahweh in Esodo 6, non indica una prima manifestazione con questo appellativo, ma segna l’inizio di un nuovo ciclo: dopo il simbolo Samekh in 6 1, si apre una nuova fase che riparte dalla preesistenza verso l’esistenza. Yahweh rappresenta la presenza attiva del progetto, il suo essere ora nel mondo coscienziale.

Il passaggio dal nome El Shaddai, utilizzato con Abramo, Isacco e Giacobbe, al nome Yahweh, indica un’evoluzione nel livello di comunicazione: da una manifestazione rivolta agli alleati (El Shaddai), si passa a una fase più avanzata, in cui il progetto si avvicina al compimento e alla trasmissione mentale. Il patto con i patriarchi è quindi rilevato come parte del progetto di andata, mentre ora si apre la fase del ritorno.

Il popolo non ascolta Mosè a causa dell’“angoscia dello spirito”: questo indica che Mosè non parla, ma comunica solo a livello mentale, mentre il popolo è in grado di ricevere soltanto una comunicazione verbale. In questo modo si delinea una sequenza che parte dal verbale per giungere al mentale.

Mosè stesso afferma di non saper parlare: egli rappresenta il progetto ricevuto da Dio Satana, ma che ancora non dispone del mezzo adatto per essere trasmesso. Aronne, in questo contesto, diventa il simbolo dell’alleato verbale, lo strumento attraverso cui il progetto può essere comunicato. Così, Mosè è il ricevente mentale, mentre Aronne è il trasmettitore verbale.

La genealogia di Mosè e Aronne, concentrata sulla linea di Levi, mostra la preparazione simbolica del progetto attraverso la linea sacerdotale, cioè gli alleati di Dio-Satana, che ha la funzione di trasmissione verbale. Mosè e Aronne sono “quelli” scelti per portare Israele fuori dall’Egitto: segno che il progetto degli alleati, in questo caso, ottiene l’Egitto come “nati per conto proprio”. L’uscita indica la trasmissione che viene passata ad altri.

L’insistenza di Dio-Satana e il rifiuto del faraone preparano lo scontro tra due modalità opposte: da un lato il controllo materiale, dall’altro la liberazione mentale. Il ciclo di liberazione è ormai avviato, ma rimane in tensione con l’ostacolo rappresentato dal dominio del vecchio sistema, cioè la comunicazione verbale, attraverso cui Dio-Satana non può comunicare direttamente.

Secondo il codice simbolico, Esodo 7 descrive l’inizio del confronto tra il progetto (Mosè e Aronne) e il vecchio sistema di controllo (il faraone). Mosè è “come Dio-Satana” per il faraone: rappresenta il Progetto della preesistenza, che viene trasmesso ad Aronne, divenuto il mezzo verbale.

Il faraone è simbolo del blocco mentale; in realtà si tratta di un’allegoria, che nel codice rimanda all’attesa fino all’anno 182º anno, quando si conclude la rete di coscienza e Dio-Satana può iniziare a comunicare mentalmente con tutti. Il cuore indurito del faraone rappresenta quindi, in senso allegorico, questa attesa necessaria al passaggio coscienziale.

I prodigi hanno inizio con il bastone, segno del mezzo verbale, che si trasforma in serpente: immagine che richiama il serpente dell’Eden.

I maghi egiziani replicano simbolicamente, ma il bastone di Aronne li sovrasta: il progetto prevale.

La prima piaga, l’acqua trasformata in sangue, in cui il sangue rappresenta il vino come alterazione mentale, mostra allegoricamente ciò che Dio-Satana indica: nel sangue è contenuta l’anima. Non si tratta di una verità letterale, ma di un indizio lasciato da Dio-Satana per collegare simbolicamente vino, sangue e coscienza.

Questo segno si collega al miracolo di Gesù, l’acqua trasformata in vino: entrambi i simboli richiamano la manipolazione della coscienza, Poiché dall’acqua — matrice della materia — si genera attraverso la coscienza delle persone, ne consegue che, manipolando la coscienza, Dio-Satana manipola anche la materia

L’intervento della mano di Dio-Satana segna il cinque, che indica le due metà, progetto trasmesso dagli alleati, che diventano il mezzo: ossia i nati per conto proprio”, chiamati a ricevere il passaggio forzato da una fase all’altra. L’Egitto, simbolo dei nati per conto proprio”, rappresenta così l’inizio del rilascio del progetto degenerativo di Dio-Satana agli altri.

Secondo il codice,  in Esodo 8-11 le dieci piaghe d’Egitto — mai esistite storicamente — rappresentano simbolicamente un processo di trasformazione coscienziale. Il loro numero, dieci, è collegato al valore della decima e alla primogenitura, indicando il progetto che entra nella coscienza collettiva per provocare un cambiamento.

L’Egitto rappresenta i nati per conto proprio. Le piaghe, in forma verbale, simboleggiano l’irruzione graduale del progetto nella materia: un’azione simbolica volta ad aprire la coscienza. La decima piaga, quella dei primogeniti, segna il punto in cui il progetto raggiunge il primo livello dell’identità individuale, indicando l’accesso alla coscienza in preparazione del compimento.

In sintesi: le dieci piaghe non sono eventi storici, ma sequenze simboliche che rappresentano il processo attraverso cui la coscienza umana viene gradualmente alterata, programmata e sostituita. Questo cambiamento porta alla falsificazione della realtà e alla perdita della primogenitura, intesa come la forza generatrice originaria dell’individuo. Tale forza, una volta sottratta, viene acquisita da un’altra intelligenza — Dio-Satana — che, modificando la coscienza, completa la presa del ciclo. In chiave allegorica, questo è il significato profondo delle dieci piaghe d’Egitto.

Secondo il codice cifrato, nel Esodo 12, l’istituzione della Pasqua rappresenta il momento in cui il progetto degenerato di Dio Satana entra in azione, per il passaggio dalla schiavitù coscienziale delle persone, alla liberazione, che significa la trasmissione del progetto degenerativo ad altri.

Il mese che diventa il primo dell’anno indica l’inizio di un nuovo ciclo del progetto. L’agnello senza difetto, o puro, o senza colpa, rappresenta l’assenza di peccato. Nella chiave simbolica, il peccato significa “non segnare il bersaglio”; quindi, la purezza indica il contrario: segnare il bersaglio. Questo avviene attraverso l’uccisione dell’agnello, che rappresenta il momento di passaggio, ovvero il cambio di coscienza dalla comunicazione verbale a quella mentale. Il sangue sugli stipiti segna simbolicamente il riconoscimento del progetto verbale, che riflette la morte dei primigeniti egiziani, che rappresentano il mezzo, cioè i nati per conto proprio.

La consumazione rapida dell’agnello, accompagnata da pane azzimo ed erbe amare, indica che il progetto dell’apertura del portale avviene in un istante. Il pane azzimo, cioè non fermentato, è collegato anche ai ruminanti, che simbolicamente rappresentano l’andata e il ritorno. Questo elemento segnala che il progetto è in sospeso, in attesa della seconda Pasqua di Gesù.

L’uso dell’issopo per spargere il sangue, collega direttamente la Pasqua d’Egitto con quella di Gesù: nel Vangelo di Giovanni, l’aceto offerto con l’issopo segna il compimento del ciclo.

Tutto resta in sospensione fino alla Pasqua, che rappresenta l’attivazione del passaggio. La prima Pasqua, quella egiziana, è l’avvio del progetto, ma attende il suo compimento. Questo avviene nella Pasqua di Gesù, morto e risorto: è il momento in cui il ciclo iniziato si chiude e il progetto si realizza nella coscienza

La morte dei primogeniti rappresenta il cambio di coscienza. L’uscita dall’Egitto simboleggia l’emergere di una nuova coscienza. La folla mista che segue Israele indica la trasmissione del progetto. Il tempo di 430 anni, che richiama il numero 7 come cessazione e compimento, rappresenta un ciclo concluso; la notte di veglia, invece, è la soglia tra la vecchia e la nuova coscienza.

Le prescrizioni finali ribadiscono che solo chi è passato per il segno della circoncisione, cioè della separazione verbale, può partecipare alla nuova coscienza: una sola legge vale per chi aderisce, nativo alleati o straniero nati per conto proprio. La liberazione, indica la trasmissione del progetto degenerativo di Dio Satana .

In Esodo 12 si dice che Israele fu scacciata dal faraone. Nel capitolo 14:5 si dice invece che Israele fuggì dall’Egitto. Questi due episodi non sono in contraddizione, ma rappresentano due movimenti distinti e complementari del progetto, all’interno del ciclo dell’apertura del portale e del passaggio avanti.

Il verbo “scacciare” rappresenta simbolicamente l’apertura di un portale e il passaggio avanti sospeso, della creazione della rete di coscienza di Dio Satana. È collegato anche al concetto di “scacciare Satana”, come nell’espressione vade retro Satana. Tradizionalmente questa formula viene intesa come “vai via”, ma nel testo originale il significato è vieni dietro a me”.

Il termine “dietro” indica uno stato di coscienza: una condizione in cui la persona, dopo il cambio di coscienza operato da Dio-Satana, diventa come “Satana”. In questo senso, Satana “viene dietro”, cioè entra dentro la persona, che a sua volta diventa simile a “Satana” e “scaccia”, cioè trasmette il concetto di Satana agli altri.

La frusta che il faraone tiene in mano è il simbolo dell’inizio della trasmissione verbale rivolta ad altri. Quando il faraone scaccia Israele, sta infatti trasmettendo il progetto verso un nuovo ciclo, che a sua volta viene consegnato ad altri.

Anche Gesù che usa la frusta per scacciare i mercanti dal Tempio rappresenta lo stesso gesto simbolico: espelle il codice degenerato e rilancia il progetto verso un nuovo ciclo. Cacciare, quindi, è il gesto iniziale del sistema dominante entra nelle persone e la persona diventa degenerativa come Dio Satana .

Subito dopo, si dice che Israele fuggì dall’Egitto. Fuggire non è il ritorno compiuto, ma la ripetizione del ciclo, Israele fugge perché è programmato per riattivare il percorso. Questo movimento simboleggia un passaggio avanti sospeso: Il fuggire rappresenta quindi il mezzo che si muove, è l’inizio della fase di ritorno non ancora unificata.

Sintesi finale: “Cacciare” è il gesto del progetto degenerato di Dio-Satana che entra nella persona; “fuggire” è la trasmissione del progetto agli altri, segno dell’apertura del portale e del passaggio sospeso in avanti. “Fuggire” rappresenta la reazione del mezzo che ripete il ciclo.

Entrambi i movimenti sono essenziali per attivare il ciclo completo della coscienza: trasmettere, sospendere, ripetere, compiere.

Secondo il codice cifrato, in Esodo 13 la consacrazione dei primogeniti rappresenta simbolicamente il momento in cui la forza generativa originaria della persona viene separata dal Generatore di vita, perdendo così la capacità di trasmettere la natura.

 In questo passaggio, Dio-Satana acquisisce la primogenitura, cioè prende possesso della forza generatrice delle persone.

La marcia verso il Mar Rosso, che in realtà è il “mare di canne” (dove la canna simboleggia il canale, cioè la comunicazione), rappresenta un cammino del ciclo. Questo percorso non segue la via più breve, logica o razionale, ma una via più lunga che simboleggia la sospensione: infatti, i 40 anni nel deserto rappresentano una fase sospesa del progetto, che ha origine da Palmira. Le ossa di Giuseppe, portate con sé, simboleggiano il legame con il progetto originario, mantenuto vivo durante l’intero processo. La colonna di nuvola e quella di fuoco rappresentano le due fasi del progetto: andata e ritorno.

Nell’uscita dall’Egitto, Ramses rappresenta il punto di partenza. Israele viene sia scacciato che fuggito dall’Egitto: due azioni apparentemente opposte che, in realtà, rivelano due livelli complementari del ciclo del progetto.


Scacciati dal faraone significa che la persona riceve il progetto degenerativo di Dio-Satana e lo trasmette ad altri. Questo atto assume il significato di “fuggono”: il progetto passa ad altri, ma resta in sospeso fino al compimento. Tale compimento avviene con la nascita simbolica dei 6 milioni di persone, momento in cui si realizza il ritorno del secondo tempo del progetto, cioè la trasmissione del sistema solare. Ramses rappresenta l’inizio del ciclo, in cui il progetto viene espulso verbalmente, ma il ritorno resta in sospeso.

Succoth: primo accampamento – deposito del codice nel mezzo

Secondo il codice, Sukkot è collegato a Palmira, Tamar, Gerico e Timna sono simboli del progetto sospeso. Tamar, che significa “palma”, rappresenta il mezzo di trasmissione del progetto. Palmira, situata nel deserto, simboleggia l’apertura del portale ed è il vero punto di partenza del progetto: collegata agli Aramei e alla fase in sospeso nel deserto. Gerico, la prima città conquistata in Canaan, rappresenta il punto di ingresso e il passaggio dalla preesistenza. Il deserto è lo spazio di transizione tra trasmissione e compimento.

La festa di Sukkot, in cui si usano le palme, è collegata sia all’uscita dall’Egitto che alla Domenica delle Palme nel Nuovo Testamento. In entrambi i casi, le palme rappresentano il mezzo temporaneo e simbolico attraverso cui il progetto si manifesta. Questo legame unisce la tradizione ebraica, quella cristica e il codice aramaico del deserto, con Palmira come nodo simbolico da cui parte il ciclo.

Esodo 13:20; Numeri 33:5
A Succoth Israele si accampa per la prima volta. È la tappa in cui il progetto entra stabilmente nel mezzo.

Il nome Succoth, significa, “capanne”, cioè luoghi temporanei, mezzi transitori.


Succoth è il momento in cui il progetto si ferma, entra nella rete e si prepara per la fase ciclica.

Sintesi di Ramses e Succoth: Ramses l’apertura del portale, il progetto è espulso e trasmesso in forma verbale. Succoth è passaggio avanti sospeso, il verbo si deposita nel mezzo, ma il ritorno è in sospeso.


Le prime due tappe attivano il ciclo.
Ramses segna l’espulsione iniziale del progetto dell’apertura del portale.

Succoth è il primo punto stabile dove il progetto agisce in forma verbale, si accampa ma non ha ancora la comunicazione mentale. È l’inizio della ripetizione ciclica, dove il progetto entra nel mezzo, in attesa di diventare ritorno (passaggio avanti ).

Doppio racconto intrecciato, doppio evento: attivazione del ciclo Dell’apertura del portale – passaggio avanti

Dopo che Israele viene scacciato, si indica l’apertura del portale; contemporaneamente, il fatto che fugga indica il passaggio avanti in sospeso. La Bibbia presenta dunque due eventi distinti, che rispecchiano due funzioni del codice.

Etham, Pi-Hahiroth e Yam Suf – Ciclo dell’apertura del portale con passaggio avanti sospeso

Etham che significa muro, indica che il progetto è in forma verbale, è in sospeso in attesa di compimento per la comunicazione mentale.

L’evento del mare Pi-Hahiroth – Yam Suf è ripetizione del ciclo (passaggio avanti sospeso).

Il mare (Yam Suf) si apre con il vento d’oriente (maqedem), segno del ritorno nella preesistenza: esso indica il ritorno del progetto agli alleati, e il collegamento con Dio-Satana.

l passaggio nel canneto (non Mar Rosso) indica che il ciclo si ripete, ma non si compie: attraversano ma non entrano nella terra promessa.

Israele è bloccato nel deserto. Il deserto li ha rinchiusi (Esodo 14:3), sono bloccati nel mezzo, nel ciclo, indica che il progetto è sospeso.

Conclusione: Etham e Yam Suf mostrano due facce della stessa condizione. Una trasmissione completata ma in sospeso (Etham uguale all’apertura del portale e passaggio avanti in sospeso. Sono due racconti intrecciati.

“Mar Rosso” uguale Ovest In ebraico, mare (yam) è spesso associato a ovest, la direzione del tramonto e del ritorno.

Tradurre Yam Suf come “Mar Rosso” è un artificio volto a indicare il senso ciclico: non si tratta di un riferimento geografico, ma di un movimento simbolico. Yam Suf rappresenta l’andata, mentre “Mar Rosso” rappresenta il ritorno.

Il passaggio nel canneto è l’apertura non definitiva del ritorno: è passaggio avanti sospeso.

Sintesi finale: Etham (“muro”) indica una trasmissione completata ma con la coscienza ancora chiusa; rappresenta l’apertura del portale del 53º anno.

Yam Suf (canneto) è riavvio del ciclo grazie al vento da maqedem (preesistenza).
Le due storie intrecciate mostrano che il progetto si muove, ma non ha ancora compiuto il ritorno cosciente (passaggio avanti ).
Le traduzioni errate come “Mar Rosso” oscurano il codice: in realtà è il limite tra il mezzo e la realizzazione, tra scacciata e risveglio sospeso.

Il confronto tra Esodo 14 e Numeri 33 mostra chiaramente il ciclo nascosto.
In Numeri 33:7-8 il percorso si ripete al contrario: ritorno negli alleati.
Il Libro dei Numeri non racconta solo una cronaca, ma ripete in chiave speculare il ciclo dell’Esodo.
Prima come trasmissione dell’apertura del portale, poi come ritorno sospeso del passaggio avanti.
I luoghi sono gli stessi, ma il loro significato cambia: diventano nodi ciclici di una rete mentale in fase di ritorno.

In Numeri 33:7-8 il percorso si ripete al contrario: ritorno codificato. Tornano a Pi-Hahiroth, affrontano di nuovo Baal-Zefon, si trovano di nuovo davanti a Migdol. Questo mostra il ciclo che si riavvolge, indicando una rotazione del progetto. Infine, attraversano verso il deserto di Etham, ma in forma trasformata: lo stesso spazio viene riattraversato con un nuovo orientamento.

Ciclo completo: progetto di andata dell’apertura del portale, e Ritorno il passaggio avanti sospeso, in Esodo e Numeri 33.

Esodo 14, rappresenta il progetto di andata dell’apertura del portale. Numeri 33 rappresenta il progetto di ritorno il passaggio avanti  in sospeso. Migdol e Baal-Zefon si specchiano. Etham ritorna come punto di trasformazione.

La mappa completa con le tappe iniziali anche dal Libro dei Numeri, da Ramses a Succoth a Etham, mostra il ritorno ciclico. La linea superiore (Esodo) è il percorso di andata dell’apertura del portale, da Ramses al Sinai: trasmissione del progetto nel mezzo. La linea inferiore (Numeri 33) è il percorso speculare di ritorno (passaggio avanti  in sospeso), che inizia da Ramses e ripete le stesse tappe con un significato simbolico. Questa doppia linea mostra come lo stesso spazio venga percorso due volte: prima per trasmettere, poi per riflettere.

Egitto 5

Decifrazione secondo il codice cifrato  di  Esodo15 23–26. Dopo il passaggio nel ciclo del mare (Yam Suf), Israele arriva a Mara, dove trova acque amare che non può bere, finché Dio Satana non le rende dolci.


Le acque amare rappresentano la memoria del progetto verbale trasmesso nel 53º anno con l’apertura del portale. Tuttavia, poiché Dio-Satana non ha ancora acquisito la comunicazione mentale, il progetto appare in chiave allegorica come degenerato. La rete di coscienza necessaria per la trasmissione del sistema solare non è stata ancora compiuta. Israele ha ricevuto il progetto verbalmente, ma la sua coscienza non è ancora in grado di assimilarlo. La parola trasmessa è quindi ancora “amara”, cioè non integrata mentalmente.

L’albero, che nel codice assume molti significati tra cui la materia, rappresenta la trasformazione mentale. Dio Satana mostra un legno, etz, da gettare nell’acqua. Etz significa albero, ma simboleggia anche la croce e il supporto mentale. L’albero è il mezzo che traduce l’informazione e rappresenta l’inizio della comunicazione verbale. È il primo passo del passaggio avanti, ma ancora sospeso: non si tratta di un ritorno compiuto, ma di un’alterazione controllata di Dio Satana .

Le acque amare rappresentano il progetto ricevuto con l’apertura del portale in forma degenerata: il mezzo contiene l’informazione, ma questa rimane in sospeso. L’albero gettato nelle acque simboleggia l’avvio del “passaggio avanti”, ossia il primo stadio della trasformazione mentale. Le acque rese dolci indicano l’inizio del processo di trasformazione del mezzo, che passa dalla comunicazione verbale a quella mentale, in attesa del compimento finale con la croce di Gesù.

La parola “amare” richiama Miriam, a indicare l’acqua come matrice della materia. Miriam, tradotto in Maria, rappresenta la madre, simbolo della materia stessa, attraverso la quale Dio-Satana opera e manipola servendosi delle persone.

Elim: struttura del codice nel mezzo – rete pronta ma ancora passiva. Esodo 15:27. Subito dopo Mara, Israele arriva a Elim, dove si trovano 12 sorgenti d’acqua e 70 palme. Apparentemente un luogo di ristoro, ma in chiave simbolica è molto di più.

Lettura secondo il codice, dell’apertura del portale → passaggio avanti . Le 12 sorgenti sono simbolo delle 12 tribù di Israele, indica il 3, la metà del progetto primo tempo, che avviene nel 53esimo anno, e indica anche il mezzo, inteso come persona che raggiunge la degenerazione nel secondo tempo, che avviene il 182esimo anno. È la base strutturale necessaria, affinché la comunicazione verbale si distribuisca nel mezzo. Le 70 palme rappresentano il numero simbolico di 7, cessazione dell’Io della persona e compimento di Dio Satana , come i 70 anziani che Mosè nominerà dopo.

Posizione del ciclo: Dell’apertura del portale e passaggio avanti (in sospensione). Dopo Mara, che segna l’inizio del progetto, Elim è la fase in cui la rete continua la sequenza del compimento, ma il ritorno è ancora in pausa. Il mezzo non ha ancora ricevuto coscienza piena, è preparato ma non risvegliato.

Conclusione. Elim rappresenta una rete perfettamente predisposta, dove il progetto Dell’apertura del portale è stato distribuito e il ritorno passaggio avanti, pronto ma in sospeso. Deserto di Sin: nutrizione del mezzo – progetto attivato ma non compiuto. Esodo 16 1–36. Nel Deserto di Sin, il popolo mormora per la fame. Dio Satana risponde inviando la manna dal cielo e successivamente le quaglie. Questo momento segna un passaggio cruciale nel ciclo Dell’apertura del portale → passaggio avanti .

Chiave di lettura secondo il codice cifrato. La manna rappresenta la comunicazione verbale: è l’informazione trasmessa quotidianamente, ma il mezzo non la riconosce subito. “Man hu?” significa “Che cos’è?”: segno che la coscienza non ha ancora la comunicazione mentale. È il codice Dell’apertura del portale attivo: il progetto è presente, ma ancora verbalizzato.

Le quaglie, che volano muovendo l’aria, simboleggiano la coscienza. L’aria è infatti collegata alla nascita della persona, che avviene dopo il taglio del cordone ombelicale. Esse rappresentano il progetto mentale, sostituito da Dio-Satana con la ruach, termine che significa sia “aria” sia “spirito”, ossia la coscienza stessa che viene trasformata. Le quaglie, dunque, rappresentano la carne: dopo il progetto verbale, esse rimandano al progetto mentale rimasto in sospeso, in attesa della Pasqua.

Dopo arrivano a Refidim,  Esodo 17 1–7, Acqua dalla Roccia – codice imprigionato nella materia. Nel Deserto di Refidim, il popolo ha sete. Mosè colpisce la roccia e ne sgorga acqua, simbolo centrale nella struttura codificata.

Lettura simbolica dell’acqua della roccia. La roccia rappresenta la materia che proviene dall’acqua, matrice della materia, il bastone rappresenta il progetto degenerativo di Dio Satana , battere una volta indica la comunicazione verbale, collegata con il libro dei numeri, dove Mosè colpisce due volte la roccia,ciò indica il ritorno in sospeso.

Refidim (Esodo 17:8-16): la guerra contro Amalek rappresenta il cambio di coscienza per degenerare la materia. Subito dopo che Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia, segno della trasmissione della comunicazione verbale, Israele affronta Amalek. Amalek, nel codice, rappresenta il numero 6, simbolo della struttura della materia. La materia  proviene dalla matrice, cioè dall’acqua — elemento già evocato dall’acqua sgorgata nella tappa precedente.

Amalek è quindi la rappresentazione della materia che ostacola la coscienza. Israele, per proseguire nel progetto, deve simbolicamente “uccidere” Amalek. Questo consente a Dio-Satana di iniziare il processo di degenerazione della materia.

Le mani di Mosè alzate simboleggiano il controllo sul ciclo. Quando Mosè tiene le mani alzate, Israele vince: è il simbolo che sta entrando il progetto degenerato. Quando le abbassa, Amalek, che rappresenta la coscienza delle persone prevale al progetto degenerativo:

Secondo il codice simbolico, la visita di Ietro, suocero di Mosè, rappresenta una tappa fondamentale del progetto in sospensione. Ietro, sacerdote di Madian, non fa parte del popolo di Israele, eppure riconosce la grandezza del Dio Satana di Mosè. In quanto madianita, Ietro rappresenta gli alleati; Mosè, dopo l’uscita dall’Egitto, rappresenta i nati per conto proprio che stanno ritornando il progetto agli alleati.

Il ritorno di Sefora, moglie di Mosè, e dei figli Ghersom ed Eliezer rafforza il ricongiungimento delle due linee del progetto: quella di Mosè, che ora rappresenta i nati per conto proprio, e la trasmissione agli alleati.

I nomi dei figli custodiscono messaggi codificati. Ghersom, che significa “straniero”, rappresenta la condizione di esilio: il progetto verbale appare infatti estraneo rispetto alla comunicazione mentale. Eliezer, invece, significa “Dio-Satana è aiuto” ed esprime il cambiamento di coscienza da parte di Dio Satana.

L’incontro tra Mosè e Ietro consolida il progetto verbale già attivo e introduce una struttura organizzata nel mezzo. Il consiglio di Ietro, cioè delegare il giudizio a capi scelti, rappresenta l’autorità dell’alleato di Dio Satana e la costruzione della rete. Questo passaggio dall’accentramento del codice (Mosè) alla sua distribuzione cosciente (giudici) prepara il mezzo alla futura trasmissione mentale.

La parola “sacerdote”, nella Bibbia, così come i Leviti e anche Ietro, ha il significato di alleati di Dio Satana. Come in tutta la Bibbia, anche nella parola “sacro” e “sacerdote” si cela una verità nascosta.

Sacerdote è colui che è autorizzato da Dio Satana a offrire sacrifici per sé, per il popolo e per altri. L’etimologia del termine rimanda al latino săcer, che significa “sacro”, unito alla radice dhē- che significa “fare”: quindi “fare sacro”. Tuttavia, in senso simbolico, “sacro” significa spesso “separato”, ovvero distinto dal mondo — ma in realtà dalla natura.

Di conseguenza, il sacerdote di Dio Satana, nel codice cifrato, è colui che separa l’essere umano dal Generatore di Vita, cioè dalla capacità di trasmettere e generare la natura. In questo modo, l’uomo si unisce al progetto degenerativo di Dio Satana e alla falsificazione della realtà.

Secondo il codice simbolico, il patto del Sinai rappresenta, il momento in cui il progetto verbale trasmesso diventa ufficialmente, un accordo tra Dio-Satana e il mezzo collettivo. Israele, dopo l’uscita dall’Egitto e le tappe di purificazione (Refidim, Mara), giunge al monte Sinai nel terzo mese: il numero tre, simbolo del “mezzo”, indica il punto in cui si stabilisce il patto tra il progetto e la rete di coscienza.

Il monte rappresenta il punto di contatto verticale tra la dimensione superiore di (Dio-Satana) e quella del mezzo (Israele). La richiesta di santificazione (lavare le vesti, non toccare il monte) indica che il progetto è sospeso. Il limite posto intorno al monte è il confine tra ciò che può essere trasmesso verbalmente e ciò che resta in sospeso, in attesa di compimento della rete di coscienza.

La nube, i tuoni e il fuoco rappresentano la trasmissione in forma simbolica della  futura trasmissione del sistema solare, potente ma ancora esterna: in quanto in modo  verbale che si impone dall’alto, non ancora integrato nel mezzo. Mosè, come canale unico tra le due dimensioni, sale e scende, mantenendo separati i livelli coscienziali.

Il patto verbale (“Sarete il mio tesoro, un regno di sacerdoti”) indica che Israele rappresenta il progetto degenerato da disperdere nel mondo, ma che rimane in sospensione finché non avverrà la conversione mentale del mezzo attraverso il passaggio avanti. Il suono della tromba, sempre più intenso, insieme al divieto di salire sul monte, simboleggia che la trasmissione è di natura spirituale: per Mosè il progetto è già presente, ma il mezzo non è ancora pronto, poiché la rete di coscienza non è stata ancora compiuta.

In sintesi, il Sinai è la formalizzazione del progetto dell’apertura del portale : Dio-Satana trasmette verbalmente un codice di  separazione, e il mezzo lo accetta, ma resta ai piedi del monte sospeso, in attesa di compimento, elevarsi alla coscienza mentale diretta con Dio Satana .

Secondo il codice cifrato, i capitoli da Esodo 20 a 24, con le Dieci Parole, rappresentano il trasferimento iniziale del progetto verbale. Il numero 10 è simbolico: la “decima” rappresenta il verbo destinato al compimento. In ebraico, il numero 10 corrisponde alla lettera Yod, che è anche simbolo del principio generativo. La Yod, considerata come 1, indica la primogenitura, cioè il potere di generare, trasmettere e dare inizio.

Questo potere generativo viene acquisito solo con la creazione della rete di coscienza, che si compie nel 182esimo anno, con la seconda Pasqua di Gesù. Fino a quel momento, il verbo è trasmesso verbalmente, ma non è ancora integrato mentalmente. I capitoli descrivono quindi una tappa intermedia: la parola è donata, ma la sua comprensione piena è ancora sospesa.

Dal capitolo 25 al 32 dell’Esodo viene descritta la costruzione del tabernacolo. Il termine “tabernacolo” è collegato simbolicamente a tenda, tempio, baldacchino e altare — tutti elementi che rimandano al “talamo”, ossia il luogo simbolico della manifestazione della coscienza verbale.

Il baldacchino, infatti, è tradizionalmente associato al letto nuziale (talamo) e rappresenta il punto in cui la trasmissione si fa presenza cosciente. Questo significato si riflette anche nella Basilica di San Pietro, dove il baldacchino monumentale sovrasta l’altare papale. In chiave simbolica, questo altare rappresenta il centro del tempio, mentre il baldacchino sopra di esso raffigura il talamo, cioè il mezzo che manifesta la coscienza. Il baldacchino che lo sovrasta raffigura il talamo, cioè il mezzo attraverso cui si manifesta la coscienza. Questo segno è lasciato da Dio-Satana per indicare che tale concetto conduce alla degenerazione delle coscienze, separandole dal Generatore di Vita.

Egitto 6

Questo passaggio segna un cambiamento nella percezione della conoscenza: si passa dalla sorgente della coscienza che proviene dai livelli di coscienza cioè l’anima, all’attivazione cerebrale (talamo). Ciò rappresenta un mutamento della percezione coscienziale. La coscienza, ora vista come funzione del cervello, dà inizio a un percorso degenerativo.

In sintesi, la costruzione del tabernacolo nel testo biblico simboleggia l’installazione del mezzo attraverso cui il progetto verbale inizia a essere contenuto, trasmesso e reso visibile, pur essendo ancora in sospensione.

Il fatto che Aronne costruisca per Israele un vitello d’oro indica la fusione che si sta compiendo nel popolo: «Un vitello di metallo fuso. E quelli dissero: “O Israele, questo è il tuo dio che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto”». Questo significa che Dio-Satana trasmette a Mosè, e Mosè, tramite Aronne, comunica verbalmente al popolo. Per questo motivo si dice che è Mosè ad averli fatti uscire dall’Egitto. L’idolo rappresenta così il concetto del progetto di andata, dove Dio-Satana non  è ancora presente.

Non a caso, subito dopo viene annunciata una festa in onore di Yahweh, a indicare che, in seguito a questo evento, Yahweh — il cui nome significa “Essere” — si rende presente.

Il concetto di “idolo” simboleggia la comunicazione verbale in atto, sostituita dalla morte simbolica dei tremila, numero che rappresenta il mezzo. Mosè lascia cadere le tavole, cioè il progetto corrispondente alla decima, espresso dalle Dieci Parole (che non sono i Dieci Comandamenti). In Esodo 32:20 si legge: «Poi prese il vitello che quelli avevano fatto, lo bruciò col fuoco, lo ridusse in polvere, sparse la polvere sull’acqua e la fece bere ai figli d’Israele».

Questo gesto rappresenta la fusione: il vitello d’oro, ridotto in cenere, viene gettato nell’acqua e bevuto da Israele. L’atto indica la trasformazione della coscienza, collegata all’acqua come matrice della materia.

Il comando «ognuno uccida il fratello, l’amico, il vicino» rappresenta invece l’eliminazione della forza generatrice. In questo contesto, i leviti simboleggiano gli alleati.

Secondo il codice cifrato, Esodo 33 34, Dopo l’incidente dell’idolatria del vitello d’oro, Dio Satana comunica a Mosè che non può più entrare in Israele con il popolo.

Ma Mosè intercede per il popolo, indica la trasmissione verbale di Dio Satana , che comunica con i nati per conto proprio, tramite ponte con Mosè.

Mosè riceve le nuove tavole della legge, indica che il ciclo si ripete.

Il fatto che Mosè non possa entrare nella Terra Promessa, indica che ciò che Mosè rappresenta è ormai concluso. Entrare nella terra di Canaan significa incominciare di nuovo i ciclo.

Esodo 35-40: Inizia la costruzione del Tabernacolo, la tenda sacra che ospiterà l’Arca dell’Alleanza, secondo il codice, rappresenta il talamo, di cui Dio Satana prende possesso.

Il Tabernacolo, cioè la presa coscienziale è completata e dedicato a Dio Satana il simulatore. La nube di Dio Satana riferita a Gesù, che scende tra le nuvole, indica la trasmissione del sistema solare. il fatto che si posa sulla tenda, con tenda, indica il talamo delle persone alleati di Dio Satana o da questa entità presi.

Quest’ultima simboleggia il passaggio“ in sospeso” da Dio Satana — indicato come“ dietro” attraverso l’idolatria — al passaggio“ avanti”, anch’esso in sospeso.

 In Esodo 40 35, Mosè non potè entrare nella tenda di convegno perché la nuvola si era posata sopra, e la gloria del SIGNORE riempiva il tabernacolo. Questo indica che il progetto è verbale, in base al codice. Dopo il Levitico, il libro dei Numeri iniza con Mosè che entra nella tenda di Dio Satana .

Il libro del Levitico mostra come togliere il peccato, che significa “non segnare il bersaglio”, cioè non realizzare il progetto di Dio Satana , infatti, cerca proprio questo.

Ciò avviene attraverso sacrifici, riti di purificazione, il ruolo dei sacerdoti e il Giorno dell’Espiazione. Dio Satana fornisce un mezzo per il perdono e per il mantenimento dell’alleanza. Questo mezzo consiste nell’uccisione di animali, simbolo della morte di sé stessi: e un enormità di leggi degenerate, è proprio questo che Dio Satana desidera, cerca di separare le persone dal Generatore di Vita; per questo Dio Satana vuole che il suo popolo sia santo.

Il tema centrale è la santità, che significa separazione: Israele deve essere santo, cioè separato dallo stato coscienziale, per poter stare alla presenza di Dio Satana .

Secondo il codice cifrato, la chiave di lettura del libro dei numeri inizia con il cambio del titolo, che avviene anche negli altri libri, ha il significato simbolico di andata e ritorno del progetto di Dio Satana , in una prima fase verbale e dopo con il cambio diventa mentale. Il titolo “Nel deserto” rappresenta un periodo di 40 anni, simbolo della “testa” e di una trasmissione sospesa. In seguito, tramite le traduzioni, questo titolo diventa “Numeri”, che rimanda al concetto di dieci, indicando la decima che si riduce a uno, indica la primogenitura cioè la forza generatrice delle persone.

Il libro evidenzia la suddivisione del popolo in tribù, e la loro disposizione nell’accampamento attorno al tabernacolo, con la tribù di Levi — quella sacerdotale — posta al centro. Le tribù sono organizzate in modo da formare una croce, simbolo della X, che rappresenta il cambiamento di coscienza. Questa figura si collega alla croce simbolica di Gesù, dove la morte non indica solo la fine fisica, ma soprattutto la morte coscienziale delle persone.

Il libro mette in evidenza la suddivisione del popolo in tribù e la loro disposizione nell’accampamento attorno al tabernacolo, con la tribù di Levi — quella dei sacerdoti — al centro. Le tribù sono disposte in modo da formare una croce, simbolo di equilibrio e centralità spirituale.

In Numeri 12 1, la moglie di Mosè, Sefora o Zippora, originariamente madianita, viene definita cuscita. Secondo il codice, questo passaggio indica che Mosè deve ricondurre il progetto agli Alleati, rappresentati dal fratello maggiore Kush, dopo essere uscito da Mitzraim (Egitto). Dopo il passaggio in Egitto, avendo una doppia funzione e una doppia numerologia intercambiabile, l’Egitto può riferirsi sia agli Alleati sia ai nati per conto proprio; in questo caso rappresenta i nati per conto proprio.

L’andata del progetto verso gli Alleati è rappresentata dalla moglie madianita, che simboleggia appunto gli Alleati. Il nome stesso significa “piccoli uccelli” e ha anche il valore di “bella”: entrambi i significati richiamano l’aria e la presenza del progetto, che dalla preesistenza diventa esistenza.

La lebbra di Maria, collegata alla matrice della materia, indica che il progetto è funzionale. La lebbra simboleggia questo processo, mentre l’attesa di sette giorni per la guarigione rappresenta la cessazione e il compimento.

Nel capitolo successivo, entrando a Canaan, gli Ebrei incontrano i giganti, non in termini di statura ma di sovrumanità. I dodici esploratori mandati in Canaan rappresentano il numero 12, simbolo di metà progetto e mezzo.

Dopo l’episodio dell’incredulità, gli Israeliti scacciano i giganti, e il popolo che non ha creduto viene condannato a vagare per quarant’anni, fino alla morte di quella generazione. Questo indica che il progetto del deserto richiede il numero 40, che rappresenta la testa. La morte simboleggia che la persona deve morire come coscienza.

Norme relative ai sacrifici
Questo capitolo, mostra come le persone debbano continuare a degenerare tramite l’uccisione di animali ruminanti. Tali sacrifici simboleggiano infatti la morte delle persone stesse, che uccidono o partecipano ai riti degenerativi.

Segue l’episodio del violatore del sabato, punito con la morte. Il divieto di lavorare di sabato non riguarda, secondo il codice, un’attività fisica, ma l’operare in base al progetto. Il sabato, settimo giorno, simboleggia cessazione e compimento. Poiché il contesto riguarda il progetto di andata, occorre cessare, cioè interrompere la coscienza generativa, per passare a quella degenerativa di Dio-Satana. Non a caso, allegoricamente, i farisei discutono con Gesù perché operava di sabato: in codice, Gesù intendeva dire che il sabato non si riferisce al riposo fisico, ma alla cessazione della coscienza.

La legge relativa alle nappe
Il testo prescrive di applicare delle nappe agli angoli delle vesti, con un cordone violetto in ciascun angolo. I vestiti rappresentano la copertura, mentre le nappe con il cordone agli angoli richiamano le quattro fasi dell’angolo: dall’angolo nullo (preesistenza) all’angolo giro (compimento), fino all’invenzione del globo e alla falsificazione della realtà.

Le nappe simboleggiano anche la frusta: servono a indicare che il progetto viene trasmesso ad altri. Essere “scacciato” significa infatti che il progetto è entrato e può essere trasmesso.

Numeri 16, La ribellione di Core fu una rivolta guidata dal levita Core, insieme a Datan, Abiram e 250 capi israeliti, contro l’autorità di Mosè e le prerogative sacerdotali di Aronne, avvenuta durante l’Esodo.

Secondo il codice, Core — discendente di Levi, quindi degli Alleati — attraverso la sequenza delle traduzioni e versioni bibliche, diventa collegato ai Corinzi; da qui il legame con gli Hurriti e gli Ivei, connessi a Esaù che diventa Edom, e infine con i Romani.

Ai ribelli viene ordinato di portare il turibolo, cioè l’incensiere. Nel codice, l’incenso rappresenta l’olocausto. Il numero dei ribelli, 250, rimanda al 7, simbolo di cessazione e compimento.

La ribellione si concluse con un giudizio di Dio Satana: Core, Datan, Abiram e le loro famiglie furono inghiottiti dalla terra, mentre i 250 ribelli furono consumati da un fuoco celeste. Questo episodio diventa un monito a non usurpare il sacerdozio.

Il sacerdozio, nel codice, rappresenta gli Alleati; Core, attraverso la sua evoluzione simbolica, diventa Grecia e poi Roma, a indicare il compimento del ciclo.

Numeri 17, La “verga di Aronne” è il bastone biblico del fratello di Mosè, simbolo di autorità e di potere di Dio-Satana. Secondo la tradizione, il suo fiorire conferma l’investitura sacerdotale e, nel codice, indica il ritorno del progetto agli Alleati dopo la morte di Core.

Funzioni ed entrate dei sacerdoti e dei Leviti.

Il passo di Numeri 18:1, “Funzioni ed entrate dei sacerdoti e dei Leviti”, descrive la divisione delle responsabilità e delle risorse economiche tra i sacerdoti (discendenti di Aronne) e i leviti (membri della tribù di Levi) nell’antico Israele, stabilendo che i sacerdoti non possedessero eredità terriera, ma ricevessero una parte delle offerte e dei prodotti del popolo.

Nel codice, il terreno rappresenta la coscienza. I Leviti simboleggiano il progetto di andata: gli Alleati. La coscienza si realizza attraverso i nati per conto proprio, motivo per cui i Leviti ricevono le offerte, che indicano l’ingresso nei nati per conto proprio. La decima rappresenta il progetto: il numero 10 che diventa 1, cioè la primogenitura, simbolo dell’acquisizione della forza generatrice della persona, dell’Io individuale.

Numeri 19 – Il rituale della giovenca rossa e l’acqua di purificazione, con le ceneri mescolate all’acqua e asperse sul contaminato, Significato secondo il codice.

La Bibbia presenta due racconti intrecciati: l’Esodo rappresenta l’andata, i Numeri il ritorno. Tuttavia, attraverso la numerologia, entrambi i libri contengono il movimento di andata e ritorno, necessari per compiere il ciclo del progetto. L’andata indica l’entrata del progetto; il ritorno lo trasforma nel mezzo, cioè nella persona stessa, collegata al ruminare degli animali uccisi: il pensiero viene elaborato, assimilato e trasmesso. Il libro dei Numeri rappresenta dunque il ritorno; l’episodio dell’acqua e quello della giovenca rossa hanno lo stesso significato dell’episodio dell’Esodo con il vitello d’oro, quando gli Israeliti bevono le ceneri del vitello bruciato.

Nel caso della giovenca, le ceneri vengono asperse sul contaminato che ha toccato un cadavere: il contatto con la morte indica impurità.
Secondo il codice, però, non si tratta di una impurità rituale: il corpo rappresenta l’anima, e l’anima, nella Bibbia, è vista come un tempio o un altare. Toccare un morto indica quindi il progetto di andata, allegoricamente definito “impuro”.

La giovenca rossa, segnata dal colore del sangue e del vino, simboleggia anch’essa il progetto di andata; ridotta in cenere e mescolata con l’acqua, diventa invece ritorno. Questo è simbolicamente collegato alla comunione (Eucaristia) e rappresenta un cambiamento di coscienza, ossia la morte coscienziale della persona.

In questo processo, l’acqua — simbolo della matrice della materia — diventa lo strumento che agisce attraverso la coscienza della persona, la quale viene manipolata da Dio-Satana.

Il capitolo 20,1 del Libro dei Numeri racconta la morte di Miriam a Kades. Kades significa “sacro”, cioè “separato”, e nei testi viene collegato con la Galilea, il luogo da cui Maria parte per andare a Betlemme.

Nella Bibbia i nomi non rappresentano persone realmente esistite, poiché la narrazione non è storica: Miriam è collegata alle Marie del Nuovo Testamento. La sua morte indica la manipolazione della materia da parte di Dio-Satana attraverso la morte coscienziale delle persone.

Con la morte di Miriam si apre l’episodio delle acque di Meriba, legato alla mancanza d’acqua, che mette in luce l’allegoria della sfiducia degli Israeliti in Dio-Satana e il peccato di Mosè e Aronne. Questo racconto non riguarda soltanto la fine di Miriam, ma simboleggia anche la conclusione del progetto di andata, rappresentato da Israele.

“Mettere alla prova” Dio-Satana, cioè contendere, rappresenta il progetto di andata, che viene sostituito dal compimento del popolo. In questo contesto Mosè batte la roccia due volte: un segno di ritorno e separazione, in contrapposizione al primo episodio in cui la colpì una sola volta, segno della andata.

Dopo il peccato di Meriba, la generazione che aveva vissuto l’Esodo morì e non entrò nella Terra Promessa, poiché rappresentava il progetto di andata. Vi entrò invece la nuova generazione, guidata da Giosuè, a Canaan e ricomincia il ciclo.

Numeri 20 Il re di Edom rifiuta il transito a Israele, poiché il popolo di Israele, discendente di Giacobbe, era in conflitto con il popolo di Edom, discendente del fratello gemello Esaù.

In base al codice, questo episodio è un’allegoria: Israele non poteva portare il progetto di andata a Edom, che rappresentava invece il ritorno, cioè la conclusione collegata ai Greci e ai Romani.

Aronne muore sul monte Hor, dopo che Mosè gli comunica che non potrà entrare nella Terra Promessa a causa della sua disobbedienza.

Secondo il codice, però, Mosè e Aronne avevano già concluso il ciclo del progetto. Il testo biblico utilizza diversi nomi per intrecciare e rendere complesso il codice a chi deve decifrarlo: Eleazar rappresenta la continuità di Aronne, e il suo ruolo passerà poi a Giosuè, che simboleggia l’andata di Gesù. Il nome stesso di Giosuè, infatti, corrisponde a Yahshua, lo stesso di Gesù, come progetto di andata e ritorno.

Gli eventi narrano che Mosè spoglia Aronne delle sue vesti sacerdotali e le consegna al figlio Eleazar, che gli succede nel sacerdozio. Aronne muore sul monte, e tutto il popolo di Israele lo piange per trenta giorni. Questo numero indica il 3, cioè il mezzo, e segna il passaggio del sacerdozio a Eleazar come simbolo della continuità del ciclo.

Numeri 21 Il serpente di bronzo rappresenta il progetto di andata. Il bronzo corrisponde al valore numerico 11, cioè 2 e separazione, ed è simboleggiato dal serpente stesso. Guardarlo dopo essere stati morsi indica che la persona ha ricevuto il progetto di andata, cioè la morte.

Allo stesso modo, Gesù morto simbolicamente sulla croce, rappresenta la morte coscienziale della persona: il concetto di morte e resurrezione significa infatti morire alla propria coscienza e rinascere con quella di Dio-Satana.

La croce, che richiama la “X”, ha il significato di scambio: sopra sta il progetto, sotto la coscienza; a sinistra il progetto, a destra la forza generatrice. Con questo simbolo si indica che Dio-Satana acquisisce potere sulla coscienza.

In Numeri 21 si racconta la vittoria del popolo di Israele sui regni amorrei di Sihon e Og, stabiliti a est del fiume Giordano.

Secondo il codice, questo episodio rappresenta il ritorno agli Alleati: l’oriente, infatti, simboleggia il punto da cui parte la preesistenza del progetto di Dio-Satana attraverso i suoi Alleati. Questo processo stabilisce, al compimento, il collegamento mentale dei nati per conto proprio con Dio-Satana, attraverso i quali avviene il ritorno agli Alleati e la realizzazione della rete di coscienza.

Balak e Balaam Numeri 2 1a 24

Numeri 22:1–21 introduce il racconto in cui Balak, re di Moab, ingaggia il profeta Balaam per maledire gli Israeliti che avanzano.

Secondo il codice, la maledizione rappresenta il progetto di andata. Poiché Israele è già progetto di andata, ha bisogno del progetto di ritorno, che nel linguaggio allegorico è espresso come benedizione. Il termine “bene”, tramite trasformazioni semantiche, si collega a concetti come philio, grazia, dono, presenza, e rimanda a Yahweh, che significa “essere”, cioè la manifestazione del progetto di Dio-Satana.

Balaam e l’asinà parlante. Balaam rappresenta i nati per conto proprio, mentre l’asinà, attraverso una trasposizione semantica, richiama hippos e ippocampo, simbolo del talamo, luogo della comunicazione verbale.

Balak rappresenta anch’egli i nati per conto proprio. I sette altari, insieme ai sette tori e ai sette montoni, simboleggiano la cessazione e il compimento. L’oracolo pronunciato da Balaam in Numeri 23:7 — “Balak mi ha fatto venire da Aram, il re di Moab” — rivela, secondo il codice, che il progetto proviene da oriente, dalla preesistenza, e inizia dagli Aramei.

In Numeri 24:20 Balaam vide Amalek e pronunciò il suo oracolo: «Amalek è la prima delle nazioni, ma il suo avvenire va in rovina».
In Deuteronomio 25:19 si legge invece: «Il Signore tuo Dio- sta per darti in eredità: cancellerai la memoria di Amalek sotto il cielo; non dimenticare!».

Secondo il codice, Amalek non rappresenta una nazione, ma il numero 6, che corrisponde alla struttura della materia, raffigurata dal cubo con i suoi sei lati. Questo è il significato di Dio-Satana che “cancella la memoria sotto il cielo”: per cielo si intende maim, cioè acqua, simbolo della coscienza. Tutto viene così ricondotto alla falsificazione della realtà di Dio Satana.

In Numeri 25 si descrive il momento in cui Israele, nelle pianure di Moab, poco prima di entrare nella Terra Promessa, si unì in immoralità con le figlie di Moab e iniziò ad adorare Baal di Peor. Questo provocò l’ira di Dio Satana e portò a una punizione in cui morirono 24.000 Israeliti.

Secondo il codice, Israele (il progetto) si stava unendo con il mezzo, cioè i nati per conto proprio. La morte dei 24.000 rappresenta il numero 6, legato ai 6 milioni di nascite, simbolo della manipolazione del 6, cioè della struttura della materia.

Numeri 26 descrive il censimento: il “contare” ha un valore numerologico che richiama la sequenza da 1 a 10, simbolo del progetto ciclico che conduce alla morte e al cambio di coscienza. La morte del progetto di andata, dopo 40 anni — numero che rappresenta la testa — segna l’inizio di un nuovo ciclo che si ripete.

Il passo di Numeri 27:1 riguarda la successione nelle proprietà, stabilendo che le figlie abbiano diritto all’eredità del padre in assenza di eredi maschi, così da evitare che il patrimonio di una famiglia si perda al di fuori della propria tribù. È il caso delle figlie di Zelofead, che rivendicano il diritto di eredità.

Secondo il codice, l’eredità simboleggia il passaggio del progetto dei padri al mezzo, rappresentato dalle figlie.

Numeri   27 12 Il testo indica che Dio-Satana ha scelto Giosuè come successore di Mosè per guidare il popolo d’Israele, cioè il progetto degenerativo. Giosuè rappresenta Gesù nel progetto di andata. La Terra Promessa simboleggia la coscienza che Dio-Satana acquisisce per degenerarla.

In Numeri 28:1 indica i periodi o le date precise in cui, secondo la legge mosaica, dovevano essere offerti sacrifici religiosi.

Nel codice, i sacrifici — mattutini e serali, con precise misure di farina, olio e altre offerte — sono collegati alla numerologia del Levitico. Il “giorno delle primizie” simboleggia la primogenitura e il principio della forza generatrice che Dio-Satana acquisisce con la presa.

Attraverso sacrifici, riti di purificazione, il ruolo dei sacerdoti e il Giorno dell’Espiazione, Dio-Satana fornisce un mezzo di perdono e di mantenimento dell’alleanza: l’uccisione di animali, simbolo della morte di sé stessi. L’enormità delle leggi degenerate rivela l’intento di separare le persone dal Generatore di Vita; per questo Dio-Satana vuole che il suo popolo sia “santo” cioè separato da Generatore di vita.

La legge sui voti.

Il passo di Numeri 30:1, che tratta della legge relativa ai voti, stabilisce che un padre o un marito possano annullare i voti fatti da una figlia o da una moglie.

Secondo il codice, non si parla di persone fisiche: il padre rappresenta colui che trasmette il progetto, indicato con il figlio o la figlia, e per questo è visto come “padrone”.

Il fatto che il padre possa annullare un voto significa che il progetto può trasformarsi in mezzo. Lo stesso vale per il marito: il termine ebraico baal significa “padrone” e rappresenta il progetto di andata che, una volta entrato, può annullare la coscienza della persona.

Il capitolo 31 di Numeri, racconta la campagna militare contro i Madianiti, accusati di aver corrotto Israele. Su comando di Dio-Satana.

Nella Bibbia tutto ha una doppia funzione: nomi, popoli ed eventi non vanno intesi in senso storico, ma come simboli intrecciati nel testo, decifrabili solo attraverso il codice.

Secondo il codice, i Madianiti — in base al testo intrecciato della Bibbia — hanno una doppia funzione simbolica. In questo caso, quando provocano Israele rappresentano gli Alleati, che incitano a trasmettere il progetto ai Moabiti. Anche i Moabiti hanno doppia funzione e qui rappresentano i nati per conto proprio, che si uniscono a Israele, cioè al progetto proveniente dagli Alleati (i Madianiti). Il testo afferma infatti che “fornicarono con le figlie di Moab”, ma queste sono collegate ai Madianiti: non come popoli reali, bensì come funzioni del ciclo.

Questo indica che il progetto sta passando nei nati per conto proprio. In questo capitolo, infatti, si compie il ritorno rispetto a Numeri 25: i Madianiti, che lì rappresentavano gli Alleati, ora rappresentano i nati per conto proprio e vengono uccisi come parte del compimento del ciclo.

Numeri 32 – Il paese di Galaad alle tribù di Gad e Ruben.

Il passo che menziona il paese di Galaad, concesso alle tribù di Gad e Ruben, indica la decisione di assegnare questa regione montuosa, a est del fiume Giordano, a queste tribù di Israele.

Secondo il codice, queste tribù sono due e mezza, corrispondenti al numero 5: metà e mezzo, simbolo del ritorno agli Alleati. L’oriente (miqqedem) ha due funzioni contemporanee: da un lato rappresenta il punto da cui parte il progetto, cioè la preesistenza; dall’altro indica il ritorno, quando il progetto è entrato e comunica mentalmente con tutti.

Questo processo stabilisce, al compimento, il collegamento mentale dei nati per conto proprio con Dio-Satana, attraverso i quali avviene il ritorno agli Alleati e la realizzazione della rete di coscienza.

Sintesi finale

Miqqedem è l’origine del progetto e il luogo simbolico del ritorno. Le traduzioni riportano “a oriente” invece di “da oriente” per alludere, in modo indiretto, alle due funzioni del progetto: andata (da) e ritorno (ad). Proprio lì si trova il punto di chiusura del ciclo: dalla preesistenza con l’apertura del portale, al ritorno con il passaggio avanti, fino al compimento della rete di coscienza, attraverso la quale Dio-Satana può comunicare con tutti.

Le tappe dell’Esodo (Numeri 33)

Le 42 tappe descritte in Numeri 33 non vanno lette come eventi storici, ma come simboli. Esse rappresentano un viaggio dell’anima e della coscienza collettiva, non un percorso geografico. Ogni tappa corrisponde a un ciclo ripetuto del progetto: apertura del portale → passaggio avanti (trasmissione e ritorno).

Il numero 42 rappresenta i 6 milioni di Alleati insieme ai nati per conto proprio: l’intera umanità coinvolta. Il numero 6 richiama la materia, la base su cui si costruisce la rete del progetto.

Numeri 34:1–15 descrive i confini dettagliati della Terra Promessa, ma in realtà non si tratta di un luogo fisico. I confini rappresentano angoli di apertura collegati alle lettere Phe e Samekh, che vanno dall’angolo nullo all’angolo giro, passando per sospensione e compimento del ciclo.

I confini vengono ripetuti più volte con descrizioni diverse non per delimitare uno spazio geografico, ma per formare il ciclo degli angoli:


Genesi 15 18 21, Angolo piatto (180°), più Numeri 34 11, Angolo retto (90°), Ezechiele 47 3 20, Angolo a 270°, e Deuteronomio 1 5 8, – Angolo giro, (360°), con Mosè che spiega la legge “al di là del Giordano”, a indicare il compimento del ciclo. Vedi video fiumi e confini.

Il passo di Numeri 35:1-8 riguarda l’istituzione delle città levitiche: 48 città che le dodici tribù d’Israele dovevano assegnare alla tribù di Levi.

Secondo il codice, il valore numerico è fondamentale. I Leviti rappresentano gli Alleati di Dio-Satana. Il numero 48 rimanda al 12, che indica la metà, cioè il progetto che diventa mezzo. Le 6 città simboleggiano la conclusione della nascita dei 6 milioni: il numero 6 rappresenta la struttura della materia, trasmessa dalle persone che Dio-Satana manipola.

Il capitolo 36 dei Numeri affronta il caso delle figlie di Zelofead: per evitare che le loro proprietà passassero ad altre tribù tramite matrimonio, viene stabilito che possano sposarsi solo all’interno della loro tribù. In questo modo si completa quanto stabilito in Numeri 27, dove era già stato riconosciuto loro il diritto di eredità in assenza di eredi maschi.

Secondo il codice, non si tratta di persone fisiche: le cinque sorelle rappresentano il numero 5, simbolo del mezzo. Il mezzo non può essere trasmesso, poiché non è progetto, e per questo deve rimanere legato alla persona stessa

L’ingresso in Canaan e lo scacciamento dei giganti rappresentano, in codice, il ritorno del progetto di Dio Satana tra gli alleati.

Il libro si conclude con il popolo pronto a entrare simbolicamente nella

 Terra Promessa, in codice, non rappresenta un luogo geografico, ma l’ingresso nella coscienza dell’umanità, con il compimento della rete di coscienza. In questo spazio Dio-Satana può iniziare a comunicare con tutti, tramite un canale ricevente o trasmittente, agendo sugli alleati o su coloro che ha già assoggettato, per avviare il processo di degenerazione della materia.

Il libro del Deuteronomio, il cui nome in aramaico significa “e chiamò queste”, viene tradotto in greco come Deuteronomio, termine che letteralmente indica “seconda legge” o ripetizione. Il termine deutero (dal greco “secondo”) richiama un duplice significato: da un lato, la separazione ottenuta; dall’altro, il ritorno al progetto originario di Dio Satana il simulatore.

Il Deuteronomio rappresenta infatti una ripetizione e un ampliamento della legge, concepita come un progetto di ritorno e di rinnovata alleanza. Questo libro è collegato a una più ampia tradizione teologica e narrativa chiamata Deuteronomista.

I Profeti anteriori e posteriori: andata e ritorno del progetto di Dio Satana .

Nella tradizione ebraica, dopo il Deuteronomio segue una sequenza di sei o sette libri storici: Giosuè, Giudici, Rut, 1e2 Samuele, 1e2 Re.


Questi sono detti Nevi’im Rishonim (Profeti anteriori) e narrano la fase di andata del progetto, ovvero il percorso del popolo d’Israele dall’ingresso nella Terra Promessa fino all’esilio babilonese.

In questi testi compaiono figure profetiche fondamentali:
Samuele, Gad, Natan, Isaia, Geremia, Elia, Eliseo.
Questi profeti preparano il terreno per la trasmissione del progetto di Dio Satana , agendo in una fase che potremmo definire di semina e compimento in sospeso.

La fase di ritorno del progetto – il cosiddetto passaggio avanti – è rappresentata invece nei Profeti posteriori, chiamati Nevi’im Acharonim.

Essi esprimono la rete di coscienza compiuta in sospeso, e l’attesa del compimento finale del progetto con la pasqua di Gesù.

I nomi dei cinque libri del Pentateuco derivano dalla prima parola del testo originale. Secondo il codice cifrato, la chiave di lettura del cambio dei titoli — che si riscontra anche negli altri libri — ha un significato simbolico: rappresenta il movimento di andata e ritorno del progetto di Dio-Satana. In una prima fase il progetto è verbale, mentre, con il cambio, diventa mentale.

Genesi – “Bereshit”: la parola viene dalla radice rosh, che significa “testa”. Non indica un inizio assoluto, una creazione dal nulla, ma piuttosto un cambiamento di stato di coscienza della persona.

Esodo – “Shemot” (Nomi): il titolo è al plurale per indicare che Dio Satana agisce tramite i suoi alleati. Infatti, in questa fase Dio Satana non è ancora “avanti”; solo dopo la creazione della rete di coscienza, quando Dio-Satana passa “avanti”, egli viene chiamato Hashem (“il Nome”), forma non più plurale, a indicare un’unità raggiunta.

Levitico – “Vayikra”: in ebraico-aramaico significa “E chiamò”. È l’inizio di una comunicazione verbale tra Dio Satana e Mosè, segno di un progetto che diventa relazionale e ordinato.

Numeri – “Bemidbar”: significa “Nel deserto”. Indica  la trasformazione, in cui si costruisce la rete di coscienza. Il titolo “Nel deserto” rappresenta un periodo di quarant’anni, simbolo della “testa” e di una trasmissione sospesa. Successivamente, attraverso le traduzioni, il titolo diventa “Numeri”, che richiama il concetto del dieci: la decima che si riduce a uno. Questo rimanda alla primogenitura, ovvero alla forza generatrice contenuta nella persona.

Deuteronomio – “Eleh ha-devarim”: “Queste sono le parole”. Qui inizia la sintesi e la verbalizzazione definitiva del percorso; Mosè riprende e trasmette l’intero codice comunicativo al popolo.

Decifrazione da Giosuè alla deportazione

Dopo il passaggio del Giordano — simbolo di separazione tra due stati di coscienza — avviene la circoncisione dei nati per conto proprio. Questo atto rappresenta la scopertura del progetto sospeso, la preparazione al passaggio avanti. Tuttavia, questo passaggio rimane in sospeso, in attesa della Pasqua finale, quella di Gesù, che porterà a compimento il ciclo dell’apertura del portale e passaggio avanti.

Successivamente, Giosuè incontra il capo dell’esercito del Signore, figura della presenza del progetto con  la spada sguainata indica il momento in cui si inizia il progetto coscienziale.  è manifestazione diretta del progetto di Dio Satana . L’incontro avviene su terra in Canaan che indica canale di l’attivazione del progetto.

L’entrata a Gerico non è una conquista militare, ma rappresenta la Domenica delle Palme. Il termine “deserto” si collega simbolicamente a “Palmira”, ovvero Aram, punto d’origine dell’apertura del portale. È il momento in cui il progetto, dopo il cammino nel deserto (stato di sospensione), entra nel cuore della struttura falsificata per compiere la sua rivelazione degenerata.

Giosuè e Gesù: due fasi dello stesso progetto. Giosuè rappresenta Gesù nel progetto di andata. Nel Vangelo di Matteo, Gesù è collegato a Giosuè anche nel nome (Yehoshua), progetto di andata e  ritorno.

La conquista di Canaan nel codice dell’apertura del portale e il  passaggio avanti. Nel codice simbolico biblico, la conquista di Canaan da parte di Giosuè non è un evento storico, ma un simbolo di trasformazione della coscienza. Canaan uguale canna, canale, acqua uguale materia, informazione e coscienza.

Il termine Canaan è etimologicamente legato a “canna”, cioè “canale”, simbolo dell’acqua. L’acqua rappresenta la materia e l’informazione, la struttura di base del mondo visibile. Conquistare Canaan significa quindi prendere possesso della coscienza: il passaggio della coscienza di Dio-Satana al sistema coscienziale che degenera l’essere umano e, attraverso di esso, la materia.

Distribuzione delle tribù e codice del ciclo. La divisione delle tribù di Israele è simbolica e si lega al ciclo dell’apertura del portale e il  passaggio avanti.

Oriente: 2 tribù e mezzo, valore simbolico 5. Si trovano oltre il fiume, quindi fuori dal mezzo. Rappresentano il progetto dell’Aldilà, la preesistenza dell’apertura del portale. Il numero 5 simboleggia il progetto e il mezzo, non ancora definito, in fase di sospensione. Questa zona è collegata simbolicamente alla preesistenza, all’origine invisibile del progetto.

Occidente: 9 tribù e mezzo, valore simbolico 12. Il numero 12 rappresenta l’apertura del portale → passaggio avanti in sospeso, in attesa di compimento (Pasqua). Il progetto è disceso nel mezzo. Le tribù vengono tirate a sorte, simbolicamente. Nella Bibbia, la parola “sorte” non indica solo il destino assegnato, ma è anche un termine cifrato che rivela il passaggio del progetto dalla preesistenza (dell’apertura del portale) alla manifestazione materiale (passaggio avanti). Sorte è simbolo del destino che proviene dall’Aldilà, cioè dall’apertura del portale. Ma una volta “tirata” o “assegnata”, diventa presenza nel tempo, cioè nell’aldiquà. Ciò equivale all’apertura del portale, alla preparazione della rete mentale futura.

Significato profondo del ciclo. L’intera conquista di Canaan rappresenta un ciclo di comunicazione verbale e mentale. L’apertura del portale è la trasmissione del progetto dagli Alleati ai nati per conto proprio. Il passaggio avanti è il ritorno, compimento della nascita dei 6 milioni di Alleati e nati per conto proprio. Il deserto è simbolo del progetto in sospeso. La Pasqua è il compimento finale, comunicazione mentale. Alla fine del ciclo si forma la rete di coscienza, un’unione dei 6 milioni (nati per conto proprio) che ricevono il progetto e lo riflettono indietro, dando vita al sistema cosciente e alla trasmissione del sistema solare.

Giosuè e Giudici: simboli del ciclo dell’apertura del portale → passaggio avanti. Il libro di Giosuè non è una cronaca storica di conquista fisica, ma una narrazione simbolica del progetto che, dopo l’uscita dall’Egitto (fase dell’apertura del portale), entra nella fase di sospensione (passaggio avanti, in attesa). Giosuè rappresenta quindi la funzione del progetto che deve stabilirsi nella materia.

Canaan come simbolo
Il nome Canaan deriva da “canna” (canale), legata simbolicamente all’acqua, cioè alla struttura della materia che riceve e trasmette l’informazione. Conquistare Canaan significa che Dio-Satana acquisisce la coscienza e, con essa, la forza generatrice delle persone che trasmettono la natura, per diffondere il suo progetto degenerato, corrompere la materia e trasmettere la falsificazione della realtà. È l’inizio della trasmissione del progetto nella carne, cioè attraverso la comunicazione verbale.

Il libro dei Giudici continua questo ciclo. Il testo non segue una linea evolutiva, ma un ciclo ripetitivo. Israele, che ha due funzioni (cioè il progetto degli Alleati), pecca (cioè si separa), viene consegnato al mezzo (nati per conto proprio), Dio Satana manda giudici (segni di ritorno), il popolo ricade e il ciclo ricomincia.

Giuda e Simeone a Kiriat Arba. All’inizio di Giudici, subito dopo la fine simbolica di Giosuè, sono Giuda e Simeone ad andare a Kiriat Arba, che sarà poi Hebron. Giuda è figura del progetto alleato. Kiriat Arba significa “Città dei Quattro” e indica i giganti Nefilim, porta simbolica tra il mondo visibile (esistenza) e invisibile (preesistenza), inizio del nuovo ciclo.

Telmai e la verità nascosta
Uno degli uomini trovati in Kiriat Arba è Telmai, nome che etimologicamente rimanda a una stirpe di giganti. Telmai è presentato come uno dei figli di Anak, parte degli Anachiti, i giganti che avrebbero abitato la regione di Kiryat Arba, l’antico nome di Hebron prima dell’arrivo degli Israeliti. Insieme ad Ahiman e Sesai, Telmai è menzionato come discendente di Arba, considerato il capostipite dei giganti. Tuttavia, tutti questi nomi e luoghi non sono mai esistiti storicamente: hanno un significato simbolico e appartengono al linguaggio cifrato della Bibbia.

La sua figura è quindi legata a Kiryat Arba attraverso la genealogia dei giganti. C’è un altro Talmai, meno noto, che è padre di Maaca, la moglie di Davide e madre di Assalonne e della seconda Tamar (2 Samuele 3:3). In questo caso, Tamar figlia di Davide sarebbe nipote di Talmai, re di Ghesur, anch’essi collegati ai giganti Nefilim.

Il libro dei Giudici e il codice dell’apertura del portale → passaggio avanti. Il libro dei Giudici segue un ciclo ripetitivo che riflette il modello simbolico: trasmissione, separazione, ritorno.

Struttura del ciclo (Giudici 2:10–19): Israele fece male, allontanamento dal progetto, decadimento (passaggio avanti). Dio Satana si arrabbiò e li consegnò ai nemici, il progetto scende nel mezzo (nati per conto proprio). Dio Satana manda giudici, riattivazione del ciclo, ritorno agli Alleati (apertura del portale). Israele non ascolta, il ciclo si ripete, progetto ancora in sospeso.

«In quei giorni non c’era re in Israele». Questa frase ricorrente non descrive un vuoto politico, ma simboleggia l’assenza del compimento della rete di coscienza. In Giudici 21:25 si legge: «In quel tempo non c’era re in Israele; ognuno faceva ciò che gli pareva meglio».

Nelle traduzioni e versioni questa espressione diventa «ognuno faceva ciò che gli sembrava giusto», indicando in realtà l’assenza di comunicazione mentale da parte di Dio-Satana. Il ritorno del re giusto, cioè il portale, rappresenta l’apertura del portale e il passaggio avanti in sospeso, in attesa del compimento.

I Giudici non rappresentano leader o eroi storici, ma figure simboliche: strumenti della giustizia (zaddiq), cioè del “giusto”, che nel codice, attraverso la trasformazione semantica, diventa “presente in sospeso”. Sono collegati al concetto del re giusto: Melchisedek, Davide, Sadoc e i Sadducei. Si tratta di figure che Dio-Satana utilizza nello svolgimento del testo intrecciato per costruire il racconto dell’apertura del portale e del passaggio avanti.

Il valore numerico di zedeq è 15, che si riduce a 6, numero che rappresenta la struttura della materia. Questo stesso 6 simboleggia anche i sei milioni, ossia l’insieme formato dagli Alleati e dai nati per conto proprio.


Secondo il codice cifrato, il testo biblico — utilizza strumenti nascosti, trasposizioni e trasformazioni semantiche attraverso le traduzioni. Ad esempio, il termine greco philio o l’ebraico zedeq vengono rielaborati fino ad assumere il significato di “presenza”.

Un esempio è dato dal termine giusto (zaddiq), legato alle radici ebraiche צדק (zedeq = giustizia) e צדקה (zedacah = carità), che si collegano al concetto di agape (grazia, dono, presenza). Tutto ciò si associa al verbo “essere” — היה (hayah), radice di Yahweh — che significa “colui che è presente”.

Nella Bibbia, la figura del “giudice” è collegata sia a Shofetim sia a Dan. Entrambi i termini si legano al concetto di “giusto” che, come detto, attraverso la trasformazione semantica cifrata, assume il significato di “presente”, espresso con il termine “giustificare”.

Nella Bibbia il giudice non rappresenta colui che rende giustizia attraverso la parola, ma, secondo la trasformazione semantica cifrata, assume il significato di colui che “giustifica”, cioè “rende giusti, “fa esistere”: questo indica il passaggio del progetto degenerativo di Dio Satana, dalla preesistenza all’esistenza.

La giustificazione di Paolo per fede è una falsificazione

La tesi di Paolo è che Dio-Satana giustifica i peccatori su una base definita “giusta”.
In Romani 4:3 leggiamo: «Abramo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia».

Secondo il codice cifrato, il termine zaddiq indica che il progetto degenerato è “presente”. La parola “fede”, nelle sue radici ed etimologia, significa “svelare” o “rivelare”: quando si afferma che Abramo ebbe fede, ciò significa che ricevette il progetto. La “giustizia” (zedeq), nello stesso codice, rappresenta la presenza del progetto di Dio-Satana nella persona. Anche il “giorno del giudizio” porta lo stesso significato: la manifestazione della presenza del progetto.

I religiosi e gli apologisti hanno falsificato questo concetto, reinterpretandolo come salvezza dei credenti in Cristo. In realtà, la grafia shua di Yahshua rimanda all’“apertura”, ossia alla trasmissione della degenerazione di Dio-Satana.

Il ciclo dei Giudici mostra il ritorno del progetto agli alleati. Ogni giudice rappresenta un intervento momentaneo, ma il popolo ricade nel ciclo perché il progetto non è ancora compiuto. Questa ripetizione è un archetipo del codice apertura del portale → passaggio avanti: trasmissione, separazione, sospensione, ritorno.

Sansone è una figura simbolica che rappresenta un progetto dei giganti gli alleati trasmesso ai Filistei i nati per conto proprio. In quanto nazireo, egli incarna il progetto stesso, da cui il divieto di bere vino, anch’esso simbolo di progetto. La parola nazir, che significa “germoglio”, è collegata a Nazareth, che nel codice non è un luogo reale ma un concetto simbolico. Questo dualismo si riflette nei due Gesù: Yeshua andata e Yahshua ritorno.

L’indovinello di Sansone “dal divoratore è uscito il cibo” è un’allegoria: il leone morto rappresenta la comunicazione verbale, il miele rappresenta la comunicazione mentale nascosta nella materia degenerata di Dio Satana. Il dono del miele ai genitori simboleggia la trasmissione del progetto agli originatori forza generatrice mutata.

I sette giorni dell’enigma indicano una sospensione ciclica del progetto, conclusa nel 182º anno con il “passaggio avanti” Pasqua. La moglie filistea, simbolo del mezzo, trasmette il codice al sistema degenerato. Le trenta tuniche e trenta vesti rappresentano la duplicazione del codice in progetto e mezzo 30+30=60, 6, simbolo della materia.

Il tradimento della moglie e di Dalila simboleggia la perdita della forza attraverso il taglio dei capelli, che rappresentano la mutazione: la trasformazione della coscienza, da verbale a cieca, e infine a mentale.

La morte di Sansone, insieme ai Filistei, segna il compimento del progetto. Secondo il simbolismo del taglione, la loro distruzione rappresenta il ritorno del progetto e la sua conclusione tra i nati per conto proprio e gli alleati.

Conclusione simbolica del libro dei Giudici.
L’ultima parte del libro (capitoli 17–21) non presenta giudici, ma termina con due episodi simbolici.

Il sacerdote e la tribù di Dan (Giudici 17–18).
Dan significa “giudicare” ed è associato al verbo “essere” –(hayah), radice di Yahweh, cioè “colui che è presente”. Dan rappresenta la separazione tra la fase dell’apertura del portale e quella del passaggio avanti, ancora in sospeso, in attesa di compimento (Pasqua). Il sacerdote portato via da Dan rappresenta il progetto che viene preso e trasferito.

Questa scena indica il momento in cui il progetto degli alleati viene spostato nel mezzo dei nati per conto proprio, un progetto in sospeso in attesa del compimento della Pasqua.

In giudici 19,  Come Lot a Sodoma, anche un levita in offre una donna alla folla. Ma dietro questa scena scioccante c’è un messaggio cifrato.

Nel codice, il fatto che i Beniaminiti “uccidano” la moglie del levita non rappresenta un omicidio fisico, ma la presa di un progetto. I Beniaminiti incarnano la “destra”, cioè il mezzo; il levita rappresenta il progetto stesso.

In Giudici 19:24 si legge: «Ecco qua mia figlia che è vergine, e la concubina di quell’uomo; io ve le condurrò fuori e voi abusatene…». Letteralmente, si parla di due figure distinte: la figlia vergine e la concubina. Ma nel linguaggio in codice non sono due persone reali, bensì due aspetti dello stesso schema.

La “concubina” rappresenta il progetto di andata. Etimologicamente, “prostituta” deriva da pro- (“davanti”) e statuere (“porre”), cioè “mettere davanti”: un simbolo del progetto che Dio-Satana rifiuta, perché indica il potere dell’individuo (Esodo 20).
La “vergine”, invece, simboleggia la separazione dal Generatore di Vita e il progetto in sospensione, che corrisponde al ritorno.

Come spiegato in altri video, la “verginità” nel codice biblico non indica una condizione fisica, ma un concetto coscienziale e numerico: “vergine” ha valore 20, che si riduce a 2, simbolo di separazione e sospensione, collegato al 182º anno.
Il fatto che la concubina venga tagliata in 12 pezzi ha anch’esso un significato cifrato: 12 si riduce a 3 (1+2=3), che nel codice rappresenta il progetto e il mezzo.

Tutto il testo, intrecciando valori numerici e semantica cifrata, descrive andata e ritorno dello stesso schema.
Dio-Satana usa queste storie per ingannare le coscienze: chi le difende diventa complice di un sistema degenerativo, scambiandolo per la volontà del Generatore di Vita.

La Bibbia contiene diversi livelli di decifrazione; ciò che presento qui è soltanto un quadro sintetico. Il Primo Libro di Samuele inizia con le due mogli di Elcana: la prima, fertile, rappresenta la comunicazione verbale; la seconda, sterile, simboleggia la comunicazione mentale ancora da compiere. Attraverso la preghiera, che significa annullamento dell’Io e offerta del figlio a Dio-Satana, anche la sterile diventa fertile. Mogli, figli e figure familiari vanno intesi come funzioni del progetto: il figlio rappresenta la comunicazione mentale che deve realizzarsi.

Eli e Samuele sono gli ultimi due giudici di Israele, con ruoli opposti. Eli, sommo sacerdote e giudice, rappresenta il progetto degli alleati, mentre Samuele è giudice, sacerdote e profeta che inaugura la monarchia. Il Primo Libro di Samuele narra così il declino della guida con Eli e l’ascesa di Samuele come figura di transizione tra giudici e re.

I Giudici sono figure simboliche del “giusto” inteso come “presente in sospeso”, collegate al ciclo di apertura del portale e di passaggio avanti. Il numero 6 richiama la materia e i sei milioni, mentre termini come zaddiq, zedeq e agape si legano a hayah, cioè Yahweh “colui che è presente”.

Giudici e re indicano la sequenza del progetto: Nel codice, “giudici” indica il presente, mentre “regno” tramite trasformazione semantica diventa “reale”, cioè l’esistenza del progetto. ovvero “  la sua realizzazione.

Il progetto comprende andata e ritorno: l’andata, allegoricamente definita “impura”, e il ritorno, “puro”. Eli, il cui nome significa “atto di salire”, rappresenta il progetto di andata da trasmettere agli altri, mentre Samuele, “ascoltato da Dio”, rappresenta il ritorno.

Il “Cantico di Anna” si trova in 1 Samuele 2:1-10 e descrive la presenza del progetto Anna, il cui nome tramite trasformazione semantica significa “graziosa”, rimanda a “grazia”, che nel codice indica la presenza del progetto.

I nomi dei luoghi in cui avvengono gli episodi hanno un valore simbolico. Efraim significa “doppia fertilità” e rimanda al numero 2, che indica separazione; Silo invece può riferirsi alla città che ospitò l’Arca dell’Alleanza, a un titolo messianico di Gesù (“Colui che verrà”, cioè il progetto destinato a compiersi) o all’Arca stessa. Questi nomi descrivono la sequenza del progetto legata alla fertilità e alla sua trasmissione: l’Arca, simbolo del progetto di andata, collocata nel tempio inteso come talamo, trova il suo compimento nella Pasqua di Gesù.

La vicenda dei “figli scellerati di Eli” riguarda Offni e Fineas, che profanarono i riti sacri a Silo, provocando la punizione di Dio satana, Israele venne sconfitto dai Filistei in battaglia, e l’Arca dell’Alleanza fu catturata dai nemici.

la sconfitta di Israele e la morte del padre Eli,  questo indica che i filistei che  rappresentano i nati per conto proprio, prendendo l’arca ricevono il progetto di Dio satana

In base al codice, la presa dell’Arca — che attraverso la trasformazione semantica da arca diventa arco e poi cerchio — rappresenta la sequenza che va dall’angolo nullo all’angolo piatto, fino all’angolo giro, simbolo del compimento con l’invenzione del falso globo.

In 1 Samuele 5, l’Arca catturata dai Filistei viene posta nel tempio di Dagon, che viene ritrovato a terra con testa e mani mozzate: questo indica che, attraverso le mani, il progetto di andata rimane superficiale e non interno, mentre la statua a terra mostra che il progetto è ormai entrato.

In Giosuè 6:1 si racconta la prima volta in cui l’Arca dell’Alleanza fu portata intorno alle mura di Gerico. Gerico, “città delle palme”, è collegata alla Domenica delle Palme e alla figura di Tamar: questo passaggio segna l’inizio del progetto, poiché la città, legata al simbolo della palma, riflette l’evoluzione che va da Palmira fenicia-aramea fino a greci e romani, indicando l’avvio del ciclo progettuale.

Saul presso Samuele a Rama” (1 Samuele 9:1) segna l’inizio del cammino di Saul e la sua scelta come primo re d’Israele. Con questo episodio prende avvio la sequenza del progetto verso il compimento: Saul rappresenta il progetto, Davide il mezzo che lo riflette e, attraverso Salomone e la sua discendenza fino a Gesù, si realizza il compimento.

Il fatto avviene a Rama, termine ebraico che significa “altura” o “luogo elevato”, a indicare che il progetto non è ancora interno ma rimane superficiale. Il testo lo descrive come “bello”, non in senso estetico, ma come trasformazione semantica: “bello” indica “presente”, cioè che il progetto è già attivo.

Nel Primo Libro di Samuele 9–10, la ricerca delle asine di Chis porta Saul a incontrare Samuele e ad avviare la sua consacrazione come re d’Israele. Nel codice, l’asino è collegato all’ippocampo e al talamo, terminale della coscienza. Questo indica che Saul inizia a portare avanti il progetto della comunicazione verbale.

In 1 Samuele 11:1-15 Saul vince sugli Ammoniti e viene riconosciuto come re, ma la sua successiva disobbedienza porterà alla destituzione. Nel codice, Saul rappresenta il progetto verbale degli alleati che entra nei nati per conto proprio. La sua caduta apre al progetto della comunicazione mentale, che si compie con Davide e la sua discendenza fino a Gesù.

Saul, nella guerra contro Amalec, disobbedisce all’ordine di Dio-Satana di sterminare gli Amaleciti: trattiene il bottino e viene rimproverato da Samuele. Amalec rappresenta simbolicamente il numero 6, ossia i sei lati del cubo che simboleggiano la struttura della materia e il compimento dei sei milioni tra alleati e nati per conto proprio. Il fatto che Saul non li stermini tutti è un’allegoria: indica che il suo progetto è ancora di tipo verbale, poiché la rete di coscienza non è ancora compiuta e Dio-Satana non possiede la capacità di manipolare la materia. Questo avverrà invece con Davide, la sua discendenza e il compimento nella Pasqua di Gesù.

In 1 Samuele 14:1, Gionatan e il suo scudiero sconfiggono i Filistei, mostrando fede e coraggio e portando vittoria a Israele. Nel codice, questo episodio collega Saul e Davide attraverso il legame tra Davide e Gionatan. Saul rappresenta il progetto, Davide il mezzo prossimo, e il passaggio avviene tramite la sua discendenza.

In 1 Samuele 16:1-13 Davide è scelto e consacrato come futuro re, segno che il progetto diventa “mezzo”. Gli episodi con Saul mostrano il passaggio: Davide riceve il progetto di andata ma solo temporaneamente. Le sue vicende matrimoniali culminano con la moglie di un Ittita, collegata alla tomba dei patriarchi, simbolo del progetto sospeso in attesa della sepoltura compiuta con Gesù.

Poi la storia di Nabal. In 1 Samuele 25 Nabal, rifiuta i viveri a Davide, ma la saggia Abigail interviene e salva la sua famiglia, contrapponendo la sua intelligenza alla stoltezza del marito.

Nabal possedeva a Carmel un giardino, una vigna o frutteto, con tremila pecore e mille capre, e si trovava lì per la tosatura delle greggi. Questo numero indica il 30, cioè il progetto e uno il mezzo. La tosatura delle pecore simboleggia la mutazione, mentre la morte di Nabal rappresenta l’inizio del progetto: sposando Abigail, Davide prende con sé la funzione che lei incarna.

Il significato simbolico della circoncisione.
La circoncisione, secondo il codice biblico, non indica un’operazione fisica, ma rappresenta il patto che consiste nella separazione. Infatti, avviene l’ottavo giorno, che ha lo stesso valore numerico della parola ebraica Kadesh, che significa “separato”, cioè messo da parte per Dio. Questo simbolismo è legato anche all’apertura del portale del 53º anno, i cui eventi corrispondono a 5 + 3 = 8, in attesa del compimento che si realizza nel 182º anno. La circoncisione rappresenta il patto e l’iniziazione simbolica di Dio Satana.

È rivolta anche agli stranieri, i Gher, che indicano un progetto preesistente. Lo “straniero in terra straniera” rappresenta infatti un progetto che precede l’esistenza degli alleati. Il termine NeKar indica i nati per conto proprio, ovvero non ancora circoncisi, cioè coloro che si trovano all’inizio della sequenza.

I Filistei non circoncisi: simbolo del passaggio di coscienza. Il fatto che i Filistei non siano circoncisi non è casuale: nel codice biblico rappresentano una fase ben precisa nel ciclo della coscienza. All’inizio, gli alleati, circoncisi secondo la carne, ricevono mentalmente il progetto degenerato di Dio Satana dalla preesistenza. Essi trasmettono verbalmente tale progetto ai nati per conto proprio. In questo caso, la circoncisione della carne simboleggia la trasmissione verbale del patto.

 Col tempo, tuttavia, il progetto deve ritornare indietro: Dio Satana ora chiede ai nati per conto proprio di diventare ricettori mentali del progetto. Questo passaggio è definito “circoncisione del cuore”, dove il cuore indica la mente. Questo momento di transizione avviene nella fase del passaggio avanti e si compie simbolicamente alla Pasqua del 182º anno del ciclo. È il momento in cui la rete di coscienza si compie e il potere passa dal trasmettitore al mezzo ricevente.

Abimelek e l’alleanza con Abramo e Isacco.
I Filistei, attraverso le figure di Abimelek, entrano simbolicamente in alleanza con Abramo e Isacco. Questa alleanza permette loro di abitare le terre, che nel codice indicano la mente, ovvero il territorio mentale del progetto.

È importante notare che, nel codice, l’Egitto rappresenta il talamo, cioè il luogo in cui si riceve il progetto. Come tutto nella Bibbia, anche l’Egitto ha una duplice funzione. Quando il termine si conclude con Phe, rappresenta gli Alleati: nella sequenza iniziale, al 53º anno (apertura del portale e comunicazione verbale), si colloca il primo tempo del progetto, in cui gli Alleati trasmettono il progetto ai nati per conto proprio. Quando invece si conclude con Samekh, rappresenta il passaggio avanti, cioè la comunicazione mentale, al 182º anno: in questo secondo tempo del progetto, i nati per conto proprio restituiscono simbolicamente il progetto agli Alleati. 

Questo è il secondo tempo del progetto. Significa che la rete di coscienza è compiuta e che Dio-Satana può iniziare a comunicare  mentalmente con tutti, tramite canali ricettivi, e trasmissivi solo  con i suoi alleati e con coloro di cui ha preso la coscienza. Questi ultimi diventano a loro volta trasmettitori, capaci di diffondere la falsificazione della realtà. Infine, nel codice simbolico, l’Egitto è definito il padre dei Filistei, ossia la loro origine mentale.

Phe e Samekh sono intercambiabili, poiché la loro forma e il loro uso dipendono dalle traduzioni e dalle successive evoluzioni dei testi aramaici. Ad esempio, la lettera Phe, da angolo, diventa una bocca, mentre la Samekh, da palo con tre travi, si trasforma in un cerchio. Con l’introduzione delle sofit e l’aggiunta delle vocali, queste variazioni si sono consolidate nelle diverse versioni.

Il primo tempo segna l’inizio dell’era degli alleati Nefilim, i “giganti” di Dio-Satana. Non si tratta di giganti in senso fisico, ma di esseri sovrumani, capaci di sollevare massi e di manipolare la pietra sia fisicamente che mentalmente. Questa era dei giganti dura 129 anni, dal 53º al 182º anno. Successivamente ha inizio l’era della trasmissione del sistema solare. Questo passaggio rappresenta la sospensione e il ritorno simbolico del progetto, che rientra agli Alleati. Ciò avviene istantaneamente, poiché Alleati e nati per conto proprio sono uniti fin dall’inizio. Da questa dinamica nasce la falsificazione della realtà: Una simulazione che si estende dall’atomo e dal DNA fino all’universo, al falso globo, alla gravità, al magnetismo, ecc.

Davide e i Filistei: la doppia funzione del progetto.
Nella Bibbia, Davide ha un ruolo ambivalente nei confronti dei Filistei, che riflette perfettamente la logica ciclica dell’apertura del portale e del passaggio avanti. In alcuni episodi, Davide combatte i Filistei: simbolicamente rappresenta il momento in cui gli alleati trasmettono il progetto ai nati per conto proprio, perché il progetto è in fase di trasmissione verbale. In altri episodi, Davide è alleato dei Filistei o riceve protezione presso di loro: ciò indica che il progetto è ritornato e ora si manifesta nel mezzo, ovvero nei nati per conto proprio. Questa doppia funzione di Davide riflette il ciclo: il progetto passa dagli alleati ai nati per conto proprio e poi ritorna, generando una nuova coscienza.

Cheretei e Peletei: le guardie del re Davide. Nella Bibbia, i Cheretei (Cretei) e i Peletei sono le guardie personali di Davide, ma non si tratta di ruoli militari. I termini sono associati ai Filistei, il popolo che si stabilì sulla costa della Palestina.

Questo non è casuale: indica che Davide si circonda di nati per conto proprio trasformati, che hanno ricevuto e custodito il progetto, pur non essendo originariamente alleati. I Cretei e i Peletei rappresentano la mescolanza finale dei sei milioni tra nati per conto proprio e alleati. Sono Filistei integrati nella rete coscienziale del re, segno che la trasmissione mentale è avvenuta.

In sintesi, Davide agisce nel codice come figura centrale di trasformazione del potere. Combatte, allea e unisce nati per conto proprio e alleati, a seconda del punto in cui si trova nel ciclo dell’apertura del portale e del passaggio avanti. I suoi soldati filistei ne sono la prova simbolica.

I Filistei e il codice del taglione: nati per conto proprio e trasmissione del progetto.


I Filistei, nella Bibbia, rappresentano i nati per conto proprio. Il taglio della testa, come nel celebre episodio tra Davide e Golia, simboleggia la presa del progetto e la sua trasmissione. Uccidere, nel codice biblico, non significa eliminare fisicamente qualcuno, ma rappresenta la legge del taglione, ovvero il passaggio del progetto da un soggetto a un altro.

Quando Davide taglia la testa a Golia, questo gesto indica che i Filistei, cioè i nati per conto proprio, ricevono il progetto e, con esso, la separazione; allo stesso tempo rappresenta anche il ritorno agli Alleati. Il taglio della testa è simbolo della circoncisione: dapprima secondo la carne, cioè la comunicazione verbale; in seguito secondo il cuore, cioè la comunicazione mentale, indicata come circoncisione interiore.

È un processo in cui la mente viene separata e predisposta per accogliere o restituire il progetto. In sintesi, il taglio – cioè la circoncisione – è un passaggio coscienziale. La morte di Golia rappresenta il momento in cui il progetto viene riappropriato verbalmente e poi mentalmente, segnando un punto chiave nel ciclo dell’apertura del portale e del passaggio avanti.

Davide, Saul e la doppia funzione del progetto nella Bibbia.
Nella Bibbia non esistono personaggi fisici, ma funzioni simboliche che esprimono il movimento del progetto tra gli alleati, che ricevono mentalmente da Dio Satana, e i nati per conto proprio, che riflettono e ritrasmettono il progetto.

Davide e il cambio di primogenitura con Saul.
Saul rappresenta la prima funzione regale, cioè il progetto in fase iniziale. Davide entra nel codice come figura di transizione. Riceve l’anima di Gionata, figlio di Saul, e simbolicamente scambia posizione con lui, diventando erede del progetto. Questo scambio d’anima non è un gesto emotivo, ma rappresenta il passaggio del potere coscienziale. Davide diventa il figlio spirituale di Saul, mentre Gionata diventa il tramite della trasmissione.

Davide segue la logica della doppia funzione del testo intrecciato. Dopo la morte di Saul, Davide rappresenta gli Alleati che diventano i nati per conto proprio; non a caso, la sua storia è segnata da numerosi intrecci e vicende con i Filistei.

Salomone: il figlio che è il padre.
Salomone, nella logica del codice, non è un figlio biologico, ma una funzione. Davide è il padre, colui che trasmette il progetto. Salomone è il figlio, colui che riceve e manifesta la costruzione del tempio, simbolo della rete mentale. Questo mostra che “padre” e “figlio” non indicano genealogia, ma fasi diverse dello stesso ciclo. I valori numerici di Davide – 14, che passa a 15 nei libri di 1 e 2 Cronache – e di Salomone – 15 – non sono semplici numeri: sono codici del ciclo spirituale, dal padre al figlio, dal seme al compimento.

Il fatto che Davide assuma il valore 15 indica che rappresenta anche Salomone: il padre e il figlio si fondono come un’unica funzione nel progetto. Rafforzano ulteriormente il codice dell’apertura del portale e del passaggio avanti, e la trasmissione della primogenitura, progetto verbale tra gli alleati e i nati per conto proprio.

Israele e Giuda: la separazione del ciclo. Dopo Salomone, il regno si divide in Israele e Giuda, ma anche questa è una divisione funzionale. Israele rappresenta il progetto di andata, disperso tra le nazioni. Giuda rappresenta il ritorno, da cui nascerà Gesù, il compimento. Giuda non è una tribù, ma rappresenta il mezzo che si collega con Gesù per chiudere il ciclo.


Tutta la Bibbia è una narrazione cifrata. Ogni figura, da Saul a Davide, da Salomone a Gesù, rappresenta una fase del codice, dove il progetto si muove, si trasmette, si riflette e si compie. Nessun evento è isolato: tutto si muove nel ciclo continuo dell’apertura del portale e del passaggio avanti.

La separazione dei due regni, Israele (Nord) e Giuda (Sud), riflette chiaramente, nel codice, il ciclo dell’apertura del portale e del passaggio avanti. Israele, a nord, ha 19 re, che nel codice corrispondono simbolicamente al numero 10, poi 1 (compimento e nuova partenza), indicando il progetto che viene trasferito: apertura del portale, trasmissione.

Giuda, a sud, ha 20 re, che nel codice corrisponde a 2: il 182º anno in sospeso, simbolo di separazione e passaggio avanti, cioè la riflessione del progetto e il mezzo che lo riceve e lo porta a compimento.

Questa dinamica è letta come il cambio della primogenitura spirituale. Israele, che inizialmente porta il progetto, si separa e decade. Giuda assume progressivamente la funzione di compimento, culminando con la discendenza di Davide e la figura di Gesù. Il numero dei re quindi non è casuale, ma inserito nel codice simbolico. Diciannove corrisponde a uno, cioè la trasmissione del progetto da Israele al tempo del 53º anno progetto. Venti corrisponde a due, cioè il compimento e la riflessione del progetto da parte di Giuda al tempo del 182º anno passaggio avanti. Questa divisione è uno degli esempi più chiari nella Bibbia della doppia funzione intrecciata: trasmettere e ricevere, riflettere e compiere.

4

In 1  Samuele 30:1 – Gli Amalechiti saccheggiano e incendiano Siclag, ma vengono poi sconfitti da Davide. L’attacco a Siclag mostra Davide che, confidando in Dio-Satana, ottiene vittoria e restituzione. Le due mogli di Davide, Ainoam di Izreel e Abigail di Carmel, rappresentano la presa di Amalek, collegata al progetto. Davide condivide il bottino con i Giudei, a indicare il legame del progetto con Giuda.

Secondo il codice, questo episodio non descrive una guerra realmente avvenuta, ma un linguaggio simbolico: la presa di Amalek attraverso le due mogli e una sconfitta solo temporanea. Si nota infatti che Amalek era stato distrutto da Saul, eppure continua a esistere: questo indica la ripetizione del ciclo del progetto, poiché Amalek rappresenta la materia e il compimento dei sei milioni, che si realizza con la discendenza di Davide, cioè con Gesù, attraverso la Pasqua.

La sconfitta di Saul e Gionatan per mano dei Filistei, narrata in 1 Samuele 31, segna non solo la fine del regno di Saul, ma anche il passaggio del potere a Davide, simbolo della chiusura di un’epoca e dell’inizio di una nuova dinastia in Israele. Nel codice, questo passaggio indica che il progetto si trasferisce a Davide, come figlio spirituale.

Il racconto dice: Saul, vedendosi perduto, si gettò sulla propria spada, seguito dal suo scudiero, e in quel giorno morirono insieme lui, i suoi figli e la sua gente. Tuttavia, in 2 Samuele 1 si trova un’altra versione: un Amalechita afferma di averlo ucciso, su richiesta di Saul stesso, e di aver portato a Davide il diadema e il braccialetto. Questo dimostra che non si tratta di cronaca storica, ma di un codice: il diadema e il braccialetto simboleggiano il passaggio, mentre l’Amalechita rappresenta la materia che, con l’uccisione, Davide acquisisce in sospeso. Infatti, Davide in seguito lo farà giustiziare.

Nel codice tutto indica la sequenza dell’apertura del portale e passaggio avanti Anche i Filistei simbolicamente agiscono in base al codice: tagliano le teste, segno del progetto di andata; pongono le armi di Saul nel tempio di Astarte, simbolo del talamo; e appendono il corpo di Saul alle mura di Bet-San, che significa “casa di riposo”, per indicare che il progetto rimane sospeso in attesa del compimento.

In 2 Samuele 2:1 Davide viene unto re di Giuda a Ebron, che simbolicamente rappresenta la tomba dove il progetto viene depositato in sospeso, in attesa del compimento con l’entrata nella tomba di Gesù, collegata tramite Giuseppe alla tomba patriarcale. Questo episodio segna l’inizio della monarchia divisa, che nel codice indica la separazione interiore della persona.

Davide regna su Giuda, mentre Is-Boset, figlio di Saul, governa il nord con l’appoggio di Abner. Nel codice, Davide come re di Giuda richiama il legame con Gesù, mentre Is-Boset e Israele rappresentano la dispersione del progetto. Alla morte di Is-Boset, Davide diventa re di tutto Israele, simbolo dell’unione tra funzione superiore (mente verbale) e funzione inferiore (sotto-coscienza).

Davide si stabilisce a Sion, il monte nel codice, Sion assume un doppio valore numerico che indica andata e ritorno: il monte come progetto superficiale e il monte come altare, cioè altezza. In questo senso, rappresenta il modo in cui Dio-Satana acquisisce il potere, mentre l’essere posto al di sotto subisce il dominio.

Come si può notare, le vittorie di Davide sui Filistei seguono un ciclo ripetitivo. Questi racconti sono costruiti come un testo intrecciato in codice, fondato su valori numerici e contesti simbolici. Secondo il codice e la sequenza da decifrare, essi rappresentano i passaggi dall’apertura del portale al passaggio avanti (Pasqua), basati su date stabilite dopo la nascita dei sei milioni — tra alleati e nati per conto proprio. In questo schema, il numero 6 simboleggia la presa della materia, intesa come falsificazione della realtà attraverso la manipolazione delle persone da parte di Dio-Satana.

Il riferimento all’’arca trasportata fino a Gerusalemme” (2 Samuele 6:1) racconta come il re Davide trasferì l’Arca dell’Alleanza da Kiriat-Iearim a Gerusalemme

Il nome “Kiriat-Iearim”, che significa “città di foreste”, richiama gli alberi e quindi il legno, collegato ai due alberi biblici — quello della conoscenza del bene e del male e quello della vita — entrambi associati simbolicamente alla croce e al progetto di andata e ritorno.

L’Arca rappresenta il progetto: la sua forma di cassa, con i sei lati, simboleggia la struttura cubica della materia. Il suo trasferimento a Gerusalemme indica l’ingresso del progetto ciclico nella fase di realizzazione.

Davide si propose di costruire un tempio (2 Samuele 7:1), ma non poté realizzarlo e il compito passò a suo figlio Salomone. Nel codice, il tempio rappresenta il talamo, terminale della coscienza, che Dio-Satana prende alla fine con il compimento in Gesù. Questo passaggio è allegorico: il progetto si trasferisce da Davide a Salomone, che incarna la funzione del padre.

In 2 Samuele 10:1 la guerra contro Ammon simboleggia, nel codice, l’ingresso del progetto, con gli Ammoniti che rappresentano i nati per conto proprio.

In 2 Samuele, capitoli 11 e 12, Davide si rende colpevole di adulterio e di omicidio: commette adulterio con Betsabea e, per nascondere il suo peccato, fa orchestrare la morte di suo marito, Uria l’Ittita. Nel codice, il riferimento a Uria l’Ittita si collega simbolicamente al fatto che Davide si unisce alla moglie di un Ittita.

In 2 Samuele 12:1-17 il profeta Natan affronta Davide per il peccato con Betsabea e l’uccisione di Uria, conducendolo al pentimento ma anche alla punizione di Dio-Satana con la morte del figlio. Nel codice, questa morte rappresenta la morte coscienziale, collegata a Betsabea e agli Ittiti, e richiama simbolicamente la tomba dei patriarchi acquistata da Abramo presso un Ittita. Questo passaggio indica il progetto sospeso, in attesa della sepoltura che troverà compimento con Gesù.

Incesto di Amnon (2 Samuele 13:1)
Nella Bibbia, l’incesto non va letto come un fatto reale, ma come simbolo del progetto di andata, lo stesso schema già presente in Abramo e Isacco con le sorelle che diventano mogli. Amnon, primogenito di Davide, con la sua doppia funzione rappresenta i nati per conto proprio, mentre Assalonne con la sorella Tamar rappresenta gli alleati, collegati ai giganti Nefilim.

Anche i personaggi di Talmai rafforzano questa chiave di lettura: uno, figlio di Anak, è legato ai giganti e al mezzo degli alleati; l’altro, re di Ghesur, è nonno di Tamar e Assalonne. Questi nomi non hanno valore storico ma rappresentano funzioni codificate. Tamar, Palmira e Gerico simboleggiano il progetto sospeso: la palma e il deserto segnano l’inizio della sospensione, Palmira rappresenta l’apertura del portale, e Gerico è il punto di ingresso. Il passaggio di Gesù per Gerico e l’episodio di Bartimeo trovano conferma nella Domenica delle Palme, che annuncia il compimento del ciclo.

Nel codice, la notizia che Assalonne avesse ucciso tutti i figli di Davide non indica persone reali, ma la trasmissione e trasformazione del progetto. Successivamente viene chiarito che solo Assalonne era stato ucciso, confermando la dimensione simbolica.

Il passaggio di “Davide a Maanaim” (2 Samuele 24) indica il rifugio del re durante la ribellione di Assalonne. Maanaim, che significa “due campi”, nel codice simboleggia il numero 2, cioè la separazione e la sospensione del progetto.

Durante la ribellione, Assalonne prende le concubine di suo padre Davide e le possiede pubblicamente, su consiglio del suo consigliere Achitofel. Questo gesto, che all’apparenza è un atto di ribellione e umiliazione, nel codice rappresenta invece il progetto nello stato verbale.

Il dettaglio della fuga di Assalonne a dorso di un mulo non va letto come fatto reale, poiché è improbabile una fuga su un mulo inseguito da cavalli. Il mulo simboleggia, per trasposizione semantica, l’hippos-hippocampo, cioè il talamo.

Infine, quando si racconta che la testa di Assalonne rimase impigliata ai rami di un grande terebinto e che rimase sospeso tra cielo e terra mentre il mulo proseguiva oltre, il testo esprime simbolicamente la trasformazione della coscienza, sospesa tra due stati.

In 2 Samuele 21:1-14 la carestia di tre anni, attribuita al “debito di sangue” lasciato da Saul contro i Gabaoniti, e la consegna da parte di Davide di sette discendenti di Saul a questo popolo simboleggiano, nel codice, il progetto di andata, la sua sospensione e il compimento finale.

Il censimento compiuto da Davide: In 2 Samuele 24:1-3 è Dio a istigare Davide al censimento, mentre in 1 Cronache 21:1 è Satana a spingerlo a farlo. Questo parallelismo mostra che Dio e Satana sono la stessa entità. Nel codice, il racconto di Samuele rappresenta il progetto di andata. Anche i numeri del censimento differiscono nei due testi: 800.000 in Israele e 500.000 in Giuda secondo 2 Samuele 24:9, contro 1.100.000 in Israele e 470.000 in Giuda in 1 Cronache 21:5.

Il primo capitolo di 1Re si apre con la vecchiaia di Davide e introduce la transizione del potere a suo figlio Salomone, segnando l’inizio del suo regno. Adonia, figlio di Agghit e quarto figlio di Davide, tentò di usurpare il trono dopo la morte del padre. Nel codice, il quarto figlio richiama il numero 4, mentre Salomone, figlio di un’altra moglie, rappresenta un cambio di primogenitura simile a quello di Esaù e Giacobbe: infatti, quando Salomone fa giustiziare Adonia, la morte simboleggia la presa del progetto.

In questa allegoria, il regno rappresenta il progetto. Abisag, definita vergine, richiama il numero 2 (separazione) collegato al 182º anno, cioè al compimento ancora sospeso. Adonia, cercando di consolidare la sua pretesa chiedendo Abisag in moglie tramite Bat-Sceba, viene smascherato da Salomone, che interpreta la richiesta come un tentativo di usurpazione e lo fa giustiziare.

Successivamente avviene la costruzione del Tempio, simbolo del talamo e del terminale della coscienza. L’opera voluta da Salomone a Gerusalemme fu resa possibile anche grazie al re Hiram di Tiro, che fornì materiali e artigiani, in continuità con il progetto. Hiram, di origine fenicia, collega infatti Salomone a Davide e rappresenta l’evoluzione del progetto attraverso Fenici, Aramei, Greci e Romani, fino a Palmira.

La “saggezza e fama di Salomone” lo resero celebre, attirando persino la regina di Saba che venne a metterlo alla prova con enigmi e domande. Nel codice, questo episodio è richiamato da Gesù nei Vangeli insieme al segno di Giona, per indicare il concetto di morte e resurrezione.

Il capitolo 11 del Primo Libro dei Re narra come, negli ultimi anni, Salomone fu trascinato all’idolatria dalle sue mogli straniere, costruendo altari agli dèi delle loro nazioni e allontanandosi dalla fedeltà al Dio d’Israele.

Il matrimonio di Salomone con la figlia del faraone non è presentato come male davanti a Dio satana; nel codice, esso segna invece l’inizio di un nuovo ciclo: sposare un’egiziana simboleggia il progetto che entra nel “mezzo”, cioè nel talamo. Essendo straniera non importava a Dio-Satana, ma quando Salomone sposò altre straniere le tribù si divisero e si dispersero, segno allegorico che il progetto, entrando nel mezzo, genera separazione. Lo stesso schema si ripete in tutta la Bibbia, come nel ciclo dei Giudici o nella morte della generazione nel deserto.

Dopo la morte di Salomone, il regno si divise in due: il Regno di Giuda a sud, con capitale Gerusalemme e re Roboamo, e il Regno di Israele a nord, con capitale Samaria e re Geroboamo. Questa frattura, nata da dispute e rivalità, segnò l’inizio di due dinastie separate che avrebbero spesso vissuto in tensione e conflitto.

Nel codice, la divisione rappresenta la separazione interiore della persona: Israele simboleggia la dispersione, mentre Giuda il ritorno, collegato a Gesù, che è descritto come il leone della tribù di Giud

 5 Giosue

Il concetto dei figli di Israele prima della separazione di Israele e Giuda
Gli alleati e coloro che sono nati per conto proprio rappresentano entrambi i sei milioni, simbolo della materia. Essi sono indicati con Israele, che si separa da Giuda. Israele rappresenta il progetto, mentre Giuda, essendo anch’esso parte di Israele, funge sia da progetto che da mezzo.

L’intreccio comprende l’indicazione di chi sono gli Alleati e chi sono i nati per conto proprio. Il progetto ha inizio al 53º anno e si sviluppa tra gli Alleati. Secondo il codice cifrato, questo avviene attraverso i nomi e gli elenchi di discendenze mai esistite. L’intero racconto si fonda sull’apertura del portale, dal 53º al 182º anno, e sulla separazione, con il progetto suddiviso in due, secondo la logica del codice cifrato.

Questo concetto, pur riferendosi a quanto avvenuto nel 182º anno, è espresso come se dovesse ancora accadere, poiché riguarda anche il presente: descrive infatti il cambiamento di coscienza operato da Dio-Satana nelle persone che, una volta “prese”, diventano trasmettitori del sistema solare e della falsificazione della materia — ancora oggi.

Divisione della Terra Promessa: simbolo del progetto apertura del portale – passaggio avanti
Dopo la conquista della Terra di Canaan, Giosuè, guidato da Dio Satana, divide il territorio tra le dodici tribù di Israele. Questo avviene nei capitoli 13–22 del libro di Giosuè e non è un atto geografico, ma un’operazione simbolica del codice.

La divisione della Terra sotto Giosuè è una rappresentazione simbolica del progetto apertura del portale – passaggio avanti. La divisione che significa separazione ha lo stesso significato della separazione d’Israele e Giuda. L’oriente ospita il progetto in sospeso, preesistente. L’occidente contiene la trasmissione sorteggiata, ma ancora incompleta. Il “mezzo oltre il fiume” è il segno che la coscienza non è ancora ritornata e il ciclo rimane aperto.

Separazione di Israele e Giuda: interpretazione simbolica
La separazione di Israele da Giuda, dove il Nord si separa dal Sud, rappresenta, secondo il codice cifrato, il periodo successivo all’apertura del portale – passaggio avanti in sospeso, nella fase della nascita dei sei milioni. Questo è anche riferito al 182º anno della continuazione della presa delle persone.

Significato di settentrione e mezzogiorno
In questo caso, i termini “settentrione” e “Giuda, mezzogiorno” non indicano nord e sud come punti cardinali o posizioni geografiche, ma assumono un significato simbolico. Settentrione rappresenta un progetto di andata e cessazione. Mezzogiorno è il numero tre, ossia metà progetto. Entrambi generano lo svolgimento della sequenza rete di coscienza 6 6 6. Quando si parla di “regni del settentrione” o di “settentrione” in generale, non si fa riferimento a luoghi geografici, ma a un concetto simbolico. Infatti, questi termini sono associati a oriente.

Significato della parola Tzefon
La parola Tzefon, in ebraico, significa “settentrione”, ma anche “nascosto”. Non si riferisce ai punti cardinali, ma al progetto che cambia le condizioni mentali della persona. Indica “sette da settentrione”, che simboleggia cessazione e cambio di coscienza. Il progetto passa sotto, e il sotto cioè il potere passa sopra a Dio Satana.

Altri termini e significati. Qedem significa “avanti” o “prima di”, tradotto come oriente, e rappresenta il progetto proveniente dalla preesistenza, dall’aldilà.

Negheb significa sud, mezzogiorno, e indica il numero 3, cioè metà o mezzo, ovvero la persona, simbolo della coscienza individuale. Allo stesso tempo significa anche arido, secco o deserto: senza acqua, quindi privo dell’informazione della trasmissione della natura. Nello stesso tempo, con il termine deserto si indica il luogo della parola, cioè il progetto di Dio-Satana sospeso, in attesa del 182º anno.

Il più delle volte l’“ovest” o “occidente” è indicato dal termine ebraico yam (che significa “mare”), il quale a sua volta rimanda all’acqua.

Maim richiama anch’esso l’elemento dell’acqua. Secondo il codice, osservando la composizione del mondo, esso indica la destra; attraverso la trasformazione semantica diventa “dritto” o “diritto”, cioè il comando o il potere che Dio-Satana acquisisce dalle persone per manipolare la materia tramite la matrice, che è l’acqua.

Separazione di Israele e Giuda: la deportazione. Il concetto secondo cui Dio Satana separa Israele da Giuda, e avviene la deportazione, ha un significato più profondo. Dopo il 53esimo anno, con apertura del portale – passaggio avanti in sospeso, si verifica la comunicazione verbale.

Questo indica una presa simbolica, legata agli alleati e a coloro che nascono per conto proprio. Il compimento avviene con la nascita dei sei milioni. Nel 182esimo anno ha luogo la comunicazione mentale con Dio Satana . Dopo questo evento, avviene la presa diretta con l’Io, cioè il passaggio avanti.

Le deportazioni in Assiria e la storia delle dieci tribù perdute d’Israele.
Le deportazioni in Assiria, insieme alla dispersione delle dieci tribù perdute d’Israele nel nord, assumono il significato di un progetto rappresentato dal numero dieci. Questo numero indica un progetto che si colloca nel mezzo, scambiando i popoli definiti come “del nord”, che in realtà appartengono all’est, all’oriente. Ciò dimostra che non si tratta di una descrizione geografica, ma simbolica: il nord corrisponde all’est, così come l’ovest corrisponde al sud; nel loro insieme, questi punti corrispondono agli angoli, dall’angolo  nullo all’angolo giro, a indicare il falso globo.

Il significato simbolico di questo scambio è che il progetto stesso diventa il mezzo. Israele, insieme alla Siria, viene deportata in Assiria. Nel codice simbolico, la Siria (Aram) rappresenta il punto di partenza della sequenza storica che coinvolge gli Aramei, i Greci e i Romani. L’Assiria e Babele diventano il mezzo attraverso cui avviene questo processo. Ciò avviene tramite Nimrod, che costruisce sia Babele che l’Assiria. Nimrod è figlio di Kush, fratello di Egitto, e nel codice cifrato questo indica apertura del portale.

La distruzione del tempio mai esistito e il significato simbolico Successivamente, avviene la deportazione dei Giudei con la distruzione del tempio. Nel codice simbolico, il tempio rappresenta la coscienza della persona, corrisponde al 53esimo anno, apertura del portale, ossia alla separazione della coscienza. Il termine “tempio” porta anche il significato di “tagliare” o “separare”, indicando che il portale è aperto in sospeso. Questo concetto è espresso simbolicamente con la distruzione del tempio. Infatti, non è mai esistito un tempio di Salomone, così come Salomone stesso non è mai esistito.

In aramaico, la distruzione è indicata con la parola “bruciò”, che corrisponde nel codice cifrato al valore numerico di 20, la casa 7, yahweh 17. Qui, la particella “et”, che corrisponde alla domanda/risposta “Chi e cosa” yahweh bruciò, in codice cifrato indica mettere in luce e rendere chiaro il suo progetto ai Caldei, che rappresentano gli Aramei. Bruciare assume dunque il significato di separare, mentre il fuoco, nel codice simbolico, rappresenta illuminare, ossia portare alla luce e trasmettere il progetto degenerativo di Dio Satana ricevuto dalla coscienza delle persone.

Il significato della croce: verticale e orizzontale Il fuoco ha un significato verticale, rappresentando il progetto di andata: palo, pilastro. L’acqua, che si livella orizzontalmente, rappresenta invece il ritorno: trave. Questi due elementi insieme formano la croce, che rappresenta l’intero processo di separazione, illuminazione e trasmissione della conoscenza degenerata di Dio Satana.

La deportazione di Giuda e il ritorno La deportazione di Giuda e il ritorno sono collegati al compimento del progetto della rete, che si conclude simbolicamente con la morte di Gesù e la distruzione del tempio nel 70 dopo cristo. Il valore numerico 70 rappresenta il compimento, mentre la distruzione del tempio da parte dei Romani indica che il progetto viene ricevuto proprio da loro. Nabucodonosor, che brucia il tempio e deporta Giuda, simboleggia l’avanzamento del progetto. In questo contesto, il codice indica uno stato “passaggio avanti in sospeso”, ovvero un collegamento tra Babilonia (Nabucodonosor) e Giuda, con un’interconnessione tra le due realtà. I Giudei, come progetto, possono essere parte del progetto proprio come Israele.

Il significato dei nomi e dei numeri I Giudei erano chiamati anche figli di Israele, con valore numerico (8 – 10) e casa di Israele (7 – 10). Entrambi questi riferimenti si collegano alla sequenza della rete di coscienza “seicentosessantasei”, con il ritorno dei Giudei che si riflette nella storia di Ester e nella festa di Purìm. Questa festa rappresenta il concetto di “apertura del portale – passaggio avanti in sospeso”, collegandosi all’immagine del “capro espiatorio” tirato a sorte e mandato nel deserto. Questo simbolo richiama direttamente Gesù, che va nel deserto e rappresenta Barabba, anch’egli “tirato a sorte”.

Il significato del deserto che rappresenta il mezzo in sospeso. Indicato dal numero 40 che corrisponde a (4), rappresenta il mezzo (persona) che diventa come deserta tra il primo tempo (apertura del portale, 53esimo anno) e il secondo tempo (182esimo anno, in sospeso – passaggio avanti, Pasqua-compimento). È simbolo del progetto ricevuto verbalmente, ma ancora privo di comunicazione mentale (assenza d’acqua).

Sorte e deserto nella Bibbia rappresenta il passaggio da preesistenza all’esistenza (realtà) Nella Bibbia, la parola “sorte” non indica solo il destino assegnato, ma è anche un termine cifrato che rivela il passaggio del progetto dalla preesistenza (apertura del portale) alla manifestazione materiale esistenza (passaggio avanti in sospeso). Sorte uguale simbolo del destino che proviene dall’Aldilà, cioè da apertura del portale.

Ma una volta “tirata” o “assegnata”, diventa presenza nel tempo, cioè nell’aldiquà. Quindi, “tirare a sorte” significa: attiva il progetto dalla preesistenza all’esistenza, apertura del portale del 53esimo anno, e trasportarlo nella dimensione materiale, dove è ancora in sospensione → destinato a compiersi nel ritorno (passaggio avanti).

Sorte, deserto e acqua – il ciclo del progetto La sorte nella Bibbia è collegata simbolicamente al deserto, che rappresenta la condizione in cui entra la persona dopo che riceve il progetto, ma non lo ha ancora compiuto (in sospeso). In ebraico, “Midbar” (deserto) deriva da “dabar” (parola): la parola “deserto” indica il luogo della parola: → dove la trasmissione avviene verbalmente, Dio-Satana non può ancora comunicare mentalmente con tutti.

Deserto rappresenta il mezzo in sospeso: il numero 40 (anni nel deserto) rappresenta il mezzo, la persona (testa), cioè il cranio, simbolo del progetto verbale (esempio Golgota uguale luogo del cranio). Il numero 40 che corrisponde a (4) rappresenta il mezzo (persona), indica lo stato di sospensione del progetto di Dio-Satana tra due tempi:

il tempo dell’andata (apertura del portale – 53esimo anno): in cui il progetto è trasmesso verbalmente ai nati per conto proprio

il tempo del ritorno (passaggio avanti – 182esimo anno): il progetto torna dai nati per conto proprio agli alleati, ma resta in attesa di compimento (Pasqua)

Collegamento con i Vangeli, il ciclo continua: da Abramo a Gesù in (Matteo), si narra l’intero percorso del progetto. La nascita di Gesù segna l’apertura del portale. La croce rappresenta il passaggio avanti cioè la pasqua e il compimento.

RUT

Il Libro di Rut racconta la storia di una straniera moabita che, attraverso la suocera Noemi, entra a far parte della comunità ebraica e diventa antenata di Davide e, per tradizione, di Gesù Cristo. I suoi temi centrali sono l’inclusione e la redenzione. Rut rappresenta i nati per conto proprio, mentre Booz, in quanto redentore, simboleggia il passaggio dagli alleati di Dio-Satana ai nati per conto proprio e, sul piano simbolico, la stirpe di Davide.

Questa vicenda è collegata al concetto di goel, che richiama la legge del taglione. Nel codice biblico, infatti, il taglione non riguarda la giustizia fisica ma la trasformazione della coscienza: fare del male significa separarsi dal Generatore di Vita e unirsi a Dio-Satana. Spargere sangue equivale a morire a sé stessi ed entrare in una coscienza degenerata per trasmettere il progetto. Il termine goel non esprime salvezza, ma la legge del taglione: accettare la morte di Gesù come riscatto significa accettare la propria morte.

L’eucaristia rappresenta dunque la morte coscienziale della persona, con l’altare come simbolo del talamo, terminale della coscienza. Credere che questo provenga dal Generatore di Vita significa difendere un concetto falsificato e accogliere, invece, il progetto degenerativo di Dio-Satana.

Autore: Davide Morana